Naruto,
Sasuke e Sakura stavano camminando tranquillamente ai
margini del bosco che delimitava i confini del Villaggio.
Da
quando Itachi aveva fatto la sua comparsa, non erano mai
riusciti a rimanere rilassati per tanto tempo. Quello era uno dei pochi
momenti
di tranquillità che potevano permettersi.
“Chissà
se Jiraiya mi insegnerà qualche altra tecnica!”
disse
Naruto portandosi le mani dietro la testa e sollevando lo sguardo a
guardare il
cielo azzurro.
“Naruto!
Sempre a pensare alle tecniche! Pensa a
qualcos’altro!”
esclamò Sakura.
Da
tempo il rapporto tra i due era diventato meno gelido.
“Hai
ragione. A pensarci meglio, mi sa che ho fame! Cosa ne dite
se andiamo a mangiare un po’ di ramen? Ho dei
buoni-sconto!”.
Sakura
annuì, ma Sasuke s’immobilizzò,
fissando un punto di
fronte a sé.
“Sasuke,
che succede?” chiese Naruto.
Il
giovane Uchiha si limitò ad indicare un’ombra che
si stava
avvicinando. Pochi minuti dopo riuscirono ad identificare una ragazza.
“Non
ha il coprifronte. Potrebbe provenire da un Villaggio
qualsiasi” disse Sakura.
I
tre ragazzi notarono che zoppicava e faticava a camminare. La
giovane arrivò loro vicino, quindi svenne. Fortunatamente
Sasuke riuscì a
soccorrerla e ad impedire che cadesse a terra.
“Dobbiamo
portarla da Tsunade. Lei saprà cosa fare” disse
Naruto
senza perdere la calma.
“Sinceramente
non so chi può averla ridotta così. Le sue ferite
sono gravi, ma riuscirò a curarla. Ho trovato questo in una
tasca” disse il
quinto Hokage porgendo loro un coprifronte nero.
La
lamina di metallo era stata graffiata in modo da impedire a
chiunque di riconoscere il Villaggio di provenienza.
“È
un Jonin” disse Sakura prendendo il coprifronte tra le mani.
“E
da cosa l’hai capito?” chiese Naruto.
“Vedi,
mentre la portavamo qui, le è caduta di tasca una
pergamena. I chunin o i genin non possono intraprendere missioni di
livello A,
e si da il caso che su quella pergamena ci fosse una missione di
livello A”.
“Potrebbe
essere di qualche altro ninja, magari di quello che
l’ha ridotta così” ammise Naruto.
“Ne
dubito. È una kunoichi molto forte” disse Sasuke,
quindi se
ne andò.
Sakura
e Naruto si guardarono per un istante.
“Kunoichi?”
chiesero insieme.
“Da
quando Sasuke usa quest’appellativo per le
ragazze?” chiese Sakura,
sospettosa.
Naruto
si limitò a scrollare le spalle e a gettare
un’occhiata in
direzione della misteriosa ragazza.
“Ci
conviene portare questo coprifronte a Kakashi, lui potrebbe
aiutarci, non credi?” chiese Sakura.
Il
giovane annuì, quindi si diressero verso la casa del maestro.
“Mi
state assicurando che questo coprifronte potrebbe essere di
una ragazzina poco più grande di voi?” chiese
Kakashi.
I
due allievi annuirono.
“Beh,
voi avete…dodici anni? Se lei è poco
più grande quanti ne
potrebbe avere? Quindici, sedici?”.
Sakura
annuì. Kakashi incrociò le gambe e
osservò meglio il
coprifronte.
“Strano.
Da quel poco che si vede potrei pensare che appartenga
ad un Jonin del Villaggio della Nebbia, sempre che ne esistano ancora,
ma
quello che mi incuriosisce di più è il motivo per
cui questa ragazza potrebbe
essersi avventurata fin qui, da sola”.
“Magari
i suoi compagni sono morti, a causa di
un’imboscata”
disse Sakura.
“Ne
dubito. I Jonin del Villaggio della Nebbia sono molto forti,
te l’assicuro. Penso che vi ricordiate di Zabuza”.
La
mente li riportò indietro. Zabuza era stato un avversario
più
che temibile. Niente a confronto con Orochimaru, ma pur sempre
terribile. Il
suo fedelissimo amico, Haku, aveva quasi ucciso Sasuke.
“Allora,
se è venuta qua da sola, come ha fatto a ridursi in
quello stato?” chiese Naruto. “Non lo so. Possiamo
solo aspettare che si
svegli, quindi le faremo delle domande”. “Maestro
Kakashi, prima di andarsene,
Sasuke ha detto che quella ragazza è una kunoichi. Cosa
intendeva dire?” chiese
Sakura.
“Beh,
kunoichi significa ninja femmina, ma non mi aspettavo che
Sasuke usasse questa parola. Potrebbe darsi che conosce quella ragazza,
ma per
esserne sicuri dovreste chiederglielo”.
“E
lei pensa che ce lo dirà? Conosciamo tutti Sasuke,
è più
propenso a combattere che a parlare!” esclamò
Naruto.
Sakura
cercò di ribattere, ma Kakashi s’intromise.
“Cercate
di farlo parlare. Sono piuttosto curioso” quindi sorrise
e riprese a leggere.
I
due ragazzi capirono che il colloquio era terminato, quindi se
ne andarono.
“Non
è stato carino dire quelle cose. Lo sai che Sasuke
è fatto
così. Non gli piace parlare”.
“Sì, lo so, ma adesso cerchiamolo e vediamo di
ricavare qualcosa”.
Trovarono
Sasuke seduto vicino alla scuola.
“Hey
Sasuke! Cosa ci fai qui da solo?” chiese Sakura sorridendo.
“Pensavo”.
“A
quella ragazza? Abbiamo portato il suo coprifronte a Kakashi
che ci ha detto che potrebbe essere del Villaggio della Nebbia. Tu hai
qualche
idea?”.
“No.
In ogni caso penso che Kakashi abbia ragione”.
“Allora
sai chi è quella ragazza, vero?” chiese Sakura.
“Potrebbe
essere”.
“Dai,
non tenerci sulle spine! Chi è quella ragazza?”.
“Si
chiama Shikin. È la ragazza di mio fratello
Itachi”.
Quell’affermazione
rimase sospesa nell’aria per parecchi secondi.
“Come?
Tuo fratello ha la ragazza? Ma…non è
possibile!” esclamò
Naruto.
“Invece
è possibile, certo, può sembrare strano, ma loro
due si
conoscono da quando sono piccoli”.
Sakura
lo guardò. Nei suoi occhi regnava la più totale
tristezza.
