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Autore: Shayla_the_angel    20/07/2008    3 recensioni
Itachi è appena fuggito da Konoha, lasciando il fratello minore in profondo stato confusionale. L'arrivo di una giovane ninja ferita che pare conoscere Sasuke sconvolgerà ancora di più le cose e Naruto capirà che forse il maggiore dei fratelli Uchiha non è poi così come appare
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Itachi, Altri, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Naruto, Sasuke e Sakura stavano camminando tranquillamente ai margini del bosco che delimitava i confini del Villaggio.

Da quando Itachi aveva fatto la sua comparsa, non erano mai riusciti a rimanere rilassati per tanto tempo. Quello era uno dei pochi momenti di tranquillità che potevano permettersi.

“Chissà se Jiraiya mi insegnerà qualche altra tecnica!” disse Naruto portandosi le mani dietro la testa e sollevando lo sguardo a guardare il cielo azzurro.

“Naruto! Sempre a pensare alle tecniche! Pensa a qualcos’altro!” esclamò Sakura.

Da tempo il rapporto tra i due era diventato meno gelido.

“Hai ragione. A pensarci meglio, mi sa che ho fame! Cosa ne dite se andiamo a mangiare un po’ di ramen? Ho dei buoni-sconto!”.

Sakura annuì, ma Sasuke s’immobilizzò, fissando un punto di fronte a sé.

“Sasuke, che succede?” chiese Naruto.

Il giovane Uchiha si limitò ad indicare un’ombra che si stava avvicinando. Pochi minuti dopo riuscirono ad identificare una ragazza.

“Non ha il coprifronte. Potrebbe provenire da un Villaggio qualsiasi” disse Sakura.

I tre ragazzi notarono che zoppicava e faticava a camminare. La giovane arrivò loro vicino, quindi svenne. Fortunatamente Sasuke riuscì a soccorrerla e ad impedire che cadesse a terra.

“Dobbiamo portarla da Tsunade. Lei saprà cosa fare” disse Naruto senza perdere la calma.

“Sinceramente non so chi può averla ridotta così. Le sue ferite sono gravi, ma riuscirò a curarla. Ho trovato questo in una tasca” disse il quinto Hokage porgendo loro un coprifronte nero.

La lamina di metallo era stata graffiata in modo da impedire a chiunque di riconoscere il Villaggio di provenienza.

“È un Jonin” disse Sakura prendendo il coprifronte tra le mani.

“E da cosa l’hai capito?” chiese Naruto.

“Vedi, mentre la portavamo qui, le è caduta di tasca una pergamena. I chunin o i genin non possono intraprendere missioni di livello A, e si da il caso che su quella pergamena ci fosse una missione di livello A”.

“Potrebbe essere di qualche altro ninja, magari di quello che l’ha ridotta così” ammise Naruto.

“Ne dubito. È una kunoichi molto forte” disse Sasuke, quindi se ne andò.

Sakura e Naruto si guardarono per un istante.

“Kunoichi?” chiesero insieme.

“Da quando Sasuke usa quest’appellativo per le ragazze?” chiese Sakura, sospettosa.

Naruto si limitò a scrollare le spalle e a gettare un’occhiata in direzione della misteriosa ragazza.

“Ci conviene portare questo coprifronte a Kakashi, lui potrebbe aiutarci, non credi?” chiese Sakura.

Il giovane annuì, quindi si diressero verso la casa del maestro.

“Mi state assicurando che questo coprifronte potrebbe essere di una ragazzina poco più grande di voi?” chiese Kakashi.

I due allievi annuirono.

“Beh, voi avete…dodici anni? Se lei è poco più grande quanti ne potrebbe avere? Quindici, sedici?”.

Sakura annuì. Kakashi incrociò le gambe e osservò meglio il coprifronte.

“Strano. Da quel poco che si vede potrei pensare che appartenga ad un Jonin del Villaggio della Nebbia, sempre che ne esistano ancora, ma quello che mi incuriosisce di più è il motivo per cui questa ragazza potrebbe essersi avventurata fin qui, da sola”.

“Magari i suoi compagni sono morti, a causa di un’imboscata” disse Sakura.

“Ne dubito. I Jonin del Villaggio della Nebbia sono molto forti, te l’assicuro. Penso che vi ricordiate di Zabuza”.

La mente li riportò indietro. Zabuza era stato un avversario più che temibile. Niente a confronto con Orochimaru, ma pur sempre terribile. Il suo fedelissimo amico, Haku, aveva quasi ucciso Sasuke.

“Allora, se è venuta qua da sola, come ha fatto a ridursi in quello stato?” chiese Naruto. “Non lo so. Possiamo solo aspettare che si svegli, quindi le faremo delle domande”. “Maestro Kakashi, prima di andarsene, Sasuke ha detto che quella ragazza è una kunoichi. Cosa intendeva dire?” chiese Sakura.

“Beh, kunoichi significa ninja femmina, ma non mi aspettavo che Sasuke usasse questa parola. Potrebbe darsi che conosce quella ragazza, ma per esserne sicuri dovreste chiederglielo”.

“E lei pensa che ce lo dirà? Conosciamo tutti Sasuke, è più propenso a combattere che a parlare!” esclamò Naruto.

Sakura cercò di ribattere, ma Kakashi s’intromise.

“Cercate di farlo parlare. Sono piuttosto curioso” quindi sorrise e riprese a leggere.

I due ragazzi capirono che il colloquio era terminato, quindi se ne andarono.

“Non è stato carino dire quelle cose. Lo sai che Sasuke è fatto così. Non gli piace parlare”. “Sì, lo so, ma adesso cerchiamolo e vediamo di ricavare qualcosa”.

Trovarono Sasuke seduto vicino alla scuola.

“Hey Sasuke! Cosa ci fai qui da solo?” chiese Sakura sorridendo.

“Pensavo”.

“A quella ragazza? Abbiamo portato il suo coprifronte a Kakashi che ci ha detto che potrebbe essere del Villaggio della Nebbia. Tu hai qualche idea?”.

“No. In ogni caso penso che Kakashi abbia ragione”.

“Allora sai chi è quella ragazza, vero?” chiese Sakura.

“Potrebbe essere”.

“Dai, non tenerci sulle spine! Chi è quella ragazza?”.

“Si chiama Shikin. È la ragazza di mio fratello Itachi”.

Quell’affermazione rimase sospesa nell’aria per parecchi secondi.

“Come? Tuo fratello ha la ragazza? Ma…non è possibile!” esclamò Naruto.

