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Autore: Pretty_Liar    25/04/2014    7 recensioni
Darcy è una ragazza di venti anni.Ha il suo lavoro, le sue amiche... E un marito famoso che vuole a tutti i costi avere un bambino! E se lei non si sentisse pronta? Se avesse paura di diventare mamma? Tra litigi con il proprio marito, consigli, amiche pettegole e madri impiccione, Darcy si troverà ad affrontare la peggior gravidanza della sua vita!
*********
"Perché! Spiegami solo il cazzo di motivo per cui è 'NO'!"
"Perché NO, Harry! Non c'è un motivo preciso!", dissi piegando le maglie del riccio sparse per casa.
"Non ha significato la tua risposta!", urlò lui, facendo gonfiare le vene sul collo.
"Devo mettere in ordine il tuo casino! Non mi rompere!"
Accesi la luce nel salone, illuminando la stanza sotto sopra.
Ero stata via due giorni a causa di un'intervista e lui mi faceva trovare un porcile... Non una casa!
Lui mi seguì, sventolando per aria un paio di pantaloni puliti.
"Darcy... Quando fai così sei insopportabile!", sbraitò, infilando i jeans e rimanendo a torso nudo.
"Io?! Io sono insopportabile, Harry?! Per favore non ne parliamo!", dissi con arroganza, alzando una scatola di patatine dal pavimento.
"No, invece! Parliamone!", disse esasperato, allacciandosi con furia la cintura.
Genere: Comico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"Harry. Sei arrivato", disse mia madre, scostandosi di lato per farmi entrare in casa, al caldo.
Avevo la neve sul cappotto umido e le guance gelate. Sfilai i guanti e la sciarpa, riponendoli sull'appendiabiti all'ingresso.
Mia madre abitava in una casa a due piani, ben arredata e accogliente. Prima di sposare Darcy, amavo passare i miei giorni liberi lì, sul divano al centro del grande salotto.
"Dov'è Candy?", chiesi seguendola in cucina dove aveva apparecchiato la tavola per due persone.
"Aspetti qualcuno?", le chiesi indicando il piatto in più.
"Robert...", arrossì lei, spostandosi i capelli scuri da una spalla all'altra.
"Giusto", mormorai io, battendomi una mano sulla fronte.
Il suo nuovo marito era una persona apposto, gentile e adorava Candy come fosse davvero sua nipote... Ma d'altronde non potevo dargli torto: era difficile non affezionarsi a mia figlia.
La prima cosa che ti rapiva, erano i due enormi occhi verdi, profondi e dolci come la Nutella in un giorno d'inverno.
"La piccola ha mangiato?", chiesi sedendomi su una sedia, afferrando la tazza di the che mia madre mi stava porgendo con delicatezza.
"Non molto... Era un po' giù di morale questo pomeriggio. Darcy come sta?", disse in fretta.
Aveva una simpatia innata per mia moglie. Fin dal primo giorno che gliela presentai, l'aveva ben accolta, offuscata dalla dolcezza che lei emanava, proprio come la figlia che adesso si trovava chissà in quale stanza con lo sguardo rivolto verso il basso e le mani sudate per il nervosismo. 
La conoscevo così bene, che ormai sapevo cosa ogni singola emozione provocava al suo corpicino fragile.
"È a casa. Si sta riposando... Ha avuto una giornata faticosa", sorrisi involontariamente, ripensando a qualche ora fa.
Accavallai le gambe, facendo scorrere il liquido caldo nella mia gola secca e fredda, sentendomi più rianimato.
D'un tratto sentimmo un tonfo e, senza pensarci un secondo di più, mi alzai di scatto rovesciando la sedia al suolo e corsi verso le scale.
Candy era lì, al suolo, con i capelli neri legati in una treccia lunga e la frangia che le copriva la fronte. Gli occhi spenti e le labbra chiuse in una linea rigida.
Fu un attimo, prima che i nostri sguardi si scontrassero e il mio cuore iniziasse a correre per l'amore sconfinato che provavo per quel piccolo esserino.
Mi accovacciai vicino a lei, alzandola da terra per le spalle e sistemandole il vestitino azzurro con i fiori bianchi che indossava.
"Ciao...", sussurrai allacciandole la scarpa nera sinistra.
Lei si torturò i capelli, imbarazzata, e quel gesto mi ricordò mia madre qualche istante prima.
"Ciao", soffiò, muovendo l'altro piede sul pavimento in legno.
"Candy... Io..."
"Ti porteranno via da me le tue fans?", mi chiese subito, bloccandomi.
Ecco cosa la terrorizzava: l'idea che avrebbero potuto portarmi lontano da lei.
Sentii gli occhi inumidirsi ed una lacrima temeraria rigarmi la guancia sinistra.
"No, no Candy. Papà resterà sempre con te... Fin quando lo vorrai", le sorrisi mettendole una mano sulla guancia accaldata.
