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Autore: 3lkom    24/04/2014    2 recensioni
Angelica ha 19 anni, un passato burrascoso alle spalle e un futuro incerto davanti a sé.
E' bella, a vederla sembra quasi una bambola, ma il suo carattere è schivo, aggressivo, opportunista. Nessuno la conosce per com'è veramente, perché nessuno lo merita, almeno così crede lei. Non crede nell' amicizia, e tanto meno nel vero amore. Non nasconde le sue dipendenze, non si sforza di apparire migliore di com'è veramente, perché non le interessa l'opinione degli altri: solo iniettandosi un liquido ambrato dritto in vena, con la mente annebbiata di piacere, riesce a non impazzire..
La sua vita cambierà radicalmente quando, in un famoso pub di Los Angeles, conoscerà cinque ragazzi folli e autodistruttivi; con i quali, per la prima volta nella sua vita, instaurerà un legame.
E forse, proprio grazie a loro, riuscirà anche ad aprire il suo cuore e ad affrontare la vita a testa alta, senza doversi più nascondere dietro al paradiso artificiale donatole dall'eroina.
Quella droga maledetta, e così dolce..
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose, Duff McKagan, Izzy Stradlin, Nuovo personaggio, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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STEVEN

 

«Sooorpresa! Tanti auguri, Selene!»

Che poi, io non capisco perché la gente debba urlare così tanto. Ok, siete pieni di gioia e dovete farlo sapere al mondo intero, ma così mi fracassate le orecchie, che diamine!

«Buon diciannovesimo compleanno!»     

Ancora? Io credo lo sappia da sola che il suo anniversario di nascita ricorre oggi, no? E sono anche certo che si ricordi quanti anni compie: è una di quelle cose che appena le impari te le ricordi per sempre, proprio come andare in bici, oppure quanto è bella una sbronza ben riuscita... Lezioni che ti cambiano la vita. Radicalmente, aggiungerei.

Ecco, ad esempio io sono per la seconda categoria di esperienze strabilianti appena elencate: difendo il mio diritto di uomo adulto -e il mio rigoroso dovere di musicista e compositore- di consumare ingenti quantità sostanze alcoliche, se la cosa mi aggrada, ma questo è scontato…

In parole spicce, mi sto autodefinendo un ubriacone. Ma anche questo è scontato. Basta vedere le mie condizioni al momento per poter concordare con quest’etichetta, del resto ce l’ ho praticamente stampata in faccia…

Alcolizzato!

 «Ma posso sempre fare di peggio», risponderei sbiascicando e con un sorrisone enorme e decisamente idiota. Ne sarei capace, davvero?

Temo di si. Spero di si. Appena la stanza la smette di girare, giuro che ci rifletto sopra, se me lo ricordo… Ma torniamo a noi, piuttosto. Sto degenerando come al solito. Se ora stessi al volante di una macchina, e i fottuti vigili stradali mi fermassero e mi facessero fare il test col palloncino…  «C’è troppo sangue nel tuo alcol, ragazzo…» 

Dio, se mi faccio morire dal ridere! Ma per fortuna io non guido quasi mai, anche per evitare spiacevoli inconvenienti tipo questo. Ma dicevo, ehm, torniamo a noi.

Siamo a casa di Slash e Duff. Io, Axl, Angelica, Izzy, i due proprietari di casa e ovviamente la festeggiata, Selene: e lei sembra la meno felice qui dentro, ha un’ espressione strana… Come se si sentisse a disagio.

Ma forse è solo una mia impressione, sicuramente è così…

Le abbiamo pure fatto una torta speciale, cioè, Duff gliela ha fatta e io ho supervisionato: e menomale che l’ho fatto, o sarebbe finita male… Niente più dolce commestibile, niente più cucina, niente più bassista! E invece la space cake è venuta una meraviglia. Con quel retrogusto tutto naturale è una gioia per il palato, è un vero peccato che delizie del genere non le vendano nei negozi…

Poi è il momento dei regali, il mio preferito: da parte di Angelica riceve un cd in vinile, da parte mia e degli altri ragazzi un completino davvero sexy –le eccezionali volte in cui andare a “fare shopping”, tra uomini, diventa un vero spasso!-, da parte di Duff un mazzo di rose e un braccialetto d’argento.

