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Autore: hollowlord69    25/04/2014    1 recensioni
Qualcuno a cui il Cavaliere oscuro tiene molto è in grave pericolo. Per salvarlo, Batman avrà bisogno dell'aiuto del suo peggior nemico.
Peccato che Joker sia misteriosamente scomparso.
Azione,mistero e colpi di scena nella mia primissima fanfic.
Genere: Avventura, Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Harley Quinn, Joker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quanto tempo camminava?

I suoi muscoli doloranti e la stanchezza che sentiva nel corpo e nello spirito gli suggerivano di essere in cammino da ore eppure lui, ad ogni passo, aveva l’impressione di aver iniziato la sua marcia solo pochi istanti prima.

Forse era a causa del paesaggio che lo circondava –una sterminata landa desolata dalla terra arida e brulla- o del cielo sempre coperto da nuvole di un grigio smorto,talmente dense e opache da sembrare un unico enorme tetto privo di ogni colore o particolare.

O forse era la domanda gli martellava il cervello da quando si era risvegliato in quel posto.

“Dove sono?”

In verità non sapeva neanche quale fosse il suo nome o da dove venisse, eppure tra tutte le domande che poteva porsi quella era l’unica su cui continuava a spremersi le meningi.

“Dove sono?”

Poi qualcosa lo riportò bruscamente alla realtà,distraendolo dal quesito.

Un tremito nel terreno,una scossa potente nel suolo che lo fece tremare da capo a piedi.

La terra davanti a lui si spaccò ed esplose.

Ne uscì un denso fumo verde che si levò verso il cielo grigio fino a formare un’alta,spaventosa colonna smeraldina.

Rimase paralizzato dov’era senza fare alcun movimento,a parte il tremore che lo scuoteva.

Si ritrovò a desiderare che quel posto fosse rimasto inerte e privo di vita come prima.

Non aveva la minima intenzione di avvicinarsi, eppure lo fece  quando il suo udito registrò qualcosa di strano in quel fumo.

Qualcosa che gli sembrò familiare anche se non capiva cosa fosse.

Mosse alcuni passi nella direzione del fumo e lo sentì di nuovo, stavolta più chiaramente.

Una risata.

Qualcuno o qualcosa che rideva sommessamente in quella densa massa verde.

Ora la domanda che gli martellava il cervello era cambiata leggermente.

“Dove  diavolo sono? ” si chiedeva adesso.

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Un’altra notte fredda e buia a Gotham.

Era una delle cose che in quella città non cambiavano mai.

Poche stelle e qualche nuvola sparuta e sottile in un cielo buio e tenebroso, illuminato da una luna piena e solitaria.

Notti come quelle erano perfette per  dare la caccia alla feccia della città, pensava sempre Bruce.

Persino a Tim , che ora gli stava accanto in cima a quel palazzo, con il suo sgargiante costume scarlatto, la R d’oro ricamata sul kevlar e il lungo mantello verde scuro col cappuccio veniva facile sgusciare alle spalle dei criminali e sorprenderli nell’ombra.

“Andiamo?” domandò il giovane impaziente.

L’altro, Per tutta risposta, si lanciò dal palazzo aprendo il mantello i due grandi ali nere quanto quella notte.

Il giovane pettirosso si lanciò a sua volta con un sorrisetto sicuro sul volto semi-celato dalla maschera.

In effetti Bruce non pensava che quella notte avrebbe trovato un motivo per indossare la maschera. Tim ci aveva sperato, ansioso com’era di dare una lezione alla criminalità di Gotham, ma le premesse non erano delle migliori. Da ormai alcuni mesi era come se i criminali della città, i più incalliti e folli, cercassero di tenere un basso profilo quando di solito si facevano notare portando scompiglio ovunque.

I pesci piccoli invece sembravano acquistare più sicurezza e voglia di “farsi avanti”.

Doveva essere a causa della voce che andava spargendosi un po’ in tutta Gotham, portando con sé un’idea che a Bruce sembrava sempre più strana e losca.

Joker era scomparso.

Non si trattava di un semplice periodo di inattività dovuto a qualche piano machiavellico particolarmente complicato o la partenza improvvisa per chissà quale misterioso luogo, o almeno così si diceva.

La cosa più strana era che Joker era recentemente evaso da Arkham e dopo ogni evasione cercava sempre di godersi la sua ritrovata libertà il più possibile, dandosi alla devastazione più perversa e indiscriminata.

Invece, dopo il suo primo “scherzetto” ai danni di un giudice della città non aveva più combinato niente di niente.

Non un furto, non una rapina, non un omicidio, niente.

Certo, che il suo peggior nemico non creasse guai nella sua città a Batman non dispiaceva di certo.

Ma era tutto molto, anzi troppo strano.

Uno come lui che conosceva Joker come le sue tasche non poteva che pensarla così.

Uno come lui non poteva non trovare strano il silenzio di altri criminali del calibro di Duefacce, del Pinguino o di Maschera Nera.

Ciò rendeva la scomparsa di Joker e la calma che ne derivava ancor più sospette.

Atterrarono in un piccolo parcheggio abbandonato poco lontano da un grande magazzino abbandonato.

