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Autore: imperfectjosie    29/04/2014    3 recensioni
Le si avvicinò, rubandole un bacio a fior di labbra.
"Diciamo che se vorrai approfondire l'argomento, saprai dove trovarmi."
Le stava forse proponendo una sveltina? Ma era impazzito?
|Ace/Nami|
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Portuguese D. Ace
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: One Piece
Pairing: Ace/Nami
Rating: Arancione
Note: Questa l'ho sognata, abbiate pietà, dovevo sfogarmi! D:
 


Can i please have her?




Nami era convinta di sapere tutto su come si governasse una nave. Certo, aveva sempre dovuto imparare per farcela, si era impegnata, agli inizi quasi costretta. Arlong stava quasi per farle odiare la sua stessa passione, ma poi Rufy era arrivato come un uragano. A salvare lei, certo, ma sopratutto il suo intero villaggio.
Si sentiva molto legata al Capitano, provava fiducia e uno strano senso di calore nel vederlo sorridere in quel modo quasi sfacciato, ma talmente adorabile da piegare persino Boa Hancock in persona. Quasi sdraiata sulla scrivania, la bella navigatrice rifletteva. Perchè, se era tanto legata a Rufy, si sentiva così a disagio ad avere intorno la presenza del suo fratello maggiore?
Robin le aveva spiegato che era normale, che Ace metteva in soggezione anche lei e l'intera ciurma, persino Zoro. Avere a bordo il Comandante della seconda divisione di Barbabianca non era robina da poco. Insomma, quel ragazzo ardeva anche senza l'aiuto del frutto Mera Mera. Pacato, divertente e terribilmente misterioso, faceva venire i brividi persino all'archeologa.
Quando Robin rovesciò queste parole di fronte a lei, Nami per poco non cadde dalla sedia. Conosceva bene ogni singolo membro della Thousand Sunny, compresa la mora, e riusciva a capire perfettamente dove volesse andare a parare. Così, alla domanda “Robin, scusami, forse ho inteso male, mi stai dicendo che trovi attraente il fratello di Rufy?”, la diretta interessata si limitò ad accennare un lieve sorriso malizioso che quasi le gelò il sangue dallo shock.
Si strapazzava i capelli costantemente, al ricordo di quella breve discussione, se ne stava ancora seduta alla sua scrivania di lavoro, pungendo ripetutamente la mappa con la matita, indecisa sul da farsi, praticamente estraniata dal mondo.
Quando la porta della sua cabina privata si spalancò, il flusso dei suoi pensieri era già bello che andato. Guardava il nuovo arrivato con occhi sbarrati, non poteva farne a meno, si sentiva una povera stupida e inconsciamente si rendeva anche conto di sembrarlo, ma era una cosa che proprio non riusciva a comandare, almeno, non con lui.
<< Scusami, Nami >> cominciò la figura che ora le stava di fronte << Sanji mi ha chiesto di venirti a chiamare per la cena >> la fine di quella normalissima affermazione la riscosse.
Il suo sorriso era quanto di più diverso potesse immaginare, rispetto a quello del suo Capitano. Incideva sulle sue emozioni in maniera totalmente contrastante. Si sentiva vulnerabile e provava uno strano brivido di eccitazione invaderla. Arrossì in fretta, pregando che lui non se ne accorgesse. Comunque, sembrava molto più concentrato a fissarla.
Era bello, oh sì, lo era per davvero. In quel preciso istante lo odiava per non aver accettato la maglietta che Franky voleva prestargli, almeno il tempo di superare l'ultima Isola innevata. Sembrava divertirsi un mondo a metterla a disagio. E non fece in tempo neppure a pensarlo, che subito vide il suo viso avvicinarsi di qualche spanna, quasi a sfiorarle il naso.
<< Hai capito? E' pronto! >> ribattè, rafforzando il concetto. Quel tono sarcastico gli si addiceva parecchio!
