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Autore: Fire Human Guts    26/04/2014    3 recensioni
Amava i clown, dalle loro parrucche alle loro enormi scarpe colorate.
Ad Abigail piacevano anche le farfalle, ma non quelle che volavano nel suo stomaco, però.
Quelle le facevano venire la nausea, oppure era veder Louis Tomlinson baciare la biondina di turno? Questo non lo sapeva, ma di una cosa era certa.
Amava Louis Tomlinson.
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Abigail non riusciva a capire perché Louis le avesse mentito e forse non voleva nemmeno saperlo. Probabilmente non doveva nemmeno importarsene, non erano affari suoi ed era da stupidi arrabbiarsi.
Dopo essersi data per l'ennesima volta della stupida, Abigail entrò in salotto, dove Niall era con Dakota a guardare uno dei tanti cartoni animati che trasmettevano al canale dedicato ai bambini.
"Possiamo parlare?" Borbottò sedendosi piano sul divano, voleva essere cauta. "Cosa?" Se ne uscì il biondo nonostante avesse perfettamente capito la domanda, infatti Abigail non rispose, attese semplicemente.
Niall era confuso. Da quando sua sorella gli chiedeva di parlare con tanta serietà e con tono così maturo e perentorio?
Temeva quasi che fosse successo qualcosa di grave.
"Di cosa?" Chiese Niall dopo un paio di secondi.
"Di Louis." Abigail pronunciò quelle due parole con così tanto imbarazzo che temette di veder scoppiare a ridere il fratello da un momento all'altro. Invece non successe. Niall la fissava con le sopracciglia aggrottate e con un espressione sempre più confusa dipinta sul volto.
"Ma chi Tomlinson? Il tuo tutor?" Domandò mascherando la preoccupazione con un sorriso di circostanza, un sorriso così tanto simile a quello di Abigail.
Ma proprio mentre la ragazza era sul punto di aprire bocca, intervenne Dakota che con uno sbuffo svogliato borbottò un "Zitti, non riesco a sentire!"
Abigail allora, si alzò dal divano strofinando le mani sui jeans, all'altezza delle ginocchia, senza motivo apparente. Ma dentro di lei, lo sapeva, avrebbe voluto fare un paio di giravolte solo per smorzare la tensione.
Non sapeva esattamente cosa chiedere al fratello, non aveva preparato nessun discorso e nessuna frase ad effetto che l'avrebbe fatta sentire per un momento importante. Aveva solo intenzione di parlare con Niall, le parole le sarebbero venute in mente solo nel momento giusto.
Non era neanche sicura di ciò che aveva visto Mallory, ma la reazione di Louis quando le aveva chiesto spiegazioni non le era per niente sfuggita e non riuscire a decifrare la difficoltà nelle sua parole, quando aveva negato tutto, era proprio da stupidi, e nonostante Abigail si ritenesse tale, era riuscita ad intuire qualcosa.
Niall la imitò e con una decina di passi, che ad Abigail sembrarono più brevi del solito, si trovarono in cucina.
La ragazza si guardò intorno in cerca di qualcosa da fare, voleva calmarsi.
"Allora?" Domandò il fratello impaziente. Ed Abigail lo imitò, un "Allora..." Appena udibile che fece spazientire ancora di più il biondo.
La ragazza sospirò lentamente e cacciò fuori delle parole a cui non aveva neanche pensato, parlò così velocemente che Niall rimase spiazzato.
"Parla piano, cazzo." Si riscosse poi.
"Si. Hai visto Louis in questi giorni?" Scandì bene le parole in modo da non ripeterle ancora e Niall si ritrovò costretto a rispondere.
Erano tre giorni che di Louis non riceveva notizie, non lo vedeva a scuola e non facevano più neppure le ripetizioni di cui Abigail aveva bisogno e a lei quella situazione non piaceva per niente.
Insomma, avevano messo in atto quella specie di piano, che prevedeva di far superare tutte le sue paure, non poteva sparire così.
"No." Rispose Niall con una semplicità quasi innaturale.
Ed Abigail si sentì sprofondare.
Aveva creduto alle parole di Mallory che aveva riconosciuto in due perfetti sconosciuti Louis e Niall.
Ma la cosa più importante oltre all'aver fatto la figura della stupida con suo fratello, era che non aveva creduto in Louis. Non le aveva dato neanche un minimo di fiducia, tanto da renderlo colpevole in un secondo.
Era stata davvero una stupida.
"Perché?" Domandò il fratello atono. "Io..." Abigail non sapeva cosa dire, come giustificarsi.
Il fratello non era neanche a conoscenza del loro piano, credeva che lei andasse a fare solo ed esclusivamente ripetizioni di matematica.
