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Autore: Neverland98    25/04/2014    7 recensioni
-Chi sei, come ti chiami?- vorrei avere un tono sicuro, ma la voce mi muore in gola; così ne esce solo un verso strozzato.
Lui non sembra scomporsi, continua ad osservarmi con i suoi occhi glaciali. Non dev'essere molto più grande di me, eppure lo sembra. E' bellissimo, i suoi lineamenti delicati e la sua carnagione lattea lo fanno assomigliare ad un essere sovrannaturale. Ne sono subito attratta. -Mi chiamo Arden, ma non vedo come questo possa aiutarti a risolvere il tuo problema.-
Deglutisco a vuoto, i battiti del mio cuore mi rimbombano nelle orecchie. -Che problema?-
Arden sfodera un sorrisetto cattivo. - Come farai ad uscire da qui-
-Da qui dove? E' soltanto un sogno- mi sorzo di sembrare tranquilla.
-Dici davvero, ragazzina? E allora perchè non ti svegli- mi prende in giro.
-Lo faccio subito-
Serro le palpebre, smetto di respirare, stringo i pugni.
Ma non succede niente, lui è ancora davanti a me.
Questo non è un sogno.
Genere: Dark, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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17. ADDIO (?)

 

Non lasciarti sgomentare dagli addii,
un addio è necessario prima che ci si poss ritrovare.
Richard Bach

 


Quando mi sveglio, lo faccio di mia spontanea volontà. Non è stato Arden come al solito, e la cosa mi preoccupa. Ho la testa in fiamme e la vista appannata. Non riesco ad alzarmi in piedi.

Mi sposto dagli occhi alcune ciocche di capelli che scopro essere appiccicose e che mi macchiano i polpastrelli di... rosso?

Mio Dio, ho i capelli incrostati di sangue.

Mi siedo sulle ginocchia, non riesco a respirare. Il cuore batte all'impazzata e da una tempia all'altra partono fitte di dolore che mi lasciano senza fiato. Mi accascio su me stessa e se avessi qualcosa nello stomaco sono certa che avrei già vomitato.

Ma non posso rimanere qui inerme.

Devo trovare Arden.

Mi guardo intorno, e alla fine individuo il suo corpo a poca distanza da me. E' ai piedi di un albero, di faccia nel terreno. -Arden- vorrei urlare, ma non ci riesco. Ho la voce roca.

Cerco di mettermi in piedi per correre da lui, ma i piedi non mi sorreggono e le caviglie si torcono come se fossero tentacoli. Ho i gomiti sporchi di sangue e le braccia piene di lividi violacei, probabilmente prodotti dalla pressione che il corpo di Arden ha esercitato su di me quando mi ha protetta dai corvi.

Già, a proposito, che fine hanno fatto ora i piccoli mostri?

L'ultima cosa che ricordo era Arden che mi diceva di non guardare e mi sbatteva la testa nel terreno. Perchè voleva che non guardassi?

Striscio sui gomiti e mi dirigo verso il suo corpo, ignorando il dolore acuto della pelle che si lacera al contatto con il terreno, l'erba e la ghiaia.

Per fortuna adesso ci vedo meglio.

-Arden- mi ripeto, per ricordarmi che non posso fermarmi, che anche se ho tutte le ossa rotte, sono piena di lividi e contusioni, perdo sangue dalla testa, e ho le caviglie e i polsi slogati, non posso fermarmi.

Arden non lo farebbe per me.

Quando lo raggiungo, sembra passata un'eternità. I capelli mi si incollano al viso, bagnati di sangue e sudore. Faccio schifo, sicuramente puzzo anche.

Ma adesso non ho tempo di preoccuparmene.

Allungo una mano sulla schiena di Arden e sento che si muove in su e in giù, lentamente.

Sta respirando! Dio, ti ringrazio.

Sospiro di sollievo, ma devo trattenere un conato di vomito quando mi accorgo che il corpo esanime di Arden è completamente ricoperto di sangue.

Con uno sforzo enorme mi tiro su a sedere, con le gambe sbucciate e insanguinate incrociate tra loro. Strappo via la camicia di Arden, ignorando il sangue che mi imbratta le mani e la stoffa che si incolla alle mie dita. Mi incanto un attimo di fronte alla perfezione della schiena nuda e muscolosa di Arden. La sfioro con le mani e ricordo la prima volta che l'ho vista scoperta, mentre eravamo seduti sulle sponde del lago. Allora era così liscia, perfetta.

Adesso è uno scempio, un misto di ferite e sangue raggrumato e nerastro.

E tutto questo per difendere me, per farmi da scudo.

-Arden, sei un idiota!- dico, anche se so che non può sentirmi. Le lacrime mi rigano le guance, ma le ignoro, non le pulisco neanche. Se lo facessi, mi sporcherei il viso con il sangue di Arden; non credo di riuscire a sopportarlo.

Faccio appello a tutto il mio sangue freddo e non vomito, non urlo, non vado nel panico.

Sono cambiata, l'avevo già capito, ma adesso ne ho la dimostrazione.

Com'è che si dice? Non sai mai quanto sei forte finchè essere forte non è l'unica scelta che hai.

