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Autore: Bluelectra    28/04/2014    3 recensioni
E se il Destino avesse assegnato a Dudley Dursley una figlia speciale? E se il Destino, che spesso sembra imprigionare dentro una morsa, si rivelasse la miglior arma per spiccare il volo?
Dal Capitolo 5:
"Ci è stata rivolta una domanda di ammissione alla famiglia da parte di Albus Severus Potter, in quanto cugina di secondo grado dei qui presenti Potter," Angie si chiese come diamine ragionassero quei Grifondoro... Ammessa alla loro famiglia?! Lei ce l'aveva già una famiglia! Ed era pure affezionata a loro.
"Quindi per entrare a far parte della famiglia devi sottoporti ad una... Prova. Ognuno di noi ha il diritto di farti una domanda, a cui devi rispondere sinceramente, escluse me e Rox che possiamo farne due."
"Perché?" chiese candidamente Angie.
"Perché siamo i capo-famiglia e comandiamo noi." disse sbrigativa Roxanne.
"Accetti?" chiese Victoire sempre con lo stesso tono grave e un cipiglio serissimo.
"Ma figurati! Non vedi che se la sta facendo sotto!" disse con tono irriverente James Potter che sedeva sul poggiolo di una finestra con accanto Dominique.
Angie guardò Potter e fissandolo dritto negli occhi rispose con un sorriso:
"Accetto."
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Famiglia Weasley, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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Cap.13 Quello che non ti aspetti... [Prima Parte]

"Spingete su quelle braccia!!!" urlò a pieni polmoni Sophia Osborne alla sua squadra di Quidditch.
"Pietà, per favore! Pietà!" chiese ad alta voce Richard.
"Zitto tu! Mia nonna Brigett fa più flessioni di te! Sembrate delle femminucce!" urlò nuovamente andando avanti e indietro lungo la fila di persone chinate sull'erba mista a cumuli di neve del campo.
"Ma io sono una femminuccia!!!" gridò disperata Dominique stramazzando al suolo senza più forza nelle braccia.
Tutti i componenti della squadra si guardarono per qualche secondo e poi, a un cenno di William, si lasciarono cadere anche loro sul prato.
"Questo è un ammutinamento!" disse indignata Sophia guardandoli con aria offesa.
"No, questo è essere stremati!" rispose Lizzy girandosi sulla schiena e emettendo nuvolette di aria condensata.
Angie la imitò e alzò gli occhi al cielo, era grigio e nuvoloso, minacciava pioggia da un momento all'altro. Nonostante la temperatura gelida sentiva il proprio corpo bollire dal caldo, inoltre le braccia le bruciavano moltissimo per lo sforzo appena compiuto. 
Appena tornata dalle vacanze Sophia aveva decretato che la sua squadra si era appesantita e quindi aveva sottoposto tutti ad un regime di allenamenti durissimi. Aveva preso anche l'abitudine di passare lungo la tavolata di Serpeverde e controllare quello che mangiavano tutti quanti, rimproverando chi non si atteneva alla dieta che lei aveva prescritto, quindi tutti tranne Dominique che sembrava felice di "depurarsi dalle scorie natalizie".
Angelique, che rispetto agli altri aveva anche le lezioni settimanali di pianoforte, raggiungeva a stento la domenica, spossata dagli impegni, dallo studio e dallo sport. Rischiava davvero un crollo nervoso e pensare che era solo al primo anno!
Mancavano due settimane alla partita contro Corvonero, che al momento era in testa nella classifica, ed Angie sentiva già l'ansia crescere al solo pensiero di quello che l'avrebbe attesa. Il giorno prima Lizzy le aveva indicato il Cercatore dei Corvonero, aveva una struttura fisica molto simile a quella di William Torrent, che era un battitore, ma aveva un talento invidiabile ed era agilissimo. Da quando era entrato in squadra non aveva mai perso un boccino, nemmeno nella partita contro Grifondoro, quando lo aveva soffiato a Roxanne. Quest'ultimo dettaglio aveva particolarmente colpito Angie.
Sophia iniziò a sbraitare contro di loro e così furono costretti ad alzarsi. Albus sopra di lei le tese una mano per alzarsi che lei accettò prontamente.
"Bene ora che il riscaldamento è finito..." iniziò il Capitano ma fu interrotta da Dominique.
"Riscaldamento?! Questo secondo te era un riscaldamento?!" chiese la bionda arricciando il labbro superiore per esprimere tutto il proprio disappunto.
"Sì Dom." rispose impassibile l'altra e con un movimento fluido della bacchetta appellò una grossa lavagna su cui c'erano una serie di linee colorate intricate e intrecciate tra di loro, alcune prendevano un andamento a spirale altre a zig-zag. Sembrava il disegno di un bambino di due anni. "Questo è lo schema per la partita contro Corvonero!" annunciò con un gesto della mano.
"EH?" chiesero in coro tutti i membri della squadra.
Sophia sbuffò leggermente e scostandosi un ciuffo nerissimo dal volto disse:
"Siete un po' troppo insubordinati oggi! Allora dicevo: questo è lo schema per la prossima partita. Affronteremo la squadra più forte del campionato e che l'anno scorso ha vinto la Coppa. Sono affiatati, veloci, istintivi e hanno Saint Claire!" a questo punto Angie avrebbe voluto abbandonare la divisa da Quidditch e darsi al giardinaggio. "Quindi noi dobbiamo essere più affiatati, più veloci, più istintivi e con uno schema che li lasci spiazzati."
