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Autore: C l o u d    25/04/2014    2 recensioni
{ long-fiction molto, ma molto drammatica | Urara/Shiro (come sempre) | accenni Nozomi/Kokoda | un omaggio a voi e alla mia OTP♥ }
« Non sono stata l’unica a pensarlo. » Sussurrò, prendendo alla sprovvista la donna al suo fianco. Si morse il labbro inferiore, rigirandosi una ciocca dei suoi lunghissimi capelli biondi tra le dita. Riportò lo sguardo sulla bambina, che beatamente giocava con il ciondolo a forma di mezza luna di Karen. Sorrise.
« Ha i suoi stessi occhi. »

-
Il 15 maggio del 2011 Urara da' alla luce una dolce bambina. Nel guardarla attentamente, nota che il colore dei suoi occhi è identico a quello degli occhi di lui, di colui che l'aveva abbandonata dopo aver scoperto che era rimasta incinta di una bambina, la sua bambina.
[ Il titolo e la descrizione potrebbero cambiare da un momento all'altro ]
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Urara Kasugano/Cure Lemonade
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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{ Capitolo 1.
 


 
Mercoledì, 15 Maggio 2013;
ore 13:14
 
Una lunga coda di auto occupava il centro città. I clacson frequenti si confondevano con le continue chiacchiere dei  passanti, rendendo il tutto un immenso caos.
Le esili dita di Urara tamburellavano sul manubrio della piccola auto blu cobalto, come il colore dei suoi occhi. Teneva lo sguardo dritto e immobile, attendendo che la lunga fila di automobili e mezzi vari cominciasse a smuoversi. Dando un’occhiata veloce al suo orologio da polso, si rese conto che, se non si fosse data una mossa, avrebbe ritardato parecchio. Non voleva far aspettare la sua bambina – anche se colei che non voleva aspettare era proprio lei.
La scuola materna che sua figlia frequentava si trovava a distanza di dieci minuti dal suo appartamento, situato in una zona più tranquilla e meno inquinata del centro città.
Sbuffò, mentre i clacson delle auto che facevano parte della lunga coda continuavano a squillare ovunque, così forti e ripetitivi da far venire il mal di testa. Continuava a guardare l’orologio e a mordersi il labbro inferiore con insistenza, i capelli color oro, raccolti in una disordinata coda di cavallo, ondeggiavano a destra e sinistra quasi ansiosamente. Un’espressione nervosa di dipinse sul volto della donna, infastidita dal fatto che era lì da circa quindici minuti ad aspettare, e sussultò non appena sentì la suoneria del suo cellulare rimbombare in quel piccolo spazio chiuso – diventato soffocante dal momento che il caldo aveva preso il sopravvento – segno che era appena arrivato un sms.
Affondò la mano dentro la sua enorme borsa corallo, cercando disperatamente quell’aggeggio elettronico. Non appena la sua mano toccò lo schermo del suo cellulare, lo prese e lo portò dinanzi i suoi occhi, quindi lesse il messaggio.
Da: Nozomi Yumehara.
Hanno consegnato a me la torta, ma si sono dimenticati le candele!
Corro a comprarle, se non mi trovi sai dove sono.
Sorrise, rispose con un semplice ‘okay’ al messaggio e rigettò il cellulare dentro la sua borsa.
Nozomi era una delle persone più speciali che al mondo si potessero trovare. Una ragazza un po’ frivola, ma con una grande capacità di far divertire chi le sta intorno con una semplice frase o anche con una sola espressione del viso.
Scosse la testa, sorridente, e pensò alla sua piccola, alla sua dolce bambina che proprio quel giorno compiva ben tre anni. Erano proprio passati tre anni dal momento che la sua vita cambiò totalmente, grazie a quel dono meraviglioso ricevuto dal cielo.
A riportarla alla realtà furono i clacson delle auto dietro di lei, facendole notare che la coda formatasi davanti quindici minuti prima si era dissolta come per magia. Di fretta, si avviò presso la scuola materna che, fortunatamente, non era così affollata come immaginava, scendendo dall’auto di getto e lanciando occhiate ovunque pur di distinguere la sua bambina nel bel mezzo della vasta scolaresca. Non fu affatto facile, ma quando intravide una mano piccola e paffuta che le faceva segno ed urlava «Mamma!» a squarcia gola, riconobbe la chioma bionda della sua piccola. Stava in braccio alla sua maestra.
« Piccola mia! ».
Non appena ebbe raggiunto le due, si catapultò dalla bimba, prendendola al volo e stringendola a sé. Le lasciò un bacio sulla fronte e guardò la maestra, che godeva della scenetta, intenerita.
« Hai fatto la brava?  »
Annuì, con quel visino tondo e soffice, sorridendo alle due donne. Si strinse di più a sua madre, affondando la testa nell’incavo del collo di Urara.
« È una brava bambina, lei! Non si comporterebbe mai male. » Sorrise la maestra, incrociando le braccia al petto. Amava tutti i suoi bambini, ma con quella di Urara era diverso. Sentiva il dovere di proteggerla più di chiunque altro.
Dopo un paio di minuti, mamma e figlia si diressero verso l’auto, per dirigersi a casa.
« Allora, tesoro, cosa avete fatto oggi? »
« Cololi! Cololi! » rispose con quella voce acuta che solo i bambini possiedono, facendo intuire alla madre la risposta che era intenzionata a dare. Aveva appena tre anni, dopotutto!
 