"E se lo volessi per sempre?", disse mettendo la sua manina sulla mia grande e calda, dalle dita affusolate.
"Allora ci sarò!", esclamai convinto, aprendo le braccia.
Lei si catapultò all'interno, gettandosi su di me e baciandomi la guancia più volte.
"Mi sei mancato oggi... Volevo fare il pupazzo di neve, ma la nonna Anne non è imbranata come te", mi sorrise complice, andando vicino mia madre che le accarezzò la testa.
"Ma davvero?! Quindi io sarei imbranato?!", le chiesi ironico, alzandomi da terra.
Lei annuì con fragore, aggrappandosi alla gamba della nonna.
"Adesso ti aspetta la punizione piccola nanetta", la avvisai prendendola in braccio e mettendole il cappotto.
"Grazie mamma. Noi andiamo", le dissi dandole un bacio sulla guancia.
Candy la abbracciò forte, dicendole mille e più volte che la adorava e che era la nonna migliore del mondo.
Non sapeva però che era stata anche la madre che aveva permesso di far diventare realtà il mio sogno.
Grazie mamma.
Corremmo fuori la porta, tenendoci la mano e gridando cose senza senso. La neve scendeva silenziosamente, poggiandosi sui nostri cappotti e sui suoi capelli ricci e neri e, per un momento, mi sembrava di essere stato catapultato nella favola di Biancaneve.
"Guarda papà!", urlò lei indicandomi una serie di luci che attraversavano il cielo.
Le corsi dietro, afferrandola per i fianchi e facendola sedere sulle mie spalle. La piccola mise le mani fra i miei ricci, poggiandoci la testolina sopra.
"Sai cosa sono quelle?", le chiesi iniziando a camminare senza una meta precisa.
"No...", sussurrò Candy tenendo lo sguardo sempre fissò sul cielo stellato.
"Stelle cadenti"
"E cosa sono le stelle cadenti?", chiese curiosa, dandomi un bacio sulla guancia fredda che, dopo il suo tocco delicato, si riscaldò facendomi sentire bene finalmente.
"Sono delle stelle che cadono sulla terra e, quando attraversano il cielo, bisogna esprimere un desiderio", sorrisi prendendola fra le mie braccia.
Lei allacciò subito le braccia intorno il mio collo e poggiò la testa sulla mia spalla sinistra, come era solita fare quando la cullavo davanti il camino la sera.
"Ma poi i desideri si avverano?", chiese ancora sbadigliando.
*Inizio Flashback*
"Dai Harry smettila!", rise Darcy sotto il mio corpo, scalciando per liberarsi dalla mia presa forte.
"Perché?! Io mi sto divertendo", ghignai, continuando a farle il solletico.
Avevamo la pancia piena, poiché avevamo mangiato tutti i panini che avevo preparato per il pic-nic di quella serata, e adesso eravamo distesi sulla coperta a quadri rossa.
"Basta! Ti prego amore!", disse con voce acuta, mordendomi un braccio.
Mi bloccai all'istante, sentendo la parola "amore" fuoriuscire per la prima volta dalla sua bocca rossa come il fuoco.
Fissavo un punto indefinito dinanzi a me, cercando di assimilare ogni singola lettera di quella parola magnifica. Guardavo i muri che crollavano giù e mi sentivo più libero.
"Ha-Harry...", balbettò imbarazzata,"Ho fatto qual-qualcosa di... Cioè... Di male?"
Sorrisi, spostando lo sguardo su di lei che era rossa come un pomodoro.
Scossi il capo in segno di negazione, distendendomi di fianco a lei che mi guardava con i suoi occhi azzurri.
"La prima volta che ti vidi, pensai che non mi avresti mai chiamato amore", dichiarai e lei si tappò la bocca con le mani bianche.
Risi, scostandole e baciandola per un tempo indefinito, mentre le farfalle volavano nel mio stomaco pieno.
Lei sorrise dopo un po', scostandomi delicatamente e indicando con l'indice il cielo stellato.
"Guarda... Una stella cadente", sussurrò al mio orecchio,"Esprimi un desiderio"
"Sono solo stronzate Darcy", dissi sconfitto. Odiavo queste leggende. Molti speravano nelle stelle cadenti, ma io lo vedevo come uno spreco di tempo.
"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"
Sorrisi, dandole la mano e poggiando la testa sulle sue gambe fasciate da jeans chiari.
'Voglio che la ragazza dai capelli neri e la pelle diafana mi ami per sempre... Voglio sposarla! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi verdi il percorso della stella.
"Fatto?", mi chiese mettendo l'indice fra i ricci.
"Si.... Tu?", chiesi a mia volta, accarezzandole la gamba destra.
"Si..."
Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.
*Fine Flashback*
"Allora? Papà i desideri si avverano?", mi richiamò Candy fissandomi con i suoi enormi occhi verdi.
"Si Candy... Si", sussurrai facendo sfiorare i nostri nasi.
"Ma una mia amica dice che non è vero!", mi sfidò, starnutendo.
