Era pomeriggio
inoltrato, il cielo
stava diventando di quel tipico colore rossastro che preannuncia una
serata
tranquilla. Anna come
al solito stava
accoccolata sulla robusta altalena e si dondolava senza fretta, intanto
canticchiava un motivetto a lei sconosciuto, ma che da qualche giorno a
questa
parte era entrato nella sua testa e non ne voleva sapere di
abbandonarla.
I suoi pensieri erano
ben lontani
dal luogo in cui si trovava, tanto che non si rese conto che una
presenza alle
sue spalle la fissava incuriosita.
Aveva una borsa per
chitarre sulla
spalla sinistra, mentre nella mano destra stringeva un pacchetto di
Lucky
Strike e un accendino rosso con la faccia del Che disegnata in nero.
Stava in piedi,
immobile, dietro
all’altalena, dubbiosa sul da farsi.
Ad un tratto, senza
sapere come,
inciampò nel laccio di una delle sue All Star, e si
ritrovò per terra, con un
pacchètto di sigarette in meno e un dolore atroce al fondo
schiena.
Charlie
imprecò contro vari ed
eventuali santi, mentre Anna, che nel frattempo era uscita da suo stato
di
catalessi, la fissava quasi spaventata.
“Salve”
disse Charlie cercando di
proporre un sorriso, che ben presto si trasformò in una
smorfia di dolore.
“Ti sei
fatta male?” chiese Anna
per un attimo preoccupata, poi il suo sguardo venne catturato dalla
profondità
magnetica del verde di quegli occhi così sconosciuti e belli.
“Figurati”
Charlie si era rialzata
e ora esaminava i pantaloni sporchi “Ho le ossa dure
io”
Poi diede
un’occhiata veloce per
terra, esaminando i danni del pacchetto “Porca troia, e ora
dove le trovo altre
sigarette? Oggi è domenica è chiuso
tutto…vaffanculo…”
“Fumare fa
male” Anna fece un passo
avanti, ma rimase sempre dietro l’altalena “Il fumo
di sigaretta è considerato
causa di gravi danni alla salute e fattore favorente l'insorgere di
patologie a
carico del sistema respiratorio, sistema cardio-vascolare e lo sviluppo
di
malattie di natura tumorale.”
Charlie la
fissò per qualche
secondo. Poi sorrise e abbassò lo sguardo concentrandosi
sulla sua scorta di
nicotina “Che fortuna, ho incontrato l’enciclopedia
moderna della salute in
persona eh?”
“Dico solo
le cose come stanno, se
vuoi morire di cancro ai polmoni fai come ti pare”
“Se anche
morissi domani” rispose
Charlie con tono ironico “saresti una di quelle persone che
piangerebbe sulla
mia lapide pur conoscendomi solo da un giorno”
Anna
spalancò la bocca. Charlie
sollevò lo sguardo con un sorriso stampato in faccia
“Sbaglio forse?” Anna
scosse la testa.
Charlie si mise
seduta, con le
gambe incrociate, poggiando la schiena contro uno dei tanti alberi che
circondavano il piccolo spiazzo.
Tirò fuori
la chitarra e si mise ad
accordarla.
Anna era ancora ferma
dietro
l’altalena, ma non voleva fare la figura della sciocca,
quindi, scostando le
vecchie catene arrugginite che sorreggevano il sellino, si
portò ad un paio di
metri dalla ragazza sconosciuta.
“A dire il
vero questo posto è
sempre stato mio, e comunque ero arrivata prima di te” si
sedette nuovamente
sull’altalena senza staccare gli occhi di dosso dalla
chitarra, che aveva
catturato tutta la sua attenzione.
Quando Charlie
finì di accordare
la sua adorata compagna di avventure, poggiò
delicatamente una mano sulle
corde, alzò lo sguardo e fece un respiro chiudendo gli occhi
“A dire il vero io
questa altalena l’ho vista nascere, è da quando ho
tre anni che vengo qui per
starmene tranquilla e comunque” aprì gli occhi e
sollevò un sopracciglio “c’è
abbastanza posto per tutte e due no?”
Sul volto di Anna si
fece largo un
grande sorriso, per quanto volesse credere di non averne bisogno, aveva
una
gran voglia di avere un’amica.
Anna
sollevò il braccio, porgendolo
delicatamente verso Charlie.
“Piacere io
mi chiamo Anna Virginia
Rivoli, mi sono trasferita da poco qui e… e basta.”
Charlie ora la
guardava sorridendo
“che tipo che sei… io mi chiamo Charlie”
“Charlie
è un nome da cane”
“lo
so”
Anna scoppio a
ridere. Certo se le
avessero detto che il suo era un nome da cani non l’avrebbe
presa così bene,
invece Charlie sorrideva e stringeva la mano di Anna con decisione.
“Anna
è un nome da tartaruga, avevo
una tartaruga che si chiamava Anna, poi è morta, ho
dimenticato di darle da
mangiare per quasi due settimane”
“Non
è una bella cosa da dire in
giro” Anna saltò giù
dall’altalena divertita, e si appoggiò anche lei
ad un
tronco d’albero, non poco distante da Charlie.
Per qualche secondo
calò un
silenzio imbarazzante, poi Charlie cominciò a suonare una
canzone ben nota ad
entrambe:
“A
lovestruck Romeo sings a
streetsus serenade
Laying everybody low with me a lovesong that he made
Finds a convenient streetlight steps out of the shade
Says something like you and me babe how about it?
Juliet says
hey it’s Romeo
you nearly gimme a heart attack
He’s underneath the window she’s singing hey la my
boyfriend’s back
You shouldn’t come around here singing up at people like that
Anyway what you gonna do about it?”
Cantarono entrambe tutta la sera, finché il sole
non sparì definitivamente e
il cielo divenne nero come la pece, perchè quella sera anche
le stele erano
coperte dalle nuvole