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Autore: _Cherol_    27/04/2014    2 recensioni
C'erano una volta, nel lontano regno di Italia, venti care Regioni, tutte con un carattere particolare, che vivevano felicemente e in armonia tra di loro.
Ma qualcosa andò storto.
L'armonia ad un tratto cessò, e le regioni entrarono in conflitto fra di loro e vissero avventure insieme così spettacolari, così strane e così insensate che poche persone, ad oggi, le conoscono a fondo. La pace sembra ormai un lontano ricordo, e le avventure continuano, inesorabilmente.
Raccolta incentrata sulla vita quotidiana delle regioni, raccontata da loro o da altre Nazioni, oppure da un autore onnipresente ed evanescente. Tanti generi per tante regioni! Potete trovar di tutto come Comico o Introspettivo, ma non saremo regolari, è più un "Sai, oggi mi è proprio venuta voglia di scrivere su Piemonte e Liguria, magari aggiorno la raccolta!". 
Sery in combutta con Sol Soniador F Jones e Arlie, se ne hanno voglia. Spero vi divertirete! 
P.s. Probabilmente non ci saranno pairing ma potete anche suggerirli.
Capitoli:
1. : Lombardia vs Sicilia, ovvero come Campania fece saltare i nervi della siciliana
2. : Salsedine ligure
Genere: Comico, Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Sorpresa, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Dato che mi ha eletta RURI (Reporter Ufficiale delle Regioni Italiane) una carissima lettrice di questo obbrobrio e dal suo simpatico OC di Firenze devo continuare questa raccolta! Ora mettetevi pronti e godetevi un po’ quattro nostre amatissime regioni, le Repubbliche Marinare: Campania (la ritroveremo ad ogni capitolo? Con ogni probabilità si), Liguria, Veneto e Toscana, regioni suggerite da Martichan97! –Nonostante mi abbia fatto impazzire appresso a Friuli, ma la perdono e le dedico il capitolo-
---P.s. Per Arlie: Molise lo inserirò da qualche parte, lo giuro, appena ci trovo un bell’argomento su cui scriverci!
---P.p.s. Scrivere questo capitolo con la sigla di Shingeki no Kyojin è qualcosa di epico.
---P.p.p.s E mentre scrivevo la parte finale, alla TV mio fratello guardava la morte di Po e di Shifu, in Kung Fu Panda, che io adoro. Quindi vado a piangere.


Salsedine ligure

Se quello che cerchi, in Italia, è la tranquillità, allora puoi star sicuro di esser capitato nel posto sbagliato. Mettiti l’anima in pace, le discussioni sono all’ordine del giorno. Se di solito si pensa che quello iperattivo sia America, beh, non bisogna prender neanche sottobraccio le regioni italiane. Non tanto per la loro singola eccentricità, che di certo non manca, ma anche per i loro rapporti complicati, un giorno l’uno contro l’altro mentre poi sembra che siano ritornati alla pace ed all’armonia. Naturalmente il movimento non manca, da Nord a Sud, da Ovest ad Est è un continuo via vai di persone, che, annoiandosi tutti soletti nella loro Regione pensano bene di andar a trovare i fratelli.
Non tutti conoscono la storia delle Repubbliche Marinare, densa di avventure e che anche al solo sentirla raccontata fa respirare odore di salsedine e fa rimbombare nelle orecchie il gorgogliare sordo del mare, ma di certo questa storia ha unito, o separato, quattro regioni, così diverse tra di loro ma che condividevano tutte la passione per il mare. Queste quattro regioni erano Campania, Flora Vargas, Liguria, Giovanna (chiamata Giò) Vargas, Veneto, Marco e Toscana, Leonardo. Come si può notare dalla posizione geografica, i quattro vivevano piuttosto lontano, a parte Liguria e Toscana che erano pressoché vicini di casa, Veneto era all’estremo Est, mentre Campania molto più a Sud.
Le loro città, Venezia, Genova, Amalfi e Pisa (ma anche Firenze e Lucca, in Toscana) avevano sempre avuto momenti d’attrito ma ora, ora sembrava vivessero quasi in armonia e a loro storia era ormai intrecciata.
