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Autore: Viki_chan    29/04/2014    1 recensioni
- Seconda serie di (s)fortunati eventi -
Anna-chan ha vissuto qualche giorno in Corea, nel quale ha avuto modo di conoscere meglio se stessa e un mondo che da sempre l'ha affascinata. Tornata a Tokyo da qualche mese, il suo breve periodo a Seoul diventa un sogno da cui svegliarsi definitivamente.
Ma è davvero possibile dimenticare?
E soprattutto, è davvero solo lei a soffrire di questa situazione?
Evento #1: Nuova vita, nuovo lavoro, vecchia Anna
Evento #2: Cambi di programma, una faccia conosciuta e il ritorno di Anna-chan
Evento #3: Amiche deluse, telefonate inaspettate e cosmetici
Evento #4: Pensieri umani, pennarelli scarichi e messaggi cifrati
Evento #5: yakitori francesi, hotel blindati e il libro
Evento #6: le stesse parole, il silenzio e la crisi
Evento #7: l'uomo alla porta, luci drammatiche e accordi disattesi
Evento #8: Gimpo, le fan e la colazione per due
Evento #9: Provocazioni, Kim Camille e il sorriso di Ryeowook
Evento #10: lo schedule, la Kyobo e l'evento dell'anno
Evento #11: la sposa, i manager e la fine della discussione
Evento #12: l'appartamento, lo sguardo di Siwon e il ritorno
Evento #13: Il volo, il Capitol e la tenda bianca
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Una Serie di (S)fortunati Eventi

Evento #10


 



L'ascensore impiega circa un minuto a scendere al ventesimo piano.
Durante il breve viaggio, Ryeowook si volta verso di me un paio di volte, dispensandomi caldi sorrisi.
Io non so cosa dire.
So quello che c'era tra di noi, prima.
So che, per quanto possibile, si era creato tra di noi un legame particolare.
Impossibile da immaginare dall'esterno, da dietro quel muro che divide le fan e dai loro idoli.
Un segnale acustico ci informa che siamo arrivati.
Ryeowook mi precede nel corridoio.
“Sai dov'è il mio ufficio?” gli chiedo in coreano.
“John non ti ha dato una tessera magnetica? Dovrebbe esserci scritto qualcosa.”
Annuisco e mi metto a frugare nella borsa.
Solo in quel momento mi accorgo che sembra più vuota.
“Il mio libro” commento a mezza voce fermandomi davanti al vetro della sala relax.
“Cosa?”
“Ho lasciato il mio libro qui dentro” dico aprendo la porta.
La stanza è deserta.
Ryeowook si ferma all'ingresso mentre mi avvicino ai divani.
Donghae se n'è già andato e qualcuno ha sparecchiato.
Del mio libro di coreano e del mio bloc notes non c'è traccia.
“Non è qui?” chiede lui mettendosi in punta di piedi, proprio come ha fatto Donghae un paio di ore fa.
“Ho fatto colazione qui, poi è arrivato Donghae e... Forse l'ha preso lui.”
“Donghae è già in Corea?” chiede Ryeowook, sorpreso.
Annuisco, poi prendo dalla borsa il badge che mi ha consegnato il signor Park.
“Qui dice venti quattordici” dico in giapponese indicando le cifre scritte sotto al mio nome. “Perché dovete codificare tutto? Non potete semplicemente dare un nome alle stanze?”
“In questo palazzo ci sono mille porte, Anna-chan” commenta sorridendo. “Andiamo a vedere il tuo nuovo ufficio?”
Annuisco ed esco dalla sala relax.