"Quello è sicuro..." borbottò a bassa voce Lizzy.
"Comunque non abbiamo Saint Claire! Senza offesa Angie!" osservò William passandosi una mano sul mento.
Angie alzò le spalle noncurante, era verissimo, lei non era un ragazzone di ottanta chili alto un metro e novanta!
"Lo so perfettamente! Infatti questi schemi sono diversi da tutti quelli che abbiamo mai sperimentato. Il nostro obbiettivo principale deve essere segnare quanto più possibile e impedire a loro di fare altrettanto, in modo che se Saint Claire dovesse prendere il boccino prima di Angelique, lo stacco tra noi e loro non sia tale da escluderci dalla Coppa. Quindi i battitori dovranno concentrarsi maggiormente sui Cacciatori e non sui Cercatori. Anche se il pensiero di un bel bolide sul cranio di Henry non mi dispiace per niente!"
Lizzy diede una lieve gomitata ad Angie per attirare la sua attenzione e le bisbigliò:
"Henry è il suo ex! Si sono lasciati a settembre, ma lei è ancora innamorata e secondo me anche lui!"
"Oh!" sussurrò Angie e poi domandò alla ragazza: "E tu e Will?"
Lizzy fece un sorriso malandrino e rispose:
"Sei un po' troppo piccola per certi argomenti, ragazzina!"
"Scusate! Volete anche i pasticcini?!" chiese scocciata Sophia.
Le due si zittirono all'istante ma sul volto di Lizzy rimase l'ombra di un sorriso.
Nei minuti che seguirono Sophia spiegò la ragion d'essere di tutte le linee presenti sulla lavagna, infatti rappresentavano più schemi di gioco, che avevano la peculiarità di non lasciare mai la difesa scoperta e contemporaneamente rompevano gli schemi d'attacco dei Corvonero. Erano infinitamente più complicati di quelli che avevano attuato fino a quel momento, ma anche molto più brillanti e imprevedibili. Angie non vedeva l'ora di assistere a quello con la capriola all'indietro!
"Bene, ora che ho spiegato tutto, al lavoro!" esclamò il Capitano battendo le mani.
"Ehm... Sophia, io che cosa devo fare?!" chiese Angie leggermente imbarazzata. Certo, non che credesse di essere all'altezza del Cercatore di Corvonero, ma il pensiero che la sua squadra giocasse con la consapevolezza che lei non avrebbe mai preso il boccino, la demoralizzava un pochino.
"Tu... Sarai la nostra arma segreta!" rispose Sophia con uno strano luccichio negli occhi chiari.


"Corri Angie! Corri!" le urlò Albus trascinandola per il polso.
"Ho i crampi Al!" urlò lei in risposta.
Dopo l'allenamento avevano concordato di andare a salutare Hagrid, ma i due erano stati colti da un acquazzone violentissimo mentre si stavano dirigendo da lui. Erano bagnati fradici e cercavano di avanzare il più velocemente possibile, con le gambe provate dagli allenamenti e il fango dovunque.
La pioggia cadeva talmente forte da creare una sorta di vapore che si mescolava alla nebbia.
Finalmente al loro orizzonte comparvero le luci calde e promettenti della capanna del guardiacaccia e i ragazzi, spinti dalla forza della disperazione, corsero più velocemente possibile, con l'acqua e il vento che sferzavano i loro visi.
Dopo pochi minuti di corsa folle raggiunsero finalmente il tanto agognato rifugio e batterono i pugni contro il legno massiccio della porta. Il rumore dei passi pesanti del mezzo-gigante si avvicinò sempre di più finché la porta non si aprì davanti a loro.
"Oh Merlino! Ma come siete conciati!" esordì Hagrid facendosi da parte e accogliendoli in casa.
Il gelo che era entrato nelle ossa di Angelique si attenuò grazie al tepore meraviglioso fornito dal camino scoppiettante. 
"Ciao Hagrid!" disse la ragazza, cercando di controllare il tremito della mandibola che, per il freddo accumulato lungo la strada, aveva preso a cozzare contro la mascella. Il mezzo gigante li analizzò con occhio critico mentre si toglievano i mantelli e rivelavano vestiti altrettanto fradici sotto. 
"Non va bene così! Dovete togliervi i vestiti bagnati prima di ammalarvi." e detto ciò Hagrid si diresse verso una cassettiera in un angolo della capanna. Frugò in un cassetto e ne tirò fuori alcuni indumenti, tra cui Angie individuò anche un qualcosa di grigio e peloso. Tentarono di opporsi ma fu tutto inutile, Hagrid era irremovibile e li obbligò a cambiarsi dietro una separé per poi stendere i  loro abiti fradici davanti alle fiamme del camino.
Fu così che dopo alcuni minuti i ragazzi si ritrovarono all'asciutto, davanti al fuoco e con una tazza di tè fumante tra le mani. Albus guardò con un sorrisino divertito l'amica e disse:
"Sembri uscita da una rivista di un giornale finlandese!"
"Tu sembri solo tocco invece!" ribattè lei sorseggiando il suo tè e lisciando con dignità il pelo grigio della casacca, in cui ci sarebbero state comodamente altre tre Angie. In effetti con quel particolare vestito fino al ginocchio e le calze scure che le arrivavano oltre la metà coscia sembrava appena arrivata da un paese nordico.
Albus si osservò il maglione marrone di lana grezza, che gli arrivava quasi ai polpacci, e i calzettoni di spugna, purtroppo dovette dare ragione alla bionda. Non era una mise particolarmente azzeccata. 
