Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC
Segui la storia  |       
Autore: __Di    28/04/2014    3 recensioni
È un sacco di tempo che il mago non è più a Nihon. E Kurogane neanche era con lui, neanche era lì a dirgli addio. Era in missione, come lo è adesso, lontano da casa per proteggere quel paese che già non riconosce più, che già non merita tutto quello che ha fatto. E poi ha sempre reputato inutile proteggere un paese in pace, figurarsi ora che non ha più niente, niente per cui valga la pena lottare. Ha già perso tutto e manca un solo passo per perdere anche se stesso. Diventerà un ronin, presto o tardi, un senza padrone, se continua a pensarla così. Malgrado ami ancora quella sua terra, c'è qualcosa che ama di più, qualcosa che nulla può sostituire. Morirebbe ancora per il suo impero, morirebbe ancora per il suo Giappone, ma solo perché anche lui amava Nihon.
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Fay D. Flourite, Kurogane
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
d

Tadaima

2.

 

Kurogane entra in casa sua. Stanco. Probabilmente, pensandoci, non è mai stato tanto stanco. Mai. In tutta la sua vita.
Forse è così stanco perché sa, sa che ormai non lo vedrà più fare capolino col suo testone biondo da fuori la finestra, che si sporge per salutarlo. Non lo sentirà più dire "bentornato" in quel suo giapponese strascicato e scalcagnato.
Un po' nella sua testa c'è rimasta questa idea di lui che gli dà il bentornato, quell'unica parola che pronunciava tartagliando in quel poco tempo che sono stati insieme. Gli è entrata talmente in testa quest'idea, che ogni volta che torna a casa lo dice. Da dodici anni, lo dice, come se lui non se ne fosse andato veramente da casa. Lo dice ad alta voce come quando ci stava lui, e lo dice anche oggi, anche oggi che lui lo sa che non è lì, oggi che sa che non ci tornerà più in quella casa, oggi che certamente non si sporgerà dalla porta della cucina e non gli salterà al collo meritandosi tutte le sue proteste. «Sono a casa».
Ha le lacrime agli occhi, Kurogane che forse non si è mai sentito così solo fino ad oggi. Anche quando il mago era lontano, era solo, ma ora ha quell'amara consapevolezza addosso, ora sa che la voce che gli sussurra il bentornato è solo nella sua testa e forse, e lo spera sinceramente, non sparirà mai. E forse è un po' matto, sì, certamente un po' matto lo è perché gli pare di sentire ancora la sua presenza in quella casa che l'ha avuto sotto il tetto per poco tempo, poco poco. Si siede a terra, dove lui si sedeva quando aspettava il suo ritorno, dietro la porta. Sospira a lungo. Quanto può essere patetico ora? Come può piangere qualcuno che già se n'è andato da dodici anni?
Piangere? Lui?
Eh... Non ha mai più pianto, lui, dopo la morte di suo padre e sua madre. Lui non ha pianto mai più. Perché nella sua testa c'è sempre l'idea che gli uomini non debbono piangere, pure andando contro le convenzioni sociali del suo Giappone che accettano l'uomo vero, l'eroe, anche in grado di provare sentimenti e di piangere all'occorrenza. Non merita questo genere di sfogo, lui, lui che neanche gli ha detto quanto in realtà è importante per la sua sanità mentale, per la sua vita. Perché sì, senza il mago nulla ha più senso, neanche la sua testa trova un senso di esistere, figurarsi la sua vita.
Ingoia tutto, la rabbia, la sapidità delle lacrime e sospira a lungo, prima di poter essere in grado di alzarsi in piedi, ma sta lì altri due minuti, seduto lo sguardo rivolto al soffitto. Si sente più vicino a quel mago che l'aspettava, quel mago che strepitava nell'attesa del suo ritorno da una lunga missione. Almeno, però, lui tornava. Sarebbe stato meglio morire sperando di riaverlo tra le braccia, un domani.
Ah! Idiota! Lui, non il mago.