Il fratello aveva sterminato tutto il suo clan lasciando Sasuke da
solo. Da
quel giorno, il ragazzo aveva atteso con pazienza di diventare
sufficientemente
forte per poter uccidere il fratello. Adesso che Itachi era tornato e
che
Sasuke non era riuscito a fargli niente, il suo morale era a terra. Era
diventato ancora più taciturno. Ci mancava solo quella
ragazza!
“Certo
che il suo nome è particolare. Incute un po’di
paura.
Morte d’oro. Un po’come sogni d’oro, ma
messa lì in modo macabro…adatta a tuo
fratello” disse Naruto.
Sakura
lo fulminò con lo sguardo. Sasuke si limitò ad
annuire, quindi
si alzò.
“Dove
vai?”chiese Sakura.
“A
vedere se Shikin sta bene. In fondo fa sempre parte della mia
famiglia”.
Naruto
e Sakura lo seguirono.
“Sasuke,
per fortuna sei arrivato. Quella ragazza continua a
chiedere di te. Non so come faccia a conoscerti” disse
Shizune.
Sasuke
entrò senza dire una parola, poi si chiuse la porta alle
spalle. Naruto appoggiò un orecchio e tentò di
origliare.
“Sasuke.
Sono mesi ormai che ti cerco. Come stai?” chiese Shikin
con voce tranquilla. “Come pensi che stia? Credo che tu
sappia che Itachi è
tornato. Non sono riuscito ad ucciderlo”.
Shikin abbozzò un
sorriso.
“Ti
prego, avvicinati” disse, poi protese le mani e gli
sfiorò il
viso.
“Sei
cresciuto molto dall’ultima volta che ti ho visto. Quanti
anni hai adesso?”.
“Quasi
tredici” rispose lui, freddo.
“Caspita,
ne passa di tempo. In ogni modo so cosa vuoi
chiedermi”.
“Beh,
mi pare normale. Sei arrivata qua in uno stato pietoso. Chi
ti ha ridotta così?”.
“Purtroppo
non te lo so dire. Ho sentito solo la voce di un tizio
che probabilmente è più grande di me, ma non ti
so dire altro. Cambiando
discorso, hai idea di dove sia finito tuo fratello?”.
Sasuke
si scostò.
“No,
ma ho intenzione di scoprirlo”.
I
suoi occhi incontrarono quelli grigi della ragazza. Shikin era
poco più alta di lui, con lunghi capelli biondo cenere e
capacità di
combattimento fuori dal comune. Non c’era da stupirsi se era
già un Jonin
“Da quanto non
vedi più?” chiese.
“Da
anni, ormai, però mi ricordo un po’come sei fatto.
Ma
lasciamo perdere, credo che i tuoi amici mi vogliano parlare, o mi
sbaglio?” chiese
con un sorriso.
Sasuke
si voltò verso la porta. Dal vetro si intravedeva
l’arancione della tuta di Naruto. “Sei sicura di
voler parlare con degli
sconosciuti?”.
“Perché?
Non sono sconosciuti. Lui è Naruto Uzumaki, mentre la
ragazza si chiama Sakura Haruno, giusto?”.
Sasuke
si limitò a sorridere, anche se Shikin non lo vide.
Aprì
la porta e fece entrare i due amici.
“Ciao
ragazzi. Accomodatevi pure” disse la giovane voltandosi
nella loro direzione. Mentre Sasuke apriva la porta si era bendata gli
occhi,
in modo da non far notare il suo handicap.
“Ciao.
Credo che Sasuke ti abbia detto di noi due, altrimenti non
ci avresti fatti entrare, giusto?”.
“Esatto.
Sei una ragazza che ragiona velocemente. Sakura,
giusto?”.
“Sì,
esatto. Posso chiederti una cosa?”.
“Se
posso risponderti lo farò”.
Sakura
occupò posto su una sedia lì vicino.
“Vorrei
sapere come mai hai percorso tanta strada per venire fino
a Konoha?”.
“Avevo
bisogno di vedere una persona”.
“Perché
sei venuta da sola?” chiese Naruto.
“Tu
sei Naruto, l’amico di Sasuke, vero?”.
“Sì.
Sono io”.
“Beh,
Naruto, devi sapere che non ho intrapreso questo viaggio
completamente da sola. Però preferirei parlartene a
quattrocchi”.
In
quel momento entrò Shizune.
“Scusatemi
se v’interrompo, ma ho bisogno di medicarle le
ferite”.
I
tre ragazzi si congedarono e uscirono.
“Chissà
cos’ha voluto dire, quando ha detto che non ha viaggiato
da sola. Tu hai in mente qualcosa Sasuke?” chiese Naruto.
Il
giovane Uchiha scosse la testa, anche se sapeva benissimo di
cosa stesse parlando Shikin.
Si
separarono e ognuno tornò a casa propria. Naruto vide, con
la
coda dell’occhio, che Sasuke stava prendendo una strada
diversa. Stava tornando
da Shikin.
“È
tanto tempo che non si vedono. È normale che Sasuke voglia
passare un po’di tempo con lei” pensò,
quindi sorrise pregustando una buona
ciotola di ramen.
“Non
puoi parlargli di Hiki. Lo sai che potresti causare più
danni del previsto richiamando il demone”.
“Sasuke,
tu non puoi capire. Sai bene quali sono i miei poteri.
Non posso farci niente se Naruto sta così a causa di Kyuubi.
Io sto solo cercando
di farlo stare meglio”.
“Ti
capisco perfettamente, ma se invocherai il nome di Hiki,
potresti risvegliarlo e chissà cos’accadrebbe.
Potrebbe essere la fine per
tutti”.
“Non
se Naruto intervenisse sprigionando il chakra di Kyuubi. Hai
pensato anche a questo?”.
“Ci
ha provato mille volte ad evocare quel chakra, e
c’è riuscito
solo una volta. Contro Gaara”.
“Esatto,
contro Shukaku. Un altro demone. Potrebbe funzionare.
Non ti pare giusto?”.
“Per
me è un suicidio. Non capisco per quale motivo tu voglia
agire così.”.
Shikin
sorrise.
“Sei
sempre il solito. Voglio vedere la potenza di quel
ragazzino”.
“Shikin,
non devi evocare il demone. Sii ragionevole”.
“Perché?”.
“Perché
Kyuubi è molto più forte di quello che immagini.
Se
Naruto fosse più forte di te e Kyuubi si risvegliasse e
riuscisse a liberarsi,
cosa pensi che accadrebbe a Konoha e a tutti quanti?”.
“Non
ti sei mai fidato di me. Invece dovresti. Sono solo una
ragazzina, ma conosco bene le mie potenzialità. Non potrei
mai metterti in
pericolo. Né, tantomeno mettere in pericolo Konoha. Sai che
per me è come se
fosse casa mia”.
“Ormai
non posso più fidarmi di nessuno, e tu lo sai meglio di
me, però fai come vuoi. Fammi solo sapere la tua decisione,
in modo da
potermene andare da Konoha in tempo”, poi se ne
andò.
