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Autore: Kruaxi    27/04/2014    1 recensioni
[Spazio 1999]
[Spazio 1999]Per molti della mia età, me compreso, Spazio 1999 è stata la prima serie TV ad introdurci nel meraviglioso universo dello sci-fi televisivo. 'Star Trek' era ancora sconosciuto nell'Italia del 1976, con solo due canali RAI e la tv in bianco e nero. Riguardandola oggi è una serie sempre affascinante, ma scientificamente non ha il minimo senso, quando non affoga nel ridicolo. Vorrei provare a spiegare quello che, chissà, gli autori si son dimenticati di dire...
Genere: Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Muoversi nel buio, con temperature prossime allo zero assoluto, non era facile neppure per le tecnologie degli alphani.

L'Aquila 6 prese terra a meno di un chilometro dal sito rosso, poche decine di metri prima dell'inizio del misterioso campo invisibile a difesa di... di cosa ?

Il pod agganciato alla poderosa nave spaziale, l'Aquila era il vero cavallo da tiro e da battaglia di base Alpha, era del tipo 'hangar' e trasportava tre moon buggy, attrezzate di tutto punto con potenti riflettori ed altre cose potenzialmente utili per l'impresa. In presenza di una qualsiasi atmosfera, l'incredibile temperatura avrebbe messo fuori uso in pochi minuti le sofisticate tute spaziali rosse e gialle, ma nel vuoto quasi totale il freddo, così come il calore, avevano una propagazione molto più inefficace ed i tempi di resistenza si allungavano moltissimo.

-Abbiamo almeno due ore di possibile permanenza sulla superficie,- la radio gracchiava un po' trasportando le parole di Koenig agli altri membri della spedizione, -e saremo al vertice del sito rosso in pochi minuti: facciamole fruttare.

Le tre buggy, in fila, si diressero verso il punto d'origine dello strano campo di smorzamento: apriva la fila Koenig, insieme all'analista informatico Vlad Ilyushin, seguiva Alan Carter con la dottoressa Anita Rodrighez. L'ultima buggy trasportava Bergman e la esobiologa Marta Angelini.

'Un bel melting pot di umanità...' Pensò il comandante: 'Forse gli ultimi rappresentanti della razza umana...'

Alan Carter aveva espresso il suo disappunto per la scelta del computer, gli sembrava assurda la mancanza di uomini esperti al combattimento: 'Cazzo, potremmo trovarci di fronte chissà quale ostilità, e noi andiamo in bocca al leone con solo il taccuino degli appunti !'

Al solito, Bergman era il più tranquillo del gruppo; la sua mente già volava verso la scoperta, immaginava le enormi potenziali nuove conoscienze, programmava le infinite possibilità derivanti da queste: non aveva paura, la curiosità ed il desiderio di sapere soffocavano tutte le altre emozioni.

Dopo pochi minuti, illuminata dai riflettori delle buggy, apparve la base di una piccola collinetta.

Più si avvicinavano, più questa palesava una strana perfezione nelle forme, che presto divenne evidenza per qualcosa di decisamente impossibile in natura. Fermarono le piccole automobili lunari, disponendole in semicerchio, a pochi metri dalla parete della collinetta, nel punto più vicino al luogo di emissione dell'inspiegabile raggio di smorzamento.

La piccola collinetta era adesso chiaramente un artefatto: del diametro alla base di una ventina di metri, risultava alla strumentazione come un cono, dalle pareti perfettamente levigate, non più alto di trenta metri. Forma e composizione, una composizione refrattaria a qualsiasi sensore, erano decisamente artificiali.

I sei astronauti iniziarono ad esplorare il perimetro, lentamente e con estrema attenzione.

-John, John... incredibile... è davvero un artefatto... siamo sulla Luna da quaranta anni e nessuno l'aveva mai visto prima: come è possibile ?- Bergman era eccitato come un bambino.

-Non credo sia giusto dire che siamo i primi.

Koenig orientò la torcia sul casco, ed a tutti apparvero delle sagome bianche e marroni distese per terra. La dottoressa Rodrighez si lasciò sfuggire un gemito.

Avvicinandosi, John non ebbe difficoltà nel riconoscere la natura della loro scoperta: -Sono astronauti, anzi...- Abbassandosi sul primo dei corpi, scostò con la mano pesantemente guantata il leggero velo di polvere lunare accumulatosi sulla visiera dell'elmetto dell'uomo: -Cosmonauti...