"Ecco la torta ragazzi! Ti sta proprio bene la mia giacca Angie!" disse Hagrid sorridendo e sedendosi al tavolo rotondo. 
Finalmente confortati dal calore e da un po' di cibo dopo gli allenamenti, stranamente la torta alla crema non conteneva né oggetti contundenti né sapori impropri, i due ragazzi iniziarono a conversare col guardiacaccia. Fuori imperversava una terribile tempesta, e, mentre Hagrid sosteneva l'indiscutibile addomesticabilità di un cucciolo di Erumpent, Angelique osservò il panorama oltre la finestra, che si affacciava direttamente sulla Foresta Proibita.
Gli abeti immensi oscillavano pericolosamente sotto i colpi delle raffiche di vento, la pioggia continuava a battere violentemente sulla terra, trasformando la neve in ulteriore fanghiglia.  La ragazza con un breve sospiro si chiese quando sarebbero potuti tornare al castello senza rischiare nuovamente di morire annegati.
Un lampo molto vicino a loro entrò nella visuale di Angie e la accecò con la sua intensità, ci fu uno schianto tremendo e subito dopo il rumore del tuono fece persino vibrare i vetri delle finestre. Hagrid aggrottò la fronte con un espressione preoccupata e diede uno sguardo critico alla Foresta, come presagendo qualche problema.
"Speriamo che gli unicorni abbiano trovato riparo..." borbottò l'uomo tagliandosi un'altra fetta di torta.
"Unicorni?!" chiese Angelique con gli occhi spalancati.
"Oh sì... C'è un branco molto grande qui! Però se volete la mia opinione sono animali sopravvalutati! Insomma sono carini, con quel pelo bianco e la criniera argento, ma non c'è paragone con un' acromantula..."
"Shhhh!" lo interruppè Albus.
Angie guardò l'amico allibita per tanta maleducazione, ma quello si era già alzato e avvicinato alla finestra. Tendeva l'orecchio verso il vetro, con espressione serissima e concentrata, come a carpire qualche suono. Anche Angie si mise in ascolto e incredibilmente lo udì.
Era veramente flebile e lei si chiese come avesse fatto Al a sentirlo mentre loro parlavano. Il suono che giungeva alla capanna del guardiacaccia era una melodia unica, Angielique non avrebbe potuto paragonarlo con nessun'altra musica udita fino a quel momento,  non aveva mai sentito nulla di più dolce e contemporaneamente più straziante, era come essere trasportati verso il cielo ma riuscire a sentire tutto il dolore che questa ascesa procurava. Sembrava il canto di un animale morente.
Rubeus Hagrid si alzò in piedi di scatto scaraventando la propria sedia sul pavimento.
"Impossibile!!!" disse spalancando la bocca e ascoltando ancora il canto.
Albus ed Angie si voltarono verso di lui con aria interrogativa, ma l'uomo si era già chinato vicino al letto e stava trafficando con alcuni strumenti. Quando si rialzò portava a tracolla una fune e imbracciava una balestra che gli stava facilmente in una sola mano.
"Hagrid che cosa succede?" chiese Angie preoccupata, la inquietava parecchio vedere tanta agitazione e non saperne il motivo.
"C'è un animale ferito! Io credo... Ma è impossibile! Non ne ho mai viste... Eppure..." borbottò l'uomo passandosi una mano sulla barba ispida.
"Animale ferito?! Ma allora dobbiamo andare subito ad aiutarlo!!!" esclamò la bionda saltando in piedi e recuperando gli scarponcini, che aveva saggiamente  indossato per andare al campo da Quidditch.
"Dobbiamo? No, no signorini! Voi non vi muovete da qui!" sbottò allarmato l'uomo agitando contro di loro un grosso indice.
"Ma dai Hagrid! Ti pare che rinunceremmo ad una gita nella Foresta Proibita, con tanto di autorizzazione di un docente?" chiese divertito Albus recuperando anche lui le sue scarpe.
"Ma io non autorizzo un bel niente!"
"Tanto meglio allora! Infrangeremo anche questa regola!" disse Angie con un sorriso raggiante mettendosi il mantello ancora bagnato sulle spalle e poi a voce tanto bassa che solo Albus riuscì a sentirla aggiunse: "Un'altra volta!". Al ridacchiò piano mentre finiva di allacciare le sue scarpe da ginnastica nere.
"Non potete! Ragazzi è pericoloso!" tentò un'ultima volta Hagrid ma quando se li vide davanti sorridenti e impazienti di aiutarlo, il suo cuore si strinse al ricordo di altri due bambini, con i colori di Grifondoro, che ventisei anni prima lo avevano aiutato nella ricerca di un altro animale ferito. Solo che quei due non sembravano minimamente spaventati all'idea di avventurarsi in uno dei luoghi più pericolosi dell'intera nazione. Hagrid sospirò pesantemente e scosse la testa sconsolato.
"E va bene!" disse ma interruppe l'esultanza di Angelique con un: "MA! Niente chiacchiere, niente lamentele, nessun urlo, nessuno scherzo! Dobbiamo agire in fretta!"
"Possiamo respirare?" chiese Albus con sarcasmo poco velato.
"Solo se non fate rumore!" decretò Hagrid spalancando la porta della sua capanna.
Angie passò per prima e alzando il volto già colpito nuovamente dalla pioggia chiese all'uomo:
"Che animale si è ferito secondo te?"
