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Autore: Odairs    25/04/2014    8 recensioni
Remus ricorda, mentre è seduto su una poltrona in casa Tonks. Remus ripensa al passato, a ciò che è stato di lui, a ciò che è stato di loro.
Remus ricorda. Fino all'ultimo, ricorda.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Malandrini, Remus Lupin
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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I ricordi di Lunastorta.


Remus è seduto davanti alla finestra. Guarda distrattamente fuori, le nuvole che coprono il cielo, in mano un bicchiere di Brandy. Accanto a lui, sul tavolo, una lettera. Sono poche parole scritte da Bill, ma hanno lasciato una profonda voragine nel petto di Lunastorta.
Codaliscia è morto.
Remus aspettava questo momento da quasi cinque anni. Aspettava questo momento da quando aveva scoperto dell’innocenza di Sirius. Era pronto ad ucciderlo lui stesso quella notte, alla Stamberga Strillante.
Eppure quelle tre parole scarabocchiate in fretta lo avevano lasciato vuoto.
-Va tutto bene?- Tonks appoggia una mano sulla spalla del marito. Fa fatica a muoversi con il pancione che si ritrova. Manca poco.
-Certo.- dice Remus mantenendo lo sguardo fisso verso il cielo. Sente Tonks afferrare la pergamena per leggerla, e poi sente la presa sulla spalla farsi più potente.
-Finalmente.- dice sorridendo. Remus annuisce appena.
Eppure Remus si sente vuoto. Mille pensieri gli vorticano in testa.
Quindi è così? È l’ultimo Malandrino rimasto in vita? Lo aveva pensato anche alla morte di Sirius. Però sapeva di non essere l’ultimo perché Peter, anche essendo un traditore, era il topo che saltellava sulle radici del Platano Picchiatore  per fargli raggiungere la Stamberga, era Messer Codaliscia, che aveva contribuito alla realizzazione della Mappa del Malandrino.
E ora Lunastorta è davvero solo. Non gli rimane più niente del passato. Anche l’ultimo dei suoi amici è morto.
Pensa a James. Inevitabilmente, gli torna in mente quella notte di quattro anni fa. Gli torna in mente Sirius, il groviglio di capelli, un volta così lucidi e puliti, i suoi bellissimi occhi grigi iniettati di odio e vendetta, il suo fisico così debole e la sua pelle così pallida. Si ricorda la bacchetta tesa verso Peter, pronta ad uccidere.
E Harry. Harry, che li aveva fermati. “Non credo che mio padre avrebbe voluto che loro... diventassero as-sassini... solo per colpa tua” aveva detto quella sera, rivolto a Minus. Negli anni Remus si era chiesto spesso se fosse vero.  James, quell’impulsivo immaturo di James, sarebbe stata quella la sua volontà? Remus sorrise tristemente. Sì. James, per quanto furbo e combina guai, non avrebbe mai voluto quello per i suoi migliori amici.
 