Nonostante fosse finito da tempo il periodo delle traversate e degli scambi commerciali lontani ed intrepidi, si tenevano in contatto, come quel giorno durante il quale tre regioni ricevettero un’e-mail dalla loro sorella ligure. Nell’e-mail, corta e ridotta all’essenziale, la ragazza spiegava di aver trovato su una delle sue rive una barca, con qua e là qualche buco ma che si poteva ancor rimettere in piedi, ed in splendida forma, diceva lei, avrebbe potuto tagliare le onde più alte e sarebbe diventata la sua barca personale. Allegata vi era anche una foto, che raffigurava un ammasso di legno che ricordava vagamente il profilo di una piccola barchetta; qualcuno l’aveva anche adagiata su dei tronchi, così che la parte inferiore non era marcita. Qui e là sbucavano anche dei gabbiani che vi avevano fatto il nido tra le assi malridotte.
Il lavoro in Liguria iniziò un bel Venerdì di fine Maggio, soleggiato ma con un venticello fresco che si adattava perfettamente al clima della primavera inoltrata. Vicino Genova Liguria aveva già predisposto sulla spiaggia il legname e tutto il materiale che le poteva servire per sistemare la sua barca, qualche barattolo di vernice di vario colore, martelli, chiodi e molto altro. Ad aiutarla c’era un ragazzo alto, dai capelli castano chiaro ed occhi azzurri/verdi, svegli e vivaci, Toscana, arrivato prima per la vicinanza, o magari perché lei l’aveva minacciato di invadere di nuovo Pisa se l’avesse lasciata lavorare da sola. Veneto fu molto puntuale, probabilmente perché, nonostante tutto, non vedeva l’ora di rivederli. Campania fu l’ultima a presentarsi, in ritardo come al suo solito, vizio che sembrava avessero quasi tutte le regioni del Sud.
- Brava Flora, ce l’hai fatta! Ti sei persa? – la canzonò Toscana, con i pantaloni rimboccati sopra il ginocchio ed i piedi nell’acqua – Non potevi utilizzare la bussola che voi campani avete inventato? -
Così che Marco, ovvero Veneto, ridacchiò sotto i baffi – O per meglio dire, che avete rubato ai cinesi?-
La castana fece loro una linguaccia – Non mi sono persa, idioti. Ho solo avuto dei piccoli contrattempi lungo la strada -.
Toscana rise - Contrattempi di che natura? -.
- Ehm…. -
- Bando alle ciance, ragazzi! – sbuffò Liguria, alzando con una mano un martello – c’è del lavoro qua! Costruiremo qualcosa di bellissimo! Magari una Fregata! -
- Nel vero senso della parola – ghignò Campania.
Le due ragazze si squadrarono torve: si sapeva che fra le due ci fossero delle incomprensioni, ma nessuno capiva il motivo di tanto astio. Veneto si mise tra le due, a gran fatica, ed allargò le braccia, puntò prima gli occhi nocciola sulla bionda ligure – Non esageriamo, prima di tutto – poi si rivolse a Campania – E non siamo già così acide -
- Si comincia bene – commentò Toscana, afferrando il barattolo dei chiodi mentre scuoteva la testa.
Di tacito accordo i due ragazzi tennero le ragazze l’una lontana dall’altra, almeno per un po’, aspettando che, magari, lavorando insieme alla barca potessero deporre le armi. Inutile dire che fu tutto inutile perché continuarono a lanciarsi frecciatine sarcastiche.
Veneto, esasperato, aveva cercato di scherzare un po’, non aspettandosi di trovare rancori così antichi, soprattutto da parte di Campania: in fondo non era lei ad esser stata invasa e torturata per anni da Genova! Cosa dovevano dire, allora, lui e Toscana?
Iniziarono col sostituire le assi messe peggio con delle nuove e a liberare la barca dai numerosi nidi di gabbiano: fu un lavoro abbastanza faticoso, perché gli uccelli non volevano saperne di abbandonare la casa che era stata loro per così tanto tempo. – Eddai, vieni fuori, su – mormorò Veneto, allungando le mani verso uno dei nidi più grandi. La “madre” gabbiano non si era mossa da là, intenta com’era a proteggere le sue uova, e quando la mano di Marco sfiorò uno dei fili d’erba che costituiva il giaciglio emise un verso stridulo e si lanciò all’attacco, facendo ruzzolare Veneto a gambe all’aria. Al vedere la scena Toscana rise di gusto.
- ‘azzo – farfugliò, dopo un po’, Liguria portandosi un dito in bocca – Schezzia- .
- E menomale che siamo noi meridionali a non avere un linguaggio forbito! – non si lasciò scappare l’occasione Campania, senza sollevare lo sguardo dal lavoro e continuando ad aggiustare una fessura sul fondo della barca.
- Fimpatica la ragazza! Mi fono fatta male! -
- Sh, sh, sh, ho capito. – cercò di fermarle Toscana, tirando fuori dagli attrezzi una pinzetta – Mi sembrate delle tigri. Su, qua la zampa, Liguria – le disse sorridendo e cercando con gli occhi la presunta scheggia.