Mi allarmai. Si stava ammalando e se le saliva la febbre Darcy mi avrebbe ammazzato.
Mi tolsi la giacca, mettendola intorno il suo corpicino minuscolo rispetto al mio enorme.
"Facciamo così... Tu esprimi un desiderio e se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai", dissi le stesse parole di Darcy, sentendo il cuore battere all'impazzata.
La piccola chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore ed assumendo un'aria pensierosa.
"Fatto!", esclamò sorridente dopo un po',"E adesso?"
"Adesso devi aspettare", sussurrai prima di poggiare le labbra sulla sua guancia fredda.
"Caz... Cavolo!", mi corressi subito,"Sei gelata! Tua madre mi spellerà vivo!"
Pov. Darcy
"Giuro che se non bussa entro due minuti, chiamo la polizia!", urlai disperata a me stessa, camminando senza sosta avanti e dietro per il salotto. Il camino era acceso e ogni tanto scoppiettava, tenendomi compagnia.
"Dai papà! Smettila di darmi baci!"
Sentii una voce chiara dietro la porta ed il cuore mi balzò in petto. Corsi all'ingresso, spalancando la porta con fragore e gettandomi fra le braccia piccole di mia figlia che teneva fra le mani una busta enorme.
"Ciao mamma", rise, porgendomi ciò che stringeva in precedenza. Sorrideva complice ad Harry e, in quel momento, vidi quanto si somigliassero sempre più.
"Cos'è?", chiesi curiosa sedendomi sul divano. Harry sfilò il cappotto a Candy, poggiandolo con cura sull'appendiabiti.
Sorrise nella mia direzione, prendendo poi fra le braccia la bambina.
"Avanti mamma! Apri", disse Candy battendo le manine.
Scartai con cura il tutto e, rimasi senza parole. Alzai in aria l'enorme quadro con una foto mia, di Harry e Candy sorridenti.
Volevo piangere, urlare, ridere, correre, ma mi gettai solo fra le loro braccia, singhiozzando nella maglia di Harry.
"Ti... Ti fa schifo?", chiese Candy triste.
"No! Affatto! Lo adoro e.... Aspetta!", mi bloccai furente,"Cosa hai detto?"
"Ti fa schifo?", ripetè lei scendendo dalle braccia del padre che deglutì.
"Piccola della mamma, chi ti ha insegnato questa parola?", chiesi con cautela, ma iniziando a farmi rossa per la rabbia.
"Oh... Ma papà mi pare normale! La dice sempre e..."
"E come siamo belli nella foto vero?", chiese Harry tappando subito la bocca della piccola con le mani.
Candy si agitò fra le sue braccia, liberandosi con fatica e sistemandosi la frangetta.
"No! Volevo dire che papà dice anche spesso la parola..."
"Ti amo Darcy!", sorrise Harry, urlando e sovrastando la voce della piccola.
"Candy, amore, perché non vai a metterti il pigiama?", mi rivolsi a mia figlia che iniziò a correre per le scale,"Mamma deve un attimo ammazzare papà!"
"Amore posso spiegarti", disse con voce isterica lui, alzando le mani in aria.
"Amore... Inizia a correre!", urlai divertita, inseguendolo per tutta la casa.
Ridevamo come pazzi e, per un attimo, mi sembrava di essere ritornata ad i miei 19 anni.
"Ti ammazzo", urlai saltando su di lui che mi afferrò per i fianchi e mi caricò sulla sua spalla possente. Fece un paio di giri su se stesso, dandomi delle pacche sul sedere.
"Papà! Lascia la mamma!", si intromise Candy, aggrappandosi alla gamba di Harry che, afferrò tutte e due e ci trasportò sul letto matrimoniale.
"Allora mie prigioniere", iniziò camminando davanti a noi. Sembrava un soldatino.
"Mettiamo in chiaro una cosa... Voi siete mie e il primo che vi porta via lo ammazzo!"
Candy saltò sul letto, felice perché il padre l'aveva chiamata principessa, mentre io sorridevo a quelle stelle cadenti fuori la finestra.
Harry mi si avvicinò, cingendomi i fianchi da dietro.
"Avevi ragione... I sogni si avverano", sussurrò al mio orecchio.
"Papà dai vieni! Dobbiamo fare la lotta", lo richiamò Candy, gettando i cuscini a terra.
"Arrivo subito", rise lui lasciandomi stupita.
"Grazie stelle.... Perché il mio desiderio di quella notte... Si è avverato", sussurrai al cielo.
*Inizio Flashback*
"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"
Sorrise, dandomi la mano e poggiando la testa sulle mie gambe fasciate da jeans chiari.
'Voglio che il ragazzo dai capelli ricci e il sorriso da bambino mi ami per sempre... Voglio sposarlo! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi azzurri il percorso della stella.
"Fatto?", gli chiese mettendo l'indice fra i ricci.
"Si.... Tu?", chiese a sua volta, accarezzandomi la gamba destra.
"Si..."
Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.
*Fine Flashback*