 
♦♦♦
 
 
James era chino su un libro, la mano destra immersa nei riccioli scuri mentre la sinistra giocherellava con una pallina dorata.
-Ragazzi, davvero, lasciate perdere.- Remus era seduto poco più lontano e li guardava tristemente.
-Zitto Lupin, è già complicato senza sentirti borbottare cose stupide.- lo rimproverò Sirius morsicchiando la sua penna. Stava trascrivendo qualcosa da un grande e vecchio libro. Peter andava avanti e indietro tra gli scaffali della biblioteca sotto lo sguardo irritato di Madama Pince.
-Ci state provando da quattro anni, ormai!- protestò Remus.
-E allora, Lupin?- James si era volta e gli sorrideva gentile -Questa è la volta buona, ne sono certo! Diventeremo Animagus entro i G.U.F.O., magari la professoressa McGranitt ci mette una E!-
-Oppure vi butta fuori, a seconda dell’umore.- commentò Remus acido.
-Su, Lupin, ci siamo svegliati con la luna storta questa mattina?- chiese soave Sirius.
-Siete degli stupidi. State infrangendo un miliardo di regole! E tu, Peter, non dar loro corda!-
Il ragazzo paffuto si fermò di colpo facendo cadere sul tavolo i pesanti volumi. Madama Pince impallidì.
-Ragazzi, dovremmo anche pensare ad un animale nel quale trasformarci.- sussurrò James elettrizzato.  -Qualche idea, fratello?-
Sirius sorrise e si passò due dita tra i capelli. -Credo che dovremmo scegliere qualcosa di pericoloso ma comune. In modo da non dare troppo nell’occhio nel caso ci vedesse qualcuno.-
-Si, credo anche io.- James annui serio. -Posso essere un drago?- chiese poi, gli occhi nocciola illuminati.
-Credo sia troppo… appariscente, Potter.- disse Remus trafficando con la sua borsa.
-Si, e poi Hagrid ti adotterebbe.- aggiunse Sirius.
-Cavolo, hai ragione!- borbottò James cupo -Non voglio essere adottato dal guardiacaccia.-
Remus roteò gli occhi.
-E dovremmo trovarci dei nomi in codice.- suggerì Sirius. -Qualcosa di figo, capisci, no?-
-Si, senza dubbio…- James annuì. Si ravvivò i capelli con la mano e lanciò pigramente in aria il Boccino.
Peter, grondante di sudore e tutto affannato, si sedette accanto a Sirius, che gli passò un librone enorme.
-Voi siete pazzi.- dichiarò Remus scuotendo la testa. -Pazzi! Vi beccherete cinque mesi di punizione a testa, se non vi buttano fuori! Siete completamente andati! Fuori di zucca!-
-Non dire così, Remus.- disse Sirius sorridendo. -E comunque, punizione più, punizione meno, a me e James non fa differenza. Vero, fratello?-
-Chissà cosa ci farebbero fare.- commentò ridendo James -Magari una passeggiatina al chiaro di luna nella Foresta Proibita.- Sirius annuì sorridendo e Peter impallidì cercando di farsi piccolo piccolo.
-Oh, assolutamente no!- sbottò Remus pallido. -Sarebbe impensabile! Quale docente sano di mente manderebbe i suoi allievi nel cuore della notte a farsi un giro nella Foresta Proibita? Ci sono i centauri là fuori!-
-La McGranitt lo farebbe.- dichiarò James ridendo.
-Oh, non essere sciocco, James!- lo rimproverò Remus.
-Già, non essere sciocco!- ripeté Sirius in una perfetta imitazione del compagno. Remus lo fulminò con lo sguardo.
-Ho deciso.- disse James ad un certo punto, le labbra incurvante nel suo solito sorriso dolce. -Voglio essere un cervo.-
Ci fu un attimo di silenzio. Sirius lo guardava sorridendo, ma Peter sembrava un po’ confuso. Fu Remus a parlare per primo.
-Guarda che ieri Evans, quando ha detto che le piace il cervo, si riferiva alla carne di cervo, e non all’animale.- disse acido. -Stava parlando del pranzo di Natale di sua madre.-
