Legato Come un Salame
Ero
nella merda.
Si,
direi che è il modo migliore per definire la
situazione in cui mi trovavo.
Un
tizio pazzo, armato di una spada che ricordava le
mezzelune di Astrid era riuscito, in qualche modo a controllare, i
corvi di
Odino. Come se non bastasse era un esperto combattente e mi aveva
legato come
un salame insieme ad una ragazza bionda, con una ciocca viola che, per
qualche
ragione, aveva la mania di lanciarmi addosso strane bacchette di forma
impossibile.
“Ehi,
vecchio dai capelli orripilanti… mi dici chi
sei!? Sei un servo di Hell!?” Feci, cercando di liberarmi
dalle corde che mi
imprigionavano. Inutile dire che fu tutto inutile: quelle corde mi
tenevano
stretto.
“Ah!
Hell? Quella sciocca Dea? Mi occuperò di lei al
momento opportuno, ora, se non vi dispiace, devo dare inizio
all’incantesimo.”
Rispose il fantasma, ghignando in modo orribile. Se fosse stato
consistente,
gli avrei tirato un bel calcione in faccia. “Voi due,
uccellaccio del
malaugurio… teneteli d’occhio.”
Aggiunse, rivolto ad Hugin e Mugin.
I
due corvi, per tutta risposta, iniziarono ad
insultarlo con parole che non è il caso di ripetere qui, ma,
per qualche
ragione, non erano in grado di ribellarsi. Avrei voluto tentare di
comunicare
con loro, ma in questo momento avevo due mortali da tenere in vita e me
stesso
ed una strana tipa lancia-geroglifici da liberare.
Una
cosa all’ordine del giorno.
“Ehi,
ragazzina… sei ancora viva?” Chiesi, sottovoce,
mentre il mago pazzo iniziava a disegnare con uno strano tipo di
inchiostro,
segni sul pavimento. Alcuni erano geroglifici, altri rune.
“Non
chiamarmi ragazzina!” Sbottò subito, lei,
indispettita (Mamma mia che caratterino). “Io ho un nome,
Sadie Kane!”
“D’accordo,
Sadie… ascolta, mi spieghi cosa sta
succedendo?”
“Se
non lo sai tu!? Due corvi hanno rapito le mie
amiche e portata in questa trappola.” Sbuffò,
cercando di liberarsi. Inutile
dire che anche il suo tentativo si rivelò inutile.
“Senti,
io sono qui solo per recuperare i corvi di mio
padre, gli servono, non sono qui per affrontare fantomatici maghi non
morti da
strapazzo… ho già affrontato abbastanza non morti
nella mia vita.” Borbottai,
mentre cercavo di arrovellarmi in una soluzione: le corde erano
strette. Se
solo fossi riuscito a raggiungere Excalibur, lei avrebbe tagliato
qualsiasi
cosa. Peccato che mi era caduta a poca distanza.
“Assurdo…
prima greci, mancavano solo questi surrogati
di un fumetto della Marvel.” Ringhiò la bionda,
contorcendosi come una pazza,
tanto che per un attimo, pensai che le corde avrebbero ceduto.
“Aspetta…
greci!?”
“Ah,
a quanto pare non vi siete ancora incontrati,
vero?” Domandò lei calmandosi, mentre il tipo che
si chiamava Setne continuava
a tracciare rune e geroglifici in fila, quasi seguendo uno schema
geometrico
(Cosa più che probabile, dato che voleva usare un
incantesimo, anche se non
capivo quale.)
“Incontrati,
dici? Cavolo, se li ho incontrati. Diciamo
solo che abbiamo più volte rischiato la vita, io, Annabeth,
Percy, Nico.”
Risposi, mentre una strana idea iniziava a frullarmi in testa, mentre
osservavo
i geroglifici che brillavano di rosso, sul petto di Hugin e Mugin.
“Tu
conosci Annabeth?” Chiese, all’improvviso,
dimenticandosi di essere legata.
“Sì,
perché?”
“È
una mia amica… mi ha aiutata con la faccenda di
Serpide.” Spiegò velocemente, tornando a
concentrarsi sulle corde.
“Ah…”
Fu la mia intelligentissima risposta. “Dovrebbero
smetterla di ritrovarsi in mitologie diverse dalle loro.”
“Senti,
possiamo parlarne dopo?” sbottò irritata,
dandomi un pizzicotto parecchio doloroso.
“Oh
sì, giusto… ehm… hai un
piano?” Chiesi, mentre
ancora elaboravo il mio.
Per
tutta risposta lei sbuffò esasperata, fissando la
sua borsa poco distante.
“No
e non ho mezzi per liberarmi.”
“Non
potresti trasformarti di nuovo in un… un… in cosa
ti eri trasformata, prima?” Proposi, dimostrando, di nuovo,
la mia grande
intelligenza in ogni campo.
“Un
Nibbio e no, non posso. Non è mica facile
trasformarsi in qualcosa!” Disse, alzando gli occhi al cielo.
A quanto pare non
le piaceva la mia ignoranza.