«E’ bellissimo…» Sussurra prevedibilmente lei, guardandolo come ipnotizzata, mentre tremante se lo infila al braccio. «Non dovevi, davvero…» Un po’ esitante alza gli occhi, rivolta al biondo e al suo sorrisone a trentadue denti; ha gli occhi lucidi, ma più che commossa mi pare mezza sconvolta… Ma no, sarà solo un’altra delle mie impressioni distorte.

Sicuramente è così, vero, soffitto curvo? Non ricordavo fosse così vicino, quando sono entrato…

 

«Un momento: la tua ragazza, Steve, dove l’hai lasciata?» Mi chiede poi il riccio, sogghignando, con l’aria di chi la sa lunga.

Quando realizzo che sta parlando con me mi sforzo di mantenere una postura eretta, una voce normale e un sorriso noncurante... Ma ti pare che ci riesco?...  

«Non ha funzionato… Me ne troverò un’altra più figa, neeeessun problema!»

…Ma certo che no, pur con tutta la buona volontà del mondo! Ho una gamba molle, e per poco non cado, riesco non so come a ritrovare l’equilibrio e a poggiarmi al muro, e l’unica voce che mi esce dalla bocca è stridula e spezzata da risatine isteriche e allucinate… Solo il sorriso c’è, largo e stupido che forse a dirla tutta sembra più un ghigno…

Conclusione, purtroppo tipica anch’essa, tutti si girano a guardarmi storto.

Dannazione!

St’acido che mi son calato era più forte di quanto pensassi…

 

 

 

SELENE

 

Ma come ho mai potuto pensare di tradire Duff? E’ così dolce, così premuroso, così… Smielato, oserei dire, ma suonerebbe come un’offesa e l’ultima cosa che voglio al mondo è proprio offenderlo, non dopo stasera: la festa a sorpresa, la torta, i bellissimi regali…

Gli altri se ne sono andati a casa, io sono rimasta a dormire da lui. E’ stata proprio una bella serata: mi sono divertita da matti, tra Steve che non si reggeva in piedi, le assurde vanterie che sparava Axl, i battibecchi e le prese in giro tra la mia amica e il suo ragazzo, Izzy –non avrei mai pensato di dirlo, ma sembrano davvero una di quelle vecchie coppie sposate che bisticciano per finta e per poi fare subito la pace!-, ho perfino sopportato con un sorriso tutti gli sguardi taglienti che mi lanciava Slash… Ehm.

Duff mi ha fatto apprezzare le feste a sorpresa, per la prima volta nella mia vita. Forse le odiavo proprio perché nessuno si è mai curato di organizzarmene una, anche se l’avrei voluto da morire, quando ero più piccola: nessuno si curava di me, forse è questo il nocciolo della questione… ed ora ho un fidanzato che mi supporta, e mi vizia più di quanto io stessa meriti o pensi di meritare…

…A questo proposito, mi stavo chiedendo…

Ho paura di farlo soffrire, perché gli voglio davvero bene e so che merita soltanto il meglio; il punto è, se io sono davvero il meglio per lui o se mi fa comodo fingere di esserlo, ecco, l’ho detto.

Mi chiedevo se Duff mi piacesse per davvero, o se fosse solo una finzione bastarda ideata dal mio cervello per non sentirmi in colpa nel ricevere tutte le attenzioni, i sorrisi, l’affetto che lui continua a donarmi ogni giorno. Se ricambiassi davvero il suo amore, o se piuttosto amassi ciò che ne consegue…

Non riesco nemmeno a guardarlo dormire, mi sento in colpa. E’ accanto a me, un sorriso beato stampato in faccia, i capelli davanti agli occhi, arruffati, e sembrerebbe quasi un bambino, se non russasse così tanto… Lui è felice e spensierato mentre io mi logoro nei miei pensieri e non riesco a prender sonno, mi rigiro in continuazione e fisso il soffitto nero come la pece, maledicendomi per l’ennesima volta.