Cavolo se è vero!

Con la sua stessa camicia (o meglio, con i brandelli che ne rimangono) pulisco il sangue dalle ferite di Arden, poi lo volto e questa volta non posso non urlare.

Il suo bellissimo volto è attraversato da tagli lunghissimi ed è una maschera di sangue. Ha i capelli scompigliati e insanguinati, proprio come i miei.

Respira, Cecilia, Respira. Devo rimanere lucida, per il bene di Arden!

Gli pulisco il viso con il mio vestito lunghissimo, la sua camicia ormai è troppo sporca per essere utilizzata.

Quando buona parte del sangue è stata eliminata il suo viso sembra quasi quello di prima, se non fosse per le profonde ferite che lo attraversano.

E la cosa che mi spaventa di più sono i suoi bellissimi occhi chiusi.

-Arden...- mormoro, scuotendolo leggermente. Mi fanno male le spalle, le braccia e i polsi, ma non ci bado.

Farebbe molto più male sapere di aver perso Arden.

E all'improvviso mi chiedo se è così che si sia sentito lui mentre ero sott'acqua e non volevo riemergere. Solo ora capisco appieno la gravità di quello che ho fatto.

Come ho potuto? Sono stata un mostro.

-Arden, Arden ti prego...- lo chiamo, mentre piango a dirotto.

Cerco di scuoterlo un po' più forte.-Ti prego! Ti prego!- ho la vista appannata dalle lacrime, ma non ho bisogno di vedere per sapere che lui giace immobile.

Eppure lo sento ancora respirare.

Cosa posso fare, cosa posso fare?

Potrei immaginare qualcosa e farlo apparire... Ma cosa? Un medico?

Sì, certo. Come no.

Sono sola, adesso devo farcela con le mie forze.

Appoggio la testa sul petto di Arden e piango ancora più forte (se possibile), mentre gli accarezzo i capelli non più morbidi.

-Arden, ti prego. Ti prego, non lasciarmi- sussurro piano, non sapendo che altro fare.

-Ho bisogno di te...- e chissà forse mi aspetto una qualche magia in stile “La Bella e la Bestia” di Walt Disney, della serie che Arden venga avvolto da un fascio di luce e le sue ferite guariscano.-Io ti amo- dico anche, giusto per non farmi mancare nulla.

Ma non succede nessuna magia.

-Ti prego, ti prego...- sussurro, e all'inizio sono cullata dal movimento del suo petto che si abbassa e si solleva...

Ma poi si blocca.

Oddio, non sta più respirando!

Mi sento male, non ci vedo, sto per vomitare.

-Arden!!- strillo, l'adrenalina non mi fa sentire il dolore e ho la forza per scuoterlo.

-Arden!! Non lasciarmi! Arden!!- mi fa male la gola e il cuore mi batte all'impazzata. Sto così male che vorrei mettermi a correre e battere i pugni per terra come una bambina capricciosa.

Ma Arden non dà più segni di vita. E' morto.

-No!!- urlo a squarciagola, piangendo come non ho mai pianto in tutta la mia vita.

Ma è inutile. La mia parte razionale sa che è inutile, che scuoterlo e urlare non servirà a niente.

Non servirà a farlo rivivere.

Eppure lui con me ce l'ha fatta, una volta. Mi ha fatto rivivere, letteralmente.

Perchè lui è fantastico e io sono solo io.

-Scusa... Scusa....- dico a denti stretti e cerco di asciugarmi le lacrime, perchè voglio vedere un'ultima volta il suo viso, anche se adesso è pieno di tagli. Voglio vederlo e ricordarmi i suoi occhi di ghiaccio, la morbidezza delle sue labbra...

E mi chiedo di chi sia la colpa di tutto questo.

Mia, ovvio.

Ma anche dei corvi.

-Perchè??- urlo all'aere, con la testa rivolta verso il cielo.-Perchè???-

Ora sì che sono nel panico.

Cosa devo fare? Se dipendesse da me rimarrei qui, con lui. Aspetterei di morire, anche a costo di avere un'agonia lunga e dolorosa.

Ormai la morte non mi fa più paura, la vita sa essere peggiore.

Così rimango ferma, vicino al corpo di Arden, imbambolata.

Non riesco a muovere, o a parlare o a fare qualsiasi cosa.

Perchè non mi ha lasciato morire? Perchè mi ha salvato? Adesso lui si sarebbe risparmiato tutto questo. Sarebbe ancora vivo.

Davanti ai miei occhi fissi scorrono le immagini di quella che sarebbe potuta essere la nostra vita insieme, di tutta la felicità che avevo quasi raggiunto e che mi è stata strappata via da un gruppo di uccellacci odiosi.

Non so per quanto tempo rimango seduta accanto a lui. Ore, forse.

E poi capisco, all'improvviso, che non posso starmene qui senza far niente, sarebbe un'offesa nei confronti del sacrificio di Arden.

Lui è morto per permettermi di continuare, di andare avanti. Se rimanessi qui, la sua morte sarebbe stata inutile.