“Invece è possibile, certo, può sembrare strano, ma loro due si conoscono da quando sono piccoli”.

Sakura lo guardò. Nei suoi occhi regnava la più totale tristezza. Il fratello aveva sterminato tutto il suo clan lasciando Sasuke da solo. Da quel giorno, il ragazzo aveva atteso con pazienza di diventare sufficientemente forte per poter uccidere il fratello. Adesso che Itachi era tornato e che Sasuke non era riuscito a fargli niente, il suo morale era a terra. Era diventato ancora più taciturno. Ci mancava solo quella ragazza!

“Certo che il suo nome è particolare. Incute un po’di paura. Morte d’oro. Un po’come sogni d’oro, ma messa lì in modo macabro…adatta a tuo fratello” disse Naruto.

Sakura lo fulminò con lo sguardo. Sasuke si limitò ad annuire, quindi si alzò.

“Dove vai?”chiese Sakura.

“A vedere se Shikin sta bene. In fondo fa sempre parte della mia famiglia”.

Naruto e Sakura lo seguirono.

“Sasuke, per fortuna sei arrivato. Quella ragazza continua a chiedere di te. Non so come faccia a conoscerti” disse Shizune.

Sasuke entrò senza dire una parola, poi si chiuse la porta alle spalle. Naruto appoggiò un orecchio e tentò di origliare.

“Sasuke. Sono mesi ormai che ti cerco. Come stai?” chiese Shikin con voce tranquilla. “Come pensi che stia? Credo che tu sappia che Itachi è tornato. Non sono riuscito ad ucciderlo”.

 Shikin abbozzò un sorriso.

“Ti prego, avvicinati” disse, poi protese le mani e gli sfiorò il viso.

“Sei cresciuto molto dall’ultima volta che ti ho visto. Quanti anni hai adesso?”.

“Quasi tredici” rispose lui, freddo.

“Caspita, ne passa di tempo. In ogni modo so cosa vuoi chiedermi”.

“Beh, mi pare normale. Sei arrivata qua in uno stato pietoso. Chi ti ha ridotta così?”.

“Purtroppo non te lo so dire. Ho sentito solo la voce di un tizio che probabilmente è più grande di me, ma non ti so dire altro. Cambiando discorso, hai idea di dove sia finito tuo fratello?”.

Sasuke si scostò.

“No, ma ho intenzione di scoprirlo”.

I suoi occhi incontrarono quelli grigi della ragazza. Shikin era poco più alta di lui, con lunghi capelli biondo cenere e capacità di combattimento fuori dal comune. Non c’era da stupirsi se era già un Jonin

 “Da quanto non vedi più?” chiese.

“Da anni, ormai, però mi ricordo un po’come sei fatto. Ma lasciamo perdere, credo che i tuoi amici mi vogliano parlare, o mi sbaglio?” chiese con un sorriso.

Sasuke si voltò verso la porta. Dal vetro si intravedeva l’arancione della tuta di Naruto. “Sei sicura di voler parlare con degli sconosciuti?”.

“Perché? Non sono sconosciuti. Lui è Naruto Uzumaki, mentre la ragazza si chiama Sakura Haruno, giusto?”.

Sasuke si limitò a sorridere, anche se Shikin non lo vide. Aprì la porta e fece entrare i due amici.

“Ciao ragazzi. Accomodatevi pure” disse la giovane voltandosi nella loro direzione. Mentre Sasuke apriva la porta si era bendata gli occhi, in modo da non far notare il suo handicap.

“Ciao. Credo che Sasuke ti abbia detto di noi due, altrimenti non ci avresti fatti entrare, giusto?”.

“Esatto. Sei una ragazza che ragiona velocemente. Sakura, giusto?”.

“Sì, esatto. Posso chiederti una cosa?”.

“Se posso risponderti lo farò”.

Sakura occupò posto su una sedia lì vicino.

“Vorrei sapere come mai hai percorso tanta strada per venire fino a Konoha?”.

“Avevo bisogno di vedere una persona”.

“Perché sei venuta da sola?” chiese Naruto.

“Tu sei Naruto, l’amico di Sasuke, vero?”.

“Sì. Sono io”.

“Beh, Naruto, devi sapere che non ho intrapreso questo viaggio completamente da sola. Però preferirei parlartene a quattrocchi”.

In quel momento entrò Shizune.

“Scusatemi se v’interrompo, ma ho bisogno di medicarle le ferite”.

I tre ragazzi si congedarono e uscirono.

“Chissà cos’ha voluto dire, quando ha detto che non ha viaggiato da sola. Tu hai in mente qualcosa Sasuke?” chiese Naruto.

Il giovane Uchiha scosse la testa, anche se sapeva benissimo di cosa stesse parlando Shikin.

Si separarono e ognuno tornò a casa propria. Naruto vide, con la coda dell’occhio, che Sasuke stava prendendo una strada diversa. Stava tornando da Shikin.

“È tanto tempo che non si vedono. È normale che Sasuke voglia passare un po’di tempo con lei” pensò, quindi sorrise pregustando una buona ciotola di ramen.

“Non puoi parlargli di Hiki. Lo sai che potresti causare più danni del previsto richiamando il demone”.

“Sasuke, tu non puoi capire. Sai bene quali sono i miei poteri. Non posso farci niente se Naruto sta così a causa di Kyuubi. Io sto solo cercando di farlo stare meglio”.

“Ti capisco perfettamente, ma se invocherai il nome di Hiki, potresti risvegliarlo e chissà cos’accadrebbe. Potrebbe essere la fine per tutti”.

“Non se Naruto intervenisse sprigionando il chakra di Kyuubi. Hai pensato anche a questo?”.

“Ci ha provato mille volte ad evocare quel chakra, e c’è riuscito solo una volta. Contro Gaara”.

“Esatto, contro Shukaku. Un altro demone. Potrebbe funzionare. Non ti pare giusto?”.

“Per me è un suicidio. Non capisco per quale motivo tu voglia agire così.”.

Shikin sorrise.

“Sei sempre il solito. Voglio vedere la potenza di quel ragazzino”.

“Shikin, non devi evocare il demone. Sii ragionevole”.

“Perché?”.

“Perché Kyuubi è molto più forte di quello che immagini. Se Naruto fosse più forte di te e Kyuubi si risvegliasse e riuscisse a liberarsi, cosa pensi che accadrebbe a Konoha e a tutti quanti?”.

“Non ti sei mai fidato di me. Invece dovresti. Sono solo una ragazzina, ma conosco bene le mie potenzialità. Non potrei mai metterti in pericolo. Né, tantomeno mettere in pericolo Konoha. Sai che per me è come se fosse casa mia”.

