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Autore: King Of My World    27/04/2014    3 recensioni
Ho deciso di pubblicare un tributo ai gay, il protagonista della storia sarò io stesso. E' una storia nata per gioco, perché io e la mia migliore amica appoggiamo il mondo gay, così, mi chiese se ne potevo scrivere una storia con un personaggio famoso: la scelta è caduta così, su Robert Pattinson. Vi prego, non vi arrabbiate perché è solo un tributo e visto che alla mia amica piace molto questo personaggio, ho deciso di pubblicare qui. Spero vi piacerà, buona lettura!
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

La prima volta


Il 7 gennaio ci fu il rientro a scuola. Forse non fu il giorno più bello della mia vita, ma non facevo altro che pensare a quelle giornate così perfettamente romantiche. Lo studio era un po’ calato negli ultimi tempi, ma Robert non voleva che io studiassi tanto ed ero contento di questo suo pensiero: forse sapeva la situazione di mio padre. A lui bastava anche un sette ed era felice per me, ma non con mio padre che non faceva altro che sgridarmi; Robert mi sostenava sempre e comunque, non dovevo avere paura di niente.
La classe non faceva altro che fissarmi… Mi sentivo in soggezione. Fissato.
Cosa volevano da me? Avevo il timore che sapessero tutto di me. Ero andato nel pallone, ma qualsiasi cosa facessi, mi sentivo come se avessi fatto qualcosa di male: sarebbe accaduto qualcosa da un momento all’altro. All’improvviso mi cadde un panna e la mia amica Angela mi si avvicinò, mi fece un sorriso e cominciò una conversazione con me. Ed io non facevo altro che mordermi il labbro.
 
-Salvatore, come stai? Tutto bene?-. Mi chiese, mentre io cercavo di modermi il labbro.
-Sì, abbastanza bene. Perché tutti mi fissano? Sembra che avessi fatto qualcosa di sbagliato!-. Cominciai a lamentarmi, quasi mi mettevo a piangere.
-Sta tranquillo, forse perché per qualche strano motivo sorridi? Svegliati! Tu non sorridi mai, sei contento troppo felice, ecco perhé ti guardano!-. Mi sorrise Angela.
-Ah davvero? Ho passato delle vacanze strepitose, tutto qua. Per una volta sono fiero della mia vita, anche se non riesco a dimenticare il passato. Sono confuso, ma contento!-. Replicai le mie insicurezze, era troppo facile parlare con Angela.
-L’importante è che tu stia bene, non è nulla di grave, ce la puoi fare!-. Mi rassicirò la mia amica.
-Va beh, non è mica facile dire agli altri ciò che sono veramente. Cosa potrebbero pensare di me? Se sapessero davvero perché sorrido. A loro gli verrebbe un colpo, anzi, mi prenderebbe in giro a vita!-. Dissi, come se gli altri fossero un problema per me.
-Ma tu…-. Ad un tratto, Angela si bloccò.
-Cosa state confabulando voi due, andate subito al vostro posto!-. Urlò l’insegnate di matematica.
 
Odiavo quella voce fastidiosa, e soprattutto odiavo gli insegnati maschi!
Ogni volta che urlavano, non facevano altro che romperti i timpani delle orecchie. Certo che non era facile scacciare quei pensieri dalla mente. Era tutto così surreale e imperfetto per me, eppure ogni volta che andavo a casa la pace in me ritornava serena.
Gli altri mi fissavano perché sorridevo? Beh, sorridere era una cosa positiva e allora perché loro mi fissavano così maligni? Forse lo facevano per augurarmi il peggio. Chissà.
Finita la lezione, andammo tutti a casa. E a me, come al solito, mi veniva a prendere Robert. Tutti uscivano di corsa, tranne io, perché non ero mai stato così attivo col mondo: sentivo di stare in un altro universo. Ma quando entrai in macchina, sembrava essere tornato tutto alla normalità: forse quella normalità era Robert.
 
-Tutto bene? Ti vedo un po’ strano.-. Mi disse, sorrideva.
 
Per lui era sempre tutto okay. Ma per me? No, andava sempre tutto storto!
 
-Niente solita giornata. L’unica cosa diversa è che i miei compagni di classe mi hanno guardato come se avessi ucciso qualcuno, ma nulla di che.-. Risposi, come se per me non contava nulla di quella situazione. In realtà sì.
-Perché non parli con loro?-. Mi domandò mentre era al volante.
-Io vorrei… Sembra che per loro io non ci sia, e ora perché dovrei rivolgere a loro la parola? No, ma non lo faccio!-. Sfogai la mia rabbia, per poi ritornare calmo. Ero stufo!
-Va bene, non parlo.-. Tacque per qualche secondo.
 