Così mi alzo a fatica, appoggiandomi a un tronco. Ormai non sento più il dolore fisico, quello interiore è talmente soffocante che non riesco a sentirne altri.

Raddrizzo il corpo di Arden, stendendolo in una posizione un po' più naturale, come se dormisse.

Mi chiedo perchè facciamo sempre questa associazione tra il sonno e la morte, come se potesse farci sentire meglio.

Be', nel mio caso non è così.

Perchè chi dorme può sempre essere svegliato, Arden invece non si sveglierà più.

Mi volto un'ultima volta verso di lui.-Addio, amore mio.- dico, mentre ancora le lacrime mi scorrono lungo le guance.

Poi faccio un respiro profondo e mi incammino verso l'ingresso del Castello.

Ricordo di aver pensato che ero curiosa per quello che mi aspettava qui. Bene, non avrei potuto essere più stupida.

Adesso non sono affatto curiosa.

Nè spaventata.

Sono solo furiosa, e mi piacerebbe tanto dar fuoco a questo schifosissimo Castello.

Ecco, magari potrei far appiccare con la forza della mente un meraviglioso incendio. E lo farò, assolutamente. Ma dopo che me ne sarò andata.

Mi sento vuota, come se di tutto l'amore che provavo un tempo non fosse rimasto più niente. Adesso sono solo colma d'odio, odio, odio.

Non è il massimo per una sedicenne.

Mi dirigo verso la porta del castello camminando. All'inizio.

Poi però inizio a correre, e più corro più mi sento meglio. Le gambe mi fanno malissimo e le caviglie sono slogate, quindi ogni volta che toccano terra è un'agonia, ma non importa.

Com'è che si dice? Sfogare il dolore interiore con quello fisico.

Funziona.

E già che ci sono inizio anche ad urlare e a piangere contemporaneamente, finchè non arrivo di fronte al portone del Castello.

Mi fermo un attimo, per fissarlo con tutto l'astio di cui sono capace.

So che questo posto non è reale, e che al massimo dovrei odiare me stessa, ma è molto più facile incolpare qualcun'altro dei propri errori, perchè trovare un colpevole e punirlo ci fa sentire meglio.

E' uno schifo, ma è così. E poi la morte di Arden non è una cosa meno schifosa?

Batto i pugni sul ferro del portone e mi ferisco le mani, ma va bene. Il dolore va bene.-Apriti!- gli ordino, e quello si apre.

Avrei preferito che avesse opposto un po' più resistenza, così avrei potuto continuare a sfogarmi contro di lui.

Muovo i primi passi nell'ingresso ampio e buio, proprio come l'ultima volta che l'ho visto. Non è cambiato niente.

E so anche dove andare.

Individuo subito la scala a chiocciola e inizio a percorrerla. Ancora una volta i polpacci mi fanno un male cane e ho l'affanno, ma mi sento bene. Almeno ho la mente impegnata e non penso in continuazione ad Arden e a quello che ho perso.

Il rimpianto è la sensazione più brutta che una persona possa mai provare.

La scala è lunga proprio come ricordavo.

Quando arrivo sono stremata, e vorrei buttarmi a terra. Il cuore sta per esplodermi e ho la vista appannata. Come se non bastasse ho perso molto sangue.

E sono digiuna.

Oh, Arden. Mi ritrovo a sorridere amaramente.

Mancava poco, aveva detto.

Non ce la faccio più, scoppio di nuovo a piangere.

E non riesco nemmeno a camminare.

Quindi gattono all'interno della soffitta da “film horror”, come l'avevo scioccamente definita la prima volta. Che poi era vero, tutto questo fa parte di un film dell'orrore.

Riconosco le ragnatele agli angoli e i mobili sparsi e accatastati l'uno sopra l'altro.

E poi magia.

Lo specchio.

Sto per avvicinarmi, ma una voce mi blocca alle spalle, facendomi trasalire.

-Ben fatto, Cecilia-

La riconosco subito e rimango paralizzata.

E' un timbro maschile, profondo, forse un po' rauco.

Mi giro lentamente, sapendo già chi mi troverò davanti.

-Salve, professore- dico.

Collins ricambia il sorriso.-Non è stupita di trovarmi qui?-

-Sa che c'è, prof?- replico-A questo punto non mi stupisco più di niente-

Il mio professore di matematica sorride soddisfatto.-Molto bene, tuttavia dovrà comunque avere la compiacenza di ascoltare quello che sto per dirle.-

Non mi importa niente, vorrei dirgli. Adesso che Arden è morto non mi importa più niente di nessuno, men che meno di me.

C'è una durezza nei miei pensieri e nel mio cuore che mi fa rabbrividire, ma forse non sarò mai più la stessa.

Mi limito ad annuire seccata.

-Mi dispiace molto per il suo compagno- dice Collins, e sembra sinceramente dispiaciuto.

Annuisco di nuovo, non mi va di parlarne.

Soprattutto con Collins.

-E adesso, per favore, mi ascolti.-

-
-
-

E vabbè, dai, non dico niente.
Ma NON E' FINITA QUI, ripeto, NON E' FINITA QUI! Chi avrà il coraggio di continuare a seguirmi, non se ne pentirà....

   
 
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