Shikin
rimase sola con i suoi pensieri e con il buio dei suoi
occhi.
La
mattina seguente, quando Sasuke si svegliò, non
potè fare a
meno di pensare a suo fratello. Itachi. A tredici anni era diventato
comandante
di una squadra speciale di Konoha. Era uno dei ninja più
forti del Villaggio.
Avrebbe potuto mirare a diventare un Hokage, ma qualcosa lo aveva
trasformato
in un mostro. Aveva sterminato il suo clan, che, ai tempi, contava
più di cento
componenti. Gli unici sopravvissuti erano lui e Sasuke.
“Perché lo hai fatto?
Vorrei tanto una risposta” pensò, poi
andò sotto la doccia, per rinfrescarsi le
idee.
Verso
le otto andò nel bosco ad allenarsi, sperando che Sakura
non si sarebbe fatta vedere per tutto il giorno. Non aveva voglia di
parlare
con nessuno. Tantomeno con lei. Non riusciva a spiegarselo, ma non
voleva
vederla. Iniziò ad accumulare chakra poco per volta, poi
sferrò una serie di
colpi micidiali. Gli tornò in mente lo scontro tra Naruto e
Gaara. Il giovane
ninja della Foglia era riuscito a sbaragliare l’avversario
con una semplice
testata. Era riuscito ad evocare una quantità esorbitante di
chakra nonostante
fosse allo stremo delle forze.
Passarono
due ore, poi si accorse che stava pensando a Shikin. La
conosceva da anni. Era sempre stata una ragazza silenziosa. I suoi
genitori,
due influenti personaggi di Kiri, erano molto amici del padre di
Sasuke,
quindi, avendo due figli della stessa età, avevano provato a
farli conoscere.
L’intesa tra Itachi e Shikin era stata quasi immediata. I due
ragazzi, però, si
vedevano poche volte l’anno, quindi i genitori della ragazza
l’avevano iscritta
a scuola a Konoha e il clan Uchiha si era offerto di ospitarla. I
giorni felici
erano durati poco. Da lì ad un paio d’anni, Itachi
avrebbe compiuto la strage
che lo avrebbe segnato a vita come traditore.
“Naruto,
sono contenta che tu abbia accettato il mio invito” disse
Shikin mettendosi a sedere.
“Ero
curioso di sapere cosa mi avresti detto”.
“Ci
avrei scommesso. In ogni caso, volevo parlarti di un demone.
Non credo tu lo conosca, lo conoscono poche persone e quasi tutte lo
temono. Il
suo nome è Hiki ed è un demone di fuoco, capace
di sprigionare un potere
immenso. Il problema è che se si libera, nessuno
può controllarlo, nemmeno i
famosi Sennin di Konoha. Quel demone si trova rinchiuso nel mio corpo.
Quando è
sopito non mi rendo nemmeno conto che esista, ma quando si sveglia
è piuttosto
irrequieto e io devo calmarlo solo con le parole. Molte volte parliamo
come se
nulla fosse. È un vero peccato che desideri solo sterminare
l’umanità. Ti
chiederai perché ti ho detto tutto questo, vero? Te lo
spiego subito. Ieri,
quando ci siamo incontrati, ho sentito, nella tua voce, una strana
tristezza.
L’ho colta solo in poche persone. Io possiedo una particolare
capacità. Devo
aiutare gli altri. È più forte di me, quindi non
ci posso fare niente. Ho
voluto parlarti della mia situazione per farti capire che tu non sei il
solo a
soffrire a causa di un demone rinchiuso in te”.
Naruto
rimase senza parole. Non si sarebbe mai aspettato di
sentire parlare così quella ragazza. Era molto
più matura di quanto sembrava ad
una rapida occhiata.
“Non
so cosa dirti. Ti ringrazio per tutto quello che hai detto.
Però, posso chiederti una cosa?”.
“Certamente”.
“Come
hai fatto per tutto questo tempo, insomma, non è facile
vivere con un demone, con tutti quelli che ti stanno intorno che lo
sanno e che
ti evitano…io sono sempre rimasto da solo”.
Shikin
sorrise, poi, con una mano, sfiorò il viso del giovane.
“Sono
stati anni difficili, ma avevo al mio fianco persone che mi
volevano bene. La mia situazione è un po’ diversa
dalla tua. Dentro di te,
Kyuubi è stata rinchiusa per forza, mentre nel mio corpo,
Hiki, c’è finito per
mia volontà”.
“E
come?”.
“Avevo
cinque anni, quando accadde. Il demone attaccò il mio
villaggio. Nessuno riusciva a fermarlo, nemmeno il Mizukage.
L’unica
possibilità era quella di imprigionare il demone in
qualcuno. Purtroppo questo
sarebbe stato in pericolo di vita per sempre, dato che Hiki avrebbe
fatto di
tutto per liberarsi. Il tempo passava inesorabile, quando decisi di
farmi
avanti. Avevo visto morire i miei fratelli a causa del demone, quindi
volevo
che il loro sacrificio non fosse stato vano. Il Mizukage
accettò il mio
desiderio, quindi formulò il rito. Hiki fu imprigionato
quasi all’istante nel
mio corpo, ma da quel giorno, gli unici ad essermi vicini furono i miei
genitori e, naturalmente, Itachi e Sasuke”.
“Quindi
tu hai conosciuto Sasuke da piccolo”.
“Sì.
Pendeva dalle labbra di suo fratello maggiore. Itachi era il
suo idolo. Rimase deluso, quando lo vide uccidere i suoi genitori.
Naturalmente
era solo un bambino e tutti quei cadaveri lo scioccarono molto, ma
Itachi, per
lui, non poteva fare una cosa del genere. Itachi era perfetto. Eppure
si era
rivelato per come era veramente”.
“Dev’essere
stato un duro colpo per Sasuke, ma anche per te”.
Da
sotto la benda apparve una lacrima.
“Scusami,
non volevo farti piangere” disse il giovane ninja.
Nonostante
tutto, Shikin sorrise.
“Non
preoccuparti. Sono anni che non piango. Itachi era la mia
vita. Nonostante avessimo solo tredici anni, avevamo capito che eravamo
fatti
l’uno per l’altra. Fu terribile quando lo venni a
sapere. Cercai di partire immediatamente
per Konoha, ma ebbi un incidente e non potei muovermi per parecchio
tempo”.
Solo
in quel momento Naruto ricollegò la benda con la possibile
cecità della ragazza. “Tu…non ci
vedi?”.
“Da
tre anni, ormai, ma non voglio tediarti con questa storia”.
“Se
non ti da fastidio, potresti raccontarmela?”.
“Naruto,
sei un ragazzino curioso! Ed è per questo che ti ammiro.