 
ore 13:32
 
La strada che conduceva all’appartamento di Urara era quasi vuota, poiché vi erano soltanto alcuni adolescenti che facevano ritorno a casa dopo una giornata regolare di scuola. La radio trasmetteva, come ogni giorno, le notizie del momento, ma la donna non era solita ascoltarle.
Uomo arrestato nei pressi di Kyoto.
Shiro Amai, 29 anni.
Si presume abbia avvelenato la sua ‘compagna’ questa notte.
Urara sgranò gli occhi e frenò di colpo, portandosi una mano al cuore. La bambina ebbe un sussulto, girandosi verso la madre che sembrava respirare a fatica.
« Mamma! – chiamava, scuotendola – Mamma! »
Chiuse gli occhi, cercando di controllarsi e di non scoppiare davanti sua figlia, che ancora la scuoteva insistentemente. Ripensò alla notizia appena trasmessa e le girò la testa, solo per un attimo.
Sorrise alla piccola, che sembrò calmarsi, e continuò per la strada di ritorno a casa.
 
 
ore 13:56
 
La casa dove abitava – insieme a Nozomi – era più che confortevole. Entrando vi si poteva vedere la scala che portava al piano superiore, dove vi erano le camere, mentre un corridoio accanto portava alla toilette e al ripostiglio. Il salotto si trovava alla sua destra, con quel profumo di cannella e ciliegia che era un piacere sentire. I mobili antichi ritoccavano quelle pareti giallastre e il pavimento in legno, che poteva definirsi simile ad un parquet.
Urara si tolse la giacca e la gettò nella poltrona più vicina, per poi gettarsi anche lei. Portò le dita alle tempie, massaggiandole con cura e cercando di non sembrare così sconvolta di come già era. La bambina le corse in contro, cercando di salire sulle sue gambe aggrappandosi ai pantaloni scuri della donna. Cercò di dimenticare l’avvenuto, anche se con difficoltà, e prese tra le braccia la sua dolce bambina.
Non era il giorno adatto per essere giù di morale.
 
 
Ore 14:00

Drin Drin!
Il campanello fece sussultare la giovane Urara, intenta a preparare il pranzo. Con le mani sfiorò il grembiule che aveva indosso, raggiungendo l’ingresso per vedere chi fosse. Lanciò un’occhiata nel piccolo oblò sulla porta, intravedendo una folta chioma di capelli color fragola.
« Oh! »
Non appena aprì la porta d’ingresso, ne entrò una Nozomi affaticata e con tre borse – all’apparenza molto pesanti – tra le mani. Sospirò, lasciando le buste e muovendo le dita per sgranchirle un po’.
« E queste sarebbero tutte candele? – ridacchiò la bionda, indicando le buste colme di prodotti – Compie solo tre anni! »
Nozomi ridacchiò a sua volta, grattandosi nervosa la nuca. Quando la rossa si ritrovava circondata da cibo e prodotti vari, perdeva la testa. Per questo chi faceva la spesa, in casa, era sempre Urara.
« Zia! »
« Dolcetto mio! »
La bimba corse fra le braccia della zia, quasi goffamente. Avevano un rapporto speciale, loro due, e anche se Nozomi non era veramente una sua parente, era come se lo fosse.
Drin Drin!
Il campanello squillò ancora una volta, quindi Urara si affrettò ad aprire la porta. Sorrise nel vedere i visi di Karen e Kurumi dinanzi a sé.
« Entrate! » fece la bionda, abbracciando prima Kurumi, poi la madre. Quest’ultime due si catapultarono, poi, sulla piccola di Urara, porgendole i loro auguri di buon compleanno.
« Siamo al completo, adesso! » esordì Nozomi, afferrando le buste e dirigendosi in cucina. « Che la festa abbia inizio! »
"Sempre la solita!" pensò la coinquilina, seguendo, assieme a Karen, la ragazza dai capelli fragola, mentre le bambine si divertivano assieme.

 
« Che nome vuole dare alla piccola? »
« Mayu. »
« Il cognome del padre? »
Urara esitò per un momento, poi si decise.
« … Amai. Mayu Amai. »
 


 
Note: E rieccomi qui, come promesso la settimana scorsa, carissimi! La vostra Ayako vi accoglie con un caloroso abbraccio e vi ringrazia di aver letto l'intero capitolo. Fino a pochi giorni fa, ero quasi incerta se sarei riuscita a pubblicarlo oggi stesso, ma ce l'ho fatta. Sia lodato il cielo! 
Non lo ritengo un granché, poiché i primi capitoli sono sempre i più monotoni - dai primi capitoli dei libri che ho letto ho dedotto ciò - quindi pian piano le cose andranno per il meglio, o almeno spero. Eh eh.
Avete notato che nell'intero capitolo non ho citato il nome della piccola di Urara? Ah-ha! L'ho fatto perché avevo voglia di fare quella piccola scenetta che ritraeva un momento di tre anni prima, quando la bionda scelse il nome della sua bambina. 
Poi, la notizia di Shiro che viene arrestato per aver avvelenato la sua 'nuova compagna' ... Colpo grosso per Urara! Poveretta, in tutte le mie fiction è vittima di ogni tipo di ingiustizie.
Oh, voglio avvisarvi. Alcuni di voi, conclusa questa fiction, odieranno Shiro più di quanto lo odi Kurumi. Eh eh.
Adesso vi lascio e provvedo a rispondere alle recensioni del capitolo precedente!
Alla prossima,

Ayako
 
  
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