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Autore: Mary_la scrivistorie    27/04/2014    1 recensioni
Audrey è una ragazza speciale: la figlia di un elfo e Discendente della dea Artemide. Sta a lei e ai suoi amici, Jason, Caleb e Edelweiss, salvare il mondo da Medea, la terribile maga che desidera diffondere il caos e che vuole distruggere la Terra e tutti i Discendenti.
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Olympus

      IL MEZZO CUORE DEL DRAGO
 
    Prefazione
 
L’Esperide, Eritea, accarezzò la testa di Ladone, che chinò il busto per raggiungere le delicate mani di porcellana della ragazza. Le sorelle di Eritea, Egle ed Esperetusa, erano andate da Atlante, il loro padre, per fornirgli un miserabile pranzo. Eritea gettò uno sguardo all’albero delle mele d’oro, regalo di nozze per Era da parte di Zeus. Si scostò i capelli bronzei dalle scapole, e osservò il tramonto con gli occhi verdi. Non so dirvi da cosa si capisse che Eritea fosse un’Esperide: forse dallo sguardo, in cui si notavano barlumi di tramonto, o forse dai lunghi e setosi capelli intrecciati con i fiori di pesco, oppure probabilmente dalla grazia con cui camminava. Era flessuosa, con un volto bellissimo, con i tratti greci. Le sue sorelle erano molto diverse da lei, eppure anche loro avevano le qualità soprascritte. Certo, Esperetusa aveva i capelli d’oro e gli occhi grandi e argentei ed Egle aveva i lunghi capelli corvini e gli occhi color cioccolato. Tuttavia erano tutte pallide, aggraziate e snelle. Eritea si sdraiò sull’erba luccicante di rugiada, in un profondo desiderio di relax. Ladone si accovacciò accanto a lei, le cento teste rivolte al cielo stellato.
Eritea, con la semplice tunica bianca già fradicia, mormorò: «Quella è la tua costellazione, Ladone. È il Drago». Naturalmente, Ladone era un serpente, non un drago, ma gli umani sbagliavano tutto: erano i più grandi ignoranti della Terra e la loro sensibilità era davvero mediocre. Non erano neppure in grado di percepire le entità divine. Ovviamente, i draghi erano molto più grossi e ingenui dei serpenti, erano bravi a volare, ma poco a custodire qualcosa. Ladone ovviamente non era una piccola vipera, ma era un serpente gigantesco con cento teste, l’equivalente di un cucciolo di drago. Quando Egle ed Esperetusa ritornarono, Eritea stava nutrendo Ladone con carne fresca e insanguinata.
Egle mormorò: «Sorellina, lascia fare a noi. Hai badato a Ladone per tutto il pomeriggio».
Esperetusa annuì, ma Eritea replicò: «Come sta papà?». Egle, a disagio, descrisse balbettando come fosse difficile e arduo reggere il cielo con la forza delle sole braccia. Eritea aggrottò la fronte, ma non disse nulla.
Esperetusa fissò il cielo, come la sorella poco prima, e notò: «Drago si sta preparando. Presto brillerà sopra le nostre teste».
Eritea continuò gravemente: «E saremo in pericolo. Drago è una mappa, lo sapete bene. Dovremmo rafforzare la protezione». Come se avesse avvertito il suo nome, la costellazione si allineò perfettamente con l’albero delle mele d’oro.