Si arrabbia di nuovo non appena questo pensiero gli attraversa la scatola cranica come una freccia, dalle meningi al tronco encefalico. Si arrabbia dolorosamente con se stesso. Che idiota, che razza di idiota è diventato, non è certo colpa del mago se non è tornato da lui. Comunque, non sarebbe potuta andare diversamente.
Un lungo strepitio, come dei passi. Qualcosa che incespica e una voce che borbotta appena una specie di imprecazione, dopo un piccolo gemito. «Oh, ma sei tornato?» sussurra una vocina.
Alza lo sguardo e lo vede. È lì. Ah, deve avere proprio le traveggole. , il mago era necessario per la sua sanità mentale.
«Stavo preparando la cena, scusami... Non ti ho sentito entrare.» sussurra.
Sorride. «La cena?». Ah! Se fa attenzione, sente il profumo della sua cucina. Il profumo buono e caldo che non sente da tempo. Deve essere davvero impazzito. Deliri, allucinazioni visive, olfattive e uditive. Presto o tardi apparirà una vocina cattiva che gli intimerà di fare una strage. Perfetto, è diventato schizofrenico.
Lui ricambia il sorriso, china la testa di lato. Ha l'aria un po' confusa, come se stesse giducando la sua sanità psicofisica. Bene, ha anche le allucinazioni di un mago assenato, i suoi stessi deliri giudicano che, no, non è proprio più se stesso. Fantastico! «Sì. Non ero sicuro che tornassi stasera, scusami. Non ho preparato granché. Che hai? Sei mogio mogio, Kuro-tan. Non vuoi venire qui ad abbracciarmi? Non ci vediamo da un sacco di tempo... Non ti sono mancato per niente? Non mi fai neanche un po' di feste?».
Socchiude gli occhi, sembra vero. Sembra vero il suo piccolo mago. È magro, i capelli sono un po' più lunghi, ma è lui, forse sarebbe così, oggi, se solo fosse vivo. Quanto tempo ha desiderato di vederlo? E ora, solo ora ci riesce. Solo ora che sa per certo, che sente nelle ossa, che lui non c'è più. Ah! Se fosse vero gli ringhierebbe contro, mica è un cane lui. E che razza di domande fa? È ovvio che gli manca. Se fosse il vero mago se lo abbraccerebbe forte, lo stringerebbe tanto forte contro di sé da strappargli il fiato, da fargli tremare le costole. Ah, se fosse vero, se solo fosse vero.
«No, eh? Sei arrabbiato con me? Posso capirti, hai tutte le ragioni, in fondo sono sparito per un bel po' di tempo...» farfuglia. Eh, la sua testa lo sta giocando davvero bene, sono proprio queste le parole che voleva sentire. Che idiota, che idiota è diventato. «Senti, va' pure a spogliarti, riposati un po' e poi vieni a cena. C'è un po' di riso, però se vuoi griglio delle anguille... e della zuppa. Ti va la zuppa, Kuro-tan?» domanda.
Lo guarda, Kurogane, lo squadra in silenzio, sospira a lungo. S'è un po' calmato, dopotutto. Pure se è impazzito, va bene così. Va bene così perché ora lo vede. E non l'ha visto per così tanto tempo che anche se è solo nella sua testa, è già meraviglioso così. E forse, la sua testa neanche gli rende giustizia. Forse nemmeno se lo ricorda davvero il mago. È sempre stato così? I suoi occhi sono sempre stati così chiari? E il suo sorriso? No, forse il mago dei suoi ricordi è più bello di quello che ha prodotto la sua mente, questo è più magro e pallido. Chi lo sa? Forse però sarebbe davvero così se lo vedesse oggi, dopo tutti questi anni.
Sorride e gli porge la mano. «Vuoi alzarti Kuro-pippi?».
Kurogane si alza da sé, non può certo fare affidamento su una stramba allucinazione per alzarsi da quella scomoda seduta.
«Bentornato, Kuro-tan.» dice poi, col tono che usava quando abitava lì.