Hagrid prese un profondo respiro e disse con tono incerto:
"Io... Non lo so, forse..."
"Forse?" lo incalzò la ragazza
"Una fenice."

Angelique rimase completamente spiazzata dall'agilità e dalla resistenza che Hagrid dimostrava mentre si muoveva nella Foresta Proibita. Era veramente nel suo elemento, come un gabbiano in grado di sfruttare le correnti ascensionali Hagrid sapeva muoversi tra le sterpaglie e gli ostacoli del bosco con assoluta naturalezza.
Angie e Al riuscivano a stento a stare al suo passo arrancando tra rami, foglie, fango, e ogni tanto qualche animaletto che sgusciava via.
Man mano procedevano verso il cuore della foresta la melodia si faceva più nitida e più vicina, Hagrid ogni tanto si fermava e ascoltava, per orientarsi. 
Dopo circa dieci minuti il mezzo gigante prese a correre e i due ragazzi lo seguirono con notevoli difficoltà, ma allo stesso tempo animati dalla sempre maggiore intensità del canto della fenice.
Angie stava per arrendersi stremata dagli allenamenti e da un altra corsa estenuante, ma nella pioggia fitta vide finalmente Hagrid arrestarsi e proseguire con passo lento e misurato. Nel folto della foresta un larice enorme, alto forse più di quindici metri, era stato colpito dal fulmine che lo aveva spezzato e fatto cadere al suolo. 
Il guardiacaccia scavalcò il tronco e si accucciò verso terra scomparendo dalla vista di Angie. La melodia che li aveva guidati fin lì cessò.
I due ragazzi si avvicinarono cautamente, ma quando anche loro ebbero superato  l'albero spezzato, insieme trattennero il respiro.
Ad un paio di metri da loro, sotto lo sguardo addolorato di Hagrid, giaceva sdraiato sul fianco il volatile più bello ed elegante che Angie avesse mai visto. Era appena più grosso di un cigno, ma le sue piume al posto che candide erano di una splendida tonalità rossa con riverberi dorati, visibili nonostante la pioggia fitta che continuava a scendere dal cielo. La fenice aveva gli occhi chiusi, il petto si alzava e abbassava appena e una macchia troppo larga di sangue si era sparsa sul suolo. Teneva un'ala davanti allo sterno come per proteggersi. Il cuore della ragazza si colmò di una profonda tristezza alla vista di un essere tanto nobile colpito da tanto dolore.
Angelique si inginocchiò accanto ad Hagrid, mentre Al rimase in piedi dietro di lei, e chiese con un sussurro:
"Possiamo aiutarla vero?"
Hagrid scosse tristemente la testa e gli occhi le si riempirono di lacrime al pensiero che, forse, se lo avessero ascoltato e fossero rimasti nella capanna, lui sarebbe arrivato più velocemente e l'avrebbe potuta salvare.
La giovane allungò una mano e fece per accarezzare le piume fulve. Al primo contatto col manto della fenice quest'ultima voltò la testa nella sua direzione, spalancò gli occhi e fissò Angelique con tale intensità e tristezza, che la giovane si sentì perforare da quei globi neri tanto espressivi. 
Angie le accarezzò un po' incerta il collo per tranquillizzarla e accompagnarla negli ultimi istanti. La fenice ormai allo stremo delle forze mosse l'ala che teneva davanti al petto e, sempre fissandola dritta negli occhi, portò l'arto indietro.
"Oh..." un coro unanime e meravigliato si levò da tutti e tre, mentre ammiravano ciò che l'animale aveva appena svelato a loro.
Sotto l'ala, appoggiato a terra, si trovava un nido ampio come un cesto da frutta e quasi del tutto distrutto, ma con ancora le uova contenute al suo interno. Erano tre, di cui solamente due erano rimaste intatte, grosse come un pugno e il guscio era della stessa tonalità delle piume della mamma, con delle venature dorate che le percorrevano a spirale. Sembrava l'opera di un orafo non della natura. 
"Aveva il nido sull'albero... Ha cercato di salvare le sue uova, ma un ramo ci ha perforato l'ala..." disse Hagrid con tono mesto tirandosi in piedi e dando una pacchetta sulla spalla di Albus.
Angelique prese in mano una delle uova con estrema delicatezza e guardando dritta negli occhi la fenice sussurrò:
"Me ne prenderò cura, te lo prometto!"
La ragazza non seppe mai dire se fu la suggestione del momento o se accadde davvero, ma le parve che, prima di chiudere definitivamente gli occhi, la fenice avesse fatto un cenno del capo. 
Angie guardò tristemente il terzo uovo rotto, poi prese anche l'altro integro e lo porse ad Albus, che osservava con gli occhi lucidi il volatile il cui petto aveva cessato di muoversi.
"E ora che ne facciamo?" le chiese lui prendendo tra le dita l'oggetto in questione e ammirando le sfumature dorate.
La bionda si alzò in piedi e scostandosi una ciocca bagnata dal volto rispose:
"Dobbiamo tenerle al caldo continuamente, nel mondo babbano usano delle lampade! Qui non so come... Hagrid ma che stai facendo?" mentre parlava Angelique aveva notato strani movimenti da parte dell'uomo che infatti aveva incoccato una freccia della balestra.
"Questa è una creatura del fuoco e al fuoco deve tornare." rispose solennemente lui e poi continuò con tono un po' più normale: "C'ho bisogno del fuoco per favore!"
