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Autore: DenaPervinca    25/04/2014    0 recensioni
Lontano dalla terra da noi abitata esiste un mondo magico: Cryhya. Qui vive una ragazza che ancora non sa cosa quale sia il suo destino. Quando il delicato equilibrio del suo mondo verrà turbato, toccherà a lei salvare la sua famiglia e tutte le persone a lei care e che incontrerà durante il suo lungo viaggio.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erano passati dodici anni dalla scomparsa di Dena ma ancora nel Regno di Rowen si soffriva la sua perdita. Nemmeno il tempo era riuscito a rimarginare le ferite dei cuori della sua famiglia. Era scomparsa a soli quattro anni, incredibile che una bambina potesse diventare vittima della personale vendetta di qualcuno. La cosa che più lasciava perplessi era che con lei era anche svanito il cuore del cristallo, la parte che conteneva la vera energia del Cristallo Blu, che avrebbe potuto assicurare la vittoria di Kimera con l’inizio di una tirannia infernale. Ma non successe nulla, dopo un breve periodo di preoccupazioni la tranquillità si ristabilì quasi del tutto. Intanto nel Regno di Gerk un “piacevole” avvenimento stava per compiersi… Anneka si guardava allo specchio da almeno due ore, non perché fosse vanitosa, lei non lo era per nulla; ma perché tutto quello che stava per succedere, la metteva a disagio. Sposarsi non era il suo volere. Lei non amava il principe Ace e forse nemmeno lui la amava. Ma era un matrimonio combinato, non poteva farci nulla. Come se non bastasse, il suo futuro sposo era innamorato di sua sorella Celeste. Non aveva mai fatto quello che voleva in vita sua, sempre agli ordini dei suoi genitori, senza mai potersi ribellare. Ma sarebbe venuto il giorno in cui avrebbe seguito il suo cuore. In quel momento entrò in camera sua madre, la Regina Chalice. :-Anneka! Sei splendida!- si complimentò con la figlia che timida si limitò ad accennare un sorriso, ma si capiva lontano un miglio che era falso. :-Madre…io non voglio sposarmi con Ace- mormorò la ragazza scendendo dal piedistallo dove era rimasta per tutto quel tempo mentre le ancelle la preparavano all’evento. :-Ma figlia mia, io so che tu lo desideri tanto dentro di te! Tu e Ace siete una coppia meravigliosa e diventerete grandi sovrani. Come tu hai sempre sognato-. Anneka non riuscì più a contenere agitazione e rabbia ed esplose :-NO! Ti sbagli! È quello che voi e mio padre volevate! Ed io non vi ho mai chiesto di farmi sposare con una persona che non amo! Se la smetteste di mettere di mezzo i figli nelle vostre faccende personali sarebbe meglio! Noi siamo solo un compromesso per non fare scoppiare la guerra tra i due regni!- era la prima volta che reagiva così violentemente di fronte a sua madre. Lei era una ragazza timida e riservata e anche una principessa, che doveva sempre mantenere un comportamento più che decoroso. Non si sarebbe mai permessa di rispondere in quel modo a sua madre, non avrebbe neppure osato aprire bocca. La regina rimase perplessa dall'improvvisa risposta della figlia e s'infuriò. :-Ora falla finita! Smettila di fare la bambina viziata! Hai diciassette anni! Devi sposarti e lo farai oggi stesso!- gridò a denti stretti dandole un ceffone violento sul viso roseo. Poi con le mani che le tremavano, uscì dalla camera sbattendo la porta. Probabilmente la sbatté così forte che il colpo fu udito da tutte le persone che si trovavano nel grande palazzo. La ragazza s’inginocchiò e dai suoi stupendi occhi azzurri iniziarono a scendere lacrime come se sgorgassero da una sorgente di una fonte di montagna. Nell’altra ala del castello le cose non erano troppo diverse. Anche Ace si guardava non troppo allegramente allo specchio. :-Toc! Toc!- disse il fratello minore Prosper entrando in camera. :-Ti hanno proprio conciato per le feste!- disse ridendo tanto per prenderlo in giro. :-Taci! Guardami! Sembro un…un…lasciamo stare…-. :-Ti capisco fratello. E Celeste? Come l’ha presa?