Mentre Leonardo era occupato a liberare la mano di Giovanna dalla “tortura”, Flora, cercando di non dar troppo nell’occhio, li guardò da dietro le assi storte della barca: era venuta là solo per guardarli prendersi gioco di lei o per passare per la cattiva di turno? Oh, no, non lo avrebbe permesso! Così pensando assottigliò gli occhi, con aria di sfida, e martellò un chiodo con tutta la forza che avesse, senza notare Veneto, ancora arrabbiato per la mamma gabbiano, che la guardava.
- Ma goditi il weekend, vah – le consigliò posando il nido in un punto riparato dal vento sulla spiaggia.
- Zitto, mangiagatti -
Fortunatamente Campania non provocò più Liguria e non cedette più ai suoi tentativi di darle fastidio, anzi, sembrò andare d’accordo con lei come mai accaduto prima di allora: le passava chiodi quando li chiedeva, le teneva le assi ferme mentre martellava, le passava l’acqua quando sembrava assetata. Non per niente era considerata la migliore attrice tra le regioni, no? E questo non era sfuggito all’attento Veneto mentre Toscana sembrava, invece, non aver capito un fico secco.
Sistemati i buchi e sostituite le assi vecchie con delle nuove, era il momento di dipingere la barca: Campania ordinò i barattoli sulla spiaggia, osservandoli e fingendo uno spirito artistico e critico, prima di girarsi verso gli altri tre ed uscirsene con un – Ed ora? -
- Ora cosa? – alzò un sopracciglio Liguria.
- Di che colore si fa? – chiese la castana, alzando un barattolo di vernice gialla – Giallo? – ne sollevò uno diverso – Celeste? - non c’è due senza tre – O…. chi è che ha portato il verde fogna?! – sbottò sbigottita. Una risatina nervosa ne svelò subito il colpevole – Pensavo potesse servire – si spiegò Toscana, al che Veneto scosse la testa.
- …la barca l’ho trovata io, dovrei disegnare la mia bandiera – risolse Liguria, rigirandosi un pennello tra le mani – E poi farà un figurone coi miei color-
- Frena, frena, frena, biondina! Ti abbiamo aiutato si o no? Le disegniamo tutte, allora – la contraddette Campania, sbuffando. E si che cercava di trattenersi, ma con lei era davvero impossibile!
- Cosa?! Ricominci ora!? -
- Eddai, ragazze… - protestò debolmente Toscana, dando pacche sul lato destro della barca – Se non la smettete ci disegno sopra la Gioconda -. E chi lo ascoltò?
- Tutte!-
- Non è assolutamente giusto! -
- La giustizia la inventi tu, ora? -
- No, ma… argh, non è possibile che tu sia così, sei proprio…!! -
- Proprio cosa, ligure?! -
- Proprio..!-
- SMETTETELA ORA. Campania ha ragione, hai capito?! – urlò Veneto. Tutti si voltarono verso di lui, stupiti: nessuno lo aveva mai visto così! Era rimasto seduto sulla sabbia fino a quel momento, in silenzio, aspettando che le acque si calmassero, ma ora non ne poteva proprio più, di quei battibecchi, di quella tensione. – Siamo venuti qua per rievocare il tempo delle traversate via mare, le quattro famose Repubbliche Marinare! E cosa fate voi due?! Litigate! Doveva servirci a ritornare uniti ed ora tu – e puntò un dito sul petto di Liguria – vuoi prenderti tutto il merito e fare l’egoista?! Potevo benissimo starmene con Friuli, oggi, mi sarei risparmiato diverse scocciature! -.
Dal canto suo Giò boccheggiò, guardando prima Veneto che ormai si era girato da un’altra parte, poi Campania che la guardava con l’astio che le saettava negli occhi ed infine Toscana, cercando il suo aiuto, ma lui, vicino alla barca, non sapeva cosa dire. In un moto di rabbia gettò a terra il pennello ed urlò – VI VOGLIO FUORI DALLA MIA REGIONE! – e si allontanò a grandi passi.
- BENE! – esclamò Campania.
Liguria camminò lungo la scogliera, fino a trovare un’insenatura: con la sua fida torcia entrò, abbastanza titubante, cercando di non andare troppo in fondo e si sedette tra due stalagmiti, pensando. Almeno, là, non l’avrebbero trovata tanto presto.




- Ah, ho esagerato – si maledisse Veneto seduto sulla sabbia, a gambe incrociate, sotto la piccola ombra che proiettava, mentre si torturava le dita – Potevo essere almeno un po’ più delicato… AH. Avevo davvero perso la pazienza…! – continuò, non riuscendo a star fermo.