"Da quanto tempo non lo vedi?" La bloccò Niall. Un espressione seria, allora fu Abigail a preoccuparsi in quel momento.
"Un paio di giorni." Dichiarò con ovvietà.
"Oh, non preoccuparti. Si farà sentire, ne sono sicuro." Ridacchiò nervosamente, il sorriso era ritornato. Abigail annuì.
In quella stessa giornata Louis, non ci impiegò molto tempo a farsi sentire, quasi come se avesse letto nel pensiero ad Abigail, si presentò a casa Horan con un sorriso stanco disegnato sul volto.
Sembrava che qualcosa non andasse, notò la ragazza. Sembrava stressato.
I capelli che di solito portava in un ciuffo sbarazzino, erano arruffati sulla fronte, donandogli un aspetto più infantile.
Gli occhi erano contornati da leggere occhiaie violacee, poco visibili comunque.
Ma la cosa più importante era il sorriso, spento e non sincero e confortante come lo ricordava la ragazza.
Abigail esitò un attimo non appena si ritrovò davanti il corpo di Louis appoggiato allo stipite della porta di ingresso.
Indossava un semplice jeans strappato sulle ginocchia e una maglia blu dalle maniche rosse che gli donava tanto.
"Ehi." Sorrise il moro. "Ciao, tutto bene?" Chiese semplicemente la ragazza.
Era decisa a non voler dubitare ancora di lui, se le avrebbe detto di stare bene, lei lo avrebbe creduto senza problemi, anche se la sue espressione urlava tutt'altro.
"Certo." Rispose semplicemente il ragazzo, ed Abigail gli credette. "V-Vuoi entrare?" Chiese in imbarazzo.
Stringeva con una forza quasi inaudita, tanto da far diventare le nocche bianche, la maniglia in ferro della porta di casa. Aveva una voglia matta di abbracciarlo, come sempre d'altronde, ma non voleva sbilanciarsi tanto, temeva in una reazione indesiderata da parte del ragazzo.
"No, grazie. Abbiamo da fare." Dichiarò con ovvietà. "Dai forza, prendi la giacca e andiamo." La incoraggiò.
Abigail si sentì frastornata e felice allo stesso tempo. Dove voleva portarla Louis?
Quale sua altra paura aveva intenzione di farle superare? Oppure voleva semplicemente farle fare matematica?
Sentiva l'eccitazione crescerle alla bocca dello stomaco e si sentiva felice più che mai, si sentiva pronta a fare qualsiasi cosa, le bastava avere Louis Tomlinson accanto.
Venti minuti dopo Abigail era chiusa in un hair style così come l'aveva chiamato Louis ridacchiando e come diceva l'insegna a caratteri cubitali appena sopra la porta d'ingresso, decorata da piccole foto di modelle da tagli di capelli improponibilmente corti e da cartelloni con le tipiche scritte Domenica Chiusi oppure Aperti anche il lunedì.
Non poteva ancora crederci, l'aveva portata a tagliare i capelli, l'unica parte del suo corpo che le piaceva.
Abigail era indecisa se scappare a gambe levate o fingersi morta, eppure era stata lei stessa a pensare che con Louis era pronta a tutto. Non le piaceva per niente l'idea di dover tagliare i suoi amati capelli, quelli piacevano a tutti, ma forse non a Louis.
Era seduta su di uno sgabello stranamente comodo, niente a che vedere con quel negozietto di basso conto, non voleva far notare a Louis quanto odiasse quel negozio, non era da lei giudicare, ma si sentiva davvero male lì dentro.
Eppure quel luogo non era per niente degno di essere chiamato hair style, sembrava più una stanza addobbata da sedie diverse tra loro, specchi impolverati e parrucche vecchie di cent'anni, solo l'attrezzatura utilizzata per i capelli sembrava nuova di zecca, e questo la rincuorava di poco. Le pareti erano dipinte di un viola spento che faceva sembrare quel posto ancora più piccolo e claustrofobico di quanto già fosse. Osservò metà riflesso del suo volto allo specchio in cui una donna era già pronta a dare un taglio ai suoi capelli e arricciò il naso.
"Louis, non ho portato soldi con me." Sussurrò Abigail incrociando le braccia al petto, non aveva portato nulla, neanche le chiavi di casa, era stata troppo impegnata a pensare cosa le sarebbe toccato quel giorno.
Louis ridacchiò scuotendo il capo "Non preoccuparti, li ho io." Non aveva pensato per niente all'idea che stavano per dirigersi al mietitoio dei suoi capelli.
"Non posso permetterti di spendere soldi per me."
"Smettila dai, è solo un piccolo taglio di capelli.” Sdrammatizzò il ragazzo, eppure Abigail non riusciva a capire cosa provassero le donne a tagliarsi i capelli. A sua detta rendevano il volto più armonioso e il fisico più slanciato e femminile, insomma li adorava!