Una grande scrivania in vetro, una libreria, un armadio e una cassettiera porta documenti.
Il mio ufficio è più grande di quello del signor Park, ma molto meno vissuto.
La stanza sembra stata riadattata per l'occasione, tanto che, in un angolo, ci sono degli scatoloni semichiusi.
“Sei mai stato qui?” chiedo in coreano a Ryeowook appoggiando la mia borsa sulla scrivania.
Lui scuote la testa, poi armeggia con un telecomando che automaticamente alza la pesante tenda che copre le finestre.
Ora ho il mio angolo di cielo personale anche io.
“Cosa devi fare oggi?” chiede lui in giapponese.
“Devo finire un lavoro che la SM ha commissionato per l'azienda per cui lavoro in Giappone.”
“E poi?” chiede continuando ad aprire cassetti e a sbirciare in giro. “Ah, eccolo!”
Mi volto verso di lui, concentrato su un figlio di carta.
“Cos'è?”
“E' il tuo schedule, ogni membro dei Super Junior ce l'ha... e anche gli altri” dice avvicinandosi per mostrarmelo. “Qui ci sono tutti i tuoi impegni divisi per orari e giorni della settimana.”
“Come a scuola” commento. In effetti, quel foglio ha l'aspetto di uno di quegli schemi che tenevo appesi nell'anta interna del mio armadio, in Italia. Quello che cambia è la quantità di appuntamenti, il doppio o il triplo rispetto alle materie scolastiche.
Servizi fotografici in notturna, programmi radiofonici, eventi...
“Avrò una settimana piuttosto impegnata” commento facendo un mezzo sorriso.
“E dopo questa settimana, te ne andrai?”
“Non lo so.”
Wook mi guarda, poi estrae il cellulare dalla tasca e fa una foto al mio foglio.
“Così saprò sempre dove sei” commenta alzando le spalle.
Il mio schedule è pieno di appuntamenti e luoghi e nomi, ma non voglio pensarci ora.
“Penso che sia meglio che mi metta al lavoro” dico. “Non voglio sembrare pigra il mio primo giorno di lavoro.”
Wook annuisce, poi fa il giro della scrivania e attraversa la stanza.
“Fai del tuo meglio, oggi!” esclama. “Ci vediamo presto.”
“Mi sei mancato, lo sai?” dico mentre apre la porta.
“Non ho mai smesso di sperare che Anna-chan tornasse qui.”
Ryeowook esce.
Rimasta sola, non posso fare a meno di pensare a quanto io sia d'accordo con lui.


Vorrei poter lavorare serenamente.
Invece, appena Bon Ha appare in uno dei due schermi sulla mia scrivania, devo parlare.
“Cosa ti hanno detto?” le chiedo prima di cadere in tentazione.
Bon Ha mi guarda e scuote la testa.
“Mi hanno solo spiegato che avevi bisogno di me e mi hanno montato questa postazione” dice voltando il portatile verso un grande schermo, su cui vedo già le foto che dobbiamo valutare. “Mi hanno detto che sei alla SM. Ma sei davvero lì?”
Annuisco e alzo il mio badge.
Il suo volto parla più di mille parole. Mi guarda, sorride, scuote la testa.
“Bon Ha” la chiamo.
Lei ridacchia.
“La SM?”
“Sì, e dobbiamo scegliere le foto di Kyuhyun e Sakura.”
“Ti hanno spedita in Corea per questo?” chiede voltandosi verso l'altro schermo.
“Ricordi Super Junior Photobook?”
Bon Ha annuisce senza guardarmi.
“Ho scattato io parte di quelle foto.”
E' come se succedesse tutto a rallentatore.
Bon Ha si volta lentamente.
“Beh, lavorando alla Young...”
“No, Bon Ha. Io lavoro... lavoravo... Io ho scattato quelle foto prima di lavorare alla Y.Ad.”
Bon Ha si sporge verso lo schermo. “Sono state quelle foto a farmi guadagnare un posto di lavoro, li a Tokyo.”
Lentamente, riavvolgo la matassa dei ricordi.
Parto dal principio, dall'aeroporto, il signor Freddi.
Parlo della SM, cercando di raccontarle poco dei ragazzi e nulla delle mie bugie.
Perché fa male e perché non so se posso davvero dire tutto a Bon Ha.
Mentre le parlo, trovo le risposte che credevo di aver dimenticato.
Anche se non ne parlo apertamente, ricordo cosa c'era tra me e Ryeowook.
Sono tanti piccoli particolari, come quella volta che ha incolpato Siwon per non farmi riprendere dal signor Park, o quando mi ha preparato una torta alla panna montata.
“Perchè ti hanno chiesto di tornare?” chiede Bon Ha quando capisco che non posso dirle altro, perché sono arrivata alla parte del racconto in cui vado a cena nel dormitorio dei ragazzi.
“Perchè il libro è stato un grande successo” rispondo di getto.
“Ma il libro è fatto, quindi... Ne vogliono fare un altro?”
Non lo so.
“Non lo so, Bon Ha.”
Quante volte ho detto questa frase, in queste poche ore in Corea?
Bon Ha mi guarda, fa un mezzo sorriso.
Non sembra più sconvolta, né divertita.
Sembra quasi dispiaciuta.
“Non deve essere facile” commenta.
“E' per quello che ho chiesto di te.”
Entrambe stiamo qualche istante in silenzio.
Dopo aver parlato con Bon Ha, mi sento un po' meglio.
Insieme, lavoriamo senza sosta finché il mio angolo di cielo cambia colore.
Non sono uscita dall'ufficio per tutto il pomeriggio.
Un paio di volte MinHee mi ha chiamata per darmi degli aggiornamenti.
Il più importante è che il mio appartamento non è pronto, e quindi stanotte dormirò ancora al Fraser Place.
“Quell'hotel è bellissimo” commenta Bon Ha quando le riferisco il messaggio.
“Lo so, ho vissuto lì l'ultima volta”
“Quante cose non sappiamo di te, qui in Giappone?” mi chiede lei facendo un mezzo sorriso.
Sorride ma è seria.
E seriamente mi ha aiutata tutto il giorno a trovare e modificare le foto.
Alla fine ho inviato i venti provini alla mail che mi ha riferito MinHee e ho salutato Bon Ha.
Guardo un'ultima volta l'orologio e scopro che sono già le nove.
Mi stiracchio ed esco.