Tre anni fa, il giorno che seppi della fine del clan Uchiha, chiesi a
mio padre
il permesso per venire fino a qui, ma un gruppo di ninja ribelli
aggredì il
Mizukage. Naturalmente c’erano le guardie, ma anche io, come
membro di una
squadra, avevo il compito di difenderlo. Uno mi colpì con
uno strano
incantesimo, purtroppo nemmeno lui seppe quel che fece,
poiché sbagliò alcune
posizioni delle mani e le ripeté. Insomma, il suo
attaccò fu un colpo
micidiale, ma per puro caso. Mi colpì perfettamente in mezzo
alla fronte.
Sentii un terribile bruciore, prima alla fronte e poi agli occhi. Mi
accasciai
a terra, poi non vidi più nulla. Nemmeno Tsunade sa cosa mi
accadde quel
giorno, ma ormai mi sono abituata a combattere al buio”.
“Non
è difficile?”.
“I
primi tempi sicuramente, ma con il passare dei mesi diventa
quasi divertente, come un gioco. È un modo per mettere alla
prova le proprie
abilità. Potresti provarci anche tu. Potrei allenarti io.
Diventeresti un
avversario temibile”.
A
quelle parole Naruto balzò in piedi dalla gioia. Adorava
questo
genere di sfide e non vedeva l’ora di ammirare lo stile di
combattimento della
ragazza.
“Dici
sul serio?” chiese.
Shikin
sorrise e annuì.
“Prima,
però, deve rimettersi. Non può certo combattere
in questo
stato” disse Tsunade, appoggiandosi agli infissi della porta.
“Tra
quanto mi potrò alzare, quinto Hokage?” chiese.
“Chiamami
pure Tsunade. Potrai uscire tra un paio di settimane,
una sola se ti rimetti rapidamente. In ogni caso non dovresti sforzarti
più di
tanto almeno per trenta giorni”.
Naruto
sorrise, poi se ne andò di corsa.
“È
stato coraggioso ed incosciente da parte tua”.
“Fare
cosa?”.
“Rischiare
di risvegliare Hiki. Hai risollevato il morale di quel
ragazzino. È stato un bel gesto”.
“Tsunade,
sono lusingata dai vostri complimenti”.
“Non
fare così. Il significato del tuo nome
m’incuriosisce.
Significa morte dorata, giusto?”.
“All’incirca”.
“Come
mai ti è stato dato un nome così terribile? Non
mi sembri
cattiva”.
“All’inizio
mi chiamavo Kumoki, spirito della nuvola.
Probabilmente riferito al colore dei miei occhi, grigi come una nuvola
carica
di pioggia. Da quando il demone fu imprigionato nel mio corpo, pensando
che
sarei morta per poter salvare il mio villaggio, mi diedero questo
nome”.
“Capisco.
Posso farti una domanda molto personale?”.
“Se
posso rispondere lo farò”.
“Hai
mai notato qualche comportamento strano in Itachi Uchiha?
Qualcosa che lo abbia portato a compiere quel terribile
gesto?”.
“No.
Itachi era un ragazzo normale. Era tranquillissimo, non
faceva mai nulla di male. Certo, a volte faceva i dispetti a Sasuke, ma
cose
normali, tra fratelli. Niente di particolare”.
“Grazie
mille. Ora riposati. Domani mattina ti farò cambiare le
medicazioni”.
Shikin
si sdraiò e chiuse gli occhi. Dopo pochi secondi li
riaprì. Qualcuno era entrato nella sua stanza.
Itachi.
“Cosa
ci fai qui?” chiese.
“Ciao
Kumoki” disse, poi si avvicinò al letto e le
sfiorò le
labbra.
“Se
qualcuno entrasse rischieresti di venire scoperto”.
“Lo
so, ma appena ho saputo del tuo arrivo, sono partito per
venirti a trovare”.
“Gentile
da parte tua. Sono anni che ti cerco. Voglio delle
risposte. Perché hai fatto tutto questo?”.
“Non
è il momento per darti spiegazioni. Non posso rimanere qui a
lungo. Come stai?”.
“Secondo
te? Sono tre anni che non mi do pace, pregando che non
ti accada niente. Avvicinati”.
Le
mani fragili della ragazza indugiarono a lungo sul viso del
giovane.
“Non
sei cambiato per niente…tranne che nel carattere”.
“Che
cosa vorresti dire?”.
“Quello
che eri un tempo non avrebbe fatto nulla di simile al
proprio fratellino”.
“Sasuke
non può capire ciò che ho fatto. Nemmeno se
glielo
spiegassi. So chi ti ha aggredito, ieri”.
“Come
fai a saperlo?”.
“Lo
conosco. È l’aiutante di Orochimaru. Si chiama
Kabuto. È un
giovane ninja che usa tecniche mediche. È un avversario
temibile, se non si è
preparati ad affrontarlo. Era da solo”.
“Non
è possibile. È riuscito a colpirmi in decine di
punti diversi
contemporaneamente”.
“Lo
so. È molto forte. Se solo fossi stato con te, non avrebbe
osato attaccarti”.
“Dimmi
una cosa, è vero che fai parte
dell’Akatsuki?”.
Itachi
non le rispose, ma le diede un anello. Shikin sapeva
cos’era. Un oggetto che possedevano solo i membri
dell’Akatsuki,
un’organizzazione formata solo da ninja ricercati come
traditori.
“Perché?”.
“Per
dimostrare che sono il migliore”.
“Tutti
sanno che sei il migliore. Nessuno ha mai dubitato di
questo”.
“Io
sì”, poi svanì, con la stessa
rapidità con cui era apparso.
La
mattina seguente, quando Shizune entrò nella stanza per
cambiare le bende alla ragazza, non la trovò nel suo letto.
Si precipitò ad
avvisare Tsunade.
“Lady
Tsunade, la ragazza del Villaggio della Nebbia non
c’è
più!”.
“Lo
so. È scesa ad allenarsi. La troverai nel bosco. Da
sola” rispose
la donna rimanendo concentrata sui suoi libri.
La
giovane scese e si addentrò nel bosco. Sentì un
fracasso
terribile, quindi, temendo che Shikin si fosse fatta del male, corse
più in
fretta. La trovò seduta, con le gambe incrociate. Teneva le
mani stese davanti
a sé e, con sfere di chakra faceva crollare gli alberi.
“Accidenti,
riesce a far crollare gli alberi ed è in grado di
controllare il chakra in modo impeccabile!” pensò.
“Ciao
Shizune. Ti aspettavo più tardi. Sei arrivata in anticipo
di una decina di minuti rispetto a quanto avevo previsto”
disse Shikin
smettendo di esercitarsi.
“Se
Lady Tsunade ti ha lasciata uscire, significa che sei
guarita. Non ho più nulla da fare con te”.
“Allora
mi faresti un favore? Ho bisogno di Naruto Uzumaki.