"Harry. Sei arrivato", disse mia madre, scostandosi di lato per farmi entrare in casa, al caldo.

Avevo la neve sul cappotto umido e le guance gelate. Sfilai i guanti e la sciarpa, riponendoli sull'appendiabiti all'ingresso.Mia madre abitava in una casa a due piani, ben arredata e accogliente. Prima di sposare Darcy, amavo passare i miei giorni liberi lì, sul divano al centro del grande salotto.

"Dov'è Candy?", chiesi seguendola in cucina dove aveva apparecchiato la tavola per due persone."Aspetti qualcuno?", le chiesi indicando il piatto in più.

"Robert...", arrossì lei, spostandosi i capelli scuri da una spalla all'altra.

"Giusto", mormorai io, battendomi una mano sulla fronte.

Il suo nuovo marito era una persona apposto, gentile e adorava Candy come fosse davvero sua nipote... Ma d'altronde non potevo dargli torto: era difficile non affezionarsi a mia figlia.La prima cosa che ti rapiva, erano i due enormi occhi verdi, profondi e dolci come la Nutella in un giorno d'inverno.

"La piccola ha mangiato?", chiesi sedendomi su una sedia, afferrando la tazza di the che mia madre mi stava porgendo con delicatezza."

Non molto... Era un po' giù di morale questo pomeriggio. Darcy come sta?", disse in fretta.