Basta, la sua testa gli sta facendo davvero un brutto scherzo. Quelle sono le parole che voleva sentirsi dire, di più al mondo. Neanche le scuse voleva, ha sempre e solo voluto sentirsi dire quel bentornato strascicato, quella parola che ha imparato subito appena si sono trasferiti lì. Però... però lui non è lì, e anche il solo vederlo lì gli fa male, tanto male. Gli passa accanto e sente anche il suo profumo, sì, deve proprio andare dal dottore dei matti a farsi una bella visita alla testa. Sta proprio impazzendo. Che cosa può fare l'assenza?!

Si trascina in camera da letto e si spoglia in fretta, vuole solo dormire, dormire un po' nel loro letto e nulla di più. Ha dormito male, nei giorni scorsi, ed è la stanchezza a farlo uscire di testa, sicuramente è la stanchezza a fargli avere tutte queste alterazioni percettive. La stanchezza e la nostalgia assurda che gli stringe il cuore. Ma una dormita gli farà bene. Sicuramente.
Le allucinazioni spariranno, lo sa, è già successo appena lui è partito, lo sa. Spariranno ma non si dimenticherà certo il dolore. Poi anche quello sparirà, volente o nolente lo sentirà sempre di meno e si ricorderà sempre meno di lui e poi diventerà un vecchio che parlerà del suo perduto amore, che però se n'è andato come un eroe, come l'eroe che lui non riuscirà mai a diventare.
Non sarà mai l'eroe che è stato suo padre, o quello che è diventato il suo mago. E un po' gli va bene, forse doveva andare così fin dall'inizio. Magari davvero dovrebbe limitarsi a pescare, tanto non crede più in se stesso come un tempo, nostalgico com'è oggi. Lui è solo un ninja come lo sono stati tanti altri, come lo saranno tante reclute, non ha fatto nulla di speciale fino ad oggi. E certo non è che domani farà molto di più. Ha solo un sacco di sangue sulle mani, e certo questo non è che lo renda particolarmente speciale. L'unica cosa che l'ha reso un uomo vero, con una vera forza, è stato capire quanto lui fosse importante ancor prima che la loro relazione sbocciasse davvero. Ridurre la sua forza per averne di nuova, e di più importante e potente di qualsiasi altra al mondo, l'ha reso migliore. Il mago l'ha reso migliore. Forse è meglio usare il passato, perché ora non è poi tanto un bell'individuo. Ora non è altro che un patetico uomo innamorato e nostalgico, con qualche capello grigio qua e là, delle rughe d'espressione per quel broncio che tiene tutto il giorno, tutti i giorni, e con una casa non troppo grande ma decisamente vuota. Fondamentalmente, senza di lui, non è altro che un uomo comune. Uno come tanti.
Il mago è, anzi, era la sua forza e la sua fortezza... e anche, cosa non da meno, la sua sanità mentale.
Ecco, sì, è uno come tanti con delle allucinazioni che gli fanno compagnia. Mica sarà l'unico pazzo di Nihon, no?
Si toglie solo la cotta di piastre e la lascia cadere senza mezze misure. Fosse stato qualche tempo fa, magari l'avrebbe accuratamente accomodata sul piedistallo, ma è diverso ora. Ora è tutto diverso. L'unica cosa che resta immutata è l'abitudine, quei suoi vezzi perché checché se ne dica lui è un abitudinario. Si sdraia sul letto dopo un lungo lungo sospiro. Chiude gli occhi, si accuccia con calma su un fianco, nasconde il braccio sotto il cuscino alla sua sinistra e accarezza, come sempre, il suo lato del letto.
Fosse stato più sentimentale di quanto potrebbe ammettere, e già è un bel brodino quello in cui bolle, non avrebbe mai cambiato le lenzuola, in tutti quegli anni. Sarebbe marcito lui, con le lenzuola, ma, almeno, avrebbe avuto addosso il suo odore. Per fortuna era ancora sano di mente allora, tanti anni fa.
A riprova del fatto che il mago era solo una stupida allucinazione, è che lui tanto bene con la testa non ci sta, appena è entrato in camera, è sparita la sua vocina e tutti gli annessi e connessi, niente corpicino esile e massa di capelli biondi, niente occhioni.
Ed è un dolore strano quello che prova adesso. Come se l'avesse perso di nuovo. Come se fosse vero quel mago che ha visto prima.