Spostò la sedia indietro, facendo stridere le rotelle sul pavimento in legno, capolavoro del loro carpentiere ufficiale. Prese a schiarirsi la voce e si sollevò, dirigendosi verso l'uscita, attenta sopratutto a non sfiorarlo neppure per sbaglio. Sarebbe stata la fine.
<< Nami, aspetta! >>
Avrebbe voluto divincolarsi, mandarlo al diavolo e sputargli addosso che tutta quella gentilezza, quei modi educati che sfoggiava con gli altri, con lei non attaccavano. Aveva capito perfettamente di che pasta era fatto.
Le strinse il polso, schiacciandola contro al muro.
<< Non posso fare a meno di notare che sei a disagio con me. Come posso rimediare? >> domandò quasi serio.
Ma Nami sapeva dove andava a nascondersi l'ironia nelle persone. Ne aveva conosciute come lui, ci aveva anche avuto a che fare, ma tuttavia Ace sembrava così anomalo, nonostante tutto, che spesso non riusciva neppure a ribattere.
<< D-Disagio? Non so proprio a che ti riferisci! >> nel dirlo però, si tradì.
L'aver spostato il volto di lato, evitando il contatto visivo, fu una risposta talmente chiara che il moro si ritrovò a ridere di gusto.
Questo aspetto era identico a Rufy. E lei se ne meravigliò. Non solo perché quando rideva era ancora più attraente, ma perché ormai si era convinta che del suo Capitano non avesse proprio nulla. Si sbagliava.
Finito che ebbe di ridere, le si avvicinò ulteriormente.
<< Capisco bene quello che do alle persone che mi stanno intorno. Ti potrei elencare ogni singolo aspetto che suscita la mia presenza su qualsiasi membro di questa ciurma. Zoro mi stima, Sanji prova quasi un senso di invidia nei miei confronti, ma ancora non capisco il perché, Chopper è convinto che io sia un tipo da evitare, Franky mi trova divertente, Brook ancora devo inquadrarlo, credo che mi veda più come un fenomeno da baraccone, forse per sentirsi meno solo, Usopp è geloso del mio rapporto con Rufy e tu e Robin... beh, sento una fortissima attrazione sessuale. E' così? >>
In un primo momento era allibita da tanta abilità. Aveva azzeccato ogni singolo sentimento, e quando comprese l'orrore di quella scoperta, abbassò lo sguardo.
<< N-non è come credi, tu mi metti a disagio. Mi dispiace Ace, non so dirti per quale motivo. Sei il fratello del mio Capitano, ma questo non è abbastanza, c'è qualcosa in te che mi fa tremare >>
Le si avvicinò, rubandole un bacio a fior di labbra.
<< Diciamo che se vorrai approfondire l'argomento, saprai dove trovarmi >>
Le stava forse proponendo una sveltina? Ma era impazzito?
L'orgoglio di donna che sempre l'aveva mossa, si svegliò improvvisamente e senza timori, le urlò contro nello stesso modo che adottava con Brook, quando le pregava di fargli vedere le sue mutandine.
<< Dannato fiammifero pervertito! MA PER CHI MI HAI PRESA? AL DIAVOLO! >> detto questo, sbattè violentemente la porta, azzerando ogni contatto con lui.
Si sentiva tuttavia la risata divertita del moro riempire i corridoi della Sunny.
<< Stronzo! >> continuò imperterrita. Era infuriata. Le guance viola dall'imbarazzo e la rabbia. Incredibile, peggio di Sanji!
<< Ohi, Ace. Nami? >>
L'arrivo in cucina del Comandante risvegliò la curiosità di tutti. Era solo, non sarebbe dovuto esserlo.
<< Ha detto di non avere molta fame >> terminò, con un sorriso malizioso. Si sistemò una mano in tasca, sedendosi accanto a Robin che lo fissava di nascosto. Smise solo quando lo vide ficcarsi in bocca un cosciotto grosso almeno quanto Chopper.



Raggomitolata nel letto, Nami rifletteva.
