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Autore: itsme131    28/04/2014    0 recensioni
Jeanine Buckingham è una stella di Hollywood, forse la più famosa. Ha tutto quello che si possa desiderare: una villa enorme, soldi a palate, va da un set di riprese ad una sfilata di moda, si circonda di amici come Angelina Jolie o Johnny Depp, e in apparenza non le manca nulla. Ma lei, ventinovenne romantica, si è resa conto che tutta la sua vita è una maschera: quello che non ha è… un’anima gemella. Il suo vero amore, per così dire. Qualcuno che le faccia riscoprire i valori veri della vita, e che la sappia ricambiare in maniera disinteressata, senza pensare al denaro o alla fama. L’occasione le si presenta quando si traveste per non essere riconosciuta e va in giro per Los Angeles come una cittadina qualunque: per un caso conosce George, buono e gentile, e se ne innamora inaspettatamente.
L’unico problema è che George ama Aisha, il suo travestimento, e non sa che c’è sotto Jeanine…
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Arrivai alle tre e mezza precise davanti al lussuoso palazzo in stile liberty dove si sarebbe tenuta la sfilata. Il tappeto rosso steso per l’occasione era ormai lurido, ricoperto di impronte, segno che tutti erano già entrati. Questi maniaci della moda!
Mi affrettai traballando sui miei tacchi ed entrai anch’io: mi ritrovai in un grande salone di marmo, dove c’erano ampi specchi e luminosi lampadari di cristallo, che sembrava uscito dal castello di Cenerentola. Al centro della sala, notai una passerella: di lì a poco vi avrebbero sfilato le modelle.
Mi guardai attorno, un po’ spaesata da tutto quel lusso, e riconobbi tutti i VIP più in voga del momento: il banchetto, nonostante io fossi in orario, era già cominciato, e nella stanza era tutto un tintinnare di calici di vetro traboccanti di champagne.
“Oh, Jeanine!” sentii una voce stridula alle mie spalle. Mi voltai e vidi Carola Might avvicinarmisi… Già, Carola Might, mia acerrima nemica, se si può dire così. Sfondammo nel mondo dello spettacolo grazie allo stesso film, dove interpretavamo due rivali. Chissà, forse i ruoli avevano preso il sopravvento sulle nostre vite e l’odio che recitavamo si era insinuato nella realtà… Ora, tra noi c’era una gara silenziosa a chi faceva più film, a chi recitava meglio, a chi si faceva scattare più foto. O meglio, per lei era guerra aperta. Io tentavo di lasciarla perdere, non m’interessavano queste stupide competizioni hollywoodiane. Ma Carola era una persecuzione.
“Ciao, Carola” mugugnai contrariata.
Lei sollevò un sopracciglio perfetto, in tono di sfida. “Come procede con i tuoi film?” mi domandò, velenosa.
Fui felice di risponderle: “Meravigliosamente! Sto girando tre film e ho ricevuto altre undici proposte!”
Non mi piaceva vantarmi, tutto il contrario, ma Carola mi faceva saltare i nervi, quanto la odiavo!
Godetti nel vederla stringere il suo bicchiere così forte che le nocche le diventarono bianche. “Sono felice per te” sibilò a denti stretti. Ma la sua invidia durò solo un attimo, perché si riprese e disse: “A me hanno chiesto di posare per un set fotografico!” e si gettò i boccoli scuri all’indietro, con fare aristocratico.
“Brava, vuoi un applauso?” la canzonai.
Lei strinse gli occhi neri a due fessure, e il suo viso si contrasse in un’espressione di rabbia. Ma come aprì la bocca per lanciarmi una frecciatina velenosa, io mi girai e andai verso il tavolo del buffet: non avevo voglia di ascoltarla. Ero stanca, stanca di lei.
Il sipario che copriva le modelle in preparazione si aprì di qualche centimetro per lasciar passare un uomo basso e sottile, vestito in maniera sgargiante e con dei baffi neri: lo stilista. Batté le mani più volte per richiamare l’attenzione generale, e si sistemò al centro della passerella affinché tutti potessero vederlo.
“Sono felice che siate venuti…” esordì. Aveva la voce acuta. “…E vi do il benvenuto alla mia sfilata!”
Tutti applaudirono, io no. Il mio sguardo era concentrato sull’orologio appeso in un angolo. Le quattro meno un quarto… Il tempo stringeva!
Il buffo ometto parlò ancora per un po’, poi si andò a sedere, e le luci si spensero. Aspettai che tutti si fossero seduti e che la prima modella cominciasse a sfilare sulla passerella, sotto le luci accecanti dei riflettori. Senza neanche vedere cosa indossasse, cominciai ad allontanarmi dal pubblico, di soppiatto, camminando all’indietro. Quando fui sicura che nessuno mi stesse prestando attenzione, corsi all’armadietto vuoto che avevo trovato in un angolo e nel quale avevo nascosto il mio borsone. Tirai un lungo sospiro di sollievo quando ce lo ritrovai: lo afferrai con decisione e mi infilai nel bagno per cambiarmi. Mi assicurai di aver chiuso la porta a chiave e mi svestii in fretta, gettando il mio vestito da mille dollari a terra, senza badarci. George era la mia priorità.
Mi struccai velocemente, con disattenzione, e molto del detergente mi finì negli occhi, offuscandomi la vista. Il fondotinta scuro fu difficile da stendere e misi la tuta al contrario; quando me la fui sistemata nel verso giusto, mi accorsi che mi mancava una delle infradito, e la ritrovai fuori dalla porta abbandonata a sé stessa. Insomma, travestirsi così di furia fu un’impresa, ma quando conclusi il tutto infilandomi la parrucca, ancora una volta ammisi che era proprio un bel travestimento. Sorrisi al riflesso dello specchio e legai le treccine finte in una morbida coda; infilai l’abito e i sandali della sfilata nel borsone nero, e, in punta di piedi – nonostante le mie Havaianas ciabattassero rumorosamente – riuscii ad uscire dal bagno e dal palazzo senza che nessuno mi notasse.
Infilai gli occhiali da sole per coprirmi dai raggi splendenti che mi ferivano gli occhi, e stesi la cartina della città davanti a me, alla ricerca del cinema dell’appuntamento.
George, sto arrivando.
  
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