Ah, dovrebbe davvero fare una visita dal dottore dei matti, non può pensare di vederlo in continuazione, gli fa male, gli fa male e tanto. Anche se è bello vederlo lì.
S'appisola quasi subito, senza neanche accorgersene poi tanto, come fanno i bambini che un momento prima ridono e giocano e l'istante dopo crollano addormentati. I suoi sensi si sono via via intorpiditi e un lieve formicolio ha percorso per un istante il suo corpo. Il suo sonno è l'unica cosa che, assieme alle sue abitudini, è rimasta invariata. Forse è anche perché è molto stanco che dorme, così.
Anche se chi è stanco di vivere, come lo è lui, ora come ora, non è che se la dorma beato.

Non è abituato a sognare, Kurogane. E, se sogna, appena sveglio non si ricorda nulla. I ninja devono stare vigili, all'érta e sognano poco, perché il sonno è leggero. 
Però, però oggi sta sognando.
Oggi è tutto diverso. Sogna lui, solo in quel mondo ghiacciato e lontano. Sogna di correre da lui, di sollevarlo tra le braccia e stringerlo forte. Anche se è un corpo vuoto, lo vede che è un corpo vuoto il suo mago e non ha senso abbracciarlo forte perché pure lui, come quel sogno, come quel mondo maledetto, è ghiacciato.
Si sveglia, Kurogane. Spalanca gli occhi. Annaspa, affaticato. Il cuore gli batte così forte nel petto da rimbombare nella stanza e da fargli male. Sente i polmoni gonfiarsi a fatica di aria. Si guarda intorno confuso. 
È buio fuori e no, non può aver dormito così tanto. Probabilmente sta ancora sognando. Sta sicuramente sognando perché sì, è nella sua stanza, ma lo vede lì, seduto.
Il mago lo guarda con calma, sembra avere qualcosa in mano, un panno. Assurdo, ha anche le allucinazioni continuative: lui è ancora lì, vestito come prima, gli occhi ancora chiari e l'aria confusa quanto lui. Gli parla. Vede le sue labbra muoversi, ma non sente nulla.
Ecco, forse prefriva l'allucinazione di prima, che almeno poteva sentire anche la sua voce.
Allora è Kurogane a parlare, le parole gli escono leggere dalle labbra e tanto è un sogno e nei sogni puoi dire e fare quello che ti pare. «Mi sei mancato tanto.» farfuglia, ma tanto lui non sente. E va bene così, è meglio così.
Grama, grama è la vita. Lo vede solo adesso, lo sente vicino solo adesso che è cristallizzato in un mondo lontano, sigillato e pure morto. Ma è lì, e se lo sente nelle ossa e sotto la pelle. Incredibile.
Il mago muove le labbra, gli parla ma lui non lo capisce. È solo nella sua testa. E forse neanche la riconoscerebbe, nel sonno, la sua voce.
Si copre il volto con la mano di latta. «Mi manchi ancora. Tanto».
Lui sorride. È senza dubbio il suo maledetto sorriso. Meraviglioso. E di colpo è tutto più difficile. Come può lasciarlo andare ora? Come può averlo perduto?
Dice dell'altro, mentre allunga la mano con il panno verso il suo viso. Gli accarezza la fronte. È umido? Ah, che razza di sogno!
Il mago fa di sì con la testa dopo un po', come se avesse detto qualcosa di sensato per una volta nella sua vita. Buffo a dirsi, le cose che dice hanno senso solo ora che non c'è più. Continua a parlare, poi, gli occhi grandi e limpidi, chiari, su di lui. Ogni tanto sorride.
Ah, vuole sentirlo. Ma vuole dirgli anche tante altre cose. «Yui.» lo chiama e il suo mago per un momento corruga la fronte, si vede che si perde le parole che stava blaterando, ha la classica espressione che aveva quando restava senza parole. Ha delle piccole rughe buffe sul viso, leggere leggere, intorno agli occhi e alle labbra. È un peccato che non possa vedere il vero mago, potrebbe essere ancora più bello di quanto già non sia adesso.