-Oh, è irrilevante!- disse James ruotando gli occhi. Sirius rise.
-Aspettate un momento.- disse ad un certo punto Peter, l’aria preoccupata -Il cervo è quello con i rami?-
-Si, Peter.- disse Sirius serio. -Il cervo ha i rami. Il cervo è ramoso.- James scoppiò a ridere.
-Ramoso.- ripeté. -Mi piace. Ramoso il Cervo.- e rise di nuovo.
-Ramoso  è davvero una parola, idioti.- commentò Remus.
-Smettila, Lupin!- lo zittì Sirius -Non può essere una parola! Dove la metti? “Oh, mi piace il tuo ramoso!”- Remus lo guardò incredulo.
-Ok, James è un cervo e si chiama Ramoso.- disse Sirius ricapitolando. -Ora tocca a me. Come mi chiamo?-
-Oh, è facile!- disse James malizioso. -Tu  sarai Felpato, come il tuo passo quando raggiungi le caste e pure ragazze prima di macchiarle di lussuria!- Sirius emise un ringhio dalla gola e addentò l’aria, come se volesse catturare qualcosa.
-Più che un Don Giovanni, sembri un cane.- commentò Remus annoiato.
-Perfetto, mi piacciono i cani!- disse Sirius allegro.
-E sarai nero.- disse incerto Peter.
-Perché nero?- chiese James grattandosi la testa.
-B-beh, h-ho pensato che s-se si chiama “B-Black” dovrebbe essere n-nero.- spiegò Minus arrossendo.
-Oh, mi stavo immaginando qualcosa tipo il rosso, in realtà.- disse Sirius tristemente.
-Già, anche io.- concordò James. -Un colore allegro.-
-Infatti. No, non credo sceglierò il nero. Troppo triste.-
Peter si strinse nelle spalle.
-E ora pensiamo a te, Minus.- disse James sorridendo dolce.
-Pensavo ad un topo.- commentò Sirius accigliato.
-Topo?-
-Si, James, perché ci assomiglia. Dai, guardalo.- Sirius indicò Peter con un gesto della mano. -È un topo!-
-Si, hai ragione. Un topo sarebbe perfetto. E come lo chiamiamo?-
-Un topo?- commentò Remus incredulo. -Già che c’eravate, perché non avete pensato  ad uno scarafaggio? E come lo chiamate un topo, Codaliscia?-
Il volto di James si illuminò. -Geniale!-
-Non mi piace Codaliscia!- protestò Peter.
-Oh, preferiresti chiamarti, non so, Crosta? Formaggio?- chiese Sirius.
-Codaliscia è un nome magnifico per un topo- disse James annuendo. -Davvero regale.-
-Se è per questo, non mi piacciono nemmeno i topi.- borbottò Peter, ma nessuno lo sentì.
-Dobbiamo trovare un nome anche per Remus?- chiese Sirius perplesso.
-Credo di si.- rispose James. -È l’unico a non averlo. E poi è per lui che diventeremo Animagus. Deve averne uno.-
-Beh, in questo caso non ho dubbi. Lui è Lunastorta.- dichiarò Sirius.
-E perché devo chiamarmi Lunastorta?- chiese acido Remus.
-Perché sei acido.-
-Io non sono acido!-
-E perché con la luna piena ti metti a correre nudo in giro per la Foresta.- aggiunse James.
-Chi è a favore di Lunastorta?- chiese Sirius. Lui, James e Peter alzarono la mano. Lupin roteò gli occhi.
-Aggiudicato.- disse James sorridendo.
-Fantastico.- disse Remus sarcastico. -Non ci posso credere. Non lo state facendo davvero.-
-Che noioso. Dovremmo esonerarti dalle riunioni dei Malandrini.- Sirius sbuffò.
-Ehi, Remus.- disse dolce James sorridendo al biondo. -Noi lo facciamo perché vogliamo stare con te, vogliamo starti vicini. Vogliamo aiutarti. Siamo i Malandrini, e affrontiamo tutto insieme. Anche se dobbiamo passare la notte in bianco a rincorrerti qua e là per Hogsmeade.- Remus arrossì. -Non ti lasceremo solo, Lunastorta. Felpato, Ramoso e Codaliscia saranno per sempre al tuo fianco.-
E James si ripromise di tener fede a quelle parole.
 