Angie annuì leggermente e estrasse la bacchetta.
"Ah! Ehm...Non so l'incantesimo." gli confessò, con le dita strette attorno al legno leggermente tremolanti.
"Incendio." suggerì Albus alle sue spalle e la ragazza ripeté le parole dando fuoco al dardo.
Hagrid prese la mira contro l'animale morto, poi, con un gesto deciso, fece scattare il meccanismo che teneva ferma la freccia e la liberò. Non appena il fuoco ebbe toccato il corpo della fenice essa si accese come una torcia pregna di benzina, nonostante la pioggia insistente. Mentre osservava le lingue incandescenti alzarsi al cielo, ad Angelique vennero in mente le storie che sua madre le raccontava prima di andare a dormire, storie di eroi dell'antica Grecia e di Roma, il cui funerale consisteva in altissime pire che bruciavano per ore e ore portando i defunti dal traghettatore di anime. Angie col cuore colmo di malinconia sperò che il fuoco, che stava divorando le spoglie terrene di quell'animale tanto fiero e nobile, portasse la fenice verso il suo Caronte.


"Ma perché certe cose capitano solo a voi!" sbottò Elena osservando imbronciata i due amici.
"Boh... Credo sia una cosa genetica! Anche mio padre si ritrovava sempre nel posto sbagliato al momento sbagliato! O in quello giusto al momento giusto a seconda dei punti di vista!" rispose Albus alzando le spalle.
"Beh, non è questo il punto!" intervenne Angie agitando una mano per zittirli. "Dobbiamo sapere un sacco di cose! La temperatura a cui devono essere mantenuti, quanto dura lo sviluppo, che cosa mangiano... Non c'è un bel libro sulle uova di fenice?" chiese speranzosa spostando lo sguardo alternativamente da Elena a Martha.
Entrambe scossero la testa non sapendo che cosa rispondere, poi intervenne Scorpius.
"Non credo ce ne siano Angie... Non esistono allevamenti di fenici! Sono troppo indipendenti e orgogliose per farsi allevare dai maghi."
"E allora dove trovo quello di cui ho bisogno? Abbiamo lasciato le uova ad Hagrid, ma nemmeno lui sapeva un granché!" ribattè la bionda posizionandosi vicino al fuoco della Sala Comune.
Erano rientati al castello appena la pioggia si era affievolita, ma dopo tutta l'acqua presa durante la giornata, Angie si sentiva il freddo fin dentro le ossa. Inoltre le emozioni di quel pomeriggio l'avevano profondamente scossa. Voleva, doveva fare qualcosa!
Scorpius la guardò mortificato e poi disse:
"Io non credo che... si possano trovare!"
"Mi stai dicendo che dovrei far morire quei pulcini?" chiese indignata aggrottando la fronte.
"No! Solo che non puoi leggerti tutti i libri della biblioteca che parlano di fenici, solo per capire... Perché mi guardi in quel modo?"
Angelique infatti aveva cambiato repentinamente espressione alle parole di Scorpius, un sorriso radioso e una luce maliziosa si erano fatti strada sul suo viso.
"Io posso fare quello che voglio!" rispose con tono beffardo.
"Oh per tutti reggiseni imbottiti di Morgana! Ci risiamo!" commentò Elena esasperata.
"Chi-chi-chissà che co-co-cosa combina o-o-ora!" aggiunse Berty con tono allegro e divertito mentre analizzava la ragazza vicina al camino, come aspettandosi una sua azione folle da un momento all'altro.
"Chi si offre volontario per aiutarmi?" chiese Angie facendo passare il suo sguardo sui volti di tutti i presenti.
Martha prese un profondo respiro e poi, alzandosi dalla sua poltrona con movimento elegante, rispose:
"Ci conviene andare, la biblioteca chiude tra un'ora!"
Inutile specificare che Angelique saltò letteralmente al collo dell'amica abbracciandola.
Fu così che, tra qualche lamentela e qualche protesta sensata sull'impossibilità della ricerca, i sei giovani Serpeverde si ritrovarono in biblioteca poco prima dell'orario di chiusura. 
"Vieni Elena, andiamo nella sezione animali misteriosi e mitologici!" esordì Martha tirando per un polso la mora.
"Secondo me è meglio... Ahhh! Certo, certo, animali mitologici!" rispose quella ridacchiando e lanciando uno sguardo malizioso a Scorpius, il quale arrossì impercettibilmente.
"Io e Berty andiamo nel reparto allevamenti della Gran Bretagna!" disse Albus e in un nano secondo sparì dietro uno scaffale seguito a ruota da Berty.
Angelique ebbe la spiacevole sensazione di star subendo la stessa tattica che loro avevano usato prima di Natale con Elena e Berty. Solo che non capiva per quale ragione gli altri volessero lasciarla da sola con Scorpius, sapevano perfettamente che stavano solo facendo finta di stare insieme. Erano amici, solo amici! Chissà che strane idee si erano fatti riguardo a loro!
"Angie? Mi ascolti?" Scorpius la stava scuotendo leggermente per un braccio.
"Sì! Cioè... Non proprio. Stavo pensando ad una cosa... Dimmi tutto!" rispose lei sorridendogli a mo di scusa.
"Dicevo è meglio andare verso il reparto di Cura delle Creature Magiche, magari troviamo qualcosa."
"Sì, benissimo! Splendida idea!" rispose lei con un tono leggermente troppo entusiasta e si avviò spedita verso la destinazione con un espressione vagamente vacua.