Dietro la visiera, un teschio scarnificato sembrava puntare le orbite vuote verso le stelle.

Sulla sommità del casco era ben visibile la scritta 'CCCP'.

 

Una breve indagine evidenziò come i corpi fossero cinque; nel buio, vicino eppur invisibile, un cingolato a sei posti apparentemente intatto.

-Victor, dunque la storia di Gorbacho era vera. I sovietici sono venuti ad indagare ma... perché non ne abbiamo mai saputo nulla ? E cosa gli è successo ?

Bergman fece come per grattarsi il mento, dimenticando per un attimo come questa fosse un'azione del tutto impossibile per un uomo dentro una tuta spaziale.

-E' un'Artamon,- la voce di Carter arrivò secca ed inattesa, -ovvero l'ultimo modello di scafandro messo in linea dai sovietici. Mi risulta sia entrato in servizio soltanto poche settimane prima della terza guerra mondiale.

-Questo spiega tutto,- disse Bergman, -evidentemente i russi non avevano creduto a Gorbacho ma, per caso o per il sovraggiungere di nuovi riscontri, sono tornati qui in gran segreto anni dopo. A quanto sembra la missione è fallita ed il ricordo è andato perso con la guerra.

-Questi uomini sono morti e decomposti...- Angelini, l'esobiologa, non nascondeva raccapriccio nel tono della sua voce.

-Hanno tutti un grosso squarcio sulle loro tute, la morte deve essere stata rapida.- Disse la Rodrighez, mostrando quello che sembrava il foro d'ingresso di un proiettile sul torace del cosmonauta.

-Ma... come possono essersi decomposti senza atmosfera ?- Fu Carter a parlare.

-Alan, dimentichi che l'atmosfera, pur brevemente, l'abbiamo avuta...

Koenig si riferiva all'assurda vicenda che aveva coinvolto l'ex satellite mesi prima, quando una miriade di misteriose sonde aliene aveva fornito atmosfera respirabile e gravità di tipo terrestre alla Luna; forse una delle loro avventure più enigmatiche e disturbanti.

Al gruppo si unì Ilyushin, l'ingegnere: -Il loro mezzo ha una configurazione stealth, praticamente invisibile ai radar, ed è ben mimetizzato con la superficie, tanto da autocancellare anche le tracce dei cingoli... praticamente è invisibile alla ricognizione. Non è strano che non sia mai stato trovato, però...

-Cosa ?- Koenig guardò l'indicatore di orario sul polso della sua tuta: il tempo stava passando in fretta e dovevano fare molto di più per capire la situazione: -Cosa altro ha notato, Vlad ?

-Questa.

L'ingegnere mostrò a tutti una specie di grossa valigia verde scuro, con piccole scritte in cirillico bianche e rosse: -Avevano intenzioni serie...

Koenig rimase attonito, incerto su quel che stava guardando, ma Bergman aveva le idee molto più chiare in proposito: -John... è una Mlada... Un piccolo ordigno termonucleare...

-Spento ed inerte, beninteso,- ridacchio Ilyushin, -comunque non proprio la cosa che ti aspetti di trovare da queste parti incustodita.

-Un... piccolo ordigno termonucleare ?

-Si John, piccolo. Non credo più di 400 o 500 Kilotoni.- Disse Bergman.

 

Esitazione ed imbarazzo avevano quasi paralizzato la spedizione. Come previsto base Alpha risultava assente: qualcosa stava bloccando ogni forma di comunicazione.

Koenig stava già valutando l'opportunità di abbandonare la ricerca, per il momento, e fare nuovamente rotta verso 'casa'. Forse era meglio mettere prima in sicurezza quell'inatteso ordigno, forse un'indagine approfondita sulla morte dei cinque cosmonauti avrebbe permesso loro di evitare la stessa sorte, forse Carter aveva ragione e sarebbero dovuti tornare con una squadra ben armata, forse...

-Alphani ! Sapevo che, prima o poi, sareste arrivati...

La voce, dal pesante accento, risuonò nelle radio di tutti loro, causando un immediato smarrimento.

-Alla vostra destra, sono qui ! Ah, per favore, non puntatemi armi addosso, non è gentile.

I fasci incrociati delle luci dai caschi illuminarono una piccola porta, apparsa dal nulla sulla parete della struttura, e sul ciglio un uomo dentro uno scafandro bianco e marrone, classe Artamon.

-Venite, venite dentro... anche se non nevica, fuori fa più freddo che a Vladivostok...

   
 
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