“Pronto?”
Miss Anna, questa è la sveglia. La colazione le verrà servita in camera. La sua auto la aspetta alle undici e trenta all'ingresso.
Allora è così che mi sentivo.
Felice, coccolata, calda.
Apro le braccia e sento di non riuscire ad occupare nemmeno la metà del grande letto della mia stanza. Mi stiracchio, alzo e abbasso le gambe, lasciando che l'aria mi accarezzi le cosce.
Dovrebbe essere sempre così.
Nessuna paranoia, nessuna ansia.
Questa nuova opportunità dovrebbe essere solo un grande letto con lenzuola profumate alla lavanda.
Prendo dei respiri profondi, mi rigiro un po', poi mi alzo.
In meno di un'ora sono seduta sul sedile posteriore della grande auto dell'autista Kang.
Ho dormito una decina di ore, cosa che non succedeva da molto tempo, per questo faccio un po' fatica a svegliarmi completamente.
Ho gli occhi un po' gonfi, ma mi sento molto meglio di ieri.
L'auto si fa strada tra il traffico di Seoul e in meno di mezz'ora siamo a Gwanghwamun. La piazza è piena di vita: pedoni, auto, biciclette e taxi percorrono le due strade che scorrono parallele, divise dalla grande statua di re Sejong.
Ho visto queste cose solo sui miei libri di coreano e, passandoci accanto, non posso non promettermi di visitare la città prima di andarmene di nuovo.
“Siamo arrivati” borbotta l'autista in tono burbero. Vedo i suoi occhi saettare un istante sullo specchietto retrovisore per cercarmi. “C'è già molta gente.”
Ero troppo persa nei miei pensieri per notare la folla intorno a noi.
La Kyobo, la libreria più grande di Seoul, occupa il primo piano di un grattacelo altissimo. Ho letto su internet che l'ingresso è sotto al livello della strada, ma dalla nostra posizione non posso vederlo.
Il signor Kang si ferma accanto a delle transenne e attira l'attenzione di un uomo in completo elegante.
“E' la fotografa” dice all'uomo, che annuisce e indica il lato dell'edificio che abbiamo appena superato.
“Entrate da dietro, il manager Cha vi aspetta.”
L'autista Kang annuisce, poi mette la retromarcia e torna indietro, avvicinandosi pericolosamente alle transenne, al di là delle quali vedo già alcune ragazze in attesa.
L'auto deve percorrere alcuni metri a passo d'uomo prima di trovare un'ampia scalinata.
“Scenda qui, qualcuno verrà a prenderla” dice l'uomo. “L'ingresso è quello con le porte scorrevoli.”
“Grazie, signor Kang.”
“Mi chiami quando avrà finito. E corra dentro.”
Annuisco e apro la portiera.
Non appena lo faccio, all'inizio della strada sento un paio di urla.
Mancano ancora un paio d'ore, eppure li stanno già aspettando.
Ascolto il consiglio dell'autista Kang e scappo letteralmente dall'auto.
Salgo gli scalini in fretta e supero le porte scorrevoli.
“E' già arrivata, Miss Anna” dice un uomo appena entro. Lo riconosco, era è presente alla riunione di ieri. “Sono Cha Kyung Hee, direttore di questo evento.”
“Buongiorno” dico. “Stavo correndo perché...”
“Le fan, capisco. Ma abbiamo transennato la zona, quindi...”
“Volevo solo che mi vedessero il meno possibile” commento.
L'uomo sorride, poi mi fa cenno di seguirlo.
Superiamo quella che sembra la zona riservata al personale della libreria e ci troviamo nel negozio vero e proprio.
Immenso, luminoso, fantastico.
La Kyobo è il paradiso di ogni lettore.
Angoli lettura, scaffali e scaffali di libri, profumo di carta.
“Qui è dove si terrà l'evento. Abbiamo già preparato tutto” dice indicando un lungo tavolo sistemato davanti all'angolo dedicato alla musica.