Campania gli accarezzò una spalla, cercando di rassicurarlo – Hai fatto ciò che era giusto, non preoccuparti. Vero, Toscana? – domandò la ragazza, guardando Leonardo che però non rispose, né ricambiò lo sguardo, intento com’era a cercare con gli occhi a Liguria. Flora ebbe come un moto di rabbia che riuscì quasi a reprimere.
- Grazie dell’appoggio Campania, ma ora…. Mi stai facendo male – si lamentò Marco, indicando la mano di Flora che stringeva la sua spalla. Colta sul fatto la ragazza si scusò imbarazzata.
- Quindi? Andiamo a cercarla, no? – parlò finalmente Toscana, alzandosi dal bordo della barca sul quale era seduto – Mi pare sia andata da quella parte – disse indicando a sinistra, verso la scogliera.
- Ritornerà, lasciala stare – gli rispose Campania disegnando sulla sabbia un qualcosa di non propriamente definito. E quella risposta, quel tono, fecero chiedere al veneto ciò che ormai frullava nella mente dei due ragazzi – Ma perché ce l’avete tanto l’una contro l’altra? -.
La ragazza non rispose, fingendosi assorta nel suo disegno, fino a quando Leonardo non le si parò davanti – Allora? -.
Flora puntò i suoi occhi azzurri in quelli simili ai suoi del toscano, prima di scuotere la testa, alzarsi e tendere una mano verso Veneto – Avete vinto, andiamo a cercarla – sospirò.
Toscana rivolse un’occhiata interrogativa a Marco il quale, però, rispose solo stringendosi nelle spalle.




Intanto, Liguria, sola ed arrabbiata, parlava fra sé e sé – Che mi è saltato in mente quando l’ho invitata?! – si diceva sciogliendosi la lunga treccia che portava – Non ha fatto che rovinare tutto dal primo momento! –. Ovvero da quando aveva tirato fuori la squallida battuta sulla fregata.
Mentre borbottava e si rifaceva la treccia, udì un sassolino rotolare a terra, all’incirca all’entrata della grotta e si scostò, nascondendosi nell’ombra, cercando di individuare il profilo delle tre regioni di sua conoscenza. Ma per quanto guardasse attentamente non riuscì proprio a scorgerle; che fosse stato un animaletto?
Tenendo spenta la torcia indietreggiò, lentamente , per captare ogni minimo rumore o spostamento: infatti dietro di sé avvertì una presenza, veloce e atletica. Si voltò repentinamente, puntando la torcia sulla parete di roccia dinanzi a sé. Vuota. La puntò sul soffitto: pipistrelli non ce n’erano. Non parlò, per quanto non volesse ammettere che era seriamente spaventata: a meno che non fosse uno stupido giochetto di Campania quell’ombra non potevano essere gli altri tre italiani.
Un altro rumore e fece in tempo a vedere due occhi ambrati, quando non si sentì più la terra sotto i piedi.




- Può essersi allontanata – mormorò Veneto, davanti all’entrata della grotta – Può aver preso la macchina o il qualunque mezzo di trasporto che ha utilizzato per venire qua -.
- E lasciare qua la sua amata barca? Na, non è la Liguria che conosco io – rispose Leonardo - Come si suol dire “Ogni Capitano affonda sempre insieme alla sua nave” - guardò per un momento Marco, Veneto – Non dirmi che hai paura del buio -.
Il ragazzo spalancò gli occhi – Io? PFFFF- La migliore delle Repubbliche avrebbe paura del BUIO? – disse nervoso agitando la mano destra.
Flora rise di gusto, spingendo Marco all’interno della grotta – Su, allora mostraci quanto sei coraggioso, Serenissima Repubblica di Venezia! -
- Che tanto serena non è, eh? – sorrise Toscana, seguendoli.
- Ho un modo migliore per evitare quest’inutile perdita di tempo! – esclamò Veneto alzando il suo telefono in modo che gli altri due lo vedessero – Facciamole squillare il cellulare e sapremo se è qua dentro -. Campania scosse la testa, mormorando un “fifone” ed acconsentendo a quell’idea, più per il fatto di non voler esagerare l'esasperazione di Marco.
Veneto cercò il numero della bionda in rubrica e, quando lo trovò, fece partire la chiamata – Spero solo che non abbia il silenzioso -. Campania si stampò una mano in viso.
Dal fondo della grotta si sentì la voce di Arisa.