Normalmente nessuno l’avrebbe notato nascosto com’era tra gli edifici.

E infatti nessuno fino a pochi giorni fa sapeva che uno dei covi di Joker si trovava lì.

Dopo la notizia della scomparsa del clown il covo era stato preso d’assalto da diverse bande criminali  che,trovandolo abbandonato, lo avevano saccheggiato.

“Sicuro che troveremo qualcuno qui?” chiese Tim.

“L’occasione è troppo ghiotta per lasciarsela sfuggire.” Rispose Bruce “Per quanto possano rubare, rimarrà sempre qualcosa di interessante che Joker ha nascosto in qualche anfratto di quel posto”.

“Già. Sempre pieno di sorprese il pagliaccio.” Convenne il ragazzo.

“E credo che quei tizi che entrano furtivi dal retro confermino la tua teoria.”disse indicando l’edificio diroccato.

“Sbrighiamoci.” Concluse l’uomo pipistrello.

Una volta arrivati si arrampicarono sul tetto e dai pannelli di vetro su di esso poterono dare un’occhiata a ciò che accadeva all’interno.

C’erano circa una decina di uomini che frugavano in ogni angolo in cerca di qualcosa che valesse la pena prendere.

“E, parlando di pazzi, guarda un po’ chi li guida” fece Tim, con un cenno verso un ometto avvolto in un impermeabile nero con un bizzarro cappello a cilindro.

“Jervis Tech, alias il Cappellaio.” Commentò Bruce.

Tim si scrocchiò le nocche “Ottimo proprio uno dei cattivi che mi dà più sui nervi. Quando attacchiamo?”

“Appena avranno trovato qualcosa di strano entreremo e li neutralizzeremo, così potremo prendere ciò che avranno trovato e portarlo alla polizia in modo che non faccia più danni.”

“Bene aspettiamo fiduciosi allora!”.

Attesero per una ventina di minuti.

Poi un’altra.

E un’altra.

E un’altra ancora.

Poi entrambi cominciarono a trovare strano ciò che gli scagnozzi del Cappellaio stavano facendo.

Continuavano a spostare tutto quello che trovavano all’esterno, comprese le poche casse rimaste e le impalcature metalliche che venivano smontate pezzo per pezzo.

Eppure non sembravano interessati a controllare se ci fosse qualcosa dietro  o sotto ciò che prendevano. Lo spostavano fuori e basta.

“È strano. Sembra quasi che stiano…  ”

Prima che Bruce potesse dire cosa gli sembrava stessero facendo, si sntì uno sparo e il vetro sotto lui e Tim si frantumò in mille pezzi.

I due vigilanti caddero all’interno del magazzino in mezzo a una decina di energumeni, tutti col volto coperto da una maschera da coniglio sorridente. Si voltarono verso di loro tutti nello stesso momento senza un’esclamazione o un’imprecazione. Risuonò solo la compiaciuta voce squillante di Tech.

“Il Cavaliere Oscuro e il suo aiutante! Che meraviglia, vi  stavo aspettando sapete?”

“Davvero? Noi aspettavamo qualche pazzoide megalomane da sbattere dentro e non vedo nessun altro qui dentro che corrisponde alla descrizione a parte te. ” commentò Tim.

“Oh non credo che questo accadrà mio caro ragazzo.” Rispose il Cappellaio.

Fece un cenno agli scagnozzi “Forza amici! È l’ora del tè. Fate mettere comodi i nostri ospiti!”

Tre scagnozzi attaccarono Bruce, lanciandosi su di lui nello stesso istante.

Due li sistemò lanciandogli dei Batrang, il terzo lo atterrò con un calcio al petto e una gomitata alla schiena.

Poi si diresse verso quelli che combattevano con Tim. Il ragazzo ne aveva già abbattuti un paio ma aveva un po’ di difficoltà con gli altri quattro che lo attaccavano.

In effetti i loro movimenti non erano del tutto normali.

Nessuna mossa inutile, nessuno sbilanciamento, sembravano degli automi.

Insieme mandarono a terra tutti e quattro gli scagnozzi e si prepararono a combattere gli altri.

“Sono in sei, tre a testa, ci copriamo le spalle, ricevuto Robin? ”

“Robin?”

Tim non poteva rispondergli, perché i tre scagnozzi che aveva steso prima si erano magicamente rialzati, lo avevano costretto in ginocchio e gli avevano fatto indossare un bizzarro cappello rosso a cilindro.

Un secondo dopo anche lui sentì qualcosa coprirgli la testa e improvvisamente le forze gli mancarono e anche lui crollò in ginocchio.

“Vi piacciono? Sono le mie ultime creazioni! All’interno sono rivestiti di fibre elettrificate che interagiscono con il sistema nervoso e bloccano il movimento. L’ideale per ospiti irrequieti che non vogliono stare al loro posto. ”

“Anche le maschere dei miei ragazzi ne sono rivestite per questo sono così tranquilli e obbedienti! Ah se Alice fosse qui sarebbe così fiera di me… ”.