Sente le dita ghiacciate del mago sul viso. Dice qualcos'altro, prima scuote la testa e poi annuisce, con un sorriso. Lascia la presa sul suo volto e si alza in piedi.
«No! No, non andare. Torna da me, eh? Io non credo di...» bofonchia all'improvviso Kurogane, prendendo tra le dita l'orlo del suo yukata. Non ci ha mai pensato seriamente, ma forse è vero, forse è vero che non può farcela senza di lui. E davvero gli va bene che sia un'allucinazione, dopotutto.
La sua espressione è di colpo severa, ha assottigliato gli occhi. Sembra arrabbiato. Farfuglia qualcosa, ma lui non capisce. Scuote il capo e sembra dire una di quelle cretinate che diceva il vero Yui, con una semplicità lampante, come se dovesse dire una mezza ovvietà. Come a comunicargli che è lì. Che lui è tornato, cavoli!
Anche nella sua testa, il suo mago dice cretinate.
«Sarebbe bello, .» dice. In fondo è il suo mago, ed è frutto della sua testa. Se ha davvero detto di essere lì, allora non potrebbe rispondere altrimenti. «Vorrei tanto invecchiare con te: sono stati più gli anni in cui siamo stati lontani che quelli in cui siamo stati insieme».
Il mago si inginocchia di nuovo vicino a lui, sul letto stavolta. Sente le dita del mago sul viso. È una sensazione chiara, sente fisicamente i polpastrelli ghiacciati sulle guance, come prima e meglio di prima. Gli parla ancora, gli occhi grandi, arrossati e lucidi. Muove la testa su e giù. Sorride e nel farlo i suoi occhi si assottigliano appena e sembrano ancora più belli.
«Avrei almeno voluto dirti che...» mormora, e ciancica le due parole dopo come fossero sassi. È inutile dirlo a un lui che non esiste. «... lo farò sempre, io non smetterò mai di farlo. E lo so che può non andarti bene, perché se fossi qua diresti una delle cretinate che ti piacciono tanto. Che devo andare avanti, per esempio... Non andrò avanti, non ne ho motivo. Perché io ho sempre voluto solo te e... non ti ho mai detto niente di gentile, io.» mormora, come se potessero mai raggiungerlo quelle parole che non gli ha mai detto. Socchiude gli occhi, poi, come stremato da questo discorso che non giungerà mai alle sue orecchie, che magari neanche sta dicendo davvero.
Silenzio. Un lungo, lungo silenzio.
Per un istante ha la chiara consapevolezza di essere in un sogno. È naturale, si sente sballottare, la classica sensazione di chi cade nel proprio letto.
Ma quando apre gli occhi, Yui è ancora lì. Più vicino, che lo abbraccia. Sente il suo profumo, sente il suo corpo. È un bel sogno, lui sogna poco la notte e non è mai riuscito a sognarlo così. Così maledettamente bene. Sospira, per inalare di nuovo l'odore buono della sua pelle, è inconfondibile. Pensava di averlo dimenticato.
Sente addirittura il suo cuore battere, dalla posizione in cui si sta. Con la testa poggiata comodamente sulla sua spalla. Le dita del mago tra i capelli. Che ci sia ancora speranza? Povero, povero illuso, come fa a pensarci ancora?
«Ti amo.» dice, poi. Finalmente. L'ha detto al suo amore che non c'è più e che però lo tiene tra le braccia in un meraviglioso sogno o delirio percettivo, dipende dai punti di vista.
E sente chiaramente il cuore di quel suo mago fantasmatico perdere un battito. Si sente stringere un po' di più. Sembra che rida, sotto di lui trema a un ritmo costante.
Kurogane alza la testa. «Lo so... è stupido dirtelo ora che neanche mi puoi sentire. Ma tu mi hai reso davvero tanto felice, anche se è durata poco. E ti prego di... di restare almeno un altro po' nella mia testa, perché non mi abituerò mai all'idea di non averti più. E finirà che morirò di inedia, che non so cucinare granché... solo le uova e cretinate simili... oppure finirò bruciato dopo aver dato fuoco a casa nostra mentre preparerò la cena, una cena scadente, tra l'altro».