Scorpius la seguì a qualche passo di distanza e si incantò ad osservare i lunghi ricci ondeggiare al passo deciso della ragazza. 
In realtà lui aveva appoggiato l'idea della biblioteca solo per non contrariarla, non nutriva la benché minima speranza sui risultati della ricerca. Non aveva mai sentito di nessuno che avesse fatto schiudere delle uova di fenice! Magari di drago, visto che c'erano parecchi allevamenti all'estero, ma a quanto lui sapeva nessuno aveva mai avuto la possibilità di studiare le fenici durante la gestazione. Esse sparivano durante la stagione degli amori e tornavano dopo qualche mese se erano fedeli ai proprietari, quando evidentemente i pulcini erano già autosufficienti, così gli aveva raccontato un amico di suo padre che aveva la fortuna di possederne una.
Nel frattempo Angelique si era voltata verso gli scaffali del reparto e osservava concentratissima i volumi che arrivano fino al soffitto. Scorpius ammirò il suo profilo delicato, era tanto intenta nella sua ricerca che aveva la fronte corrugata e si mordeva il labbro inferiore senza nemmeno accorgersene. Lui aveva imparato che quando iniziava a torturarsi quella precisa zona della faccia con le dita, strappandosi le famose "pellicine", era in grande agitazione o imbarazzo, mentre quando lo faceva con i denti era solo molto concentrata.
Un sorriso nacque spontaneamente sulle sue labbra, quando si accorse di saper interpretare le sue emozioni semplicemente osservando il suo viso. Angie alzò lo sguardo verso gli scaffali più alti tendendo la gola, e il giovane provò l'istinto di accarezzarle la guancia, scendere sul collo candido e lungo come quello di un cigno. Al pensiero delle sue dita che si prendevano la libertà di sondare quella pelle morbida, una stretta ferrea si impossesò del suo stomaco e lo costrinse a distogliere lo sguardo.
Non doveva fare nulla di compromettente! Nulla che la allontanasse o che la facesse spaventare! 
"Ehi Scorp! Forse ho trovato qualcosa!" esultò lei. Prese una seggiola da un tavolo lì vicino e la spostò accanto allo scaffale. Con agilità si tolse le scarpe e si mise in piedi sulla sedia, alzandosi sulle punte e tendendo la mano destra verso l'alto.
"Oh cavolo! Non ci arrivo!!!" sbottò e, guardandosi attorno con aria guardinga, appoggiò il piede su uno scaffale di legno più in alto rispetto al suo appoggio, il quale scricchiolò in modo sinistro.
"Angie non mi sembra una buona idea! Andiamo a chiamare qualcuno!" bisbigliò Scorpius guardando preoccupato il legno vecchio e tarlato.
La bionda non rispose e appoggiò le mani sulla mensola più alta, dove evidentemente si trovava il libro che voleva e poi fece forza sul piede destro per issarsi fino a raggiungere il suo obbiettivo.
"Eccolo!" disse trionfante e mentre con una mano si teneva aggrappata al mobile con l'altra sventolava un tomo da dieci centimetri. Angie cercò di voltarsi verso Scorpius per mostraglielo, ma nella foga del gesto perse la presa della mano sinistra che la manteneva in equilibrio e iniziò un caduta inesorabile nel vuoto.
Scorpius agì d'istinto e si butto verso di lei per non farla cadere, ma al posto che aiutarla poco dopo si ritrovò a terra schiacciato dal corpo di Angie, con un suo gomito conficcato tra le costole e coi i suoi capelli su tutta la faccia a soffocarlo.
"Ah!" l'urlo di dolore uscì dalle sue labbra spontaneamente e subito dopo un rumore di passi veloci si avvicinò a loro.
"Angelique! Ti sei fatta male? Ti aiuto, aspetta!" Scorpius sentì una voce maschile vagamente famigliare sopra di lui e poco dopo venne liberato dal peso che lo opprimeva. Il ragazzo si massaggiò il punto in cui l'osso di lei lo avevano colpito e cercò di riprendere fiato, ma quando di rese conto di chi era accorso in loro soccorso si tirò immediatamente in piedi.
"Ci-ciao Derek!" la voce di Angie sembrava un po' stridula e infatti la ragazza tossicchiò riprendendo il suo tono normale disse: "Io... Ehm... Grazie... Scusa!"
Scorpius aggrottò la fronte leggermente offeso, era stato lui a farle da materasso durante la caduta e lei chiedeva scusa a quello lì?! Derek Schatten rise divertito passandosi una mano nei capelli biondi e spettinandoli leggermente.
"Ma figurati! Anzi, stai bene?" le chiese con tono amichevole e facendole un sorriso sghembo.
Il cuore del giovane Malfoy si incendiò di indignazione, come si permetteva di guardare Angie in quel modo! E che cos'erano tutte quelle moine?!
"Oh sì, bene, benissimo! Fantastico! Tu stai bene?" rispose la bionda velocissima guardando fissa negli occhi Derek, mentre un lieve rossore si faceva strada sulle sue guance.
"Sì, tutto bene grazie. Come va con Trasfigurazione?" le chiese sempre sorridendole.
"Oh... Non benissimo, sono al passo col programma ma... Beh, com'era?! Sono una schiappa giusto?" rispose Angie sorridendo e quando Derek rise divertito anche lei si unì all'ilarità.