 
♦♦♦
 
 
Remus è seduto davanti alla finestra. La pioggia batte insistente contro il vetro. Beve un sorso di brandy dal suo bicchiere. Sente Tonks alle sue spalle, ma non ci fa caso. La sua mente vaga lontana, in cerca di qualcosa. Nemmeno lui sa cosa. Eppure sente che lasciarsi andare è l’unica soluzione.
Mille pensieri gli vorticano in testa. Ormai è l’ultimo dei Malandrini. Pensa a James. James era così buono, in fondo. Sempre pronto a sacrificarsi per i suoi amici.
Anche Sirius era buono. Ma Sirius non aveva il sorriso dolce e gli occhi caldi. Sirius aveva i lineamenti freddi  taglienti, come i suoi segreti, quelli profondi che nessuno conosceva a parte gli amici più fidati. Sirius non perdonava facilmente. Sirius si vendicava, Sirius era senza scrupoli. Sirius era beffardo, era il più grande. Sirius avrebbe fatto tutto per i suoi amici, era leale, ma spesso esagerava per sciocchezze. Sirius era il cattivo ragazzo che è scappato di casa a sedici anni. Sirius era rispettato, temuto. Sirius era desiderato. E questo Sirius lo sapeva bene.
Per questo quella notte non aveva avuto paura a puntare la bacchetta contro il suo vecchio amico. Era tornato ciò che era un tempo. Era tornato il grandioso mago che tutti sognavano di essere, aveva ritrovato il suo potere nell’istante in cui aveva ritrovato Lunastorta. Era tutto come un tempo. E solo James avrebbe potuto fermarlo.
 