Sul tavolo ci sono i nomi dei ragazzi scritti in caratteri latini con una bella grafia.
Intorno a noi, mezza dozzina di ragazze in tailleur si muovono senza sosta, come api operaie.
Il rumore dei tacchi delle loro scarpe rimbomba nella libreria deserta. Al lato opposto rispetto a dove ci troviamo, un paio di cameraman sta riprendendo qualcuno che non riesco a vedere.
“Ti accompagno dai ragazzi, così puoi già iniziare a scattare le tue foto” mi dice il direttore Cha, invertendo i segnaposto di Sungmin e Eunhyuk.
“I ragazzi sono già qui?” chiedo, rimpiangendo ancora una volta di aver dimenticato l'orologio in Giappone.
“Sì, dovevano girare con la troupe televisiva, diciamo che c'è stato un cambio di programma. Hai pranzato?”
“No, ma non importa.”
“Farò portare qualcosa anche per te” dice allontanandosi dal tavolo per avvicinarsi all'ingresso dello spazio dedicato alla musica, separato dal resto da spessi muri di prefabbricato scuro.
Hot Tracks, questo il nome del reparto, sembra un negozio di dischi all'occidentale: schermi piatti, vinili, poster. L'unica differenza è che il reparto novità è quasi tutto dedicato alla k-music.
Non ho tempo di vedere molto, il direttore Cha supera in fretta la prima zona del negozio e entra in una parte più interna, dedicata ai gruppo rock occidentali. Su uno schermo sta passando un vecchio video dei Green Day.
Camuffata da un grande poster dei Jay Park c'è una porta.
“Tornerò tra una decina di minuti” dice il direttore Cha prima di bussare.
Come al solito, trattengo il respiro.
E' così, è una sensazione che non passerà mai.
Abbasso la maniglia e entro.
I ragazzi sono quasi tutti lì, seduti.
I loro sguardi sono tutti puntati su di me.
Sembrano sollevati.
“Buongiorno a tutti” dico facendo un mezzo inchino.
“E tu chi sei?” chiede qualcuno alla mia destra.
Heechul.
Non ho mai visto Heechul dal vivo.
Ora è qui, accanto a me.
Capelli di un rosso scuro, particolare.
Occhi vispi e sorrisetto furbo.
Le sue labbra sono più carnose di come le immaginavo.
“Sono Anna” dico voltandomi verso di lui. “Molto piacere.”
“Mi avevano detto che eri carina, Anna, ma si sbagliavano. Sei bellissima. In Corea non le fanno di così bionde” commenta ridacchiando.
Mi sento le guance bollenti. Per dimenticare l'imbarazzo mi guardo intorno, ma oltre a sedie vuote e una scrivania, la stanza ha un non so che di asettico.
“Non mettere in imbarazzo Anna-chan” dice Ryeowook dopo un tempo che mi sembra lunghissimo. “Vieni qui, siediti accanto a me e non ascoltare Heechul, fa sempre così con le ragazze.”
Heechul alza lo sguardo e sbuffa, poi estrae dalla tasca dei pantaloni il cellulare e non ci presta più attenzione.
Dopo qualche secondo di attesa, mi metto acanto a Ryeowook e estraggo la macchina fotografica dalla borsa.
“Anna-chan sta bene?” mi chiede Sungmin, seduto a un paio di sedie di distanza.
“Sì, tu?”
“Sto bene” dice facendo un mezzo sorriso.
Il suo sguardo si sposta da me a Eunhyuk, seduto dall'altro lato della stanza, serio.
I nostri occhi si incontrano solo un istante.
Sembra furioso.
“Sei qui anche tu per l'evento dell'anno?” mi chiede in coreano.
La mano di Ryeowook scatta sul mio braccio.
“Io posso stare solo nel backstage” rispondo facendogli un sorriso.
“Così te lo perderai, che peccato.”
“Eunhyuk” lo ammonisce Kyuhyun, rimasto in silenzio fino ad ora.
“Io non...”
“Il matrimonio di Donghae” ringhia lui interrompendomi. “Non è per questo che siete qui tutti?”

   
 
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