“Ormai non posso più fidarmi di nessuno, e tu lo sai meglio di me, però fai come vuoi. Fammi solo sapere la tua decisione, in modo da potermene andare da Konoha in tempo”, poi se ne andò.

Shikin rimase sola con i suoi pensieri e con il buio dei suoi occhi.

La mattina seguente, quando Sasuke si svegliò, non potè fare a meno di pensare a suo fratello. Itachi. A tredici anni era diventato comandante di una squadra speciale di Konoha. Era uno dei ninja più forti del Villaggio. Avrebbe potuto mirare a diventare un Hokage, ma qualcosa lo aveva trasformato in un mostro. Aveva sterminato il suo clan, che, ai tempi, contava più di cento componenti. Gli unici sopravvissuti erano lui e Sasuke. “Perché lo hai fatto? Vorrei tanto una risposta” pensò, poi andò sotto la doccia, per rinfrescarsi le idee.

Verso le otto andò nel bosco ad allenarsi, sperando che Sakura non si sarebbe fatta vedere per tutto il giorno. Non aveva voglia di parlare con nessuno. Tantomeno con lei. Non riusciva a spiegarselo, ma non voleva vederla. Iniziò ad accumulare chakra poco per volta, poi sferrò una serie di colpi micidiali. Gli tornò in mente lo scontro tra Naruto e Gaara. Il giovane ninja della Foglia era riuscito a sbaragliare l’avversario con una semplice testata. Era riuscito ad evocare una quantità esorbitante di chakra nonostante fosse allo stremo delle forze.

Passarono due ore, poi si accorse che stava pensando a Shikin. La conosceva da anni. Era sempre stata una ragazza silenziosa. I suoi genitori, due influenti personaggi di Kiri, erano molto amici del padre di Sasuke, quindi, avendo due figli della stessa età, avevano provato a farli conoscere. L’intesa tra Itachi e Shikin era stata quasi immediata. I due ragazzi, però, si vedevano poche volte l’anno, quindi i genitori della ragazza l’avevano iscritta a scuola a Konoha e il clan Uchiha si era offerto di ospitarla. I giorni felici erano durati poco. Da lì ad un paio d’anni, Itachi avrebbe compiuto la strage che lo avrebbe segnato a vita come traditore.

“Naruto, sono contenta che tu abbia accettato il mio invito” disse Shikin mettendosi a sedere.

“Ero curioso di sapere cosa mi avresti detto”.

“Ci avrei scommesso. In ogni caso, volevo parlarti di un demone. Non credo tu lo conosca, lo conoscono poche persone e quasi tutte lo temono. Il suo nome è Hiki ed è un demone di fuoco, capace di sprigionare un potere immenso. Il problema è che se si libera, nessuno può controllarlo, nemmeno i famosi Sennin di Konoha. Quel demone si trova rinchiuso nel mio corpo. Quando è sopito non mi rendo nemmeno conto che esista, ma quando si sveglia è piuttosto irrequieto e io devo calmarlo solo con le parole. Molte volte parliamo come se nulla fosse. È un vero peccato che desideri solo sterminare l’umanità. Ti chiederai perché ti ho detto tutto questo, vero? Te lo spiego subito. Ieri, quando ci siamo incontrati, ho sentito, nella tua voce, una strana tristezza. L’ho colta solo in poche persone. Io possiedo una particolare capacità. Devo aiutare gli altri. È più forte di me, quindi non ci posso fare niente. Ho voluto parlarti della mia situazione per farti capire che tu non sei il solo a soffrire a causa di un demone rinchiuso in te”.

Naruto rimase senza parole. Non si sarebbe mai aspettato di sentire parlare così quella ragazza. Era molto più matura di quanto sembrava ad una rapida occhiata.

“Non so cosa dirti. Ti ringrazio per tutto quello che hai detto. Però, posso chiederti una cosa?”.

“Certamente”.

“Come hai fatto per tutto questo tempo, insomma, non è facile vivere con un demone, con tutti quelli che ti stanno intorno che lo sanno e che ti evitano…io sono sempre rimasto da solo”.

Shikin sorrise, poi, con una mano, sfiorò il viso del giovane.

“Sono stati anni difficili, ma avevo al mio fianco persone che mi volevano bene. La mia situazione è un po’ diversa dalla tua. Dentro di te, Kyuubi è stata rinchiusa per forza, mentre nel mio corpo, Hiki, c’è finito per mia volontà”.

“E come?”.

“Avevo cinque anni, quando accadde. Il demone attaccò il mio villaggio. Nessuno riusciva a fermarlo, nemmeno il Mizukage. L’unica possibilità era quella di imprigionare il demone in qualcuno. Purtroppo questo sarebbe stato in pericolo di vita per sempre, dato che Hiki avrebbe fatto di tutto per liberarsi. Il tempo passava inesorabile, quando decisi di farmi avanti. Avevo visto morire i miei fratelli a causa del demone, quindi volevo che il loro sacrificio non fosse stato vano. Il Mizukage accettò il mio desiderio, quindi formulò il rito. Hiki fu imprigionato quasi all’istante nel mio corpo, ma da quel giorno, gli unici ad essermi vicini furono i miei genitori e, naturalmente, Itachi e Sasuke”.

“Quindi tu hai conosciuto Sasuke da piccolo”.

“Sì. Pendeva dalle labbra di suo fratello maggiore. Itachi era il suo idolo. Rimase deluso, quando lo vide uccidere i suoi genitori. Naturalmente era solo un bambino e tutti quei cadaveri lo scioccarono molto, ma Itachi, per lui, non poteva fare una cosa del genere. Itachi era perfetto. Eppure si era rivelato per come era veramente”.

“Dev’essere stato un duro colpo per Sasuke, ma anche per te”.

Da sotto la benda apparve una lacrima.

“Scusami, non volevo farti piangere” disse il giovane ninja.

Nonostante tutto, Shikin sorrise.

“Non preoccuparti. Sono anni che non piango. Itachi era la mia vita. Nonostante avessimo solo tredici anni, avevamo capito che eravamo fatti l’uno per l’altra. Fu terribile quando lo venni a sapere. Cercai di partire immediatamente per Konoha, ma ebbi un incidente e non potei muovermi per parecchio tempo”.

Solo in quel momento Naruto ricollegò la benda con la possibile cecità della ragazza. “Tu…non ci vedi?”.

“Da tre anni, ormai, ma non voglio tediarti con questa storia”.

“Se non ti da fastidio, potresti raccontarmela?”.