Scorpius pensò che se si fosse dato fuoco o avesse iniziato a ballare nudo davanti a loro, quei due non se ne sarebbero nemmeno accorti. Lo stavano letteralmente ignorando! Pazzesco! Nessuno ignora un Malfoy! 
Scorpius raccolse da terra il libro che aveva creato tutto quel trambusto.
"Il libro, Angelique." disse freddamente alla ragazza porgendole il tomo. Sentendo la sua voce entrambi i ragazzi si voltarono verso di lui, quasi ricordandosi solo in quel momento della sua presenza.
"Oh grazie!" rispose la bionda prendendo sotto braccio il libro e arrossì furiosamente rendendosi conto di aver completamente trascurato Scorpius, che l'aveva salvata dal rompersi l'osso del collo. Ma c'era Derek davanti a lei!
"Ehilà Scorpius!" disse con tono gioviale Schatten sorridendo e alzando la destra nella sua direzione.
"Ehilà." replicò Scorpius con tono tanto gelido e controllato che risultò chiaro quanto lo stesse deridendo. I suoi occhi grigi emanavano una tale ostilità che Angie si sentì a disagio.
"Ehm... Andiamo Scorp?" chiese lei leggermente titubante senza sapere che cosa fare.
Scorpius si limitò ad annuire continuando a scrutare diffidente Derek, così Angie cercando di alleggerire la tensione che si era creata si voltò nuovamente verso il biondo e gli disse sorridendo amichevolmente:
"Buona giornata! Ci vediamo." 
"Buona giornata Angelique!" le rispose lui facendole nuovamente quel sorriso sghembo.
Angie sbattè un paio di volte le palpebre stupita e con un rinnovato rossore sulle gote restituì il sorriso, per poi voltarsi e iniziare a camminare con un'espressione ebete sulla faccia.
Quando Scorpius vide quello scambio di occhiate e sorrisi il cuore gli si fermò mancando un battito. Se è vero che si riconoscono i sintomi della propria malattia negli altri, in quel momento il giovane Malfoy si rese conto che i suoi sospetti erano sempre stati fondati.
Angelique era innamorata di un altro.
E lui non era altro che un amico. Nient'altro di un atterraggio morbido quando lei stava per cadere, null'altro che un banale, semplice, stupidissimo amico! Nonostante il ballo di Natale, nonostante il braccialetto che lei portava sempre, nonostante le emozioni provate accanto a lei, lui sarebbe sempre rimasto per lei quello che era in quel momento.
Un amico.
Sentì come se il suo cuore venisse trafitto la una serie infinita di schegge di vetro, che si conficcarono lì e che ad ogni respiro lo facevano sanguinare.
Non si rese nemmeno conto di aver attraversato tutta la biblioteca al seguito di Angelique, perso completamente nello sconforto e nella disperazione del momento. Quando ritrovarono anche gli altri si accorse appena di che cosa discutevano o delle occhiate interrogative che gli lanciava Albus. 
Mentre percorrevano i corridoi per tornare in Sala Comune prima della cena, ad un certo punto sentì una mano scivolare nella sua inerme lungo il fianco e stringerla. Osservò leggermente stupito le dita sottili e magre che stringevano le sue e riconobbe quelle di Angie, la quale lo fissava sorridendo e gli chiese:
"Che ti prende Scorp? Hai fame?" 
Colpito improvvisamente da una rabbia cieca nei confronti di quel sorriso inconsapevole, il ragazzo allontanò bruscamente la mano da quella di lei e prese a camminare più veloce possibile per il corridoio, lasciandosi alle spalle una stupita e ferita Angelique.


Albus emise un profondo sospiro e si massaggiò lentamente le palpebre stanche.
Era circa mezzanotte e stavano ancora cercando informazioni sulle uova nei tomi presi in prestito dalla biblioteca. Erano tutti messi abbastanza male: Elena dormiva su una pila di libri e ogni tanto grufolava compiacendosi del suo pisolino, Berty continuava a strabuzzare gli occhi sulle stesse due righe da mezzora, Martha combatteva strenuamente contro le sue palpebre, che continuavano ad abbassarsi mentre lei si sosteneva la testa con la mano destra e puntellandosi al tavolo col gomito. Albus senza essere visto la osservò per qualche istante, aveva delle bellissima labbra, non se ne era mai accorto prima. Erano leggermente carnose nella zona centrale e si assottigliavano alla commessura, di un bel rosa intenso senza bisogno di trucco... Albus scosse leggermente la testa sorpreso dai suoi stessi pensieri.
L'unica che riusciva ancora ad essere attiva era Angie che sfogliava febbrilmente le pagine ingiallite e faceva scorre gli occhi velocemente cercando un qualsiasi appiglio.
"Non sono stata io! E' colpa di Sibyl!" mugugnò nel sonno Elena ridestando tutti. Angie sollevò lo sguardo sull'amica e rise piano per non svegliarla. Martha spalancò gli occhi e fece un sorriso furbo prima di sussurrare all'orecchio dell'amica addormentata:
"Ele, chi è Sibyl?"
Elena aprì e chiuse la bocca un paio di volte come se stesse masticando qualcosa e mugugnò ancora:
"E' una stronza..." e poi ricominciò a dormire pesantemente.
A quel punto tutti e quattro si tapparono la bocca per soffocare le risate.
"Forse è meglio andare a dormire e riprendere domani." bisbigliò Albus stiracchiandosi leggermente. Si sentiva a pezzi dopo quella giornata estenuante.
"Voi andate, io devo finire ancora qualche pagina!" sussurrò Angie e gli lanciò un sorriso non troppo convinto prima di tornare al suo librone.