Perchè quella proposta? Infatti erano mesi che non si concedeva un po' di sano sesso, eppure era convinta di provare qualcosa di decisamente più contorto per quel pirata così sfacciato. Fosse stato chiunque altro, lo avrebbe di certo steso con uno dei suoi famosi pugni. Di quelli che avevano la facoltà di zittire chiunque avesse la presunzione di avanzare pretese da lei. Aveva cominciato con Sanji, anni addietro, poi era toccato a Franky e infine persino a Brook.
Adorava i suoi compagni, avrebbe dato la vita per loro, nonostante tutto. Eppure detestava quando un uomo la osservava in quel modo. Quei dannati occhi pieni di lussuria, così potenti da farla quasi crollare a terra per l'emozione. Cosa diavolo le stava capitando?
Malediceva Rufy e tutta la sua ignobile famiglia. Come mai il suo Capitano a mala pena sapeva come fosse fatta una donna, mentre invece il fratello non vedeva l'ora di godere del suo corpo? Quei pensieri la facevano arrossire. Tuttavia, la testata di capelli arancioni che a malapena riusciva a spuntare dalle lenzuola, tremava. Nami tremava di impulsi repressi, di desiderio verso quell'accendino umano!
<< MALEDIZIONE! >> imprecò ad alta voce.
Il suono dell'urlo venne ugualmente soffocato dalle coperte e a malapena risultava udibile nella stanza, si rilassò, convinta che dal corridoio non fosse trapelato nulla.
Si rigirò nel letto, cercando una posizione più comoda e continuando ad inveire contro quel dannato pirata. Nojiko le aveva detto chiaramente di divertirsi, osservando la ciurma che la circondava, di prendersi qualche notte solo per lei e di lasciarsi andare per una volta ai suoi bisogni di donna. Sua sorella era una vera mangiauomini, ma Nami era convinta di non riuscire in nessun modo ad agire come lei le aveva suggerito. Come poteva anche solo pensare di chiudersi in cabina con Sanji, Zoro, o peggio, con Rufy? Era inconcepibile! Eppure Nojiko sapeva che sarebbe arrivato qualcuno, prima o poi, a far vacillare le sue convinzioni, e probabilmente se fosse stata lì, avrebbe riso delle sue debolezze.
<< Sorella pervertita del cavolo! >> bofonchiò a mezza voce.
Una sottile risatina la invase.
C'era qualcuno nella stanza? Come era entrato? E sopratutto, quando? Era stata cauta e attenta come sempre, si era premunita di chiudere l'oblò e di sigillare la porta, dopo aver ricevuto la visita in piena notte di un Sanji tutto cuoricini, ma talmente assonnato da non riuscire neppure a distinguerla dal cuscino! Era un sonnambulo fastidioso, ma pur sempre tale.
Non lo punì, si limitò a fissarlo inorridita, chiamando Zoro ai piedi del letto, che quasi la affettava dallo spavento!
Aveva riportato il biondo nella sua stanza, bofonchiando un “Ma c'è qualcuno di sano qui dentro? Maledizione, quanto siete noiosi! Pazzi!” e il pensiero della ragazza fu “Ma senti da che pulpito!”, tuttavia si ricordava di averlo ringraziato e poi era tornata a dormire.
E ora? Era di nuovo Sanji? No, sarebbe stato da escludere, non era la sua tipica risata. Lui non rideva mai in quel modo.
Per svariati minuti il suo cuore smise di battere, nel momento in cui la figura scostava le coperte, per raggiungerla.
Sentiva il calore di quel corpo, e senza neppure vederlo in faccia né riconoscerlo, riempì i polmoni d'aria, pronta a fare esplodere con il suono del suo grido l'intero vascello.
Una mano grande e forte le impedì di riuscire nel suo intento.
<< Shhh, sono io. Vuoi mica che qualcuno ci scopra così? >>
Cominciava proprio ad averne abbastanza. Spostò malamente quella mano, girandosi nel buio verso la direzione di quella voce irritante.