“Naruto, sei un ragazzino curioso! Ed è per questo che ti ammiro. Tre anni fa, il giorno che seppi della fine del clan Uchiha, chiesi a mio padre il permesso per venire fino a qui, ma un gruppo di ninja ribelli aggredì il Mizukage. Naturalmente c’erano le guardie, ma anche io, come membro di una squadra, avevo il compito di difenderlo. Uno mi colpì con uno strano incantesimo, purtroppo nemmeno lui seppe quel che fece, poiché sbagliò alcune posizioni delle mani e le ripeté. Insomma, il suo attaccò fu un colpo micidiale, ma per puro caso. Mi colpì perfettamente in mezzo alla fronte. Sentii un terribile bruciore, prima alla fronte e poi agli occhi. Mi accasciai a terra, poi non vidi più nulla. Nemmeno Tsunade sa cosa mi accadde quel giorno, ma ormai mi sono abituata a combattere al buio”.

“Non è difficile?”.

“I primi tempi sicuramente, ma con il passare dei mesi diventa quasi divertente, come un gioco. È un modo per mettere alla prova le proprie abilità. Potresti provarci anche tu. Potrei allenarti io. Diventeresti un avversario temibile”.

A quelle parole Naruto balzò in piedi dalla gioia. Adorava questo genere di sfide e non vedeva l’ora di ammirare lo stile di combattimento della ragazza.

“Dici sul serio?” chiese.

Shikin sorrise e annuì.

“Prima, però, deve rimettersi. Non può certo combattere in questo stato” disse Tsunade, appoggiandosi agli infissi della porta.

“Tra quanto mi potrò alzare, quinto Hokage?” chiese.

“Chiamami pure Tsunade. Potrai uscire tra un paio di settimane, una sola se ti rimetti rapidamente. In ogni caso non dovresti sforzarti più di tanto almeno per trenta giorni”.

Naruto sorrise, poi se ne andò di corsa.

“È stato coraggioso ed incosciente da parte tua”.

“Fare cosa?”.

“Rischiare di risvegliare Hiki. Hai risollevato il morale di quel ragazzino. È stato un bel gesto”.

“Tsunade, sono lusingata dai vostri complimenti”.

“Non fare così. Il significato del tuo nome m’incuriosisce. Significa morte dorata, giusto?”.

“All’incirca”.

“Come mai ti è stato dato un nome così terribile? Non mi sembri cattiva”.

“All’inizio mi chiamavo Kumoki, spirito della nuvola. Probabilmente riferito al colore dei miei occhi, grigi come una nuvola carica di pioggia. Da quando il demone fu imprigionato nel mio corpo, pensando che sarei morta per poter salvare il mio villaggio, mi diedero questo nome”.

“Capisco. Posso farti una domanda molto personale?”.

“Se posso rispondere lo farò”.

“Hai mai notato qualche comportamento strano in Itachi Uchiha? Qualcosa che lo abbia portato a compiere quel terribile gesto?”.

“No. Itachi era un ragazzo normale. Era tranquillissimo, non faceva mai nulla di male. Certo, a volte faceva i dispetti a Sasuke, ma cose normali, tra fratelli. Niente di particolare”.

“Grazie mille. Ora riposati. Domani mattina ti farò cambiare le medicazioni”.

Shikin si sdraiò e chiuse gli occhi. Dopo pochi secondi li riaprì. Qualcuno era entrato nella sua stanza.

Itachi.

“Cosa ci fai qui?” chiese.

“Ciao Kumoki” disse, poi si avvicinò al letto e le sfiorò le labbra.

“Se qualcuno entrasse rischieresti di venire scoperto”.

“Lo so, ma appena ho saputo del tuo arrivo, sono partito per venirti a trovare”.

“Gentile da parte tua. Sono anni che ti cerco. Voglio delle risposte. Perché hai fatto tutto questo?”.

“Non è il momento per darti spiegazioni. Non posso rimanere qui a lungo. Come stai?”.

“Secondo te? Sono tre anni che non mi do pace, pregando che non ti accada niente. Avvicinati”.

Le mani fragili della ragazza indugiarono a lungo sul viso del giovane.

“Non sei cambiato per niente…tranne che nel carattere”.

“Che cosa vorresti dire?”.

“Quello che eri un tempo non avrebbe fatto nulla di simile al proprio fratellino”.

“Sasuke non può capire ciò che ho fatto. Nemmeno se glielo spiegassi. So chi ti ha aggredito, ieri”.

“Come fai a saperlo?”.

“Lo conosco. È l’aiutante di Orochimaru. Si chiama Kabuto. È un giovane ninja che usa tecniche mediche. È un avversario temibile, se non si è preparati ad affrontarlo. Era da solo”.

“Non è possibile. È riuscito a colpirmi in decine di punti diversi contemporaneamente”.

“Lo so. È molto forte. Se solo fossi stato con te, non avrebbe osato attaccarti”.

“Dimmi una cosa, è vero che fai parte dell’Akatsuki?”.

Itachi non le rispose, ma le diede un anello. Shikin sapeva cos’era. Un oggetto che possedevano solo i membri dell’Akatsuki, un’organizzazione formata solo da ninja ricercati come traditori.

“Perché?”.

“Per dimostrare che sono il migliore”.

“Tutti sanno che sei il migliore. Nessuno ha mai dubitato di questo”.

“Io sì”, poi svanì, con la stessa rapidità con cui era apparso.

La mattina seguente, quando Shizune entrò nella stanza per cambiare le bende alla ragazza, non la trovò nel suo letto. Si precipitò ad avvisare Tsunade.

“Lady Tsunade, la ragazza del Villaggio della Nebbia non c’è più!”.

“Lo so. È scesa ad allenarsi. La troverai nel bosco. Da sola” rispose la donna rimanendo concentrata sui suoi libri.

La giovane scese e si addentrò nel bosco. Sentì un fracasso terribile, quindi, temendo che Shikin si fosse fatta del male, corse più in fretta. La trovò seduta, con le gambe incrociate. Teneva le mani stese davanti a sé e, con sfere di chakra faceva crollare gli alberi.

“Accidenti, riesce a far crollare gli alberi ed è in grado di controllare il chakra in modo impeccabile!” pensò.

“Ciao Shizune. Ti aspettavo più tardi. Sei arrivata in anticipo di una decina di minuti rispetto a quanto avevo previsto” disse Shikin smettendo di esercitarsi.

“Se Lady Tsunade ti ha lasciata uscire, significa che sei guarita. Non ho più nulla da fare con te”.