E’ una cosa che non sopporto, riconoscere i miei sbagli, soprattutto se sono palesi proprio come adesso…

Alla fine mi tiro su, infilandomi i primi vestiti che mi capitano sotto mano; esco dalla camera in punta di piedi per non spezzare il suo sonno senza peccati, e silenziosamente mi trascino di malumore in cucina, buttandomi sulla prima bottiglia che trovo.

Mmm, un bicchiere di vino rosso, italiano, roba di classe, portato da Axl alla mia festa: semplicemente delizioso! Faccio il bis...

Un fondino di scotch, due dita di vodka –non di più, è di Duff e ci è molto affezionato-, una lattina di birra…

 

«Che stai facendo? »

Mi prendo un colpo nel girarmi e trovarmi davanti, ma guarda te, proprio Slash, il coglione per eccellenza, appoggiato con nonchalance allo stipite della porta: mi arrabbio, è solo perché non l’ho sentito arrivare che mi sono spaventata, e non è mica giusto che lui se la rida sotto i baffi!

«Abbassa la voce, idiota, non vorrai svegliare Duff!» Gli sussurro, guardandolo storto.

«Giusto… Anche se, e tu lo sai bene, per riuscirci servirebbero come minimo le cannonate...»

«Spiritoso» Sbuffo, storcendo la bocca in una smorfia.

«…Quindi è questo che fanno le brave fidanzatine, eh? Si sbronzano da sole alle quattro del mattino, al riparo da occhi indiscreti?» Il suo sguardo guizza sulla porta di camera mia e di Duff –cioè, volevo dire di Duff e basta, è l’abitudine-, facendo schizzare alle stelle quella voglia matta che mi prende ogni volta che me lo trovo davanti… Ovvero, di tirargli un bel pugno su quella bella faccia da cazzo che si ritrova. «Senti, bimba, visto che ormai sei in piedi… ti va di fare due passi?» Mi domanda poi, cogliendomi di sorpesa.

«Eh?!» Lo guardo confusa, alzando un sopracciglio. Perché non mi lascia in pace, per una buona volta?

«Una passeggiata, un giretto, chiamalo un po’ come ti pare» Sbuffa lui, fingendosi irritato. «Allora? Si o no?... Credimi, sono in buona fede!»

 

Rimango diffidente a squadrarlo, non tanto sicura della sua “buona fede”… «Bimba, non ho alcuna intenzione di importunarti o farti del male, non guardarmi così!» Sogghigna, divertito. «Ti rapisco solo per mezzoretta… Poi ti riporto a casa, così ti rinfili a letto senza che il caro McKagan si accorga di nulla»

E’ proprio una punta di sarcasmo quella che ho sentito nell’ultima frase, o è stata solo una mia impressione?...  «Va bene, ci sto… Ehi, però levati quel sorrisetto strafottente dalla faccia o puoi star certo che non ci vengo!»

«Ai suoi ordini, madame» Se ne esce con un buffo inchino, poi mi porge la mano. Mano che guardo estremamente dubbiosa.

«Mica ti mordo, dai…» Sbuffando, la accetto diffidente mentre andiamo verso l’ingresso.

Non me la lascia nemmeno quando chiude il portone di casa, né quando siamo per strada, anzi, la stinge di più…

 

«Bella roba, quel braccialetto… Scommetto che unito alle rose è il sogno di ogni donna, quel coglione di Duff ci ha preso in pieno, stavolta!» Lo dice con leggerezza, ma suona infastidito e la cosa non può che farmi trattenere a stento un sogghigno.

«Si, è bellissimo…» Di nuovo mi perdo a rimirarlo, notando come alla luce della luna sembri ancora più brillante. «Del resto, che ne sai tu di cosa piace alle donne? Sei bravo solo a rimorchiarti sciacquette e a fare a botte, che ne puoi capire tu del romanticismo? »

«Ah si? E’ questo che pensi di me?» Si blocca all’improvviso e mi si pone davanti, mettendomi spalle al muro, ghignando.