Nota cantante genovese.
- Bingo! – esclamò Toscana tra i lamenti di Veneto, costretto, ormai, ad entrare ed ad usare il suo telefono come torcia provvisoria. Si avventurarono all’interno della grotta a passo felpato ed incerto, guardandosi attentamente intorno. – Liguria…? – chiamavano di tanto in tanto, quando pensavano di averla vista nell’oscurità.
Non sentivano risposta, ed il cellulare continuava a squillare, guidandoli, fino a quando Campania mise il piede su qualcosa ed incominciò a dare di matto – Ho toccato qualcosa… di mollo! – urlò andando dietro a Veneto che si irrigidì mormorando solo – Di mollo?! -
Toscana, spaventato quanto entrambi messi insieme, chiuse gli occhi puntando la torcia verso il punto che indicava la castana, la quale, urlò. Leonardo, a sua volta, iniziò ad urlare anche se era inconsapevole per che cosa stesse urlando Campania e scappò verso l’uscita della grotta.
- TOSCANA, TORNA QUA! – gli gridò Flora, con un tono diverso –E’ Liguria! – aggiunse Veneto, abbassandosi all’altezza della bionda, scostandole i capelli del viso – Ed ha pure preso una bella botta in testa – disse, notando un livido violaceo sulla fronte della ragazza.
Toscana ritornò indietro, giusto quando Marco scosse delicatamente Liguria, per farla svegliare – Ehi, Giò… -. La ragazza aprì lentamente gli occhi, dondolando la testa confusa, ma, quando incrociò quelli del veneto gridò – I TUOI OCCHI! S-SEI TU! -
Leonardo, in risposta, ricominciò ad urlare e correre senza una meta precisa, fino a quando non lo fermò Campania con un sereno scappellotto in testa –PIANTALA! – lo rimproverò, mentre l’urlo di Toscana, steso a terra, andò scemando.
Liguria, ripresasi dal panico iniziale, fece come per osservare meglio Marco, farfugliando – Qualcosa… aveva occhi ambrati… e m’ha attaccato, e… - - Intanto io ce l’ho nocciola – sbuffò contrariato Veneto – E poi, come sarebbe a dire che qualcosa ti ha attaccato?! -
Dal pavimento, Toscana aprì la bocca per urlare di nuovo quando Campania lo bloccò con un’occhiataccia – Non ci provare! -.
- Si, ti dico che è così, c’è qualcosa qua dentro e dobbiamo uscire, subito! – esclamò Liguria, apprezzando l’aiuto di Veneto per rialzarsi e facendo per andarsene, convincendo Toscana a sollevarsi da terra.
Campania li seguì, camminando velocemente: c’era qualcosa che la inquietava, un sesto senso le diceva che la creatura o l’essere non li avrebbe lasciati andar via tanto facilmente. – Tutto bene? – le chiese Leonardo, notando la sua cera, affiancandola. Flora sembrò quasi grata che se ne fosse accorto, e gli sorrise – Tutto a posto, toscano! Dovrei invece chiederlo a te, hai urlato come una donnicciola!-
- Istinto – sbuffò lui – Vieni, che Liguria ha portato i suoi famosi biscotti del Lagaccio, me l’ha detto poco fa – le rivelò facendole l’occhiolino.
Ma da sopra una roccia, dietro a qualche stalagmite, un rombò li bloccò – Non così in fretta! – tuonò una voce, facendo tremare pericolosamente tutte le stalattiti penzolanti sul soffitto: i lineamenti della figura non erano ben distinti, ma incominciarono a formarsi, aiutati da una debole luce dietro di essa. Era come un uccello gigante e nero, le cui ali erano enormi si muovevano leggermente, sembrando quasi leggiadre a causa della moltitudine di piume. Aveva uno sguardo spaventoso e degli occhi…
- OCCHI AMBRATI! E’ LUI! – urlò Liguria, rimanendo a bocca aperta, mentre, con un tonfo, Toscana cadde a terra svenuto.
- Lui chi?! – urlò Campania, nascondendosi dietro a Liguria, trascinando con sé Leonardo e spalancando gli occhi azzurri verso il mostro. – Colui che l’ha attaccata, Campania! – le spiegò Veneto, posizionandosi di fronte a Liguria, in quanto era l’unico ragazzo – ancora sveglio – della situazione.