Fermò di scatto la macchina, e con le mani mi prese il viso e mi guardò fissò negli occhi. Lo faceva perché aveva pietà di me, non voleva che io fossi contro il mondo e lo capii con un semplice sguarda. Lui voleva che io non mi arrendessi, lui voleva che io vincessi quella battaglia, alla quale io l’avevo considerata persa e ripersa.
 
-Non devi, no, non devi! Abbi più fiducia e sicurezza in te stesso!-. Mi implorò, come se lui stesso fosse il colpevole di tutto.
-Basta, mi stai facendo venire la voglia di piangere!-. Cercò di farlo, ma lui mi fermò dandomi un leggero bacio.
 
Mi stringeva sempre più forte. La strada era isolata, non c’era nessuno e un bacio dopo l’altro mi trascinò dietro, ai sedili posteriori. Non sapevo il perché, ma volevo fare l’amore con lui in quel preciso momento: comiciai a sbottonargli la camincia, ed io non facevo altro che baciarlo in qualsiasi parte del corpo; ma ad un certo punto lui mi fermò.
 
-Sei sicuro di volerlo fare?-. Mi chiese gentilmente con gli occgi lucidi, erano di un verde smeraldo. Non li avevo mai visti così belli.
-Mai stato più sicuro in vita mia!-. Dissi, ero sicuro di cuò che stavo per fare.
 
Lo baciavo sempre più intensamente, lo volevo mio e non volevo interruzioni in quel momento. Toccavo il suo membro già ben eretto, avevo una voglia matta di fare l’amore con lui; mi sentivo bene in quel momento, ero felice ci ciò che stavo per fare. All’improvviso gli tolsi la cintura, massaggiandolo sempre più intensamente: tutto questo non lo avevo mai fatto in vita mia. Questa prima volta dovrebbe essere speciale, e stava accadendo tutto in quella stupida auto che valeva all’incirca centinaia di euro. Non credevo ai miei occhi, stavo facendo un pompino al mio Robert e lui godeva, godeva grazie a me!
Mi sentii soddisfatto, ma lui mi fermò tutto d’un tratto e mi girò, facendomi sdraiare e mi toccava il sedere: ero vergine, quindi meglio che stesse attento a ciò faceva.
All’improvviso avvicinò il suo viso al mio, mi guardò dritto negli occhi.
 
-Ti amo!-. Mi sussurrò ed io gli sorrisi.
-Anch’io… Sono perdutamente innamorato di te!-. Balbettai, prima che lui cominciasse a penetrarmi.
 
Io non lo chiamerei sesso quello, io lo chiamerei fare l’amore ed ero felice di farlo con lui: mi sentivo bene, avevo bisogno completamente di lui.
 
-Non ti preoccupare, non ti farà male! Sono io a non farti male. Ti voglio, ti desidero. E solo Dio sa quanto ti amo!-. Disse, mentre io comiciai a sentire un leggero dolore.
 
I colpi erano davvero pesanti, facevano male. Però, io ero contento. Lo stavo facendo con la persona giusta, ero sicuro di questo; lui era tutto per me e non volevo perderlo ed io volevo farlo mio al 100%.
Dopo un paio di minuti, lui mi venne dietro la schiena ed io sul sedile. Accitenti, che errore che feci!
 
-Oh no, l’ho sporcato!-. Esclamai.
-Non fa niente, non importa. Ti amo!-. Concluse, mentre ci abbracciammo rimanendo lì per un paio di minuti.
 
Ritornati a casa, ci facemmo subito una doccia. La baby-sitter mise Yara a dormire, e se ne andò subito al nostro rietro, lasciandoci qualcosa da mangiare. In realtà, non avevo molta fame; però, sapevo di certo che non dimenticherò mai la mia prima volta con il mio Robert.
Subito dopo, scacciai via i miei pensieri per andare a vedere mia nipote Yara e lì c’era anche Robert che la fissava mentre lei dormiva. Ed io mi avvicinai abbracciandolo.
 
-Sono felice, grazie di tutto!-. Dissi, mentre lo guardai fisso negli occhi.



Robert

Salvatore

Yara




Ciao a tutti, finalmente sono tornato e scusatemi il ritardo. Mi dispiace, ma sono stato molto occupato!
Alcune mie amiche e soprattutto ringrazio la mia ragazza ad evrmi aiutato a scrivere questo capitolo. Anche perché è stato molto difficile, adesso vado. Spero vi sia piaciuto, ciao! :)


 
   
 
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