Aveva una simpatia innata per mia moglie. Fin dal primo giorno che gliela presentai, l'aveva ben accolta, offuscata dalla dolcezza che lei emanava, proprio come la figlia che adesso si trovava chissà in quale stanza con lo sguardo rivolto verso il basso e le mani sudate per il nervosismo. La conoscevo così bene, che ormai sapevo cosa ogni singola emozione provocava al suo corpicino fragile.

"È a casa. Si sta riposando... Ha avuto una giornata faticosa", sorrisi involontariamente, ripensando a qualche ora fa.

Accavallai le gambe, facendo scorrere il liquido caldo nella mia gola secca e fredda, sentendomi più rianimato.D'un tratto sentimmo un tonfo e, senza pensarci un secondo di più, mi alzai di scatto rovesciando la sedia al suolo e corsi verso le scale.Candy era lì, al suolo, con i capelli neri legati in una treccia lunga e la frangia che le copriva la fronte. Gli occhi spenti e le labbra chiuse in una linea rigida.Fu un attimo, prima che i nostri sguardi si scontrassero e il mio cuore iniziasse a correre per l'amore sconfinato che provavo per quel piccolo esserino.Mi accovacciai vicino a lei, alzandola da terra per le spalle e sistemandole il vestitino azzurro con i fiori bianchi che indossava.

"Ciao...", sussurrai allacciandole la scarpa nera sinistra.Lei si torturò i capelli, imbarazzata, e quel gesto mi ricordò mia madre qualche istante prima.

"Ciao", soffiò, muovendo l'altro piede sul pavimento in legno.

"Candy... Io..."

"Ti porteranno via da me le tue fans?", mi chiese subito, bloccandomi.

Ecco cosa la terrorizzava: l'idea che avrebbero potuto portarmi lontano da lei.Sentii gli occhi inumidirsi ed una lacrima temeraria rigarmi la guancia sinistra.

"No, no Candy. Papà resterà sempre con te... Fin quando lo vorrai", le sorrisi mettendole una mano sulla guancia accaldata.

"E se lo volessi per sempre?", disse mettendo la sua manina sulla mia grande e calda, dalle dita affusolate.

"Allora ci sarò!", esclamai convinto, aprendo le braccia.Lei si catapultò all'interno, gettandosi su di me e baciandomi la guancia più volte.

"Mi sei mancato oggi... Volevo fare il pupazzo di neve, ma la nonna Anne non è imbranata come te", mi sorrise complice, andando vicino mia madre che le accarezzò la testa.

"Ma davvero?! Quindi io sarei imbranato?!", le chiesi ironico, alzandomi da terra.

Lei annuì con fragore, aggrappandosi alla gamba della nonna.

"Adesso ti aspetta la punizione piccola nanetta", la avvisai prendendola in braccio e mettendole il cappotto.

"Grazie mamma. Noi andiamo", le dissi dandole un bacio sulla guancia.

Candy la abbracciò forte, dicendole mille e più volte che la adorava e che era la nonna migliore del mondo.Non sapeva però che era stata anche la madre che aveva permesso di far diventare realtà il mio sogno. Grazie mamma.

Corremmo fuori la porta, tenendoci la mano e gridando cose senza senso. La neve scendeva silenziosamente, poggiandosi sui nostri cappotti e sui suoi capelli ricci e neri e, per un momento, mi sembrava di essere stato catapultato nella favola di Biancaneve.

"Guarda papà!", urlò lei indicandomi una serie di luci che attraversavano il cielo.

Le corsi dietro, afferrandola per i fianchi e facendola sedere sulle mie spalle. La piccola mise le mani fra i miei ricci, poggiandoci la testolina sopra.

"Sai cosa sono quelle?", le chiesi iniziando a camminare senza una meta precisa.

"No...", sussurrò Candy tenendo lo sguardo sempre fissò sul cielo stellato.

"Stelle cadenti"

"E cosa sono le stelle cadenti?", chiese curiosa, dandomi un bacio sulla guancia fredda che, dopo il suo tocco delicato, si riscaldò facendomi sentire bene finalmente.