<< Ace! Ma sei impazzito? Tornatene da dove sei venuto o ti giuro che mi metto a gridare! >>
Di tutta risposta il moro la sovrastò, schiacciandola con il suo corpo al materasso. Era buio, ma sembrava che Nami nella sottile penombra della Luna potesse contare ogni singola lentiggine su quel viso così irriverente.
Sexy, era l'aggettivo giusto. Eppure cercava in tutti i modi di evitare anche solo di pensarlo.
Spinta dalla disperazione, provò a sollevare un ginocchio, ma era chiaro che con il Comandante di una flotta tanto potente e temuta, non avrebbe funzionato.
<< Ah, ah. Non si fa, dolcezza. Stai calma, non voglio farti del male >>
La voce ironica dell'inizio frase, venne prontamente sostituita da una più seria, quasi dolce e carezzevole. Nami si sentiva in trappola.
“Fallo, Nami! Ma guardalo! Come diavolo ti viene in mente di resistergli? Ah, se ci fossi io al tuo posto, altro che Mera Mera! Persino l'acqua del water andrebbe in fiamme!”
La voce di Nojiko le invadeva la mente. Sua sorella era una vera bestia. Un po' di tatto? Persino nei suoi ricordi non sarebbe mai cambiata.
<< Che c'è? >>
Si era perfettamente accorto del suo conflitto interiore, continuava comunque a domandarsi con chi stesse parlando.
Barbabianca sceglieva davvero accuratamente i suoi uomini. Ace era un combattente straordinario.
In passato aveva intuito prima di tutti i veri piani di Crocodile e continuava a sorprenderla quel suo istinto tanto sviluppato, quanto fastidioso.
<< N-Niente. Mia sorella... >>
Subito si morse il labbro, domandandosi se il frutto che aveva ingerito, oltre ad incendiare le cose, potesse pure fungere da filtro della verità.
<< Continua, ti ascolto >>
Ace, dal canto suo, si beava della situazione.
Vedere una donna così forte e decisa, perdere completamente la bussola davanti a lui, era eccitante. Si divertiva un mondo a stuzzicarla. Avvicinò addirittura il volto al suo, soffiandole le ultime parole sulle labbra e si intenerì non poco nel sentirla deglutire.
<< Mia sorella è una pervertita del cavolo! Felice? >> lo rimbeccò, acida.
Il moro aggrottò le sopracciglia, capendo solo in un secondo momento dove la navigatrice volesse andare a parare. E rise.
<< Cosa c'è di tanto divertente? Pardonne-moi Mr. Fire, ma qui non c'è Nojiko a soddisfare i tuoi bassi istinti >>
Detto questo, tento di calciarlo via, comunque senza successo.
Era troppo forte per lei, era troppo forte per chiunque, lì dentro. Forse persino per Rufy.
<< Calmati >> le disse, all'orecchio, incatenandole i polsi al cuscino e tenendo la presa ben salda.
<< Facciamo una cosa, io adesso comincio, perché voglio farlo, perché mi ecciti e mi piaci da morire, Nami. Se però, nonostante le mie attenzioni, continui a non volermi, te lo giuro sul mio onore, sarai libera. E di qui me ne andrò subito. >>
Lo ascoltò attentamente, ma l'unica domanda che ancora offuscava il suo cervello era la stessa di quando aveva percepito la sua presenza nella stanza.
<< Si può sapere come diavolo hai fatto ad entrare? >>
<< I trucchi di un mago non si svelano, tesoro >>
<< Tesoro a tua sorella! >>
Il fatto che Nami sentisse solo le provocazioni al suo essere donna, quindi debole, era per Ace motivo di vero spasso.
Senza dirle una parola in più, si buttò su quelle labbra, gustandone appieno il sapore dolce e la consistenza talmente morbida, che per una frazione di secondo, ebbe paura di sprofondarci dentro.
La baciò.
