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Autore: Baude    29/04/2014    6 recensioni
Thadastian Appreciation week:
1 Daddies!Thadastian
2. "Differenza d'età"
3. Serie tv AU
4. College
****
Dalla prima giornata:
" Si schiarì la voce, imponendo a se stesso di non cedere e ripromettendosi di sbattere il marito su ogni superficie disponibile della casa, non appena la figlia fosse rincasata.
Un rumore e poi un’auto che entrava nel vialetto.
I due ragazzi scesero dall’auto e indugiarono contro la portiera dal lato del passeggero, casualmente il lato di maggior visibilità per i due adulti.
Vicini, troppo vicini, registrò il cervello di Sebastian."
Genere: Comico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Sebastian Smythe, Thad Harwood | Coppie: Sebastian/Thad
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Thad Harwood in: sopravvivere agli svariati attacchi (sessuali e non) di uno Smythe.

 

Eccoci al terzo giorno: ancora grazie per le recensioni e le letture.

Piccola nota per questa “os” particolare. In realtà è nato come primo capitolo di una long che avevo in mente, ma non avendo il tempo materiale per scrivere il seguito, ho deciso di darle spazio, seppur piccolo. Nella mia testa potrebbe essere associato a più o meno un qualsiasi telefilm a sfondo medico. Si, ok. Mi sono presa una certa libertà, ma spero che comunque vi piaccia.

Ciò detto, non è improbabile che tra qualche mese questa os possa tornare ad essere il prologo di una nuova long.

Grazie a smythwood per aver betato.

 

Grazie a voi.

 

E buona lettura.

 

Giorno III

Divisa rossa

 

*

 

 

-Clarington, muoviti! -

 

Ma, come da copione, nessuna risposta.

 

Quell’ordine, che sapeva più di preghiera, si perse tra gli stretti corridoi dello spogliatoio.

 

Sebastian sbuffò, staccandosi dalla parete con un movimento del bacino, e andando a cercare l’amico disperso. Non tanto per preoccupazione, se Hunter fosse caduto nella fossa biologica di facoltà in quel momento non avrebbe fatto una piega, quanto perchè per sbaglio Clarington aveva tirato su anche il suo badge, a casa, e quindi, lasciando morire lui, avrebbe lasciato morire anche le proprie speranze di laurearsi, non vedendosi confermata la presenza.

 

Svoltò a destra, sapendo perfettamente dove trovarlo e con chi.

 

-Fossi in te gli metterei le mani in mezzo alla gambe, Cameron. - suggerì Smythe, rivelando la propria presenza. - Sembra dotato, sai? -

 

Cameron James rise contro le labbra dell’altro ragazzo, aprendo gli occhi e lanciando un’occhiata divertita a Sebastian.

 

-Concentrati. - lo ammonì Hunter, stringendogli i fianchi e cercando di escludere Smythe dalla visuale dell’altro ragazzo.

 

-Per questa volta, guardo, tranquilli. - ghignò Sebastian, appoggiando il fianco sinistro all’armadietto e fissandoli.

 

E come se quello sguardo potesse trasmettere una sensazione tattile, Hunter ne avvertì la pressione sulla nuca, tanto da sbuffare e ammettere. - Ok, hai vinto, Smythe. - diede un ultimo e delicato bacio sulle labbra di Cameron. - Andiamo. -

 

James alzò gli occhi al cielo, ridendo e camminando al fianco del proprio ragazzo. - Continuiamo dopo. - gli accarezzò il dorso della mano, sorridendogli dolcemente.

 

-Sicuro. - rispose per lui Sebastian, sporgendosi e dando un bacio a Cameron. - A questa sera, fidanzato. - lo salutò, afferrando Hunter per il polso, che baciò frettolosamente James, a sua volta, e si fece trascinare fuori dallo spogliatoio.

 

-Buon lavoro, ragazzi. - li salutò.

 

*

 

-Smythe, non siamo in una relazione a tre. - bofonchiò Hunter, irritato dalle manifestazioni di affetto che l’altro riservava al suo fidanzato.

 

-Ovviamente: io non starei mai con uno come te. - rispose Sebastian, schiacciando il pulsante per prenotare l’ascensore. - E Cameron non ti tradirebbe mai. - aggiunse.

 

Hunter rilassò le spalle, immediatamente confortato da quella rivelazione che, oramai, pur conoscendola a memoria, lo confortava ogni volta.