 
♦♦♦
 
 
-Ripetilo di nuovo, se hai coraggio!- urlava Sirius in mezzo al corridoio. A debita distanza da lui, studenti curiosi si erano fermati a curiosare.
Un Serpeverde era accovacciato a terra, una guancia arrossata, e guardava Felpato beffardo.
-Che cosa, Black? Cosa dovrei ripetere?- chiese con aria innocente. -Che la tua amichetta Evans è solo una Sanguemarcio? Che quel Lupin è solo un’idiota sfregiato e codardo? Cosa vuoi sentire, di preciso?-
Sirius arrotolò frettolosamente le maniche della camicia fin sopra i gomiti.
-Sirius, calmati, non è successo nulla!- ripeteva Remus alle sue spalle, ma il moro non ci faceva caso.
Felpato fece un balzo verso il Serpeverde, che si portò una mano alla manica e ne estrasse una bacchetta. Stava per urlare un incantesimo, ma Sirius fu più veloce. Tirò fuori la sua bacchetta dalla tasca dei pantaloni ed urlò “Protego!” prima che l’incantesimo nemico potesse colpirlo.
-Levicorp..- provò a pronunciare il Serpeverde, ma si trovò disarmato dall’Expelliarmus di Sirius.
-Immobilus!- scagliò Felpato, e il Serpeverde si immobilizzò, il braccio alzato.
-Sirius, smettila! Andiamocene!- urlò Remus.
-No, Lunastorta, ha insultato i miei amici, e insultare i miei amici significa insultare me.-
-Ma non importa! Lascialo andare!-
-Zitto, Lunastorta, non ho finito con lui.- Sirius teneva puntata la bacchetta contro il Serpeverde.
-Ma Sirius…-
-Silencio!- urlò Felpato verso il biondo, che si ammutolì all’istante. Nessuno osava muoversi, nessuno osava tirar fuori la bacchetta per fermare il moro, ormai fuori controllo e accecato dall’ira. Sirius tornò al Serpeverde.
-Allora.- disse soave giocando con la punta della bacchetta. -Cos’hai detto, poco prima, riguardo i miei amici?-
Il Serpeverde, immobilizzato, non riuscì a rispondere. Guardava spaventato a destra e a sinistra, in attesa che qualcuno lo aiutasse, ma gli studenti intorno avevano gli sguardi puntati sul pavimento.
Sirius rise. -Non facciamo più i gradassi, eh?-
Alle sue spalle, Remus guardò Lily Evans, anche lei paralizzata dallo stupore. Non aveva mai visto questo lato di Sirius, quegli occhi di solito così belli, ora erano taglienti come lame. Lunastorta le diede una gomitata, costringendola a girarsi. La guardò intensamente, lo sguardo determinato. Lily capì immediatamente. Annuì e corse indietro approfittando del fatto che Sirius fosse distratto.
-Sai, non mi sono mi siete mai piaciuti, voi Serpeverde.- disse Felpato. -Siete bravi a parole, ma quando dovete rispondere di voi stessi sareste pronti a mandare al macello le vostre famiglie e i vostri amici. Non ho mai sopportato questo lato di voi.- rise. -Sempre pronti a salvarvi la pellaccia.-
Il sorriso di Sirius si trasformò in una smorfia. -Ti insegnerò io a rispondere delle tue azioni. Accio Bacchetta!- urlò, e la bacchetta del Serpeverde gli volò in mano.
-Ora ti ridarò la tua bacchetta, e duelleremo.- sussurrò soave -Mi hai praticamente sfidato insultando i miei amici, e io sono pronto ad accettare la sfida.- lanciò la bacchetta ai piedi del Serpeverde. -Oh, non ti conviene scappare.-
Lentamente, l’incantesimo di Sirius si dissolse, lasciando libero il Serpeverde. Titubante e spaventato, il ragazzo raccolse la bacchetta e la puntò verso Sirius.
-Un inchino, prego. Non dimentichiamo le carinerie.- disse Felpato sorridendo. Il ragazzo si inchinò mantenendo sguardo fisso sul moro.
-Prego.- disse Sirius con un ampio gesto della mano. -Inizia pure.-
-Stupeficium!-
-Protego.- disse annoiato Sirius.
-Ag-Agumenti!-
Felpato rise di gusto. -Se balbetti non funziona! Levicorpus!-
Il Serpeverde venne scagliato verso l’alto facendo cadere la bacchetta.
-Ora, ragazzi, vorrei fargli fare qualcosa per voi. La maledizione Imperius sarebbe ottima in questo momento, ma purtroppo è proibita, quindi dovrete accontentarvi di qualcosa di meno divertente.- Sirius fece una pausa e sentì i bisbigli crescere intorno a lui.
-Sarà doloroso.- disse sorridendo eccitato, gli occhi iniettati di sangue. -Sectumsemp…-
-Expelliarmus!- urlò qualcuno dietro di lui, una voce calda, che conosceva troppo bene. Si voltò incredulo mentre il Serpeverde ricadeva a terra e decine di studenti gli si stringevano attorno. La matassa di capelli neri svolazzava verso di lui, al seguito Lily Evans e Lunastorta.
-James! Ma che diavolo…- sbottò Sirius verso l’amico. -Io lo stavo per… per…- si fermò di colpo
-Sirius.- James gli strinse una spalla con la mano e lo guardò negli occhi respirando affannosamente. -Tu non sei così. Tu sei meglio di così.-
Sirius lo guardò incredulo. Poi guardò Remus, ancora incapace di parlare, Lily con il fiatone per la corsa. Poi si girò verso il gruppo alle sue spalle. Intravedeva il Serpeverde rannicchiato per terra, il livido che aveva in viso era ormai violaceo.
Annuì all’amico e si passò una mano su gli occhi stanchi e pieni di vergogna.
 