Inizialmente da solo, poi, con riluttanza, seguito dalla lingua di lei, che, un po' per dimostrargli quanto in fondo debole non fosse, un po' per orgoglio e un po' per dimostrare a Nojiko che sapeva effettivamente cedere ai suoi istinti, senza vergognarsene, gli invase la bocca, strappandogli un gemito di piacere misto a sorpresa.
Aveva ragione, lo desiderava davvero.
Scese verso il collo, lasciandole dolcemente andare i polsi, sicuro che di scappare non se lo sarebbe mai sognato. E aveva ragione.
Nami si era persa a contare con un dito ogni singola macchietta sui suoi zigomi.
<< Che fai? >>
<< Mi piacciono da impazzire, Ace. >>
Sorrise, un po' imbarazzato. Aveva sempre odiato quei puntini, quando era piccolo si infuriò persino con la memoria di sua madre, per avergli lasciato un'eredità tanto inutile e antiestetica. Eppure, le dita affusolate di Nami, riuscivano a farlo sentire in pace con se stesso, nonostante tutto.
<< Mi consumi, così >>
La voce divertita, spezzò il filo logico dei suoi pensieri.
Quasi come se si fosse scottata, e comunque non sarebbe stato da escludere, visto l'amante che aveva di fronte, ritirò in fretta la mano, arrossendo.
<< Scusa >>
<< Perchè ti scusi? Non ho detto che mi stava dispiacendo >>
Quella voce suonava così suadente e calda, che la ragazza aveva quasi paura di svenire, data la portata di emozioni che stava provando. Quando Ace quasi le strappò la sottile camicia di cotone che usava prontamente ogni notte, si rese conto di chi effettivamente avesse di fronte.
Lui era un pirata, era rozzo e in ogni caso, comunque un uomo. E in quel preciso istante comprese perfettamente la portata di quello strano sentimento che la invadeva a qualsiasi contatto visivo, e non, con lui.
“Ti sei innamorata, Nami? Accidenti. Non era questo che ti avevo raccomandato di fare!”
La voce di sua sorella era tornata, ma decise per quella notte di ignorarla. Alla faccia sua e delle sue prediche.
Seguiva i suoi capelli neri scendere verso il basso, osservava e godeva di come la sua bocca aderiva perfettamente ai suoi seni. Non riuscì ad evitare di lanciare la testa indietro, gemendo appena.
<< A-Ace... >>
Non la stava più ascoltando, era perso a baciarla e a continuare la sua discesa inarrestabile verso il basso.
Arrivato a destinazione, si premunì di osservarla attentamente, per captare qualsiasi segnale negativo nel suo sguardo. Ma c'era solo una grande voglia di averlo dentro. E di questo, il pirata prese nota.
La liberò degli shorts, poi delle mutandine che tanto Brook bramava.
<< Ace >>
Lo chiamò, timorosa.
Non era la prima volta che il moro aveva a che fare con il corpo di una donna, sapeva perfettamente il fascino che riusciva ad esercitare sul sesso opposto, eppure al suono del suo nome, si sollevò.
<< Non ti farò del male, Nami. Solo, sei sicura di volerlo? Perchè credimi, da qui in poi non riuscirò più a fermarmi >>
Lei si rendeva conto della portata di quelle parole. Era così serio. E senza che lo volesse davvero, il suo sguardo vagò al cavallo dei pantaloni. Stretti. Troppo stretti.
L'erezione era talmente evidente, da farla preoccupare. Ma Nami sapeva essere forte, e a discapito di tutto ciò che si era sentita dire negli anni, era anche in grado di prendersi ciò che voleva.
Lo trascinò per le spalle sul suo corpo, liberandolo dell'unico indumento presente. Sentiva chiaramente la sua risatina divertita sfogarsi contro l'incavo del collo.
Fiammifero irriverente.
Ma eccitante. Tanto eccitante.
L'erezione le premeva sull'interno coscia, mentre lentamente trovava il modo di farsela scivolare dentro.
Voleva sentirlo, voleva averlo davvero. Mandò al diavolo ogni proposito che si era prefissata insieme a Robin e alla prima spinta iniziale, urlò.