Qualunque cosa stia facendo, digli di interromperla e di venire
immediatamente
qui, sempre che lui non…”
“Sempre
che tu non voglia fare a meno dei suoi allenamenti. Ha
detto questo” riferì Shizune.
Naruto
la guardò, per vedere se gli stava mentendo. Finì
il ramen
in pochissimi secondi, poi corse a perdifiato fino al bosco.
“Sono
arrivato appena ho saputo il messaggio!” esclamò.
Shikin
sorrise. Era appoggiata ad un albero con le braccia
conserte. Con una mano giocherellava con l’anello lasciatole
da Itachi la sera
prima.
“Adesso
siediti e mettiti il coprifronte davanti agli occhi, in
modo da non vedere nulla” gli disse.
“Fatto”rispose
il neo allievo.
“Adesso
alzati e cerca di raggiungermi. Ti concedo, al massimo,
tre secondi” disse, poi smise di parlare.
Naruto
impiegò molto più tempo per trovarla, ma dopo un
paio di
tentativi migliorò nettamente.
“Bene,
ci hai messo meno del previsto ad abituarti al buio.
Adesso devi riuscire a colpirmi. Per il momento non schiverò
i tuoi attacchi,
ma alla fine di quest’allentamento dovrai essere in grado di
duellare contro di
me. Ad armi pari”.
I
primi tentativi, come al solito, furono un buco nell’acqua,
ma
dopo aver ricevuto un doloroso colpo allo stomaco, Shikin
fermò l’allievo.
“Bravo.
Molto bravo. Nonostante mi fossi mossa sei riuscito a
colpirmi. Adesso devi riuscire a schivare i miei attacchi,
però”.
Iniziò
con una serie di colpi deboli, arrivando a fargli un
po’male.
“Qual
è il problema?” chiese dopo alcuni minuti.
“Non
ti sento. Sei silenziosissima”.
“Perfetto!
Hai afferrato al volo. Quando il tuo avversario non ci
vede, fa molto affidamento sull’udito, ed è per
questo motivo che devi imparare
a respirare silenziosamente. Quando stai per colpire qualcuno, respiri
rumorosamente,
trattieni il fiato, ti muovi in maniera diversa. Per me, questi sono
segnali, quindi
mi muovo di conseguenza”.
“E
come faccio a respirare senza farmi sentire?” chiese Naruto,
incuriosito.
“Prima
di tutto, devi avere il massimo controllo del tuo corpo.
Devi muoverti silenziosamente ed allenarti a lungo sulla respirazione.
Sei già
molto avvantaggiato perché sei un ninja. Una persona normale
impiegherebbe un
sacco di tempo prima di imparare. Prima di continuare gli allenamenti
ti
andrebbe di farmi fare un giro per Konoha?”.
Naruto
si tolse la benda.
“Certo.
Ti porto in un posto dove fanno il ramen più buono di
tutto il mondo!” esclamò, quindi la prese per mano.
“Non
ce n’è bisogno. Mi basterà seguire la
tua voce” disse Shikin
scostandosi.
“Ok,
allora seguimi”.
Passeggiarono
tranquillamente per tutta la mattinata. Molti si
soffermavano a guardare quella strana ragazza che portava una benda
sugli
occhi.
“Shikin
non ti converrebbe togliere la benda?”.
“Non
farebbe alcuna differenza, ma preferisco tenere i miei occhi
al sicuro da sguardi curiosi”rispose continuando a camminare.
Non fecero a
tempo a svoltare l’angolo, che Shikin si scontrò
con il maestro Asuma.
“Perdonami!”
disse l’uomo aiutandola ad alzarsi.
Nel
farlo scorse l’anello dell’Akatsuki al dito della
ragazza.
“Non
fa niente. Non preoccupatevi…è stata colpa
mia”.
“Posso
darti un consiglio? Non camminare con una benda davanti
agli occhi, soprattutto per la strada principale, rischieresti
grosso” e così
le sollevò la benda, posandogliela tra le mani.
Gli
occhi del maestro incrociarono quelli grigi della ragazza e
subito accadde qualcosa di strano. Asuma si ritrovò in un
altro posto, diverso
da Konoha. Pochissimi istanti dopo era di nuovo in mezzo alla strada.
Shikin teneva
lo sguardo fisso a terra.
“Ora
dobbiamo proprio andare, vero Naruto?” chiese, quindi lo
prese per mano e si allontanò.
Asuma
andò immediatamente da Kakashi.
“Mi
stai dicendo che quella ragazza ha usato la stessa tecnica di
Itachi Uchiha?” chiese chiudendo il libro che stava leggendo.
“Sì.
Ha fatto la stessa cosa che Itachi aveva fatto a te. Per di
più portava quell’anello. Probabilmente
è di Itachi”.
“Non
mi sembri ferito”.
“No,
te l’ho detto, sono rimasto lì per meno di un
secondo.
Probabilmente non era sua intenzione farmi del male”.
“Già,
magari voleva solo avvisarti di lasciarla in pace. Non mi
sorprende che abbia avuto a che fare con Itachi”.
“Dovremmo
parlarne anche con Kurenai e Gai?”.
“Sì.
È meglio che avvisino i loro ragazzi di stare attenti. Io mi
assicurerò che Naruto la lasci stare”.
“Penso
che non dovresti preoccuparti. Se ne sono andati via
tenendosi per mano” disse.
“Appunto.
È proprio questo che mi preoccupa. Se quella ragazza
ottiene la fiducia di Naruto siamo persi. La difenderà da
chiunque”.
“Perfino
da Itachi?”.
“Sì.
Credo che potrebbe anche affrontare Itachi se Shikin fosse
minacciata”.
“Io
vado ad avvisare Kurenai”.
“Io
vado da Gai. Ci troviamo tutti e quattro dal quinto Hokage.
Se vedi in giro Jiraiya avvisa pure lui!”.
I
due uomini si mossero rapidamente. Dopo mezz’ora si
ritrovarono
per discutere dell’accaduto. Oltre a loro, c’erano
anche Iruka, Ibiki Morino,
Anko Mitarashi, Genma e i membri della squadra speciale.
La
ragazza potrebbe essere pericolosa per il Villaggio. Potrebbe
attirare Itachi” disse Kurenai.
“Lo
so. Potrebbe essere che Itachi sia già qui. Non lo sappiamo.
Comunque non credo che Shikin sappia quello che abbiamo capito tutti.
Dobbiamo
tenerla sott’occhio. Io quando starà qui, per la
notte. Voi quando sarà in
giro. Non agitate i vostri allievi, perché la ragazza
potrebbe insospettirsi”.
“Come
faremo a seguirla?”.
“Vi
assegnerò delle aree da controllare. Kakashi e Gai, voi due
vi occuperete del campo di addestramento numero 44. Va sempre
lì, per
allenarsi. Asuma e Kurenai, voi controllerete il centro del villaggio.