♦♦♦
 
Remus è seduto davanti alla finestra. Il bicchiere è quasi vuoto e il sole sta calando oltre la coltre di nubi. Sente Andromeda singhiozzare mentre accende il camino. Tonks le accarezza dolcemente la testa mentre anche i suoi occhi diventano lucidi. Remus si sente estraneo a quel dolore. Ha solo i suoi pensieri in testa. Pensa al caratteraccio di Felpato, alla parte cattiva che cerava disperatamente di nascondere, quella violenza e quella rabbia che gli scorreva nelle vene insieme al sangue dei Black. Sirius odiava quella parte di se, eppure ogni tanto saltava fuori. Una parola sbagliata, una giornata iniziata male, e ti trovavi appeso a testa in giù nell’aula di Trasfigurazione con un grugno al posto del naso.
Peter sapeva bene fino a che punto si potesse scherzare con Sirius. Aveva imparato a riconoscere le giornate “si” da quelle “no”. James non se ne curava più di tanto. Più volte aveva oltrepassato il limite, ma Sirius non gli faceva niente solo perché era James. Ma Peter se ne accorgeva, e si allontanava frettolosamente, nascondendosi dietro al divano o a Remus.
Peter aveva un innato senso dell’autoconservazione. Nulla era più importante della sua vita.
Come quella notte alla Stamberga. Aveva costruito menzogne su menzogne solo per scampare alla morte. Era arrivato ad implorare pietà, ma sfortunatamente per lui Sirius era troppo assetato di vendetta per farsi addolcire da un vecchio amico. E James non c’era a fermarlo, non sarebbe spuntato fuori da un corridoio lanciando un Expelliarmus. James era morto, ed era stato Peter ad ucciderlo.
Remus sorride amaramente.
Nonostante tutto Peter era furbo. Non c’era James, quella notte, eppure quel ragazzo gli assomigliava così tanto. Quel ragazzo era James, ma con gli occhi di Lily. Sirius non avrebbe potuto resistere davanti a quel bambino.
e quella notte James gli salvò la pellaccia di nuovo.
 