Sorridendo ansimante, lui le fasciò la bocca con una mano, guardandola dolcemente in una muta richiesta, che subito venne accolta, facendola annuire piano.
<< N-Nami, aspetta >>
La ammonì.
Forse era troppo avventata, andava troppo in fretta... forse, e qui si sentì inorridire, non gli stava piacendo. Si morse un labbro quasi a sangue, lasciando che fosse lui a condurre il gioco.
Ace poteva essere tranquillamente la sua custodia. Da sotto il corpo muscoloso del fratello maggiore di Rufy, le sembrava di scomparire. E adorava in ogni caso il suo modo di fare, adorava ogni spinta, ansimava allo stesso ritmo di lui e si sentiva libera, per la prima volta nella sua vita, di lasciare spazio ai suoi istinti.
Lo guardava ed era meraviglioso ai suoi occhi. Sapeva che tutto questo non le sarebbe bastato, sapeva che prima o poi avrebbe chiesto di più, ma si domandò mesta se per lui quella notte avrebbe fatto la differenza.
<< A-Ace, a-asp-ASPETTA! >>
Lo fermò. E lui le piantò gli occhi addosso, confuso.
<< C-Che c'è? N-Non riesco a- >>
<< Non voglio che ti fermi. >> lo anticipò, ansimante.
Il sudore le scorreva lungo il solco dei seni e sentiva addosso chiare goccioline provenienti dal suo petto. Era tutto così assurdo, così frettoloso e incommentabile, che per poco non rise della situazione imbarazzante in qui si era ficcata.
Lo aveva lasciato entrare, a nessuno era stata data un'occasione del genere.
<< Ace, prima di >> tentò, ma il fiato le mancò per qualche secondo. Si ricompose in fretta, sostenendo il suo sguardo indagatore. << di continuare, ti devo dire una cosa >>
Nel dirlo, voleva incrociare i suoi occhi. Voleva essere sicura che il messaggio non arrivasse confuso e che la decisione a seguire, venisse valutata senza incomprensioni di alcun genere.
Perchè quelle lentiggini le avevano rubato il cuore.
Nami perse qualche lacrima, ma lui attento, le raccolse tutte. Molto prima che andassero a bagnare il copriletto.
<< Ace, io credo... io... prima di continuare, prima che... io >>
<< Non mi piace questo disco! >>
Fu il commento ironico che le arrivò.
La vide gonfiare le guance, come aveva visto fare al suo fratellino un sacco di volte, una vita fa. E rise.
Ma tornò serio quando lei, strattonandogli il braccio, richiamò la sua totale attenzione.
<< Mi sono innamorata. Io mi sono innamorata di te. Credo davvero di avere un problema. >> sentenziò, a bassa voce.
Aveva paura di guardarlo negli occhi, eppure si trovò costretta a farlo, almeno per sincerarsi della sua reazione.
Ma il suo volto era del tutto naturale. Il sorriso dolce, quegli occhi comprensivi di chi aveva perfettamente compreso quanto costava ad una donna come lei, una dichiarazione del genere. L'orgoglio, la forza di farsi avanti. E poi... poi Nami notò il gioco di ombre sui suoi zigomi macchiati. E sussultò.
Non aveva ricevuto alcuna risposta, nessun fiato, neppure una parola. Ma Ace, senza staccarle gli occhi di dosso, senza neppure cancellare dal volto quel sorrisetto malizioso e impregnato di dolcezza, le aveva risposto eccome. Una spinta. Una sola. Forte e decisa, che ebbe cura di farla gemere.
Era sorpresa, si sentiva confusa, ma sapeva perfettamente che da lui non avrebbe ottenuto nient'altro.
Con altre 5 poderose spinte, le fece raggiungere ciò che sulla Terra si avvicinava di più al Paradiso. E Nami urlò.
Per qualche secondo se ne infischiò di tutto. E di tutti.
Con un gemito strozzato sul suo seno, Ace la segui qualche attimo dopo. Sudato, ansimante.