«E ne sono sicura» Ribatto, non mostrandomi minimamente intimorita: ormai l’ho imparato, il suo stupido giochetto di potere…

E infatti subito dopo si scosta da me, alzando le spalle con fare noncurante, ma lanciandomi un sorrisetto ammirato. «Ammetto che è un  bel regalo, dopotutto…» Con una strana luce negli occhi mi prende di nuovo la mano «E’ solo che se io stessi con te, non perderei tempo in stronzate del genere…

«Io e te, insieme?» Rido, forse un po’ troppo forte. «Ma se tu ti impegni unicamente ad andare dietro a una puttanella diversa ogni sera, figuriamoci!»

«Ma vaffanculo!» Sbotta lui, alzando la voce. «Pensi che io sia davvero così superficiale? Quanto possono valere, per me, le puttanelle più fighe della città, se tu i tuoi sorrisi me li regali? I loro profumi volgari contro il semplice odore della tua pelle? Fanculo, guarda che nemmeno le guarderei, quelle, se avessi te…»

«Oh, ma andiamo…»

«…Tutti i gioielli del mondo, compreso quello che porti al polso, se paragonati a quanto brillano i tuoi maledetti occhi verdi, anche a quest’ora della notte? Quanto cazzo credi che possano valere?»

«Oh, Slash… Ma tu, invece, quanto cazzo ti sei fatto per parlare così?» Sdrammatizzo lasciando la sua mano, allontanandomi di qualche passo e dandogli le spalle... Solo per non far notare il rossore che mi corona le guance.

«Non ci vuole molto a dire qualcosa di romantico, piccola… La cosa difficile è credere veramente alle cose che si dicono…»

Non posso fare a meno di girarmi a guardarlo. «E tu… tu ci credi a quello che dici, insomma, veramente?...» Gli domando dubbiosa, maledicendomi mentalmente per la mia voce inaspettatamente timida.

«Beh… Puoi accusarmi di molte cose, ma non di incoerenza, o la prendo sul personale!» Risponde con leggerezza, per nulla imbarazzato come lo sono io… «Allora? Ce l’andiamo a bere qualcosina, che dici?» Se ne esce poi, veloce, cambiando argomento con la sua solita nonchalance.

 Mi riprende la mano, senza aspettare una mia risposta mi tira verso il pub più vicino, sghignazzando, e io sento il cuore battermi forte nel petto…

 

E’ come un dolore, questo piacere...

 

 

No!

 Dannazione, maledetto idiota!

 

 

 

A.

 

«Non esiste paradiso o inferno che mi possa separare da te…» E poi mi bacia con dolcezza, lentamente, come se avessimo tutto il tempo del mondo. Mi piace tanto pensare che ce l’ abbiamo, questo tempo, che sia davvero possibile…

-Questa è senza dubbio il migliore e il peggior periodo della mia vita, insieme: le emozioni più forti, l’amore e l’amicizia, le risate… i desideri più egoisti, le pugnalate alle spalle, le lacrime versate a vuoto, la rabbia. Sicuramente è il più intenso, mi sento viva come non mai: ho riscoperto quella forza che pensavo di aver abbandonato molti anni fa, quando l’amore, la roba e il dolore più atroce mi colsero impreparata, mi spinsero ad annullarmi e a diventare l’ombra di me stessa...- «Non mi piace sentirti dire certe cose, paradossalmente mi suona quasi come un addio!»

«E invece è tutto il contrario… Lo sai che ti amo, Angie»

Avvicino la sua mano al mio viso. «Lo so, anche io ti amo, e mi fido di te…» Sussurro, e lui sa che non può che essere la verità: me lo si legge negli occhi.

Jeff mi bacia gli zigomi, poi la fronte, poi il naso. Scoppio a ridere, lui mi stringe tra le sue braccia e come una ninnananna mi sussurra appena all’orecchio:

“There wasn't much in this heart of mine
There was a little left and babe you found it
It's funny how I never felt so high
It's a feelin' that I know
I know I'll never forget…”

«Sarà meglio…» Aggiungo con un sorriso, prima di perdermi nuovamente in un suo bacio.