"Sono delle stelle che cadono sulla terra e, quando attraversano il cielo, bisogna esprimere un desiderio", sorrisi prendendola fra le mie braccia.Lei allacciò subito le braccia intorno il mio collo e poggiò la testa sulla mia spalla sinistra, come era solita fare quando la cullavo davanti il camino la sera.

"Ma poi i desideri si avverano?", chiese ancora sbadigliando.

*Inizio Flashback*

"Dai Harry smettila!", rise Darcy sotto il mio corpo, scalciando per liberarsi dalla mia presa forte.

"Perché?! Io mi sto divertendo", ghignai, continuando a farle il solletico.

Avevamo la pancia piena, poiché avevamo mangiato tutti i panini che avevo preparato per il pic-nic di quella serata, e adesso eravamo distesi sulla coperta a quadri rossa.

"Basta! Ti prego amore!", disse con voce acuta, mordendomi un braccio.

Mi bloccai all'istante, sentendo la parola "amore" fuoriuscire per la prima volta dalla sua bocca rossa come il fuoco.Fissavo un punto indefinito dinanzi a me, cercando di assimilare ogni singola lettera di quella parola magnifica. Guardavo i muri che crollavano giù e mi sentivo più libero.

"Ha-Harry...", balbettò imbarazzata,"Ho fatto qual-qualcosa di... Cioè... Di male?"

Sorrisi, spostando lo sguardo su di lei che era rossa come un pomodoro.Scossi il capo in segno di negazione, distendendomi di fianco a lei che mi guardava con i suoi occhi azzurri.

"La prima volta che ti vidi, pensai che non mi avresti mai chiamato amore", dichiarai e lei si tappò la bocca con le mani bianche.

Risi, scostandole e baciandola per un tempo indefinito, mentre le farfalle volavano nel mio stomaco pieno.Lei sorrise dopo un po', scostandomi delicatamente e indicando con l'indice il cielo stellato.

"Guarda... Una stella cadente", sussurrò al mio orecchio,"Esprimi un desiderio"

"Sono solo stronzate Darcy", dissi sconfitto. Odiavo queste leggende. Molti speravano nelle stelle cadenti, ma io lo vedevo come uno spreco di tempo.

"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"

Sorrisi, dandole la mano e poggiando la testa sulle sue gambe fasciate da jeans chiari.

'Voglio che la ragazza dai capelli neri e la pelle diafana mi ami per sempre... Voglio sposarla! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi verdi il percorso della stella.

"Fatto?", mi chiese mettendo l'indice fra i ricci.

"Si.... Tu?", chiesi a mia volta, accarezzandole la gamba destra.

"Si..."

Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.

*Fine Flashback*

"Allora? Papà i desideri si avverano?", mi richiamò Candy fissandomi con i suoi enormi occhi verdi.

"Si Candy... Si", sussurrai facendo sfiorare i nostri nasi.

"Ma una mia amica dice che non è vero!", mi sfidò, starnutendo.

Mi allarmai. Si stava ammalando e se le saliva la febbre Darcy mi avrebbe ammazzato. Mi tolsi la giacca, mettendola intorno il suo corpicino minuscolo rispetto al mio enorme.

"Facciamo così... Tu esprimi un desiderio e se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai", dissi le stesse parole di Darcy, sentendo il cuore battere all'impazzata.La piccola chiuse gli occhi, mordendosi il labbro inferiore ed assumendo un'aria pensierosa.

"Fatto!", esclamò sorridente dopo un po',"E adesso?"

"Adesso devi aspettare", sussurrai prima di poggiare le labbra sulla sua guancia fredda."Caz... Cavolo!", mi corressi subito,"Sei gelata! Tua madre mi spellerà vivo!"

 

Pov. Darcy

"Giuro che se non bussa entro due minuti, chiamo la polizia!", urlai disperata a me stessa, camminando senza sosta avanti e dietro per il salotto.

Il camino era acceso e ogni tanto scoppiettava, tenendomi compagnia.

"Dai papà! Smettila di darmi baci!"