Si agita il mago sotto di lui, ride, indubbiamente sta ridendo divertito, e lui non sente neanche il suono cristallino della sua risata. Che cosa orribile, che fine orribile farà. Sente di nuovo le sue dita sul viso, ha gli occhi chiari chiari lucidi, e anche gli occhi del ninja bruciano. Che strano per essere in un sogno.
Yui sorride, mormora qualcosa, glielo soffia sul viso. Sente il suo respiro ma non le sue parole. Poi un bacetto sulla fronte e un altro sorriso e altre parole che non riesce a sentire.
Sembra confuso, poi, il suo mago, o forse è preoccupato. Gli passa piano le dita tra i capelli e Kurogane instintivamente si stringe a lui. E lo sente sulle dita, lo sente addosso.
Ah, se fosse vero, se solo fosse vero!
Il mago gli parla ancora, sente che muove piano le labbra, sente che gli soffia sulla pelle, ma non sente quelle parole. Almeno prima lo sentiva, ma forse non poteva toccarlo.
No, non vuole sognarlo così, che almeno gli parli in quei fottuti sogni!
Ma, come prima, anche stavolta il sogno sfuma all'improvviso, si sente cadere di nuovo e ora è tutto buio.

Quando si sveglia, la luce del giorno è calda, arancio, come quella di un pomeriggio di fine estate.
Si alza in piedi, stanco, affaticato.
Non è poi tanto vecchio, non lo è affatto, la loro storia si è interrotta alle battute iniziali, quando ancora non erano entrati nella maturità del rapporto. E anche se sono passati dodici anni, quasi tredici, lui è ancora nel fiore degli anni. La loro storia si è spezzata troppo presto, si è interrotta in tremendo anticipo, quando il loro amore appena sbocciava, come i fiori in primavera.
Sono passati anni, sì, ma è ancora molto giovane, Kurogane, e se solo volesse, se solo volesse, potrebbe rimboccarsi le maniche e costruirsi un'altra vita. Ma a cosa va a pensare? Il mago con quelle dita ossute s'è preso il suo cuore e se l'è portato via, e probabilmente il suo cuore resterà dov'è lui, gli farà compagnia fino all'ultimo. Anche se il suo ultimo giorno è già arrivato.
Si alza in piedi, il suo stomaco gorgoglia dalla fame, e ci vorrebbe proprio una zuppa, di quelle da sorseggiare tiepide, in giardino, la sera.
Si sistema. Si infila lo yukata che tiene per casa ed esce dalla stanza, mentre si allaccia l'obi.
Sente degli strepitii, è evidente che la sua testa sia sempre più confusa. Del resto, i rumori di una casa non si imparano mai davvero.
«Oh, mi sa che si è svegliato!» farfuglia la voce un po' troppo squillante di Tomoyo.
Un atroce senso di nausea lo sconvolge. È già lì? È già andata a rompergli le scatole?!
Entra in cucina già piuttosto alterato, la vista annebbiata dall'abbacinante potenza del sole del pomeriggio che invade la stanza e dalla rabbia. «Ti avevo detto che...» comincia a dire, ma si trova con qualcosa addosso. Un cosino. Un cosino esile esile che se lo abbraccia con quelle braccine magre magre.
Perde un respiro, Kurogane, perde un respiro e, un po' per istinto, un po' per trasporto, risponde all'abbraccio. Trema, qualcosa gli percorre la schiena, ed è evidente che non si sia ancora veramente alzato dal letto. Deve necessariamente andare dal dottore dei matti. Domani stesso. Perché quel cosino è proprio uguale a lui, è uguale al suo mago e non è possibile. Non è possibile.
«Ciao! Mi hai fatto preoccupare un sacco, Kuro-rin!» pigola nel suo orecchio, così forte che sente i timpani vibrare.
Sospira. «Sto impazzendo, eh?». Però, per lo meno lo sente parlare, finalmente. Sente la sua voce e se lo sente addosso. E non può volere nulla di più. Pure se ormai è pazzo.
Yui lo guarda confuso e Tomoyo sorride, mentre vuota la sua tazza di tè. Ha la faccia di chi la sa lunga. La sa lunga pure nelle sue cavolo di allucinazioni. Ma guarda te, oh!