“Allora mi faresti un favore? Ho bisogno di Naruto Uzumaki. Qualunque cosa stia facendo, digli di interromperla e di venire immediatamente qui, sempre che lui non…”

“Sempre che tu non voglia fare a meno dei suoi allenamenti. Ha detto questo” riferì Shizune.

Naruto la guardò, per vedere se gli stava mentendo. Finì il ramen in pochissimi secondi, poi corse a perdifiato fino al bosco.

“Sono arrivato appena ho saputo il messaggio!” esclamò.

Shikin sorrise. Era appoggiata ad un albero con le braccia conserte. Con una mano giocherellava con l’anello lasciatole da Itachi la sera prima.

“Adesso siediti e mettiti il coprifronte davanti agli occhi, in modo da non vedere nulla” gli disse.

“Fatto”rispose il neo allievo.

“Adesso alzati e cerca di raggiungermi. Ti concedo, al massimo, tre secondi” disse, poi smise di parlare.

Naruto impiegò molto più tempo per trovarla, ma dopo un paio di tentativi migliorò nettamente.

“Bene, ci hai messo meno del previsto ad abituarti al buio. Adesso devi riuscire a colpirmi. Per il momento non schiverò i tuoi attacchi, ma alla fine di quest’allentamento dovrai essere in grado di duellare contro di me. Ad armi pari”.

I primi tentativi, come al solito, furono un buco nell’acqua, ma dopo aver ricevuto un doloroso colpo allo stomaco, Shikin fermò l’allievo.

“Bravo. Molto bravo. Nonostante mi fossi mossa sei riuscito a colpirmi. Adesso devi riuscire a schivare i miei attacchi, però”.

Iniziò con una serie di colpi deboli, arrivando a fargli un po’male.

“Qual è il problema?” chiese dopo alcuni minuti.

“Non ti sento. Sei silenziosissima”.

“Perfetto! Hai afferrato al volo. Quando il tuo avversario non ci vede, fa molto affidamento sull’udito, ed è per questo motivo che devi imparare a respirare silenziosamente. Quando stai per colpire qualcuno, respiri rumorosamente, trattieni il fiato, ti muovi in maniera diversa. Per me, questi sono segnali, quindi mi muovo di conseguenza”.

“E come faccio a respirare senza farmi sentire?” chiese Naruto, incuriosito.

“Prima di tutto, devi avere il massimo controllo del tuo corpo. Devi muoverti silenziosamente ed allenarti a lungo sulla respirazione. Sei già molto avvantaggiato perché sei un ninja. Una persona normale impiegherebbe un sacco di tempo prima di imparare. Prima di continuare gli allenamenti ti andrebbe di farmi fare un giro per Konoha?”.

Naruto si tolse la benda.

“Certo. Ti porto in un posto dove fanno il ramen più buono di tutto il mondo!” esclamò, quindi la prese per mano.

“Non ce n’è bisogno. Mi basterà seguire la tua voce” disse Shikin scostandosi.

“Ok, allora seguimi”.

Passeggiarono tranquillamente per tutta la mattinata. Molti si soffermavano a guardare quella strana ragazza che portava una benda sugli occhi.

“Shikin non ti converrebbe togliere la benda?”.

“Non farebbe alcuna differenza, ma preferisco tenere i miei occhi al sicuro da sguardi curiosi”rispose continuando a camminare. Non fecero a tempo a svoltare l’angolo, che Shikin si scontrò con il maestro Asuma.

“Perdonami!” disse l’uomo aiutandola ad alzarsi.

Nel farlo scorse l’anello dell’Akatsuki al dito della ragazza.

“Non fa niente. Non preoccupatevi…è stata colpa mia”.

“Posso darti un consiglio? Non camminare con una benda davanti agli occhi, soprattutto per la strada principale, rischieresti grosso” e così le sollevò la benda, posandogliela tra le mani.

Gli occhi del maestro incrociarono quelli grigi della ragazza e subito accadde qualcosa di strano. Asuma si ritrovò in un altro posto, diverso da Konoha. Pochissimi istanti dopo era di nuovo in mezzo alla strada. Shikin teneva lo sguardo fisso a terra.

“Ora dobbiamo proprio andare, vero Naruto?” chiese, quindi lo prese per mano e si allontanò.

Asuma andò immediatamente da Kakashi.

“Mi stai dicendo che quella ragazza ha usato la stessa tecnica di Itachi Uchiha?” chiese chiudendo il libro che stava leggendo.

“Sì. Ha fatto la stessa cosa che Itachi aveva fatto a te. Per di più portava quell’anello. Probabilmente è di Itachi”.

“Non mi sembri ferito”.

“No, te l’ho detto, sono rimasto lì per meno di un secondo. Probabilmente non era sua intenzione farmi del male”.

“Già, magari voleva solo avvisarti di lasciarla in pace. Non mi sorprende che abbia avuto a che fare con Itachi”.

“Dovremmo parlarne anche con Kurenai e Gai?”.

“Sì. È meglio che avvisino i loro ragazzi di stare attenti. Io mi assicurerò che Naruto la lasci stare”.

“Penso che non dovresti preoccuparti. Se ne sono andati via tenendosi per mano” disse.

“Appunto. È proprio questo che mi preoccupa. Se quella ragazza ottiene la fiducia di Naruto siamo persi. La difenderà da chiunque”.

“Perfino da Itachi?”.

“Sì. Credo che potrebbe anche affrontare Itachi se Shikin fosse minacciata”.

“Io vado ad avvisare Kurenai”.

“Io vado da Gai. Ci troviamo tutti e quattro dal quinto Hokage. Se vedi in giro Jiraiya avvisa pure lui!”.

I due uomini si mossero rapidamente. Dopo mezz’ora si ritrovarono per discutere dell’accaduto. Oltre a loro, c’erano anche Iruka, Ibiki Morino, Anko Mitarashi, Genma e i membri della squadra speciale.

La ragazza potrebbe essere pericolosa per il Villaggio. Potrebbe attirare Itachi” disse Kurenai.

“Lo so. Potrebbe essere che Itachi sia già qui. Non lo sappiamo. Comunque non credo che Shikin sappia quello che abbiamo capito tutti. Dobbiamo tenerla sott’occhio. Io quando starà qui, per la notte. Voi quando sarà in giro. Non agitate i vostri allievi, perché la ragazza potrebbe insospettirsi”.

“Come faremo a seguirla?”.