Iruka e
Jiraiya, dovrete tenere d’occhio Naruto. Anko, a te affido il
compito di
sorvegliare la zona a nord del villaggio. Ibiki ad ovest e Gekku ad
est. Genma,
tu ti occuperai della zona sud. Voi altri, invece, appena vedrete che
la ragazza
si comporta in modo strano, dovrete immobilizzarla e portarla qui, al
più
presto. Prestate attenzione, però. È molto forte.
Ora andate”.
Tutti
obbedirono.
“Naruto,
credo che per oggi possa bastare. Devo tornare in camera
mia”.
“Perché?
Il maestro Asuma non ha detto nulla”.
“Non
puoi ancora capire. In questo preciso istante, tutti i Jonin
e i membri della squadra speciale, sono stati messi in allarme. Io sono
un
ninja pericoloso per Konoha. È meglio che vada. Ci
rivedremo, alla fine”.
Naruto
non sapeva che dirle. La vide allontanarsi, quindi corse a
casa di Kakashi, ma non lo trovò. Cercò il
maestro Iruka, ma non lo vide da
nessuna parte. Alla fine decise di andare direttamente da Tsunade.
“Perché?
Cos’ha fatto di male?” chiese sbattendo la porta.
“Non
so di cosa tu stia parlando Naruto”.
“Perché
state facendo la guardia a Shikin? Non è
pericolosa!”.
“È
proprio qui che ti sbagli. La ragazza è più
pericolosa del
previsto. I suoi occhi possono provocare forti illusioni. Ha le stesse
capacità
del Mangekyou di Itachi. Potrebbe uccidere chiunque in pochissimi
istanti”.
“Non
ti credo, non è un membro del clan Uchiha, non ha lo
sharingan. Non è cattiva come credete tutti”.
“Naruto,
vuoi capirlo che in molti ti cercano per impossessarsi
del chakra di Kyuubi? Finché non sarai abbastanza esperto
per poterti difendere
da solo, dovrai stare attento a tutti”.
Naruto
non sapeva che dire. Possibile che Shikin fosse stata così
gentile con lui, solo perché voleva Kyuubi? No. Non voleva
crederci. Uscì di
corsa e raggiunse la ragazza nell’area di addestramento 44.
“Kumoki,
hanno scoperto il tuo segreto? Cosa vorresti dire?”.
“Che
sanno dello Tsukuyomi! Si sono agitati e adesso mi trattano
come se fossi una criminale. Ci sono due Jonin anche qui. Devi
andartene
Itachi”.
“Vieni
via con me. Qui non sei al sicuro”.
“Fino
a prova contraria mi so difendere da sola”.
“Sì,
ma le tue ferite non sono ancora guarite. Rischi grosso”.
“Ti
prego, non costringermi. Voglio vedere se si è trattato di
un
semplice errore”.
“Se
le cose si metteranno male, interverrò. Stanne
certa”.
“Potrebbero
ucciderti!”.
“Chi?
Li ho già affrontati una volta”.
“Questa
volta ci sono anche due Sennin, tutta la squadra speciale
e i Jonin dell’intero Villaggio. Potresti non farcela da
solo”.
Itachi
la zittì posandole un dito sulle labbra.
“Non
agitarti. So quello che faccio” poi svanì.
“Shikin,
con chi stavi parlando?” chiese Naruto uscendo dal suo
nascondiglio.
“Naruto!
Cosa ci fai qui?”.
“Ti
stavo cercando. Stavi parlando con Itachi Uchiha?” chiese
avvicinandosi.
“Sì.
L’abbiamo sentita anche noi. Per questo motivo devi venire
dal quinto Hokage” disse Gai afferrandola per un braccio.
Shikin
si divincolò e, con un calcio, lo colpì in
faccia. Kakashi
intervenne, ma la ragazza era molto veloce. Riuscì a
scappare per alcuni minuti,
ma non conosceva bene il posto, quindi perse l’orientamento e
si ritrovò
praticamente tra le braccia di Kakashi.
“Ti
conviene stare calma” le disse a bassa voce, poi la
portò
via.
Per
tutto il tempo Naruto era rimasto immobile.
“Speravamo
di esserci sbagliati sul tuo conto, Shikin, invece, ti
sei rivelata. Una traditrice. Hai incontrato segretamente Itachi
Uchiha, ninja
ricercato per aver sterminato il suo clan. Ci hai deluso”
disse Tsunade.
La
ragazza era seduta, con il capo chino. Aveva capito che non le
conveniva ribellarsi.
“Per
questo motivo, la pena sarebbe la morte, ma noi siamo
abitanti pacifici. Non ti punirò così
severamente. Dovrai, però, rimanere
rinchiusa fino ad una nostra prossima decisione” disse,
quindi, due membri
della squadra speciale la portarono via.
“Ho
saputo cos’è successo” disse Sakura a
Naruto.
“Già…che
tristezza, vero? Non ci si può fidare più di
nessuno”
disse mestamente il ragazzo.
Sasuke
li raggiunse poco dopo.
“Itachi
è tornato…” disse con strana calma.
“Già”dissero
gli altri due.
“Strano
che non abbia già cercato di attaccarti” disse
riferendosi a Naruto.
“Sasuke,
ho sentito parlare tuo fratello. Ha detto delle cose che
non mi sarei mai aspettato di sentir dire da uno come lui”.
“Vale
a dire?”.
“Beh,
ha detto a Shikin che se le avessero fatto qualcosa,
sarebbe intervenuto, anche a costo della sua stessa vita. Insomma,
è una bella
cosa da dire”.
“Sinceramente
non so cosa dirti. Io odio Itachi. Nulla al mondo
potrà farmi cambiare idea. Se Itachi interverrà,
sarò io ad ucciderlo” disse,
poi si alzò.
“Dove
vai?”.
“Da
Shikin. Devo parlarle”.
Sakura
lo guardò con tristezza.
“Se
solo potessimo fare qualcosa per lui. È così
triste” disse.
Naruto
incrociò il suo sguardo con quello della ragazza.
“Purtroppo
non possiamo intrometterci. È una faccenda che
riguarda solo lui e la sua famiglia”.
Dopo
poco, Tsunade fece sapere che la mattina seguente ci sarebbe
stata una sorta di processo a Shikin, in modo da far decidere
all’intero
Villaggio quale doveva essere il suo destino.
“Ci
vediamo domani mattina?” chiese Sakura.
“Sì,
qui mezz’ora prima del processo, ok?”.
Sakura
annuì, quindi ritornò a casa sua.
“Perché
non mi hai detto che Itachi era qui in zona?” chiese
Sasuke.
“Non
lo sapevo”.
“Mi
stai mentendo. Itachi è stato qui anche la notte scorsa,
vero?”.
“Come
fai a saperlo?”.
“L’anello
che porti al dito. È dell’Akatsuki, di mio
fratello.