Le gocce del suo seme, lentamente, cominciarono a colarle lungo le cosce, bagnate dalla fatica e dall'amore che aveva messo in ogni singolo movimento di quella assurda e magnifica notte. Solo per lui. E il calore che la circondava era una delle risposte più belle che avesse mai ricevuto in tutta la sua vita. Seconda solo alla muta risposta per il suo grido di aiuto che anni fa le aveva regalato Rufy.
I fratelli D.
Nami rise. Erano così diversi.
Eppure la semplicità con cui riuscivano a spiazzarti per ogni piccolo gesto che altre persone avrebbero commesso normalmente, era di quanto più raro avessero da offrirti.
Sentiva sul petto il suo respiro regolarizzarsi, e presa dall'emozione lo circondò con entrambe le braccia. Affondò il naso in quei capelli corvini, aspirandone il forte odore di cenere che emanavano. Sapore di legna bruciata.
Nami adorava quell'acre aroma. Eppure era conscia del fatto che facesse male aspirarlo. Da bambina, tuttavia, continuava a girare intorno ai contadini che bruciavano i ceppi per fertilizzare le terre.
Ma forse era proprio questo, Ace.
Un domani ti avrebbe fatto sicuramente male, avresti pregato di non averlo mai conosciuto.
Ma il piacere che ti donava nel presente forse, si disse la navigatrice, valeva ogni dolore futuro.
<< Nami? >>
La voce impastata di sonno e stanchezza la riscosse.
<< Cosa c'è, Ace? >>
Le circondò un fianco con il braccio sinistro, mentre lei fissava rapita l'enorme tatuaggio che prendeva ogni lembo del centro schiena.
Si irrigidì quando sentì chiaramente la suddetta mano, palparle la porzione di sedere ancora tangibile.
Una piccola vena le si presentò sulla fronte e strinse i denti con furia. Senza pensarci, andò subito a piazzargli un pugno ben assestato sulla zucca.
Un piccolo bernoccolo, nulla di serio. Eppure lo sentì ridere contro il suo seno.
<< Dovrei andare, sai? Di solito viene a svegliarti Zoro, per la colazione. Potrebbe affettarmi sul serio! >>
<< Mpfh. Quello zotico non è buono neppure a trovarsi i piedi, figuriamoci! >>
Commentò infastidita, spostando il volto di lato, senza smettere di tenerlo d'occhio.
Si era messa a sedere, e teneva il moro come una madre potrebbe tenere il suo bambino di 10 anni. Certo, senza la premessa iniziale. Era un'immagine talmente dolce, che subito il malumore al pensiero dello stupido marimo, si dissolse.
Ma lui continuava a sghignazzare.
<< Sei tremenda! >>
<< Ace? >>
<< Cosa c'è, dolcezza? >>
Storse il naso a quell'appellativo. Ancora non poteva tollerarlo, nonostante la provenienza.
<< Non mi importa di Zoro. Nè di nessun altro. Che vedano pure! >>
<< Dove vuoi arrivare? >>
La stuzzicava.
Adorava metterla in difficoltà, e quel tono divertito non faceva altro che complicarle le cose.
Si inceppava, quasi riusciva a mangiarsi intere parole in una sola frase. Eppure cercò in tutti i modi di mantenere un certo ritegno. Per se stessa, mica per lui!
<< Resti qui con me, stanotte? >>
Era semplice come domanda. Avrebbe potuto andarsene subito e ignorarla, anche spezzarle il cuore. Ma aveva cercato tanto, per tutta la vita, persone in grado di amarlo, di volergli bene. Aveva trovato amici importanti, dei fratelli, persino un padre. Ma mai, neppure cercandola, una donna disposta a farlo.
<< Non vado da nessuna parte, Nami. >> le rispose, dolcemente. E lei subito si preoccupò che potesse sentire la gioia nei battiti accelerati del suo cuore.
Ace li aveva sentiti, li aveva sentiti eccome! E sorrideva, stretto al corpo della sua mandarina.


END.

  
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