Comunque, francamente, preferiva le allucinazioni singole, solo lui e il mago.
«Ma no, Kuro-tan.» farfuglia lui, dopo un po', incerto, mentre gli accarezza il viso amorevolmente. «Dai, siediti».
Lui non si muove, stringe solo ancora il mago tra le braccia. Ora che se lo sente addosso certo non lo lascerà scappare.
«Questo volevo dirti l'altra volta, Yoo. Ma tu non fai parlare mai nessuno! Hai davvero un caratteraccio.» bofonchia la principessa con aria tronfia. «È tornato, cioè, insomma lo vedi anche tu che è tornato».
«Sei stato un villano, Kuro-rin, proprio tanto scortese, dovresti scusarti... mica si dicono certe cose a una principessa!» protesta il mago pigolando. «Forza, su, scusati!».
È vero, allora, è davvero lì? Kurogane stringe di più l'abbraccio, 'sticavoli se è finto, se è un'allucinazione, la sensazione è meravigliosa e basta così, basta questo, davvero. Non si fida ancora, per niente, ma continua a tenerselo addosso, come se dovesse sparire ora, tra un minuto.
Tomoyo sorride, si alza e si sistema l'abito elegantemente. «Ci vediamo presto».
«Kuro-tan, scusati.» sibila il mago, serio serio. «Forza!».
«No. Sono ancora arrabbiato. E sono arrabbiato anche con te, mago. Neanche so per certo che sei qui.» brontola spremendogli il viso con la mano.
«Oh...» si lascia sfuggire. «E non basta che io ti assicuri che sono qui? Che sono qui a casa con te? Ci ho provato anche stanotte, ma forse per la febbre non mi capivi...».
Kurogane sgrana gli occhi. Non era un sogno? Non è un sogno? Ha tutto troppo senso per essere un'allucinazione. O forse no? «Sei davvero qua?» domanda. Ha la sensazione che sotto il tessuto leggero dello yukata che indossa il mago, ci sia un qualche tipo di fasciatura. Strano. O forse lui è solo stupido e si è fatto male arrivando lì, che sia nei suoi sogni o meno.
«Sì. Sono qua.» annuisce. «Sono qua».
«Ah!» farfuglia, stringendolo di più. «E non è che menti?» dice, ancora un po' restio.
Sorride. «Stavolta proprio no, guarda».
Sospira. «Ti credo? E se poi ti credo e tu non sei davvero qui?».
Yui sorride. «Come faccio a farti capire che sono qua? Un bacetto basta?» mugugna carezzandogli pianino il viso. Lo fissa, ha l'aria preoccupata.
Quanto ha sognato quegli occhi su di sé, solo su di sé, come se non ci fosse niente intorno a loro? Anche se non sembrano proprio i suoi occhi, sono più pallidi di quanto ricordasse.
«Che c'è?» domanda lui, strofinando ancora il pollice sulla guancia del ninja.
«Niente. Sei tu.» annuisce, sfiorandogli i capelli con la punta delle dita. Non può essere tutto fittizio.
Lui si alza sulle punte e gli bacia un angolo della bocca. «Dovremmo recuperare tutto il tempo perduto... non usciremo per un bel po' dalla camera da letto...».
«Eh, sì, sei proprio te.» annuisce, con un mezzo sorriso leggero a curvargli le labbra.
Il mago sorride, mentre continua a stare stretto a lui, a tenergli il viso tra le mani e a guardarlo con una devozione infinita. È vero? È vero. Non può essere fittizio. Per niente.
Tomoyo tossicchia, come a richiamare l'attenzione su di sé in un momento tanto intimo. E poi sarebbe lui il villano? «Dovresti imparare a leggere i comunicati, Yoo, ma ti perdono. E comunque si è già scusato, Fay.» sussurra la principessa, mentre raggiunge il corridoio. «Io vado, divertitevi! E tu, Yoo, cerca di essere gentile».
«Scusati, Kuro-tan.» mugugna.