Non avrai pensato di passare inosservata con un oggetto simile addosso!
Non hai
fatto altro che aggravare la tua situazione!”.
“Non
te l’ho detto perché speravo che se ne andasse.
Non volevo
allarmarti”.
“Invece
ti sei messa nei guai. Mio fratello ti ha detto qualcosa
riguardo Naruto?”.
“No,
non mi ha detto nulla. Perché avrebbe dovuto?”.
“Perché
i membri dell’organizzazione di cui fa parte desiderano
impossessarsi dei demoni, quindi anche di Kyuubi e di Naruto”.
“Questo
non lo sapevo”.
“Sasuke,
è ora che tu vada” disse Shizune.
Il
ragazzo annuì e se ne andò.
La
mattina seguente, come previsto, ci fu il processo. La
maggioranza votò per la morte di Shikin.
“Potrebbe
portare qui Itachi Uchiha e farci uccidere tutti!”
esclamò una donna.
“Potrebbe
anche tentare di impossessarsi delle tecniche dei
nostri clan” disse Hanabi Hyuga.
“Potrebbe
anche attirare l’intera Akatsuki! Chi lo sa, magari lei
è una spia!” disse Inoshin, il padre di Ino.
“Nel
Villaggio della Nebbia esiste un clan terrificante, il clan
Kaguya. Potrebbe anche averli condotti fino a noi!” disse un
giovane uomo.
Shikin
stava in silenzio, ascoltando tutte quelle ingiurie nei
suoi confronti.
“Itachi,
rimani dove sei. Ti prego, non venire qua. Lascia che il
mio destino si compia”
pensò sentendo una lacrima sfiorarle una
guancia.
Purtroppo
le sue preghiere non furono ascoltate.
“Bene,
bene. Itachi Uchiha. Qual buon vento ti porta qui?” chiese
Jiraiya sorridendo.
“Credo
che voi lo sappiate già. Non sono venuto qua per
attaccarvi, sempre che non mi provochiate. Lasciate andare la ragazza e
non
accadrà nulla” disse con freddezza.
I
Jonin reagirono con estrema velocità, ma Itachi fu
più rapido.
“Nessuno
lo guardi negli occhi!” disse Kakashi.
Immediatamente
tutti si concentrarono sulle gambe del giovane, in
modo da seguirne i movimenti.
“Kakashi,
purtroppo non riuscirete a sconfiggermi. Ci avete già
provato una volta. Non riuscirete a battermi nemmeno questa
volta”.
“L’altra
volta era da solo” disse Sasuke affiancandosi al
maestro.
“Sasuke.
Quanto tempo. Anche per te, l’altra volta non è
andata
bene”.
“Te
l’ho detto, questa volta è diverso. Siamo
insieme”.
Itachi
sorrise e si guardò intorno.
“Kumoki
aveva ragione. Non ce la farò da solo. Ho bisogno
d’aiuto. Ci sono troppi ninja” pensò.
Era
circondato.
“Itachi,
ti prego, vattene! Non voglio che ti accada qualcosa per
causa mia!” disse Shikin alzandosi.
Aveva
le mani legate dietro la schiena.
“Kumoki,
per te farò qualunque cosa” poi la
slegò.
“Aiutami.
Combattiamo insieme” disse a bassa voce.
La
ragazza annuì, quindi aspettò.
“A
destra ci sono quelli del clan Hyuga, di fronte abbiamo i
Jonin e i due Sennin, a sinistra tutti i ragazzini, dietro gli abitanti
del
Villaggio. Pronta?” chiese.
Shikin
annuì e partì all’attacco. Nessuno,
tranne Naruto, era a
conoscenza della sua straordinaria velocità. I giovani
chunin la attaccarono
tutti insieme, ottenendo come risultato, solo un piccolo rallentamento.
“Non
voglio farvi del male” disse Shikin.
“Allora
arrenditi!” esclamò Ino colpendola.
Nel
frattempo Itachi se la stava vedendo con i jonin.
“Kakashi,
non riesco a seguire le sue mosse guardandogli solo i
piedi!” disse Asuma.
“Non
posso farci niente! Cerca di colpirlo e basta. Se non vuoi
morire non guardarlo!”.
Era
difficile seguire Itachi. Riusciva a realizzare le tecniche
ad una velocità mostruosa. Nemmeno Kakashi era in grado di
seguirlo. Sasuke gli
si avvicinò. Aveva aspettato tanto tempo, preparò
il mille falchi, quindi partì
all’attacco. Itachi lo vide all’ultimo momento e
non riuscì ad evitarlo. Sasuke
lo colpì in pieno. Si alzò una nuvola di fumo che
impedì a tutti di vedere cosa
stava accadendo. Shikin colse l’occasione per sferrare un
calcio a Kakashi, che
si trovava più vicino ad Itachi, quindi portò il
giovane lontano da lì.
“Se
ne sono andati!” esclamarono alcuni.
“Li
ritroveremo! Itachi è ferito e la ragazza è
cieca. Non
possono essere andati lontani!” disse Shikato, il padre di
Shikamaru.
Tutti
i jonin, tranne Kakashi partirono.
“Sasuke,
è stato coraggioso da parte tua affrontare così
tuo
fratello” disse il maestro.
“Quell’uomo
non è mio fratello. Ha sterminato la mia famiglia.
Non merita nessuna pietà”.
L’uomo
annuì, quindi partì, sicuro di essere seguito
anche dal giovane
Uchiha.
“Itachi.
Come stai?” chiese Shikin passandogli una mano sul viso.
Si erano rifugiati su un albero, nel bosco.
“Sasuke
mi ha preso alla sprovvista. È stato sciocco, da parte
mia, sottovalutarlo”.
“Bene,
bene. Itachi Uchiha e una graziosa ragazza. Cosa ci fate
qui?” chiese un giovane.
Era
piuttosto alto, con corti capelli bianchi e occhiali rotondi.
“Kabuto.
A cosa devo il piacere di vederti?” chiese Itachi.
“Volevo
vedere come stavano le cose a Konoha, per ordine del mio
signore”.
“Sempre
dalla parte di Orochimaru, quindi. È un peccato che abbia
abbandonato l’Akatsuki. C’è un sacco di
roba da fare, ora come ora”.
“Il
mio padrone non voleva nessuno che lo comandasse. È libero
di
fare ciò che vuole”.
Solo
in quel momento si accorse che Itachi era ferito.
“Immagino
sia stato il tuo caro fratellino a procurarti quella
ferita, vero?”.
“Già.
È migliorato parecchio. In ogni caso, posso sapere come mai
hai aggredito la mia ragazza, mentre veniva qui?”.
Shikin
sussultò.
“Ah,
ecco dove ti avevo già vista. Perdonami, pensavo fossi un
membro di Konoha”.
“Menti!