Andiamo a casa mia, prendiamo i soldi e ritorniamo.” A dire la verità non aveva nessuna intenzione di tornare, avrebbe inventato una scusa qualunque in cui gli avrebbe proposto di fare dell'altro. “Non se ne parla.” Louis appoggiò i gomiti sulle ginocchia e si chinò in avanti osservando attentamente le donne davanti a loro che chiacchieravano animatamente. “Per favore.” Abigail si rese conto di essere arrivata al limite quando si ritrovò a supplicarlo. “Farfallina, anche a me non piace l'idea di farti tagliare i capelli... Sono così belli!” Si allungò verso di lei intrecciandosi tra le dita una ciocca di capelli biondi, la rigirò tra le dita osservandola attentamente fin quando non continuò. “Ma se vogliamo farti superare la paura, è d'obbligo.” Annunciò.
Il cuore di Abigail si fermò di colpo, non solo perché si rese conto di non avere scampo ma anche per l'occhiata che le aveva riservato il ragazzo, un'occhiata carica di un qualcosa che non fu in grado di decifrare.
Non appena si risvegliò da ciò che era appena successo e gli occhi, così come le mani di Louis si staccarono dalla ragazza, riprese conoscenza e si rese conto di quanto bramasse le labbra di Louis Tomlinson, davvero, aveva una voglia strampalata di baciarlo, lì, davanti a tutte quelle donne estremamente pettegole.
Non appena l'anziana signora scese dalla sedia in pelle con i capelli tagliati e tinti di un nero pece, pagò la parrucchiera e andò via, il cuore di Abigail emise cinque esatte giravolte, lo stomaco cominciava a protestare e non per la fame.
Louis si alzò dallo sgabello comodo su cui era seduto per attendere il suo turno e porse una mano alla ragazza in segno di incoraggiamento, sapeva che quella, forse, era la paura più difficile da superare... Abigail adorava i suoi capelli e gli dispiaceva tanto doverla costringere a tagliarli, ma era necessario per il loro patto.
Non appena la ragazza si risedette, questa volta, sulla sedia di cui aveva tanto paura, di fronte allo specchio, sentì l'ansia scendere un poco, ma tuttavia continuava ad avere paura. La donna dietro di lei toccava i suoi capelli in modo troppo invadente e le venne quasi voglia di urlarle contro e di scappare da quel posto, magari di picchiare anche Louis per averla costretta ad entrare in quel manicomio. Trovava inconcepibile una situazione del genere, eppure era proprio lì, ed era stata proprio la parrucchiera a chiederle che taglio di capelli preferisse. Abigail era sul punto di rispondere con un “Nessuno, grazie.”
Ma la voce squillante di Louis la anticipò di qualche secondo, “Tagli semplicemente qualche centimetro.” La bionda si sentì un po' meglio a quella risposta e tirò un sospiro di sollievo chiudendo gli occhi.
Mano a mano che passava il tempo, dopo che la parrucchiera le aveva accuratamente lavato i capelli con uno shampoo profumato alla lavanda, Abigail sentiva chiaramente vicino alle orecchie il rumore delle forbici che si infrangevano contro i capelli troppo lunghi. “Hai davvero dei capelli bellissimi.” Le aveva intimato, più volte, la parrucchiera che li toccava quasi come fossero oro. “Non li rovinerò, sei nelle mani giuste.” Aveva continuato, notando la riluttanza della ragazza, ovviamente, Abigail non ne era molto sicura.
La consapevolezza di avere Louis di fianco, la fece sentire quasi meglio e non appena riaprì gli occhi e la parrucchiera staccò la spina dell'asciugacapelli rumoroso si ritrovò a fissare una Abigail completamente diversa.
Prima di tutto sentiva, chiaramente, la testa più leggera e non era una brutta sensazione, anzi, poi quei centimetri in meno, sicuramente più di tre, avevano eliminato ogni traccia di bruciato che le aveva provocato negli ultimi tempi l'asciugacapelli e la piastra.
Si sentiva un'altra persona e le piaceva quasi quella sensazione di rinnovo. Lanciò un'occhiata soddisfatta prima alla parrucchiera che attendeva il suo giudizio e poi a Louis che la guardava come se dovesse esplodere da un momento all'altro, ma non appena lesse sul volto di Abigail la felicità, si complimentò con sé stesso e pagò la parrucchiera.
Quando Louis e Abigail, ormai fuori da quel negozio, furono per strada, ricominciarono a sorridere come sempre. Abigail ad ogni vetrina addobbata di abiti o scarpe, si bloccava specchiandosi e cercando di vedere se i capelli erano ancora a posto e Louis ridacchiava compiaciuto. Se prima era riluttante e dispiaciuto per quel comportamento forse un po' troppo avventato, adesso era felice di quella scelta... Aveva fatto la cosa giusta ed Abigail era proprio felice di vedersi sotto un nuovo aspetto.