- gli domandò Prosper. :-E ti devo anche rispondere?! Non riesci a immaginarlo? Fratellino non pensavo che te lo avrei mai chiesto ma aiutami! Anzi facciamo così: Trafiggimi con questa!- disse lo sfortunato brandendo la spada e mettendola in mano al minore che si rifiutò categoricamente di eseguire la sua richiesta. Celeste, ovvero la sorella gemella di Anneka era innamorata del promesso sposo di quest’ultima e quindi del povero Ace, che si trovava in una situazione alquanto imbarazzante e confusionale. :-Io non posso farci nulla! Se avessi un’idea, lo farei ma non so come aiutarti-si giustificò l’altro. :-Io amo Celeste e non voglio sposarmi con quell’altra! Con tutto il rispetto possibile-. :-Ma smettila! Io non posso farci nulla! Credi che non abbia cercato di fermare i nostri genitori? Non possiamo andare contro il loro volere. L’alleanza tra i due Regni è necessaria se non vogliamo far scoppiare una guerra-. Ace rispose furioso:-Grazie mille fratello! Sei proprio utile!- Prosper replicò:-I custodi ti hanno dato uno dei frammenti del cristallo e hai avuto in più tre maghi a farti da insegnante! Tra cui l’elfo Daryl! L’unico parente che mi è rimasto!-. Ace odiava sentire il fratello adottivo parlare del suo passato:-Tutte le volte tiri in ballo la storia dei tuoi genitori e di Daryl! Con me non attacca più da un sacco di tempo! Non posso di certo usare la magia contro Celeste o Anneka per fare…uno scambio di anime!-, ma l’altro si offese:-Tu hai dei poteri straordinari e ti lamenti sempre di tutto! Non sei mai contento! Io cosa dovrei dire? Ho perso i miei genitori per colpa di una perfida strega e ringrazio sempre tuo padre per avermi accolto nel vostro palazzo e per avermi fatto diventare un principe! Non ero certamente un reale io! E quel maledetto drago, Deminos, dovesse farsi di nuovo vivo, io giuro, sulla testa di Opis, la mia cavalla, che lo ucciderò e userò il suo stesso sangue per lavarmi dove nemmeno osi immaginare!- e detto questo se ne andò anch’esso sbattendo la porta. La tensione iniziava a farsi sentire e metteva un po’ tutti a disagio. Non si poteva di certo considerare un luogo felice e pacifico quel castello. O almeno non in quel momento. Invece al villaggio erano tutti impegnati nei preparativi per la festa che si sarebbe tenuta in paese quella sera in onore degli sposi reali. Avrebbe significato tante cose da mangiare offerte dal re in persona per i suoi popolani e tanta musica per ballare. Bè…non proprio tutti erano “impegnati”… a dare una mano… :-Norah! Norah! Dove sei? Adam! Tesoro…dimmi che nostra figlia non è andata a caccia…senza avvisarci…- disse Henrietta al marito che si stava occupando di fissare gli ultimi nastri colorati al tetto della locanda della moglie. Prima di risponderle si passò una mano tra i biondi capelli e poi la guardò con occhi languidi, scese dalla scala di legno e le disse:-No-. La donna tirò un sospiro di sollievo pensando che appena dopo le avrebbe anche detto dove si trovava la ragazza, ma lui replicò:-Ha avvisato me-. Norah era l’unica figlia del fabbro Adam e della locandiera Henrietta. I due gestivano una locanda piccola e accogliente. Aveva da poco compiuto sedici anni e si sentiva quasi adulta. Tra l’altro aveva un carattere un po’ strano, non voleva essere comandata o trattata da bambina. Le importava poco dei reali e di quello che facevano, le piaceva essere libera, incontrollata e desiderava volare…ma per ora si era limitata a farlo con la fantasia, nella sua mente. Il bosco era un ottimo luogo dove andare a caccia di cervi, conigli ed altra selvaggina, utile ai suoi genitori. Lei adorava andarci con il suo amato destriero, il forte e più fedele di un cane, Royce. Era nero come la pece, la sua criniera era morbidissima e lattea come la striscia che gli attraversava la fronte. Dal pastorale allo zoccolo il manto era bianco, con il basamento ricoperto da una candida peluria. Era il suo migliore amico e sapeva che mai e poi mai l’avrebbe abbandonata. Il giovane stallone galoppava come il vento. Davanti a loro ma non troppo distante, un cervo in fuga. :-Questa volta ti prenderò e appenderò la tua testa al muro della locanda di mia madre!