Sospira. «No. Ti ho già detto che sono arrabbiato e penso che lei abbia capito le mie ragioni, no?».
Il mago sbuffa e gli tira un pesante buffetto contro la guancia. Uno schiaffo. Poi si allontana da lui e va accanto alla principessa, ancora sulla porta della cucina.
Kurogane ringhia, si raccoglie la guancia. È indubbiamente sveglio, non ci sono santi che tengano. «Che diavolo fai, idiota?».
Sogghigna, con quel suo sorrisetto leggero. «Niente, controllavo che fossi tu. Mi hai chiamato idiota, finalmente. E poi ti schiaffeggiavo, non fare il villano.» ribadisce.
«Certo che sono io, razza di cretino!» brontola. «Sono io che devo ancora sincerarmi che tu sia davvero qui, non il contrario! E faccio il villano quanto voglio!».
Il mago s'imbroncia. «Allora vorrà dire che aspetterai, caro mio, accompagno Tomoyo a palazzo».
Un moto d'ira e affetto gli si muove nel cuore. E non può essere fittizio neanche questo, anche perché sente ancora la guancia in fiamme per quello schiaffo ghiacciato. «Non ti azzardare, idiota!».
«Resta qua, Fay,» sussurra la principessa. «Sennò non ci perdonerà mai».
«Argh!» ringhia ancora.
Il mago torna indietro solo per accarezzargli il viso, proprio dove prima gli ha tirato quel ceffone. «Perché non vai a farti un bel bagno, Kuro-rin? Hai sudato molto e così magari ti rilassi... Quando torno, parliamo, io e te».
«No. Hime, tu hai capito le mie ragioni, giusto?» ringhia.
«Sì, sì.» annuisce lei.
«Ma anche io le ho capite, eh, Kuro-rin.» mormora il mago, sorridendo. «Per favore, accompagno Tomoyo a casa e poi ne parliamo, eh?».
Kurogane aggrotta le sopracciglia, serissimo, stringe le labbra, come fa di solito, quando qualcosa non l'aggrada affatto.
«Non fare quel broncio, dai.» sorride lui. «Accompagno Tomoyo, e poi sono tutto per te».
Il ninja sbuffa e guarda di taglio la principessa. «Non hai i tuoi sgherri con te, stavolta?».
«Oh, Yoo, tu sei il mio sgherro preferito... e poi sono scappata dal palazzo di nascosto, temevo foste morti per il superlavoro!» replica lei, sogghignando.
«Alla tua età...» sospira.
«E tu alla tua età fai ancora i capricci?» borbotta lei.
Le labbra del ninja si muovono appena. Un sogghigno, forse. «Punto i piedi quanto voglio, io».
«Va bene, va bene. Time out!» pigola il mago. «Ti accompagno a casa, Tomoyo-hime. E tu fa' il bravo, Kuro-tan, e mangia qualcosa.» si raccomanda prima di guidare la principessa verso la porta.
Il giapponese sbuffa, si siede a tavola e beve un po' di tè. L'orrendo tè alla menta, ormai freddo, che il suo stupido mago beve sempre.
No, deve essere certamente tornato lì. Quel sapore atroce non può essere fittizio.
E quindi, è lì. Ora tutto sta nel vederlo rientrare a casa.



Prima di tutto,
Grazie(!)
Davvero, grazie! Non pensavo di avere ancora questo seguito! Vi ringrazio molto... anche se siete un po' malfidati, lasciatemelo dire... insomma, ci conosciamo da un po', no?
È arrivato il momento di agitare il dito con aria sprezzante!
Visto, visto? Ce l'ho fatta a pubblicare in tempo *fa le boccacce con aria tronfia* pappappero.
Comunque pare che la storia sarà a cinque capitoli, non a tre... ma comunque, poco male (credo).
Per il resto... congetture, voglio congetture...
Ci rivediamo tra sette giorni.
SEEETTE GIOOORNI.

Comunque, Kuro-tan in questo capitolo è atrocemente OOC. u__u

A presto.
D.





   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > TSUBASA RESERVoir CHRoNiCLE / xxxHOLiC / Vai alla pagina dell'autore: __Di