Albus non aveva capito che cosa fosse successo tra lei e Scorpius, ma quest'ultimo si era dileguato non appena era usciti dalla biblioteca e non si era più fatto vedere per tutta la sera, nemmeno a cena. Angelique si era buttata sulle sue scartoffie e non aveva parlato molto, ma Al aveva letto nelle sue espressioni una vera tristezza. Eppure gli sembrava che le cose stessero andando bene... Sospirò nuovamente e si promise di pensarci domani, era veramente troppo stanco per i drammi epici di quei due!
Con un grande sforzo riuscirono a svegliare Elena e a convincerla ad andare nel suo dormitorio. Al augurò la buonanotte a tutti e lasciò un bacio leggero sulla guancia di Angie prima di dirigersi verso il suo letto.
Non appena entrò nella sua stanza notò che era tutta illuminata e che Scorpius sedeva sotto il grande oblò che mostrava le profondità del Lago Nero. Il biondo era attorniato da una quantità spaventosa di frammenti piccolissimi di pergamena e barbigli rotti di piume, in quel preciso istante ne stava distruggendo un'altra con rabbia.
"C-c-ciao Sc-scorp!" disse Berty osservando un po' preoccupato la piuma tra le sue dita, come temendo di essere ridotto anche lui così.
"Ehilà!" rispose quello con tono fintamente ilare e iniziando a strappare pezzetti con più foga riprese con tono furibondo: "Ma può esistere un saluto più stupido? Ehilà! Come se fossi un giardiniere! Io non sono il suo giardiniere!" sbottò alla fine distruggendo del tutto la piuma.
Albus si avvicinò e gli si sedette di fronte incrociando le gambe, Berty lo imitò ma si tenne un pochino più lontano.
"Che cos'è successo con Angie oggi?" chiese con calma Al studiando il volto dell'amico.
"Niente." rispose secco Scorpius alzando su di lui le sue iridi grigie e fredde.
"Avanti! E smettila di distruggere tutto quello che ti capita a tiro!" lo rimproverò Albus schiaffeggiando a piano il dorso della mano che aveva già preso un nuovo pezzo di pergamena.
Scorpius si lasciò andare con la schiena lungo la parete e prese un profondo respiro prima di parlare.
"Lei è innamorata di un altro." la sua voce, nonostante avesse cercato di essere fermo e determinato, uscì in poco più che un sussurro.
Albus inspirò rumorosamente. Ecco, quello sì che era un disastro. Peggio del Diluvio Universale, delle guerre tra Goblin, dell'ascesa di Lord Voldemort! Persino peggio di nonno Arthur che trafficava con la televisione babbana e faceva esplodere il tubo catodico! In quel preciso istante avrebbe tanto voluto andare alla Torre di Grifondoro e pestare a sangue quell'idiota, pallone gonfiato, ipocrita di Schatten. Ma prima doveva risolvere la crisi diplomatica.
"Beh... Innamorata! Mi sembra un po' eccessivo, no?" disse infine cercando di farlo ragionare.
Scorpius lo guardò fisso negli occhi assottigliando lo sguardo e stringendo le labbra. Pessimo inizio.
"Tu lo sapevi." decretò alla fine con un'improvvisa intuizione. Albus spalancò la bocca colto di sorpresa, ma l'altro continuò imperterrito con tono adirato: "Lo sapevi e non mi hai detto niente! Anzi mi hai spinto a rendermi ridicolo! Spero tu ti sia divertito!" e detto ciò fece per alzarsi, ma inaspettatamente Berty lo prese per un braccio e lo tirò verso il basso, facendogli sbattere un po' violentemente il sedere contro il pavimento di pietra.
Sia Scorpius sia Albus lo guardarono allibiti, ma Berty assunse un'espressione risoluta e disse:
"St-st-stai sbagliando tu-t-t-t-to!!! Io ho visto co-co-come ti guarda qua-quando crede che-che-che tu-tu-tu non la veda!" e scosse energicamente la testa per poi proseguire: "Non è innamorata di-di-di un altro! Ma-ma-ma-magari le piace un po', ma a-a-anche tu-tu-tu le piaci, zuccone!!!"
Scorpius spalancò gli occhi sorpreso dalla rivelazione, poi aggrottò la fronte perplesso, tanto che le sue sopracciglia chiarissime quasi si unirono. Si passò una mano sul volto e riprese con tono meno furioso ma ancora animato:
"Quindi secondo voi io le potrei piacere?"
Albus sorrise e insieme a Berty annuì convinto.
"Ma allora perchè con me non si comporta così? Insomma era tutto un sorriso e un arrossire! Argh... Che nervoso!" ribattè frustrato dando un pugno al pavimento.
"Forse lui le mette più soggezione. Però tu sei avvantaggiato! La conosci molto meglio di lui e passi molto più tempo con lei! Inoltre non credo che Angelique lo conosca davvero, altrimenti cambierebbe idea in un secondo..." detto ciò Albus iniziò a raccogliere i frammenti di pergamena che attorniavano Scorpius.
"Sta ancora stu-studiando, fo-fo-forse dovresti-ti andare da lei!" consigliò Berty aiutando Al con la carta.
Scorpius prese un profondo respiro e si alzò con un balzo per poi correre letteralmente fuori dalla stanza.
"Quanta pazienza ci vuole con questi due..." sospirò Al gettando una manciata di barbigli nel cestino della spazzatura.
  
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