 
♦♦♦
 
 
Codaliscia correva. Non era veloce, ma la sua statura gli permetteva di intrufolarsi tra gli altri studenti e nascondersi in giro.
-Vieni qui! Brutto… Salta fuori!- urlava un ragazzo facendosi largo tra i ragazzi che passeggiavano in corridoio. Peter impallidì e corse più veloce.
Arrivò al portico appena fuori la Sala d’Ingresso e lo trovò completamente deserto. Si guardò indietro. Era stanco, il ragazzo lo avrebbe preso, e chissà cosa gli avrebbe fatto.
Stava già recitando le sue ultime preghiere quando vide tre ragazzi in lontananza. Avanzavano ridendo sovrappensiero, ogni tanto uno dei tre lanciava qualcosa per aria continuando a parlare e quello più basso lo guardava storto.
Peter sentì il  cuore perdere un colpo vedendo i suoi amici. James, Remus, Sirius. Lo avrebbero sicuramente aiutato. Si rimise a correre goffamente verso le tre figure.
-J-James!- urlò quando fu abbastanza vicino.
-Peter, ma cos…- Codaliscia li superò e si nascose dietro di loro, sbirciando dalla schiena di Remus il portico vuoto.
-Si può sapere cosa stai combinando?- chiese Sirius guardandolo perplesso. Ma Codaliscia non rispose. Guardava tremante verso l’entrata, ignorando le domande degli amici. e proprio dalla porta d’ingresso sbucò furente il ragazzo.
-Ehi, voi!- urlò in direzione dei Malandrini. -Avete visto un ragazzino correre da questa parte?- Peter stinse ancora più forte il mantello di Remus, mormorando “Aiuto ragazzi! James, fai qualcosa!”
James guardò Codaliscia e scoppiò a ridere. -Cos’hai combinato questa volta, Minus?-
-James, oh, James, ti prego, noi siamo amici, noi siamo amici, vero? Aiutami, James, aiutami! Ti prego, James!- piagnucolò Peter riparato dalla schiena di Remus. Sirius roteò gli occhi.
-Perché lo cerchi?- chiese Lunastorta perplesso.
-Ha insultato la mia ragazza. Si è fatto beffe di noi, mi ha sminuito. Voglio dargli una lezione.- disse rabbioso il ragazzo avvicinandosi a grandi passi al gruppo. Si fermò a pochi centimetri da Remus, e Peter si zittì. Aveva una tremenda paura di essere scoperto, lì dietro. Stava già pensando di trasformarsi e sgattaiolare via, ma di sicuro Lunastorta lo avrebbe catturato e fatto tornare umano.
Sirius osservò lo stemma sul mantello del ragazzo. -Corvonero, eh?- ridacchiò. -Chi è la tua ragazza?-
-Maryse Hemersway.- rispose confuso il ragazzo. Felpato si grattò la nuca con una mano.
-Quella bassa e mora? Wow, ha ancora quella strana mania delle corde?- sorrise nel ricordarlo. -La prima volta è stato piuttosto brutto, ho avuto i polsi irritati per quasi due settimane. Ti ricordi, James? È quella che mi aveva legato al letto!-
Il Corvonero prese colore velocemente e fulminò con lo sguardo Sirius che ridacchiava.
-Ehm, si, Sirius, grazie per averlo ricordato!- disse James a disagio, per poi sussurrare all’amico: -Non credo sia stata una mossa troppo vincente.- Remus roteò gli occhi e incrociò le braccia al petto, facendo sussultare Peter.
-Ehm, senti- iniziò James sorridente. -Il ragazzetto basso, non ascoltarlo, è un po’ un idiota.- si picchiettò la tempia con un dito. -Sai, è anche un po’ geloso, non ha le ragazze che gli corrono dietro, quindi lo fa anche apposta. Evidentemente dopo aver visto la tua donna…-
-E che donna.- commentò Sirius annuendo soddisfatto. -È tutta un fuoco.-
-Si, grazie Sirius.- James gli lanciò uno sguardo preoccupato. -Stavo dicendo, dopo aver visto la tua donna, evidentemente gli è venuta voglia di fare il gradasso, ma è innocuo. Ignoralo, è solo uno stupido.-
-E non è l’unico.- aggiunse Remus squadrando Sirius.
Il Corvonero li guardò accigliato. -O-ok. Allora me ne vado.- disse leggermente perplesso.
-Si, ci pensiamo noi al topastro!- disse Sirius, dando pugni all’aria. Remus lo guardò sconsolato.
-Gr-grazie…- mormorò il Corvonero.
-Oh! Salutami Maryse, mi raccomando!- aggiunse Felpato sorridendo a trentadue denti.
-L-Lo farò- disse il ragazzo prima di correre via.
-E che se mi cerca, sa dove trovarmi!- urlò infine Sirius, ma il Corvonero era già scappato via.
Remus e James guardano il moro increduli. Felpato se ne accorse e il suo sorriso sparì immediatamente.
-Voi non avete idea.- disse ai due amici. -Voi non l’avete provato. Non sapete cosa significa. Quella ragazza è più focosa di un Ungaro Spinato. Bei tempi, quelli. Non ho mai visto una ragazza più agguerrita di lei. Pensate che a volte dovevo anche chiederle di fermarsi. Mi ricordo che una volta, era pomeriggio, stavo passando per un corridoi al quinto piano e…-
-Sirius, ti prego, basta.- lo interruppe Remus. -Non siamo interessati alla tua vita sessuale fino a questo punto. E Peter, smetti di stringere il mio mantello così saldamente, lo stropicci! Ormai è andato via!-
Peter si allontanò da Lunastorta e si aggrappò a James.
-Grazie James, grazie! Sei un vero amico James, ti voglio bene, ti vorrò bene per sempre!- piagnucolò il ragazzo, arpionandogli il braccio. -Sei il migliore amico del mondo, James! Ti voglio bene!-
-Ok, Codaliscia.- James gli picchiettò una mano sulla testa. -Ehm, anche io ti voglio bene.-
E Peter ebbe un brivido.
 