Avevo il coprifronte davanti agli occhi. C’è
chiaramente
inciso il simbolo di Kiri!”.
“Accidenti,
il mio amico Kisame te la farà pagare cara. Hai
aggredito una sua compaesana!” disse Itachi.
Sapeva
benissimo che tra Kabuto e Kisame non correva buon sangue.
Più di una volta si erano scontrati.
“Beh,
ora devo lasciarvi. Non voglio che i jonin di Konoha mi
trovino, soprattutto in vostra compagnia. Addio” quindi
scomparve.
Itachi
cercò di mettersi a sedere, ma la ferita iniziò a
sanguinare.
“Non
ti muovere. Non fare rumore e non ci troveranno” disse
Shikin a bassa voce.
“Sono
stato uno sciocco”.
“Non
dire così. Hai fatto ciò che avrebbe fatto il
ragazzo di cui
mi sono innamorata anni fa. Sapevo che non eri un assassino”.
“Sono
stato io a sterminare la mia famiglia e a trasformare mio
fratello in un pazzo assetato di sangue…è rimasto
in vita sino ad oggi
semplicemente per vendicarsi. Sono un assassino e un mostro. Non
c’è altro modo
per dirlo”.
“Non
tu, ma qualcosa dentro di te ti ha fatto agire così. Adesso
stai qui. Mi farò vedere e seguire, così che tu
possa fuggire”.
“No.
Se devono catturarci, che ci prendano insieme”.
“Forse
mi risparmieranno, ma tu sarai sicuramente ucciso. Se ci
fosse qui Kisame, allora potrei restare, ma se ci trovano non potrai
fuggire.
Non voglio che tu muoia. Ti prego, fammi andare” disse,
sentendo la voce
incrinarsi per il pianto.
“Sono
anni che non ti sento piangere” disse Itachi accarezzandole
una guancia.
Sentirono
le voci dei jonin avvicinarsi.
“Sono
qui in zona. Guardate ovunque e se li trovate uccideteli
all’istante. Senza pensarci!” disse qualcuno.
Shikin
rabbrividì, poi abbracciò Itachi. Lo
sentì tremare.
“Qualcuno
venga in nostro soccorso…”
pregò.
Sentì
una presenza al suo fianco.
“Shikin,
sono Naruto. Posso portarvi via da qui, però dobbiamo
fare presto”.
Shikin
non credeva alle sue orecchie.
“Naruto,
sei arrivato giusto in tempo. Porta via Itachi. Io ti
seguirò” disse a bassa voce.
Il
ragazzino sollevò Itachi.
“Non
lo faccio per te, ma per Shikin, sappilo” disse con
freddezza.
“Non
ne dubitavo” rispose il ragazzo con un mezzo sorriso.
Si
spostarono rapidamente. Kakashi, però, li aveva visti.
Naruto
li condusse fuori dal Villaggio, tra le montagne.
“Qui
sarete al sicuro. Andatevene il prima possibile, però. Non
fate più ritorno a Konoha. La prossima volta non ci
sarò più io a difendervi” disse,
quindi fece per andarsene, ma Shikin lo afferrò per un
braccio.
“Grazie
mille” poi lo abbracciò.
“È
un ragazzino impulsivo e imprudente” disse Itachi.
“No.
Ha un gran cuore. Qualità difficile da trovare in un
ninja” rispose
Shikin, poi, tenendosi per mano, sparirono.
“Non
è stato corretto da parte tua” disse Kakashi.
“Cosa
vorresti dire?” chiese Naruto.
“Hai
aiutato due ricercati a fuggire. Se si venisse a sapere
verresti accusato di tradimento”.
“È
contro i miei ideali braccare una persona ferita. Ho già
assicurato che se torneranno io non sarò dalla loro parte,
ma per questa volta
ho preferito agire secondo il mio istinto. Non ho nulla da
rimproverarmi”.
“Già,
ma stai attento. Continuando ad agire secondo il proprio
istinto, si rischia di cadere
nell’irrazionalità”.
Naruto
annuì, poi se ne andò.
“Sasuke,
sei stato straordinario!” esclamò Sakura.
“Non
abbastanza. Itachi doveva morire immediatamente”.
“Ce
ne vorrà di tempo prima che si rimetta. Potrebbe anche darsi
che non torni mai più”.
“Non
ci sperare. Ragazzi, vorrei parlarvi” disse Kakashi.
I
due allievi lo seguirono.
“Vorrei
chiedervi una cosa”.
“Cosa?”chiese
Sakura.
“Quali
sono i vostri ideali?”.
“Come?”.
“I
vostri ideali, le cose in cui credete, per le quali siete disposti
a disubbidire a chiunque”.
I
due ragazzi rimasero in silenzio.
“Beh,
i miei ideali sono, non attaccare i bambini, i feriti e mai
attaccare un ninja alle spalle” disse Sakura.
“Sì,
anche i miei” rispose Sasuke.
“Bene,
però, oggi non vi siete fatti scrupolo di braccare una
ragazza cieca e un ragazzo ferito. Siete proprio sicuri che questi
siano i
vostri ideali?” chiese.
Sakura
e Sasuke lo guardarono allibiti.
“Maestro,
come mai ci hai fatto questa domanda?”.
“Perché
oggi ho capito che un ninja non può diventare grande solo
combattendo, ma anche seguendo il suo cuore. È una cosa che
dovreste imparare
anche voi” poi se ne andò.
“Pensi
che si stesse riferendo a Naruto?” chiese Sakura.
“E
a chi altro?” chiese Sasuke, deciso a trovare Naruto e a
chiedergli spiegazioni.
“Ve
l’ha detto Kakashi o ci siete arrivati da soli?”
chiese
Naruto finendo il suo ramen.
“Un
po’ tutte e due le cose. Comunque perché hai
aiutato Itachi?”
chiese Sasuke.
“Non
prenderla come un’offesa personale, ma era ferito. Non me la
sentivo di attaccarlo” rispose Naruto abbassando lo sguardo.
Sakura
capì che i due volevano parlare a quattrocchi, quindi se
ne andò, lasciandoli soli.
“Naruto”.
“Sì?”.
“Grazie”
disse Sasuke, restando serio.
“Per
cosa?” domandò Naruto, esterrefatto.
“In
fondo, Itachi è pur sempre mio fratello” disse
sorridendo,
poi se ne andò per la sua strada.
N.
d. A. Questa fic è piuttosto datata, ma visto che era
scritta
in maniera illeggibile l’ho risistemata…non ho
voluto cambiare nulla della
storia originale, calcolate che risale a qualche anno fa e con il
passare del
tempo il mio modo di scrivere è cambiato. So che ci sono
alcune imprecisioni,
ma non ho voluto correggerle, per mantenere intatto quello che volevo
trasmettere realmente quando scrissi questa fic
all’inizio…per il resto, bhe,
spero vi sia piaciuta…