 

 

 

AXL

 

Vuoto.

Sotto ai miei piedi c’è lo strapiombo, mi piace pensare che potrei cadere da un momento all’altro.

Sono seduto sul parapetto, un gelato affare di metallo del cazzo che circonda la mia terrazza, se mi sbilancio un poco in avanti finisco spiaccicato sulla strada. Mi piace pensarlo.

Non ho le vertigini. Non riesco a dormire, stanotte, e il vento freddo e pungente che mi colpisce in piena faccia è l’unica cosa che mi impedisce di cadere in avanti, che mi evita una morte veloce e credo indolore… ma indegna.

La luna è stata coperta da una massa di nuvole grigie, portate dal vento, e non ricompare… C’è una nebbia fitta e densa, nel cielo nero popolato da fioche stelle solitarie, e dalle strade non si sente un rumore: perfino la città sembra immersa in un sonno profondo. Ma io solo non riesco a dormire…

 

Vuoto dentro, fuori, sopra, sotto, da ogni parte possibile ed immaginabile. Il problema è, cosa mi manca? Pensavo di aver tutto, e invece…

Che sia davvero l’amore, l’unica cosa capace di colmare il mio vuoto?

Secondo Platone, amore è mancanza, un desiderio utopistico di bellezza, e sempre secondo lui l’amore porta all’idea suprema di Bene, quindi alla felicità…

Ma io come posso fidarmi di un greco vissuto più di duemila anni fa? L’amore è un sotterfugio creato dal nostro cervello per farci illudere di essere felici, secondo me…

Com’era quella frase?... “…E’ una trappola in cui ogni uomo di buon senso sarebbe felice di cadere.”

E io? Non sono nemmeno un uomo di buon senso… Che faccio, allora, per raggiungerlo mi spiaccico al suolo con un bel un tuffo di testa, o peggio, nemmeno me ne accorgo e me lo lascio sfuggire dalle mani?

 

…Ma che sto dicendo? Da quando mi sono trasformato in un inguaribile romantico, un lagnoso, che cazzo mi succede?

Sarà la stanchezza, dai… Eppure non ho voglia di rientrare, rimarrò qui un altro po’ ad aspettare la ricomparsa della luna…

Ma cos’è l’amore, non posso fare a meno di chiedermi?

 

Cos’è l’amore, quello vero?

 

 

 

 

 

SLASH

 

(Che sono i soldi, la coca, se ho te?...)

 

No, piantala con queste stronzate. Smettila e basta, fidati, è meglio così. Lei non porterebbe nulla di buono...

«Dai, ti riporto a casa ora, è quasi l’alba…»

«Non mi va!» Mi risponde Selene, scansandomi e scoppiando a ridere. E’ ubriaca persa, si vede lontano un miglio: non che io sia completamente lucido, sia ben chiaro, è solo che per sbronzarmi ormai mi ci vuole un bel po’ d’impegno… «Un altro giro!»

«Ma che altro giro, bambina, che poi a casa ci torni strisciando!»

«Uno solo… L’ultimo…» Mi supplica, facendo le labbrucce come i bambini. E io ci casco.

«L’ultimo, eh! Poi però ce ne andiamo…»

«Joe, il mio fallo doppio» Sussurra complice al barista, ammiccandogli. Giuro, non so davvero se ridere o piangere… Opto per una bestemmia.

Beviamo, poi pago il conto e faccio per prendere la giacca. «Dannazione, bimba, ora dobbiamo proprio andare, sono le cinque passate!»

«Naah, non mi va per niente… Lasciami!» Mi scansa, quando le metto una mano sulla spalla. Sbuffo, non sono mica una baby-sitter, io, e tantomeno di ragazzine sbronze e lagnose!

Un tizio accanto a noi si gira a commentare, sogghignando: «Hai sentito la signorina? Non ci viene, con te… Magari preferisce restare qua a fare la mia conoscenza… Che ne dici, bellezza?»