 
CAPITOLO 1 – SCUOLA
 
Audrey si svegliò di soprassalto. Sognava spesso antiche vicende greche, ma la mattina finiva con l’essere sempre più confusa. Spense la sveglia che l’aveva disturbata nel sonno e guardò l’ora. Erano appena le sette. Gemette e si alzò dal letto, consapevole di non essere più in grado di addormentarsi per altre due ore. Guardandosi allo specchio, notò profonde occhiaie, risalenti alla sera prima. Jason Faulks l’aveva telefonato e avevano parlato fino a mezzanotte. Audrey si preparò un ottimo succo d’arancia e indossò una camicia a quadretti e dei jeans scoloriti. Quando uscì di casa, l’aria pura le riempì i polmoni e le scompigliò i capelli dorati. Audrey era una ragazza tredicenne carina, con i capelli lunghi e dorati – che era stata costretta a tagliare inesorabilmente, e così le arrivavano fino al petto - e gli occhi grandi e azzurri con pagliuzze argentee. Suo padre, Maurice Lynx, stava russando dalla finestra del retro. Dormiva sempre sul divano rosso, e mai sul letto. Audrey assaporò l’aria di montagna, più precisamente delle Highlands scozzesi. Lei e suo padre abitavano in una radura vicino Applecross, in una vecchia baita ad un solo piano, che obbligava Maurice a dormire sul divano. La loro casetta era fiabesca, incastonata perfettamente alla radura in cui era immersa: fiori, piantine appena sbocciate, ruscello verso ovest…e al confine della radura c’era il bosco, rigoglioso e verde. Soltanto un sentiero portava a quella baita sperduta: era difficile individuarlo, perché prima si dovevano superare dei massi grandi quanto delle automobili. Ciò costringeva Maurice a prendere la strada principale per arrivare ad Applecross.
Audrey si godette quel meraviglioso panorama per un po’, dopodiché decise di svegliare il padre. Rientrò in casa dalla porta sul retro, da cui si accedeva rapidamente al salotto. Scosse dolcemente il padre, disteso in una posa molto buffa. Era in posizione fetale, accovacciato, la fronte corrugata e le labbra imbronciate.
Maurice aprì lentamente gli occhi e inquadrò la figlia. «Oh, Audrey. Per un attimo ho pensato che tu fossi tua madre». Audrey lo fissò, sconcertata. Loro non parlavano mai di Lilian, se potevano evitarlo. Sua madre era morta in un incidente stradale, quando lei aveva solo quattro anni. La ricordava come una donna bellissima, identica a lei, con una passione per le poesie di Emily Dickinson. La tredicenne aveva solo una fotografia che ritraeva la madre con il marito, ma qualche differenza d’aspetto c’era: i capelli di Lilian erano color biondo argenteo, di seta infinita, e il suo volto era un po’ più gentile di quello della figlia, forse a causa del naso dritto e lungo. Audrey rimase zitta.
Maurice cambiò argomento: «Ho preso una decisione».
Audrey lo scrutò quasi allarmata, chiedendo: «E quale?».
Il padre la fissò con ansia: «Voglio che tu studi in una scuola pubblica».
La reazione della figlia fu quasi immediata: «Cosa? E perché?». Maurice sospirò: «Perché lo dico io, ecco. Vedi, tesoro, da quando Jason si è trasferito in Grecia, tu non hai più studiato molto con me. Lui ti motivava, eravate in competizione, e per te era una buona cosa. Onestamente, ritengo la mia preparazione più che soddisfacente, ma non sono capace di tramandarla a te, piccola».
Audrey assunse il suo miglior broncio: «Ma hai visto come è andata l’ultima volta?! Solo tre giorni e zia Agatha ha preteso che ritornassi qui! Lo sai, papà, non amo le città troppo abitate e assolate! Le odio!».
Maurice replicò con un timido sorriso: «Aberdeen non è decisamente troppo abitata e assolata. E, comunque, stavolta sarà diverso. Andrai alla scuola di Applecross».
Audrey lo guardò in cagnesco, ma a Maurice bastava: significava che la figlia si era arresa, anche se non gradiva l’idea. Così, la ragazza andò nuovamente in giardino. Camminò fino all’angolo a est, dove era deposta una tomba di marmo bianco, e osservò l’unica foto di sua madre. In quell’immagine Lilian sorrideva serena, abbracciando Maurice. Sopra la fotografia c’erano incise delle parole:
Lilian Mary Elizabeth Levy Lynx
Nata il 30 dicembre 1975 e morta il 5 ottobre 2004.
L’amore che ci lega a una famiglia è immortale.
Audrey mandò un bacio alla foto di Lilian, e mormorò: «Mamma, ti voglio bene. Resta accanto a me, ti prego». E nella sua mano fiorì come per magia una rosa bianca, che gettò sulla lapide. Non era sorpresa: le succedeva da molto, faceva capitare cose strane senza volerlo; ma non intendeva dirlo a Maurice. Aveva l’impressione che anche Lilian fosse stata in grado di farle, e che dovesse rimanere un segreto tra le due. Nella spalla della ragazza, comparve uno scoiattolo. «Ciao, Bell» sussurrò Audrey. Lo scoiattolo scese e risalì sulla quercia dietro la baita. Audrey sospirò.
Quel giorno trascorse velocemente, come le settimane seguenti. Fu il 1° settembre che Audrey si svegliò di soprassalto. Era tremendamente nervosa. Il suo primo giorno di scuola. Il suo primo giorno di scuola. Si osservò allo specchio, e lanciò uno strillo incontrollato. I suoi capelli erano tutti arruffati, e il suo sguardo era minaccioso e fulminante. Assomigliava alla versione bionda di Bellatrix Lestrange. Maurice entrò in camera e urlò: «Piccola, che succede?». Audrey borbottò un «Niente», anche se non era del tutto vero. “Niente” di pericoloso, ma “tutto” d’irritazione. Quindi pettinò con cura i capelli, che ritornarono alla loro consueta lucentezza. Indossò una camicetta azzurra e dei jeans blu notte. Quando entrò in cucina, Maurice aveva preparato una ricca colazione.
«Buongiorno, tesoro!» cinguettò, con un sorriso bianchissimo, colpendo con un coltellino il bacon.
«Stai cercando di farti perdonare?» chiese lei, torva.
Maurice non rispose, ma domandò con un tono eloquente: «Pronta, piccola?».
Audrey rispose: «Non vedo l’ora», con sarcasmo.
   
 
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