A Louis piaceva molto rendere felici le persone.
Abigail si fermò all'ennesima vetrina, questa volta di una gelateria parecchio famosa in città, era già piena di persone di tutte le età.
Si specchiò e si sistemò meglio i capelli lisci sulle spalle e sorrise ad un bambino che la stava osservando incuriosito, ma non appena il bambino si voltò ad afferrare il gelato che il commesso gli stava porgendo fece una linguaccia ad Abigail che rimase interdetta per qualche secondo. “Che maleducato quel bimbo.” Borbottò tra sé e sé, mentre Louis rideva in modo sguaiato.
Il moro si piegò in due e si mantenne la pancia, ridendo in modo teatrale, Abigail finse di offendersi. “Mi fai morire!” Rise il ragazzo ed Abigail scoppiò a ridere anche lei. Non appena i due finirono di ridere a crepapelle, Louis assunse un'aria più seria e si passò una mano tra i capelli arruffati sulla fronte. “Qualche giorno fa ti ho chiamato.” Disse. “Ma ha risposto tuo fratello.” Abigail annuì ricordando la scenata a cui l'aveva sottoposta Niall e abbozzò un mezzo sorrido ricordando Niall e Liam ridere compiaciuti per la risposta che avevano riservato al moro.
Dammi il tuo numero.” Propose Louis senza troppi preamboli, era stato diretto e questo scombussolò un po' Abigail. “Ma... Io non ho un cellulare.” Rispose come se fosse la cosa più naturale del mondo, certo, ce ne erano di ragazze che non usavano i telefoni, ma la cosa era piuttosto rara ed Abigail conosceva bene le reazioni che assumevano i suoi coetanei quando rivelava questo particolare.
Louis parve non pensarci troppo, rimase impassibile come se fosse già a conoscenza di quella cosa, infilò un mano nella tasca dei jeans strappati sulle ginocchia e ci frugò dentro per un paio di secondi, fin quando non cacciò due cellulari di vecchia data, porse ad Abigail quello con lo sportellino nero “Questo è il mio cellulare di riserva, c'è anche una scheda all'interno, non lo uso mai ma lo porto sempre con me.”
Abigail osservò il cellulare ancora tra le mani del ragazzo ma non lo prese, quella situazione le sembrava piuttosto ambigua. Un cellulare di riserva? Non ne aveva mai sentito parlare. “Prendilo.” La incoraggiò Louis, così Abigail lo prese senza dire troppe parole.
Odiava i cellulari e qualsiasi cosa li riguardasse, ma se con quell'aggeggio avrebbe potuto parlare con Louis, perché no, poteva anche usarlo.
 

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Salve gente!
Sono tornata con il capitolo cinque, spero che a qualcuno piaccia. :)
Ho notato, purtroppo, un calo sproporzionato di recensioni e ci sono rimasta un pochino male.
Sarò sincera, a me non interessa ricevere molte recensioni, sono dell'idea "poche ma buone", se scrivo non è per ricevere milioni di recensioni, ma per me stessa. Ho pubblicato questa storia solo perché scrivere e rimanere tutto impalato nel mio PC non mi è sembrata una buona idea, volevo migliorare magari ricevendo qualche consiglio da persone più esperte di me, e così ho fatto, ho ricevuto molti consigli che ho seguito tutti di buon grado.
Ma adesso la cosa sta diventando un po' stramba... Molte persone seguono questa storia, ma nessuno probabilmente la legge per davvero, e mi sto chiedendo se la responsabilità è mia. 
Forse la storia non piace più, o più semplicemente sta diventando noiosa. Per questo, vi chiedo di farmi sapere qualcosa, se davvero non volete lasciarmi una recensione allora fatemelo sapere per messaggio privato, se la storia non vi interessa più, provvederò a cancellarla e a continuarla sul mio PC. Perché davvero mi sembra inutile pubblicare qualcosa che poi non viene letto da nessuno. Anche perché, nelle mie possibilità, sto cercando di mettercela tutta per essere sempre puntuale e in orario negli aggiornamenti, scrivo anche stati autrice per chiarire meglio la situazione, ma mi sembra tutto inutile e se davvero non c'è nessuno che segue Ten Things, beh, la cancellerò.
Detto questo, non voglio sembrare lamentosa HAAHAHAH, quindi mi scuso per questo stato autrice un po' lungo e vi invito a farmi sapere cosa ne pensate della storia, magari dandomi altri consigli per scuotere un po' la situazione.
A presto. :)






   
 
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