“Vi assegnerò delle aree da controllare. Kakashi e Gai, voi due vi occuperete del campo di addestramento numero 44. Va sempre lì, per allenarsi. Asuma e Kurenai, voi controllerete il centro del villaggio. Iruka e Jiraiya, dovrete tenere d’occhio Naruto. Anko, a te affido il compito di sorvegliare la zona a nord del villaggio. Ibiki ad ovest e Gekku ad est. Genma, tu ti occuperai della zona sud. Voi altri, invece, appena vedrete che la ragazza si comporta in modo strano, dovrete immobilizzarla e portarla qui, al più presto. Prestate attenzione, però. È molto forte. Ora andate”.

Tutti obbedirono.

“Naruto, credo che per oggi possa bastare. Devo tornare in camera mia”.

“Perché? Il maestro Asuma non ha detto nulla”.

“Non puoi ancora capire. In questo preciso istante, tutti i Jonin e i membri della squadra speciale, sono stati messi in allarme. Io sono un ninja pericoloso per Konoha. È meglio che vada. Ci rivedremo, alla fine”.

Naruto non sapeva che dirle. La vide allontanarsi, quindi corse a casa di Kakashi, ma non lo trovò. Cercò il maestro Iruka, ma non lo vide da nessuna parte. Alla fine decise di andare direttamente da Tsunade.

“Perché? Cos’ha fatto di male?” chiese sbattendo la porta.

“Non so di cosa tu stia parlando Naruto”.

“Perché state facendo la guardia a Shikin? Non è pericolosa!”.

“È proprio qui che ti sbagli. La ragazza è più pericolosa del previsto. I suoi occhi possono provocare forti illusioni. Ha le stesse capacità del Mangekyou di Itachi. Potrebbe uccidere chiunque in pochissimi istanti”.

“Non ti credo, non è un membro del clan Uchiha, non ha lo sharingan. Non è cattiva come credete tutti”.

“Naruto, vuoi capirlo che in molti ti cercano per impossessarsi del chakra di Kyuubi? Finché non sarai abbastanza esperto per poterti difendere da solo, dovrai stare attento a tutti”.

Naruto non sapeva che dire. Possibile che Shikin fosse stata così gentile con lui, solo perché voleva Kyuubi? No. Non voleva crederci. Uscì di corsa e raggiunse la ragazza nell’area di addestramento 44.

“Kumoki, hanno scoperto il tuo segreto? Cosa vorresti dire?”.

“Che sanno dello Tsukuyomi! Si sono agitati e adesso mi trattano come se fossi una criminale. Ci sono due Jonin anche qui. Devi andartene Itachi”.

“Vieni via con me. Qui non sei al sicuro”.

“Fino a prova contraria mi so difendere da sola”.

“Sì, ma le tue ferite non sono ancora guarite. Rischi grosso”.

“Ti prego, non costringermi. Voglio vedere se si è trattato di un semplice errore”.

“Se le cose si metteranno male, interverrò. Stanne certa”.

“Potrebbero ucciderti!”.

“Chi? Li ho già affrontati una volta”.

“Questa volta ci sono anche due Sennin, tutta la squadra speciale e i Jonin dell’intero Villaggio. Potresti non farcela da solo”.

Itachi la zittì posandole un dito sulle labbra.

“Non agitarti. So quello che faccio” poi svanì.

“Shikin, con chi stavi parlando?” chiese Naruto uscendo dal suo nascondiglio.

“Naruto! Cosa ci fai qui?”.

“Ti stavo cercando. Stavi parlando con Itachi Uchiha?” chiese avvicinandosi.

“Sì. L’abbiamo sentita anche noi. Per questo motivo devi venire dal quinto Hokage” disse Gai afferrandola per un braccio.

Shikin si divincolò e, con un calcio, lo colpì in faccia. Kakashi intervenne, ma la ragazza era molto veloce. Riuscì a scappare per alcuni minuti, ma non conosceva bene il posto, quindi perse l’orientamento e si ritrovò praticamente tra le braccia di Kakashi.

“Ti conviene stare calma” le disse a bassa voce, poi la portò via.

Per tutto il tempo Naruto era rimasto immobile.

“Speravamo di esserci sbagliati sul tuo conto, Shikin, invece, ti sei rivelata. Una traditrice. Hai incontrato segretamente Itachi Uchiha, ninja ricercato per aver sterminato il suo clan. Ci hai deluso” disse Tsunade.

La ragazza era seduta, con il capo chino. Aveva capito che non le conveniva ribellarsi.

“Per questo motivo, la pena sarebbe la morte, ma noi siamo abitanti pacifici. Non ti punirò così severamente. Dovrai, però, rimanere rinchiusa fino ad una nostra prossima decisione” disse, quindi, due membri della squadra speciale la portarono via.

“Ho saputo cos’è successo” disse Sakura a Naruto.

“Già…che tristezza, vero? Non ci si può fidare più di nessuno” disse mestamente il ragazzo.

Sasuke li raggiunse poco dopo.

“Itachi è tornato…” disse con strana calma.

“Già”dissero gli altri due.

“Strano che non abbia già cercato di attaccarti” disse riferendosi a Naruto.

“Sasuke, ho sentito parlare tuo fratello. Ha detto delle cose che non mi sarei mai aspettato di sentir dire da uno come lui”.

“Vale a dire?”.

“Beh, ha detto a Shikin che se le avessero fatto qualcosa, sarebbe intervenuto, anche a costo della sua stessa vita. Insomma, è una bella cosa da dire”.

“Sinceramente non so cosa dirti. Io odio Itachi. Nulla al mondo potrà farmi cambiare idea. Se Itachi interverrà, sarò io ad ucciderlo” disse, poi si alzò.

“Dove vai?”.

“Da Shikin. Devo parlarle”.

Sakura lo guardò con tristezza.

“Se solo potessimo fare qualcosa per lui. È così triste” disse.

Naruto incrociò il suo sguardo con quello della ragazza.

“Purtroppo non possiamo intrometterci. È una faccenda che riguarda solo lui e la sua famiglia”.

Dopo poco, Tsunade fece sapere che la mattina seguente ci sarebbe stata una sorta di processo a Shikin, in modo da far decidere all’intero Villaggio quale doveva essere il suo destino.

“Ci vediamo domani mattina?” chiese Sakura.

“Sì, qui mezz’ora prima del processo, ok?”.

Sakura annuì, quindi ritornò a casa sua.

“Perché non mi hai detto che Itachi era qui in zona?” chiese Sasuke.

“Non lo sapevo”.

“Mi stai mentendo. Itachi è stato qui anche la notte scorsa, vero?”.

“Come fai a saperlo?”.