Lentamente la figura discese dal masso, con movimenti calcolati ed ondeggianti. Di fronte ai quattro spalancò le sue ali nere, su per giù con un’apertura di tre metri e qualcosa. Orrendo, un incubo. I suoi occhi gialli guizzarono su quelli dei ragazzi, spaventati, prima che la sua voce roca ricominciasse a parlare – Mi servivate proprio, voi quattro. Così giovani, così vitali, stavo per perdere tutte le energie, chiuso qua dentro. Vi sono grato, per questo vi concedo le vostre ultime parole, che ne dite? -
Veneto sudava freddo, osservando attento le mosse, non molto visibili, dell’orrenda creatura. Lanciò un’occhiata agli altri tre: Liguria gli stringeva la maglietta con occhi di sfida, Campania teneva il viso di Toscana sollevato da terra, cercando di farlo rinvenire schiaffeggiandolo. Sembrava che lo avessero appena eletto silenziosamente il capo.
- Allora?! – ruggì il mostro.
Marco decise di reggergli il gioco, magari si sarebbe distratto ed avrebbe potuto bloccarlo. In qualche modo. – Liguria, mi dispiace se ho urlato così tanto! Non volevo ferirti, scusami! – esclamò.
- No, invece penso che tu abbia ragione, mi spiace avervi trascinati fino a qua, non volevo, io vi voglio bene – mormorò Liguria, pensando che anche Veneto si fosse arreso all’evidenza.
Toscana, che si era ripreso da qualche momento, biascicò rivolto a Campania – Io non volevo urlare a quel modo e, Veneto, scusami se prima ti ho preso in giro dicendo che tu avessi paura del buio! Scusa! Scherzavo, non lo pensavo seriamente -
- Ma io ho davvero paura del buio! – ringhiò Veneto, senza guardarlo.
Leonardo si illuminò – Davvero?? -
Solo in quel momento Campania iniziò ad urlare, rivolta a Liguria – Scusami, Giò, davvero! Non volevo trattarti così, sono solo un’idiota! Non volevo che ricominciasse la stessa storia del Medioevo! Ero, e sono, solo gelosa di te e Toscana! -.
- COSA?! – esclamarono i tre, ed anche la mostruosa creatura.
- EH?! – urlarono le quattro regioni guardando il mostro. Questi abbassò le ali, e si tolse, e ripeto, si tolse la testa, rivelando un ragazzo dai capelli castani scurissimi, due ciuffi e degli occhi vivaci ed ambrati – Ma questo sì che è uno scoop! – urlò infine una quinta voce, femminile, proveniente da dietro la schiena del ragazzo.
- ….LAZIO! – esclamò Campania guardando ad occhi aperti il castano vestito da corvo nero.
- MARCHE?! – disse invece Liguria, osservando la ragazzina dietro le ali del mostro che teneva queste grazie a due lunghi bastoni.
Toscana svenne di nuovo.
I due citati iniziarono a ridere sguaiatamente, dandosi pacche sulle spalle – Dovevate vedere le vostre facce! Eravate tipo “AAAAAH!” e noi eravamo tipo “WOAAARGH!” e voi.. ahahahah!!! -. Lazio non riusciva quasi a respirare, per quanto rideva.
Marche, invece, congiunse le mani e guardò la castana con occhi luccicanti - Però, che carina Campania, non sapevo avessi una cotta per Toscan-AHI! Ma perché mi hai colpita?! -
- E TE LO CHIEDI PURE?! – urlò furiosa la campana, così rossa in viso che si notava nonostante la luce fioca proveniente dai cellulari e da una torcia sola. Liguria si avvicinò a Flora, mordendosi la lingua ed osservando Leonardo senza sensi - …Me lo potevi dire, io avevo preso tutta questa faccenda come una sfida, e sai che a me le sfide piacciono non poco... Mi odi fin dal Medioevo? -
- No che non ti odio, Liguria! È ovvio, non ti sopportavo semplicemente, pensavo me lo facessi apposta, io… ARGH, odio queste faccende – borbottò Campania portandosi le mani nei capelli in procinto di strapparseli.
Marche le batté una mano sulla schiena - Sicilia non credo sarebbe d’accordo con quest’affermazione, ti intrometti sempre quando si parla di lei e- Campania le tappò la bocca – Non credi di aver già detto fin troppo per oggi?! -
Veneto, intanto, li stava guardando con aria truce: per colpa di quei due gli altri avevano scoperto la sua paura! Di solito non picchiava le ragazze, ma Lazio, Lazio non era una ragazza, e non sarebbe rimasto neanche un ragazzo quando lo avrebbe ridotto ad una pezza!
“Quando usciremo da qua…” si ripeteva in mente “Quando. Usciremo. Da. Qua.” Diceva anche fra i denti, prendendo il fratello toscano e trascinandoselo fuori dalla grotta.