 
♦♦♦
 
 
C’è confusione. Remus è stanco, vorrebbe solo abbassare la bacchetta e tornare a casa con Dora, ma non può. Quindi combatte. Combatte e ripensa ai suoi amici, a come combatterono e a come combattono ogni giorno nel suo cuore. Remus pensa a James, al suo sorriso così dolce, che riusciva a far sciogliere anche un cuore di pietra, la sua gentilezza gratuita, i suoi modi, a volte un po’ maneschi e bruschi, impulsivi, beffardi e arroganti, ma che nascondevano del buono, del bello. Remus ripensa alle volte in cui avrebbe voluto far affogare James nel Lago Nero per colpa di quello stupido Boccino, alle volte in cui lui e Sirius lo prendevano in giro per quello strano tic dei capelli, alla sua ossessione per Lily Evans. Quante volte si erano appostati in Sala Comune o in corridoio aspettando che lei passasse, solo perché James non aveva il coraggio di parlarle. Proprio lui, il ragazzo più desiderato di Grifondoro non riesce ad apri bocca davanti ad una ragazza senza arrossire e balbettare. Remus combatte ora, ma davanti a sé vede James, sorridente, gli occhiali un po’ storti e il Boccino che fluttua, ha la bacchetta sguainata e fa finta di duellare, come faceva sempre.
Remus sente qualcosa ferirlo alla guancia, e poi sangue. Sente il sangue che cola sul suo viso. L’hanno colpito. Remus non ci fa caso e continua a combattere. Combatte e ripensa ai suoi amici, a come combattono loro ogni giorno nei suoi ricordi. Remus pensa a Sirius, ai sui occhi così tetri e l’animo così buono, ripensa alla sua risata roca, ai suoi capelli che ondeggiano nel vento. Remus ripensa a tutto il dolore che Sirius nascondeva dietro ad un sorriso arrogante e ad i modi altezzosi, a quanto sia stata crudele con lui la vita. Ripensa a quel corpo che cade inerme oltre il velo, a quell’euforia che non l’ha abbandonato fino al momento in cui la Morte lo ha preso. Remus pensa a quanto sia cattiva la Morte, lo attendeva di certo, aspettava questo momento dal giorno in cui Sirius Black entrò in quella fredda cella, e non l’ha mai abbandonato. Remus ripensa a Sirius, che non è mai davvero uscito da Azkaban, ai demoni che si portava dietro ogni notte, alle urla disperate di dodici anni di buio, agli incubi che lo tormentavano tra le pareti di quella casa tanto odiata, i ricordi che riaffioravano con gli schiamazzi di un quadro arrabbiato. Remus vede Sirius come l’ha sempre visto, ora, accanto a James mentre ride e schiamazza nel centro della battaglia, ma riesce a leggere la disperazione nei suoi movimenti, la paura nei suoi gesti, il terrore, mentre lo incita a combattere, a non mollare.
Un incantesimo lo colpisce alla gamba, costringendolo ad inginocchiarsi. È rotta probabilmente, ma a Remus non importa. Perché Remus combatte comunque. Remus combatte per un futuro migliore da trascorre con suo figlio. Remus combatte perché è giusto che sia così, combatte per un ideale in cui crede, combatte per far sì che la morte dei suoi fratelli non sia stata vana. Remus combatte. Combatte e pensa ai suoi amici, che ogni giorno combattono al suo fianco. Pensa a Peter, anche se non vuole pensarci. Cerca di odiarlo, ma non ci riesce. Si ripete in continuazione che ha ucciso James, che Sirius è stato condannato ingiustamente a causa sua, eppure non riesce ad odiarlo. Remus pensa a Peter e ai suoi modi goffi e imbranati, alla luce che invadeva i suoi occhi ogni volta che guardava Sirius e James, a come fosse felice di sapere di essere un Malandrino. Remus pensa alla gelosia che riempiva il cuore di Peter, a come si sentisse sempre inferiore, alle prese in giro e agli insulti che ha dovuto subire all’ombra del magnifico Cercatore di Grifondoro. E Remus non riesce ad odiarlo, perché Peter è il ragazzino basso e impacciato che si era seduto con lui nello scompartimento del treno il primo anno, quando nessuno voleva avvicinarsi al bambino magro e malaticcio con le cicatrici in viso. E Remus lo vede, vede anche lui con Sirius e James, lo vede, vede le mani strette al petto, la faccia nascosta, come e si vergognasse, le gambe serrate, cerca di farsi piccolo piccolo, cerca di non guardare mentre Remus combatte, eppure anche lui sussurra una preghiera per Remus, anche lui spera di vederlo vincente.
E poi succede.
Avada Kedavra!” si sente.
Un incantesimo lo colpisce in pieno petto, esattamente sul cuore. Si sente un urlo, Ninfadora sta urlando il suo nome –perché urla?- e lui cade all’indietro. “Quindi è questa la Morte?” si chiede Remus con il volto a terra. Chissà di che colore sono ora i capelli di Teddy. Magari verdi, a Remus è sempre piaciuto il verde. Sente freddo. È un po’ deluso, credeva fosse più doloroso o più triste, ma a Remus non importa. Non gli importa, perché James, Sirius e Peter sono qui con lui e gli tendono un braccio per tirarlo in piedi, come facevano sempre l’alba dopo la luna piena. James sorride, Sirius sbuffa divertito, Peter lo guarda imbarazzato.
-Non ti lasceremo solo, Lunastorta.- gli sussurra James davanti a lui. -Felpato, Ramoso e Codaliscia saranno sempre al tuo fianco.-


 
Buonasera.
Questa one-shot mi frullava in testa da un po', quindi lo scritta di getto prima che mi sfuggisse di mente. L'ho scritta in un momento in cui ero completamente a terra, avevo letteralmente l'umore sotto i piedi, e quindi è uscita un po' così.
Nello scriverla ci sono stati momenti nei quali mi sono dovuta alzare per farmi un giro talmente ero triste e depressa, però rileggendola non mi è sembrata un granchè, qundi vi chiedo com'è davvero la storia e spero in una vostra recensione (non solo per dirmi come vi sembra, potete metterci dentro anche qualcosa tipo:"la tua grammatica fa schifo! Mettiti a studiare l'italiano prima di scrivere qualcosa!").
Vi lascio un caldo abbraccio e vi ringrazio per essere arrivati fino a qui.
Con il solito affetto che c'è sempre per voi,
Odairs.

 
  
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