“L’anello che porti al dito. È dell’Akatsuki, di mio fratello. Non avrai pensato di passare inosservata con un oggetto simile addosso! Non hai fatto altro che aggravare la tua situazione!”.

“Non te l’ho detto perché speravo che se ne andasse. Non volevo allarmarti”.

“Invece ti sei messa nei guai. Mio fratello ti ha detto qualcosa riguardo Naruto?”.

“No, non mi ha detto nulla. Perché avrebbe dovuto?”.

“Perché i membri dell’organizzazione di cui fa parte desiderano impossessarsi dei demoni, quindi anche di Kyuubi e di Naruto”.

“Questo non lo sapevo”.

“Sasuke, è ora che tu vada” disse Shizune.

Il ragazzo annuì e se ne andò.

La mattina seguente, come previsto, ci fu il processo. La maggioranza votò per la morte di Shikin.

“Potrebbe portare qui Itachi Uchiha e farci uccidere tutti!” esclamò una donna.

“Potrebbe anche tentare di impossessarsi delle tecniche dei nostri clan” disse Hanabi Hyuga.

“Potrebbe anche attirare l’intera Akatsuki! Chi lo sa, magari lei è una spia!” disse Inoshin, il padre di Ino.

“Nel Villaggio della Nebbia esiste un clan terrificante, il clan Kaguya. Potrebbe anche averli condotti fino a noi!” disse un giovane uomo.

Shikin stava in silenzio, ascoltando tutte quelle ingiurie nei suoi confronti.

“Itachi, rimani dove sei. Ti prego, non venire qua. Lascia che il mio destino si compia” pensò sentendo una lacrima sfiorarle una guancia.

Purtroppo le sue preghiere non furono ascoltate.

“Bene, bene. Itachi Uchiha. Qual buon vento ti porta qui?” chiese Jiraiya sorridendo.

“Credo che voi lo sappiate già. Non sono venuto qua per attaccarvi, sempre che non mi provochiate. Lasciate andare la ragazza e non accadrà nulla” disse con freddezza.

I Jonin reagirono con estrema velocità, ma Itachi fu più rapido.

“Nessuno lo guardi negli occhi!” disse Kakashi.

Immediatamente tutti si concentrarono sulle gambe del giovane, in modo da seguirne i movimenti.

“Kakashi, purtroppo non riuscirete a sconfiggermi. Ci avete già provato una volta. Non riuscirete a battermi nemmeno questa volta”.

“L’altra volta era da solo” disse Sasuke affiancandosi al maestro.

“Sasuke. Quanto tempo. Anche per te, l’altra volta non è andata bene”.

“Te l’ho detto, questa volta è diverso. Siamo insieme”.

Itachi sorrise e si guardò intorno.

“Kumoki aveva ragione. Non ce la farò da solo. Ho bisogno d’aiuto. Ci sono troppi ninja” pensò.

Era circondato.

“Itachi, ti prego, vattene! Non voglio che ti accada qualcosa per causa mia!” disse Shikin alzandosi.

Aveva le mani legate dietro la schiena.

“Kumoki, per te farò qualunque cosa” poi la slegò.

“Aiutami. Combattiamo insieme” disse a bassa voce.

La ragazza annuì, quindi aspettò.

“A destra ci sono quelli del clan Hyuga, di fronte abbiamo i Jonin e i due Sennin, a sinistra tutti i ragazzini, dietro gli abitanti del Villaggio. Pronta?” chiese.

Shikin annuì e partì all’attacco. Nessuno, tranne Naruto, era a conoscenza della sua straordinaria velocità. I giovani chunin la attaccarono tutti insieme, ottenendo come risultato, solo un piccolo rallentamento.

“Non voglio farvi del male” disse Shikin.

“Allora arrenditi!” esclamò Ino colpendola.

Nel frattempo Itachi se la stava vedendo con i jonin.

“Kakashi, non riesco a seguire le sue mosse guardandogli solo i piedi!” disse Asuma.

“Non posso farci niente! Cerca di colpirlo e basta. Se non vuoi morire non guardarlo!”.

Era difficile seguire Itachi. Riusciva a realizzare le tecniche ad una velocità mostruosa. Nemmeno Kakashi era in grado di seguirlo. Sasuke gli si avvicinò. Aveva aspettato tanto tempo, preparò il mille falchi, quindi partì all’attacco. Itachi lo vide all’ultimo momento e non riuscì ad evitarlo. Sasuke lo colpì in pieno. Si alzò una nuvola di fumo che impedì a tutti di vedere cosa stava accadendo. Shikin colse l’occasione per sferrare un calcio a Kakashi, che si trovava più vicino ad Itachi, quindi portò il giovane lontano da lì.

“Se ne sono andati!” esclamarono alcuni.

“Li ritroveremo! Itachi è ferito e la ragazza è cieca. Non possono essere andati lontani!” disse Shikato, il padre di Shikamaru.

Tutti i jonin, tranne Kakashi partirono.

“Sasuke, è stato coraggioso da parte tua affrontare così tuo fratello” disse il maestro.

“Quell’uomo non è mio fratello. Ha sterminato la mia famiglia. Non merita nessuna pietà”.

L’uomo annuì, quindi partì, sicuro di essere seguito anche dal giovane Uchiha.

“Itachi. Come stai?” chiese Shikin passandogli una mano sul viso. Si erano rifugiati su un albero, nel bosco.

“Sasuke mi ha preso alla sprovvista. È stato sciocco, da parte mia, sottovalutarlo”.

“Bene, bene. Itachi Uchiha e una graziosa ragazza. Cosa ci fate qui?” chiese un giovane.

Era piuttosto alto, con corti capelli bianchi e occhiali rotondi.

“Kabuto. A cosa devo il piacere di vederti?” chiese Itachi.

“Volevo vedere come stavano le cose a Konoha, per ordine del mio signore”.

“Sempre dalla parte di Orochimaru, quindi. È un peccato che abbia abbandonato l’Akatsuki. C’è un sacco di roba da fare, ora come ora”.

“Il mio padrone non voleva nessuno che lo comandasse. È libero di fare ciò che vuole”.

Solo in quel momento si accorse che Itachi era ferito.

“Immagino sia stato il tuo caro fratellino a procurarti quella ferita, vero?”.

“Già. È migliorato parecchio. In ogni caso, posso sapere come mai hai aggredito la mia ragazza, mentre veniva qui?”.

Shikin sussultò.

“Ah, ecco dove ti avevo già vista. Perdonami, pensavo fossi un membro di Konoha”.