- E che sia chiaro! A me non piace e non è mai piaciuto quell’idiota di Toscan- cercò di chiarire Campania, mentre uscivano, quando Lazio la prese sotto spalla e le scompiglio i capelli con un pungo – Oh, certo Floretta. Certo! – il che ebbe solo l’effetto di farla arrabbiare ancora di più.
- Ma mi spiegate cosa siete venuti a fare qua? – chiese, finalmente, Liguria, camminando accanto a Marche, la quale si portava dietro un megafono e le due ali da un metro e mezzo l’una. Le aveva governate tutto il tempo lei!
- Oh, è semplice! Volevamo partecipare anche noi! – trillò – Anche Ancona era una bellissima Repubblica Marinara! -
- E non dimentichiamoci di Gaeta, ragazzi, non può essere superata da misere città come Genova, o Pisa, o Venezia! – annuì Lazio. Facendo scattare un tic all’occhio di Veneto.
- Perché mi avete tramortita?! – esclamò Liguria, ancora arrabbiata per il bernoccolo in fronte. Marche ridacchiò, nervosa – Mi hai fatto paura, scusami -.
- E come avete fatto a sapere di questa faccenda? – chiese ancora la bionda regione.
- Beh, ho seguito Campania. Da Napoli, se vuoi arrivare a Genova senza prendere l’aereo, da Roma ce passi. L’ho vista e pensavo che fosse strano che andasse al Nord se non c’era nulla di importante. – poi si avvicinò alla ragazza con uno sguardo di chi la sapeva lunga – E se c’è qualcosa di importante, non può mancare di certo una regione importante come er Lazio! - E Veneto non rispose più delle sue azioni.

La barca riportò gli stemmi di quattro Repubbliche Marinare, ora unite di nuovo –ma probabilmente non per molto -: Amalfi, croce bianca su sfondo blu, Pisa, croce pisana bianca su sfondo bordeaux, Genova, croce rossa su sfondo bianco, e l'elaborato stemma di Venezia, con un leone aggiunto da Leonardo ed un po' modificato sotto richiesta di Marco, per farlo sembrare ancora più pericoloso.






- Feliciano, hai controllato le regioni? -
- Si, Romano, ma non ho belle notizie -
- Neanche io – sospirò il maggiore dei Vargas, appoggiandosi sulla scrivania. Veneziano tirò fuori qualche foglio dalla sua tracolla: Romano li guardò di sfuggita e notò che erano per la maggior parte ricoperti di scarabocchi, anziché di appunti. Forse era per questo che ne aveva ogni volta così tanti.
- Allora, Aosta e Piemonte tutto bene, a parte per il fratellone Francia che si intromette un po’. Ma è normale, giusto? -
Romano sbuffò – Giusto -.
- Lombardia è tutto preso dall’EXPO 2015, mi sembra un po’ stressato. Trentino calmo come sempre e poi c’è Veneto… - il castano si fermò un attimo a guardare il foglio – Veneto … -
- Veneto? – incalzò Romano.
Feliciano lo guardò con aria quasi spaventata - Veneto ha chiesto ai suoi superiori di mettere la dinamite in tutte le grotte e scavi sotterranei della sua regione e far saltare tutto in aria. Dice che il buio offusca la ragione. -
Lovino sobbalzò, stupito: non se l’aspettava, per niente – Che problemi hanno le tue regioni?! -.
- Liguria non c’era: a quanto ha detto Piemonte era andata a conoscere meglio le altre regioni per sapere come rapportarsi con loro. Strano, mh? – lesse Feliciano, ad alta voce, non facendo caso alla prevedibile reazione del fratello – In Romagna qualche movimento. Mi hanno invitato a Riccione quando sono andato a trovarli – gongolò il ragazzo.
- Su, Feli, non perderti in queste cose. Dopo ci sono anche io! – sbottò Romano sventolando i suoi due fogli – Ed io ho più regioni -.
Il minore annuì - Friuli sta bene, anche se ha dei problemi all’estero, come sempre. Poi… Ah, Marche. In Romagna sono un po’ preoccupati, perché, per una settimana, ha spaventato le regioni confinanti vestita da enorme corvo nero. Non so, perché, Lovi, non me l’ha voluto dire. Ma cosa scrivi? -
- Mi sto appuntando di chiamare immediatamente uno psicologo – spiegò Romano, scrivendo sul foglio con la sua scrittura non propriamente chiara – E’ un’emergenza -.