Sentii una voce chiara dietro la porta ed il cuore mi balzò in petto. Corsi all'ingresso, spalancando la porta con fragore e gettandomi fra le braccia piccole di mia figlia che teneva fra le mani una busta enorme.

"Ciao mamma", rise, porgendomi ciò che stringeva in precedenza. Sorrideva complice ad Harry e, in quel momento, vidi quanto si somigliassero sempre più.

"Cos'è?", chiesi curiosa sedendomi sul divano.

Harry sfilò il cappotto a Candy, poggiandolo con cura sull'appendiabiti.Sorrise nella mia direzione, prendendo poi fra le braccia la bambina.

"Avanti mamma! Apri", disse Candy battendo le manine.Scartai con cura il tutto e, rimasi senza parole. Alzai in aria l'enorme quadro con una foto mia, di Harry e Candy sorridenti.Volevo piangere, urlare, ridere, correre, ma mi gettai solo fra le loro braccia, singhiozzando nella maglia di Harry.

"Ti... Ti fa schifo?", chiese Candy triste.

"No! Affatto! Lo adoro e.... Aspetta!", mi bloccai furente,"Cosa hai detto?"

"Ti fa schifo?", ripetè lei scendendo dalle braccia del padre che deglutì.

"Piccola della mamma, chi ti ha insegnato questa parola?", chiesi con cautela, ma iniziando a farmi rossa per la rabbia.

"Oh... Ma papà mi pare normale! La dice sempre e..."

"E come siamo belli nella foto vero?", chiese Harry tappando subito la bocca della piccola con le mani.

Candy si agitò fra le sue braccia, liberandosi con fatica e sistemandosi la frangetta."No! Volevo dire che papà dice anche spesso la parola..."

"Ti amo Darcy!", sorrise Harry, urlando e sovrastando la voce della piccola.

"Candy, amore, perché non vai a metterti il pigiama?", mi rivolsi a mia figlia che iniziò a correre per le scale,"Mamma deve un attimo ammazzare papà!"

"Amore posso spiegarti", disse con voce isterica lui, alzando le mani in aria.

"Amore... Inizia a correre!", urlai divertita, inseguendolo per tutta la casa.

Ridevamo come pazzi e, per un attimo, mi sembrava di essere ritornata ad i miei 19 anni.

"Ti ammazzo", urlai saltando su di lui che mi afferrò per i fianchi e mi caricò sulla sua spalla possente. Fece un paio di giri su se stesso, dandomi delle pacche sul sedere.

"Papà! Lascia la mamma!", si intromise Candy, aggrappandosi alla gamba di Harry che, afferrò tutte e due e ci trasportò sul letto matrimoniale.

"Allora mie prigioniere", iniziò camminando davanti a noi. Sembrava un soldatino."Mettiamo in chiaro una cosa... Voi siete mie e il primo che vi porta via lo ammazzo!"

Candy saltò sul letto, felice perché il padre l'aveva chiamata principessa, mentre io sorridevo a quelle stelle cadenti fuori la finestra.Harry mi si avvicinò, cingendomi i fianchi da dietro.

"Avevi ragione... I sogni si avverano", sussurrò al mio orecchio.

"Papà dai vieni! Dobbiamo fare la lotta", lo richiamò Candy, gettando i cuscini a terra."

Arrivo subito", rise lui lasciandomi stupita.

"Grazie stelle.... Perché il mio desiderio di quella notte... Si è avverato", sussurrai al cielo.

*Inizio Flashback*

"Tu fallo... E se non si avvererà verrai da me un giorno e me lo rinfaccerai"

Sorrise, dandomi la mano e poggiando la testa sulle mie gambe fasciate da jeans chiari.

'Voglio che il ragazzo dai capelli ricci e il sorriso da bambino mi ami per sempre... Voglio sposarlo! Non voglio che mi abbandoni', pensai seguendo con i miei occhi azzurri il percorso della stella.

"Fatto?", gli chiese mettendo l'indice fra i ricci.

"Si.... Tu?", chiese a sua volta, accarezzandomi la gamba destra.

"Si..."

Restammo a guardare le stelle per tutta la notte, stretti come dei rami di vite.

*Fine Flashback*

 

  
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