“Menti! Avevo il coprifronte davanti agli occhi. C’è chiaramente inciso il simbolo di Kiri!”.

“Accidenti, il mio amico Kisame te la farà pagare cara. Hai aggredito una sua compaesana!” disse Itachi.

Sapeva benissimo che tra Kabuto e Kisame non correva buon sangue. Più di una volta si erano scontrati.

“Beh, ora devo lasciarvi. Non voglio che i jonin di Konoha mi trovino, soprattutto in vostra compagnia. Addio” quindi scomparve.

Itachi cercò di mettersi a sedere, ma la ferita iniziò a sanguinare.

“Non ti muovere. Non fare rumore e non ci troveranno” disse Shikin a bassa voce.

“Sono stato uno sciocco”.

“Non dire così. Hai fatto ciò che avrebbe fatto il ragazzo di cui mi sono innamorata anni fa. Sapevo che non eri un assassino”.

“Sono stato io a sterminare la mia famiglia e a trasformare mio fratello in un pazzo assetato di sangue…è rimasto in vita sino ad oggi semplicemente per vendicarsi. Sono un assassino e un mostro. Non c’è altro modo per dirlo”.

“Non tu, ma qualcosa dentro di te ti ha fatto agire così. Adesso stai qui. Mi farò vedere e seguire, così che tu possa fuggire”.

“No. Se devono catturarci, che ci prendano insieme”.

“Forse mi risparmieranno, ma tu sarai sicuramente ucciso. Se ci fosse qui Kisame, allora potrei restare, ma se ci trovano non potrai fuggire. Non voglio che tu muoia. Ti prego, fammi andare” disse, sentendo la voce incrinarsi per il pianto.

“Sono anni che non ti sento piangere” disse Itachi accarezzandole una guancia.

Sentirono le voci dei jonin avvicinarsi.

“Sono qui in zona. Guardate ovunque e se li trovate uccideteli all’istante. Senza pensarci!” disse qualcuno.

Shikin rabbrividì, poi abbracciò Itachi. Lo sentì tremare.

“Qualcuno venga in nostro soccorso…” pregò.

Sentì una presenza al suo fianco.

“Shikin, sono Naruto. Posso portarvi via da qui, però dobbiamo fare presto”.

Shikin non credeva alle sue orecchie.

“Naruto, sei arrivato giusto in tempo. Porta via Itachi. Io ti seguirò” disse a bassa voce.

Il ragazzino sollevò Itachi.

“Non lo faccio per te, ma per Shikin, sappilo” disse con freddezza.

“Non ne dubitavo” rispose il ragazzo con un mezzo sorriso.

Si spostarono rapidamente. Kakashi, però, li aveva visti. Naruto li condusse fuori dal Villaggio, tra le montagne.

“Qui sarete al sicuro. Andatevene il prima possibile, però. Non fate più ritorno a Konoha. La prossima volta non ci sarò più io a difendervi” disse, quindi fece per andarsene, ma Shikin lo afferrò per un braccio.

“Grazie mille” poi lo abbracciò.

“È un ragazzino impulsivo e imprudente” disse Itachi.

“No. Ha un gran cuore. Qualità difficile da trovare in un ninja” rispose Shikin, poi, tenendosi per mano, sparirono.

“Non è stato corretto da parte tua” disse Kakashi.

“Cosa vorresti dire?” chiese Naruto.

“Hai aiutato due ricercati a fuggire. Se si venisse a sapere verresti accusato di tradimento”.

“È contro i miei ideali braccare una persona ferita. Ho già assicurato che se torneranno io non sarò dalla loro parte, ma per questa volta ho preferito agire secondo il mio istinto. Non ho nulla da rimproverarmi”.

“Già, ma stai attento. Continuando ad agire secondo il proprio istinto, si rischia di cadere nell’irrazionalità”.

Naruto annuì, poi se ne andò.

“Sasuke, sei stato straordinario!” esclamò Sakura.

“Non abbastanza. Itachi doveva morire immediatamente”.

“Ce ne vorrà di tempo prima che si rimetta. Potrebbe anche darsi che non torni mai più”.

“Non ci sperare. Ragazzi, vorrei parlarvi” disse Kakashi.

I due allievi lo seguirono.

“Vorrei chiedervi una cosa”.

“Cosa?”chiese Sakura.

“Quali sono i vostri ideali?”.

“Come?”.

“I vostri ideali, le cose in cui credete, per le quali siete disposti a disubbidire a chiunque”.

I due ragazzi rimasero in silenzio.

“Beh, i miei ideali sono, non attaccare i bambini, i feriti e mai attaccare un ninja alle spalle” disse Sakura.

“Sì, anche i miei” rispose Sasuke.

“Bene, però, oggi non vi siete fatti scrupolo di braccare una ragazza cieca e un ragazzo ferito. Siete proprio sicuri che questi siano i vostri ideali?” chiese.

Sakura e Sasuke lo guardarono allibiti.

“Maestro, come mai ci hai fatto questa domanda?”.

“Perché oggi ho capito che un ninja non può diventare grande solo combattendo, ma anche seguendo il suo cuore. È una cosa che dovreste imparare anche voi” poi se ne andò.

“Pensi che si stesse riferendo a Naruto?” chiese Sakura.

“E a chi altro?” chiese Sasuke, deciso a trovare Naruto e a chiedergli spiegazioni.

“Ve l’ha detto Kakashi o ci siete arrivati da soli?” chiese Naruto finendo il suo ramen.

“Un po’ tutte e due le cose. Comunque perché hai aiutato Itachi?” chiese Sasuke.

“Non prenderla come un’offesa personale, ma era ferito. Non me la sentivo di attaccarlo” rispose Naruto abbassando lo sguardo.

Sakura capì che i due volevano parlare a quattrocchi, quindi se ne andò, lasciandoli soli.

“Naruto”.

“Sì?”.

“Grazie” disse Sasuke, restando serio.

“Per cosa?” domandò Naruto, esterrefatto.

“In fondo, Itachi è pur sempre mio fratello” disse sorridendo, poi se ne andò per la sua strada.

 

 

 

N. d. A. Questa fic è piuttosto datata, ma visto che era scritta in maniera illeggibile l’ho risistemata…non ho voluto cambiare nulla della storia originale, calcolate che risale a qualche anno fa e con il passare del tempo il mio modo di scrivere è cambiato. So che ci sono alcune imprecisioni, ma non ho voluto correggerle, per mantenere intatto quello che volevo trasmettere realmente quando scrissi questa fic all’inizio…per il resto, bhe, spero vi sia piaciuta…

   
 
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