- E deve ancora venire il peggio – lo avvertì Feliciano, con la sua aria innocente - Toscana. Ehm… Mi sembra un po’ impazzito. Era a letto, a casa, stringendosi al petto una copia della Gioconda e farfugliando cose del tipo “Lazio” “Mostro” “Campania” “Grotta” – lesse il ragazzo rivolgendo al fratello un’espressione dispiaciuta – Lazio e Campania ne sanno qualcosa? -
- E’ di loro due che volevo parlarti – sospirò Romano – Lazio è in ospedale -
- COSA?! Davvero?! – esclamò sorpreso Feliciano – E che ci fa là? -
- A quanto dice lui Veneto l’ha picchiato – e dal tono si capiva che era ormai abituato alle pazzie di Cesare – Perché non accetta che il Lazio sia più importante del Veneto. Testuali parole! -
- … Veneto aveva ragione -
- FELI! -
- Che c’è? – mise il broncio il minore – A me piace Venezia -
- E a me piace Roma, che è la capitale. Come la mettiamo? – scosse la testa Romano – È Campania il vero problema! Non è che non mi piaccia non vederla in giro, però …. è chiusa a casa di Calabria da tre giorni e si rifiuta di uscire -


Intanto, in una stanza buia e silenziosa, una ragazza era china su dei fogli e scarabocchiava, scriveva, calcolava, appuntava.
- Eheh… eheheheh…. – rideva, sommessamente – Adios Lazio… Addio Marche – diceva con tono cupo.
Appoggiata alla porta, una ragazza dai capelli biondo cenere, ascoltava visibilmente preoccupata – Calabria… preferivo la Campania rompiscatole – disse ad un’altra ragazza dai capelli castani e l’aria imbronciata.
- Cosa vuoi farci, Sicilia? Ha avuto un assaggio della sua stessa medicina – si strinse nelle spalle la mora.
- KABOOM! – esclamò dall’interno la regione dagli occhi azzurri. Le due sorelle meridionali si guardarono negli occhi – Ok, tiriamola fuori! – esclamarono quasi all’unisono, irrompendo nella stanza.




Angolo di un’autrice che muore dal sonno e dalla fame
A me piace una Campania vendicatrice. E parecchio.
Oggi è domenica, ultimo merdoso giorno di vacanza, con i miei genitori che fanno di tutto per rovinarmi la giornata. Questo significava che dovevo finire il capitolo entro oggi, altrimenti avreste dovuto aspettare fino a Maggio, probabilmente. Sapete che casino che ho fatto per voi? EH?! Sono andata a letto all’una –nel frattempo guardavo la TV ed ho scritto le prime sette pagine- e poi mi sono svegliata alle sette e mezza di domenica per scrivere l’ottava pagina, vah. E non mi venite a dire che fa schifo, anche se lo fa, molto, e non credo competa col primo capitolo. Ma si sa che il sequel è sempre più brutto del primo (a meno che non si parli del Re Leone). Ci scriverò di nuovo su loro quattro, non preoccupatevi.
Merito un premio, devo anche fare una doccia.
Ho lasciato un po’ tutto in sospeso, la mia idea era quella che Toscana andasse a tirare fuori Campania dalla stanza in cui si è barricata, ma volevo chiedervi se preferiste Toscana e Campania o Toscana e Liguria. Io preferisco i primi due.
Genova attaccava in continuazione Pisa, e nonostante le paci che stipulavano la città ligure finiva sempre per iniziare le battaglie contro i toscani. Mentre Amalfi e i toscani avevano un’amicizia che durava da un sacco di tempo e mi sono innamorata di questi due. Poi c’è un’altra ragione ma non posso rivelarla al fandom intero, deheheh.
Sono aperte le votazioni!
Ah, per il fatto della bussola, facendo una ricerca sulle Repubbliche (perché sono un’ignorante patentata) ho trovato che gli Amalfitani furono i primi a stabilire commerci con l’oriente, importarono in Italia la bussola cinese e si presero il merito! Spero che il capitolo non abbia fatto troppo schifo e che i liguri ed i toscani non si offendano per i loro rappresentanti (personalmente adoro Toscana, dato che adoro anche Leonardo Da Vinci).
Il prossimo capitolo –che arriverà non si sa quando quindi mettetevi l’anima in pace- parlerà del povero piccolo Molise. O della povera piccola Molise. Ma suona meglio il povero piccolo Molise.
Aggiunta delle 2:50 am: A parte che ho trovato la recensione di Sol e stavo quasi per morire dalla gioia, mi sono accorta di aver fatto degli errori madornali, quindi ho corretto ora per non permettere a troppe persone di vederli domani. Bah. Che non si dica che sono una cattiva persona.
  
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