 

L’ascensore arrivò e i due entrarono in silenzio, voltandosi, poi, nella direzione delle porte, che pochi secondi dopo si chiusero.

 

Sebastian schiacciò il tasto che indicava il terzo piano, continuando a fissare di fronte a sé.

 

Clarington si accigliò. - Non sei a chirurgia, Seb. - gli fece notare.

 

Smythe alzò il sopracciglio e, nel giro di due secondi, sembrò ricordare. - E’ lunedì. -

 

-Già. - confermò Clarington, premendo il tasto che li avrebbe portati al piano “meno uno”.

 

Le porte dell’ascensore si aprirono e i due guardarono i chirurghi schizzare da una parte all’altra dell’accettazione, afferrando quasi al volo cartelle e leggendo attentamente.

 

Sebastian sembrò sul punto di mettersi a piangere, le porte si richiusero poco dopo. - E’ il giorno della rotazione. - ammise.

 

L’ascensore scese.

 

-Dove siamo per questo semestre? - domandò, passandosi una mano sulla faccia.

 

-A radiologia. - rispose Hunter, tirando fuori dalla tasca della propria divisa blu il fonendoscopio.

 

-Cosa?! - domandò Sebastian, voltandosi e osservandolo con un’espressione disperata.

 

-Sebastian, imparare un po’ di diagnostica non ti farebbe male. - spiegò Hunter. - Tu non ti sbrigavi a scegliere il secondo reparto, l’ho fatto io per te. -

 

-Perché non esiste un secondo reparto. - Sebastian schiacciò tutti i pulsanti dell’ascensore. - C’è solo la chirurgia. - Diede una manata al pannello di comando. - Fatemi uscire. -

 

-Sebastian. - lo ammonì con pazienza, prendendogli la mano e facendo partire l’ascensore. - per laurearci dobbiamo ruotare su due reparti. - gli spiegò per la ventiduesima volta. - Tu vuoi fare il chirurgo, sì? -

 

-Si. - rispose Smythe, stranito da tutta quella gentilezza.

 

-Allora. - le porte di aprirono. - Fila a radiologia! -

 

Hunter gli rifilò una spintone , facendolo uscire dall’ascensore.

 

*

 

Il Dottor Thad Harwood quella mattina rischiò di essere travolto da un giovane alto e in divisa rossa.

 

Il ragazzo era balzato fuori dall’ascensore e per pochi centimetri non lo aveva buttato a terra nel pieno dell’accettazione della radiologia-

 

L’improvvisato aggressore non aveva prestato attenzione a Thad, ma, voltandosi, aveva insultato quello che presumibilmente doveva essere un proprio compagno, e se n’era andato, non degnandolo nemmeno di un tentativo di scuse.

 

Harwood osservò l’altro ragazzo, vestito di blu, seguirlo e, insieme, avviarsi nel reparto.

 

Sbuffò tra sé, si sistemò la divisa azzurra e controllò l’orario sul proprio telefono cellulare: aveva ancora una decina di minuti prima di iniziare.

 

Salutò le infermiere e controllò i programmi della giornata: studenti, studenti e studenti.

 

Quel dottorato si era rivelato una vera fregatura: sperava di far attività di ricerca, invece il proprio responsabile gli aveva scaricato sulle spalle tutta l’attività didattica.

 

Morale? Stare dietro a dei saccenti laureandi che di saccente avevano solo l’atteggiamento, ma che in pratica valevano molto poco.

 

Si passò una mano tra i capelli e ricordò a se stesso che quella tortura sarebbe durata solo tre mesi, e che, se tutto fosse andato come doveva andare, nessuno avrebbe avuto domande e  le lezioni sarebbe filate lisce e senza un fiato.

 

Entrò nella piccola aula adibita alle riunioni e come previsto, a malapena gli studenti notarono il suo ingresso, continuando a parlare tra loro.

 

Si portò vicino la cattedra, non attese nemmeno di ottenere il silenzio: sapeva perfettamente di sembrare un comunissimo tirocinante di quella facoltà.

 

Iniziò a parlare, sovrastando il brusio. - Buongiorno, sono il dottor Harwood, il vostro tutor di radiologia.

 

E dal fondo dell’aula si udì un: - Merda, il tizio che a momenti uccidevo fuori dall’ascensore. -

 

Il ragazzo con la divisa rossa.

   
 
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