Bruce sentì il Cappellaio avvicinarsi a lui, ma non poteva girarsi poiché era paralizzato. I suoi occhi erano invece puntati su Tim.

Le sue palpebre tremavano, una vena gli si contraeva sul collo.

Stava opponendo resistenza.

“Sapevo che sareste venuti per catturarmi e per portare via qualche cosuccia che avrei potuto trovare. Ma devo deludervi. Sono già stato  qui proprio ieri e ho portato via tutto quello che mi interessava.

Oggi sono tornato per liberare questo posto dalle cose inutili e farne il mio nuovo covo. Ho intenzione di espandermi! Diverrò ancora più famoso e potente di Joker e quando troverò Alice la conquisterò con il prestigio della mia nuova dimora!”

“Ma non temete. Ho qualcosina anche per voi. Siete i miei ospiti dopotutto.” Bruce sentì Tech frugare nelle tasche dell’impermeabile.

Poi il criminale avanzò e si fermò davanti a lui.

Aveva in mano una strana pistola viola con un bizzarro motivo a spirale rosso.

Gliela puntò addosso.

“Ecco, non è come il solito tè ma dovrebbe essere comunque di vostro gusto…”

“NO!!!” gridò Tim alle sue spalle.

Tech si voltò bruscamente e si sentì uno sparo.

Tim si era liberato del cappello ed era arrivato a un passo dal Cappellaio.

Dal suo collo spuntava quello che sembrava un dardo.

Il corpo del ragazzo fu scosso da un tremito, poi si accasciò a terra senza un lamento.

“Oh! Era davvero ansioso di provare la mia miscela! Giovani d’oggi, così volentero…”

Un pugno lo zittì colpendolo in pieno viso.

A Batman Era bastato vedere il suo socio a terra per liberarsi dall’influenza del cappello.

Gli scagnozzi gli si lanciarono addosso ma lui fu più veloce e li stese uno dopo l’altro, colpendoli abbastanza forte da mettere fuori uso quelle maschere infernali.

Si avvicinò a Robin, lo scrollò,chiamò il suo nome, ma fu tutto inutile.

Il ragazzo sudava freddo  e biascicava parole incomprensibili.

Afferrò Tech per il collo “Cosa gli hai iniettato?”

“Qualcosa di speciale che lo farà andare nel paese delle meravglie.” squittì lui compiaciuto.

“Rimettilo in sesto! Subito!”

“Io…io non posso”

Bruce lo guardò senza capire “In che senso? Che vuoi dire?!”

“Ho creato quel veleno grazie a un composto di Joker che ho trovato qui.

Per l’antidoto dovresti chiedere a lui. Mi raccomando se lo trovi digli che lo ringrazio!”

Un altro pugno e Tech crollò a terra, il naso sanguinante.

Eppure Bruce anche in mezzo a tutti quei nemici sconfitti, segno

inequivocabile di un’altra vittoria, si sentì perso.

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Non avvicinarti.

Si voltò bruscamente.

Da dove veniva ora quell’altra voce?

“C-chi c’è?” balbettò

Devi stare tranquillo. Non muoverti e, soprattutto, allontanati da quel fumo.

Senza sapere che altro fare, obbedì.

Il fatto che prendesse ordini dalle voci era un chiaro segnale di quanto fosse disperato in quel momento.

Si guardò attorno, ma non vide  nessuno. La landa desolata dove si trovava era ancora desolata.

E il fumo verde e la spaccatura da cui era uscito erano scomparsi.

È inutile non puoi vedermi. Io mi trovo in altro luogo.

“Chi sei?”

Qualcuno che vuole aiutarti.

Era la voce di una donna questo lo capiva chiaramente.

 Molto chiara e un po’ acuta, ma allo stesso tempo dolce e melodiosa.

“Sai dove siamo? Chi sono io? Come sono finito qui? Come faccio ad andarmene?”

Calmati.

Gli bastò sentirla parlare di nuovo per rilassarsi.

In effetti le aveva fatto tutte quelle domande anche per poter sentire di nuovo quella bella voce.

Ti sarà tutto svelato a tempo debito. Ti basti sapere che ti trovi in luogo incredibilmente pericoloso, pieno di insidie,trabocchetti e inganni.

Ma non temere, ci sono io con te.

Ti guiderò in modo che tu possa uscire da questo posto sano e salvo.

La proposta era allettante.

Ma c’era da fidarsi? Era solo una voce dopotutto.

Un gran bella voce.

Ti prego, fidati di me, voglio solo aiutarti.

Beh che altra scelta aveva?

“Ok ti ascolto”

Bene. Dovrai fare attenzione. La strada è lunga e piena di insidie. Ciò che hai visto prima era solo l’inizio. Io ti indicherò la strada. Fai sempre esattamente ciò che ti dico. Chiaro?

“Ehm…cristallino.” Però, autoritaria la tipa.

Ma quando parlò di nuovo la sua voce era più serena e comprensiva

Ok. Allora forza, girati di spalle e cammina dritto davanti a te.

Ti dirò io quando fermarti.

E così riprese a camminare.

Solo che adesso non era faticoso come prima.

Adesso aveva qualcosa da seguire.

Aveva una speranza.

 

  
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