 Sento il suo fiato d’alcol venirmi addosso, d’istinto mi infurio. «Non ti immischiare, brutto coglione!»

Il pugno che mi arriva è inaspettato, mi colpisce allo zigomo destro... Per un attimo barcollo, poi ricambio tirandogli un gancio dritto in faccia: sento il rumore di ossa spezzate, il tizio si tiene il naso grondante sangue. Ma non ho tempo per continuare…

«Vai fuori, ora!» Urlo a Selene, prima di dileguarmi anch’io, alla svelta: prima che mi caccino fuori a calci, o peggio, che si scateni una rissa vera e propria…

 

 «Perfetto, ora non potrò più tornare in quel bar…» Sussurro quando ormai siamo già sulla via di casa, tirando fuori il mio pacchetto di Marlboro dalla tasca. Una sola fottuta sigaretta, mi è rimasta: di bene in meglio!

«Slash?» Mi chiama con una voce timida, interrompendo i miei pensieri.

«Dimmi, bimba…» Nemmeno mi giro a guardarla, troppo preso a cercare un fottuto accendino nelle tasche… –e forse anche per farlo sentire un po’ in colpa, ma solo forse-

«Quel pugno ti ha fatto male?»

«Ma che male, a malapena l’ho sentito…» Trovato! Inspiro una bella boccata, ora si che si inizia a ragionare…

«Fa vedere… Cazzo, ti verrà un’occhio nero!»

«Non è niente, non sai quante volte…» Cerco di atteggiarmi da duro, ma appena provo a sorridere contraggo tutto il viso in una smorfia di dolore. E lei ovviamente se ne accorge.

«Mi dispiace, è tutta colpa mia… Non dovevi fare a botte per me, non dovevi metterti in mezzo!»

«Scherzi? Io ci tengo a te… Cioè, voglio dire, sei o non sei la ragazza del mio migliore amico, no? E poi ti avevo promesso di riportarti sana e salva a casa, quindi…»

 

«Giusto…» Sussurra lei, prima di restarsene zitta per un po’. Camminiamo trascinando i piedi, distrutti, perfino le strade sono mezze vuote in questa mattina gelata e grigiastra. «…A che pensi?» E’ lei la prima a spezzare il silenzio.

-L’avrei fatto io, ma non ho trovato niente di interessante da dire…- «A niente, sono solo stanco... E tu?»

«A come farmi passare la sbornia…» Ridacchia. «Ah, e che ho freddo…»

«Giusto, avrei dovuto pensarci… Prendi la mia giacca» E senza aspettare una sua risposta gliela cedo, poi istintivamente cingo le sue spalle con un braccio

Anche lei mi passa un braccio intorno alla vita, rivolgendomi un bel sorriso. «Quando sono sbronza cammino sbandando a sinistra, ormai è un dato di fatto…»

«Io a destra, non mi dire, ci compensiamo!»

«..Ti va di steccarci una paglia? La metto io…»

«E me lo chiedi pure?»

 

 

«Fai piano, non farti sentire quando apri la porta… Beh, allora buonanotte»

«Vorrai dire buongiorno, magari, il sole sta sorgendo… Comunque grazie ancora per avermi difeso» 

«E’ sempre un piacere fare a pugni per lei, madame…» Sorrido a malapena, poi faccio per andarmene in camera...

«…Slash?» Quando mi sento richiamare mi rigiro, perplesso.

Selene mi si avvicina in punta di piedi, e senza dirmi niente mi lascia un bacio, leggero, sullo zigomo destro, proprio dove con ogni probabilità mi verrà un bel livido nero... «Non avrei mai pensato di dirlo, ma sei davvero una bella persona, Hudson…», poi se ne va.

Rimango a fissare la porta chiusa per un minuto buono, prima di scrollare la testa e andarmi finalmente a buttare nel mio letto...

Solo, dalla finestra scorgo il sol levante.

«Lo so, e anche tu non sei male…» Rispondo troppo tardi, a bassa voce, prima di chiudere gli occhi e cadere in un sonno profondo.

 

(Che sono i soldi, la coca, se ho te?...)

  
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