- gridò la ragazzina:-Forza Royce! Tu sei un fulmine!- lo incitò dando un colpetto sul dorso per farlo accelerare così che lei potesse prendere la mira per colpire la preda. Una goccia di sudore le scese lungo la fronte…nella sua mente c’era solo quel dannato animale che inseguiva da almeno un’ora. Tese l’arco e quando si sentì pronta scoccò la freccia che sibilò nell’aria come un refolo di vento. :-Si! L’ho preso!- esultò quando vide il cervo cadere e rotolare a terra rovinosamente. Scese da cavallo con un abile salto e si diresse verso la povera creatura che esalava i suoi ultimi respiri, osservando le fronde degli alberi che lasciavano trapassare alcuni raggi del sole. :-Caspita! Che grosso! Mi chiedo come farò ora a portarti a casa! Comunque scommetto che la tua testa sul muro di casa mia sarà fantastica!- e si mise a ridere. A volte Norah poteva essere un po’ aggressiva ed egoista nei confronti degli altri e soprattutto quando andava a caccia. Trattava gli animali con cattiveria e disprezzo. In un certo senso le piaceva uccidere, ma non se ne rendeva conto. Stava per trafiggere il povero animale per ucciderlo definitivamente quando incrociò il suo sguardo e avvertì dentro di sé qualcosa che aveva già visto e forse anche provato in prima persona; la sua mente era offuscata e non riusciva a capire bene cosa stesse succedendo. Il cervo tremava e nei suoi occhi la ragazza riusciva a scorgere la paura e la morte che si avvicinavano sempre di più. Norah s’inginocchiò e tolse la freccia dal corpo dell’animale. Si era improvvisamente pentita di quello che aveva fatto, come se fosse stata lei a essere colpita. Era strano. Molto strano. :-Scusami…i-i-io…sono davvero dispiaciuta…non so come farmi perdonare…-. Non era la prima volta che prendeva un cervo o un altro animale ma in quel momento sentì una voce nella sua testa dirle “Norah, perché fai questo?”. Forse, era la sua coscienza che le parlava. Presa dalla disperazione e dalla compassione iniziò a piangere. Era come se fosse riuscita a sentire il dolore dell’animale che aveva ucciso. :-Non mi sono mai accorta di quanto voi animali soffriate quando…quando….scusa- mormorò sfregandosi gli occhi per scacciare le lacrime che le appannavano la vista. Poggiò la sua mano sulla ferita dalla quale uscivano molto sangue e continuò a invocare il perdono:-…non lo farò mai più…solo per necessità e non per puro divertimento….Dei del cielo perdonatemi per ciò che ho fatto!- . Una lacrima le cadde sulla mano e successe qualcosa d’incredibile. Da essa uscì una luce potentissima e se non si fosse coperta gli occhi sarebbe stata accecata. Il suo corpo fu attraversato da una grande forza, come quando i lampi tagliano il cielo durante i temporali. Quando la luce scomparve, la ragazza vide il cervo in piedi, quasi più possente e forte di prima. Il taglio era magicamente scomparso. Lo stupore di Norah era indescrivibile. Il volto ancora rigato dalle lacrime, le mani tremanti e ancora sporche dal sangue del cervo. Royce guardava la scena nascosto dietro a dei cespugli. Si era spaventato anche lui dopo il lampo di luce. Il cervo fece un cenno con il capo e Norah sentì ancora nella sua testa la voce di prima “Grazie Dena, ti sono debitore per quello che mi hai fatto, spero di rivederti presto e magari in circostanze alquanto diverse”. Ma allora…non era stata la sua coscienza a parlare…ma il cervo! E perché l’aveva chiamata Dena? Cosa stava succedendo? Si guardò intorno pensando che ci fosse qualcun altro ma non vide nessuno. A quel punto si diede un pizzicotto sul braccio, ma non era un sogno quello. Il cervo scomparve nel bosco galoppando libero come il vento. La ragazza si sentì quasi svenire. Royce andò subito ad aiutarla a salire in sella. Tirò le redini e lo spronò a raggiungere il villaggio e il prima possibile.
   
 
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