Certo,
lo sospettavo, ma mica potevo saperlo. Se ci
fosse stato Frank avrebbe sicuramente potuto trasformarsi in un drago o
qualcos’altro, in modo da schiacciare quell’idiota
che stava borbottando
qualcosa sulla serie di Rune che aveva tracciato male.
“D’accordo…
ascolta, Sadie, forse ho un piano.” Dissi
piano, mentre l’idea prendeva nuovamente forma nella mia
testa.
“Davvero?
Posso sapere quanto è pericoloso?” Chiese,
con un misto di speranza e… ammirazione? Forse, ma non
c’era tempo di sentirsi
fieri.
“Be’…
per la pericolosità… direi che se non funziona
rischiamo di far saltare in aria l’intera torre.”
Risposi, semplicemente,
iniziando a concentrarmi su Hugin e Mugin.
“Oh,
bene. Tipico di me, fai pure, tanto rischio di
finire disintegrata un giorno sì l’altro
pure.” Borbottò Sadie, dandomi una
leggera pacca sulla mano come per dire: “vai
pure e spacca.”
Sperai
che volesse dirmi proprio quello e non qualcosa
tipo: se sbagli qualcosa ti uccido.
Ormai, però, avevo una sola possibilità di
successo, così mi concentrai al
massimo, cercando di attirare l’attenzione di Hugin e Mugin,
che gracchiavano
rumorosamente, appollaiati su due finestre, una a destra, una a
sinistra della porta
che dava sul tetto. Sotto di loro due ragazze stranissime svenute. Una
scena
che aveva del surreale, a mio parere.
Forse
potevano essere loro la nostra via di fuga.
Fu
parecchio difficile concentrarsi, data la pressione
che le corde esercitavano sulle mie braccia, inviandomi continue fitte
al
cervello, ma alla fine ci riuscii a mettermi in contatto con loro.
“MALE!
MALE! LIBERACI! AIUTO! SOCCORSO! AIUTACI! DOLORE! GRAVE! MALE!
LIBERACI!”
L’ondata
di pensieri dolorosi che mi avvolse fu tale
che per poco non persi il collegamento con le loro menti. Ma non avevo
altra
scelto: dovevo assolutamente mettermi in contatto con loro.
“Hugin!
Mugin! Sono io, Alex… calmatevi.” Provai
a dire, riuscendo a
ricevere, in risposta, solo qualche gemito confuso.
Ci
vollero un paio di minuti prima che i due corvi
fossero abbastanza calmi da permettermi di comunicare in modo corretto.
Per
fortuna, oserei dire, dato che iniziavo a dubitare della loro
sanità mentale
già prima che venissero sottomessi da quel mago pazzo.
“Alex!
Devi fermarlo! Quel mago vuole tornare in vita, userà il tuo
sangue come
sacrificio vitale per rianimare il suo nuovo corpo. Appena
avrà da voi ciò che
vuole, ci costringerà ad eliminarvi!” Mi
avvisò Hugin,
arruffando le piume.
“Ma
va’!? Non l’avrei mai detto.”
Ironizzai. “Voi due come
state?”
“Per
essere due corvi che sono stati catturati, sballottati e costretti a
rapire due
ragazzine mortali, direi che stiamo bene… ma mi piacerebbe
che ci liberassi.” Grugni
Mugin indispettito. A quanto pare non gli piaceva il fatto che
temporeggiassi.
“D’accordo,
d’accordo… però devo chiedervelo:
Sapete come funziona l’incantesimo che vi
lega al suo volere?”
“È
un antico incantesimo Egizio. Veniva usato dagli stregoni per
trattenere per
poco tempo gli Dei minori.” Spiegò
Mugin, alzando un
po’ il petto per mostrare il geroglifico. Rappresentava
un… uccello? Con un
leone accanto… o era una sfinge? Ad ogni modo, non avevo
idea di cosa potesse
essere.
“Come
fate a sapere tutto questo? Non mi direte che mio padre sapeva degli
Dei
Egizi!?”
Esclamai nella mente, furibondo. Mio padre mi aveva
nascosto troppe cose, nella vita. Certo, lo diceva per mettermi al
sicuro, ma,
guarda caso, ogni volta, finivo nei guai, a causa dei suoi segreti.
“Certo
che lo sapeva!”Mi
rimbrottò Mugin. “Altrimenti
noi a che serviremmo? Siamo stati mandati spesso in Egitto
a monitorare le attività di questi maghi.”
“Avete
finito con le lezioni di storia!?” Ci
richiamò il fratello,
furioso. “Liberaci!”
“Molto
volentieri, ma come funziona!?”
Sbottai, anche io
arrabbiato, cercando di rimanere fisicamente calmo. Dovevo,
assolutamente
evitare che il mago pazzo mi beccasse.
“L’incantesimo
è piuttosto semplice… non può
trattenerci a lungo, ma fino a domani mattina non
possiamo metterci contro questo mago da strapazzo. Lui ci ha incatenati
alla
sua volontà usando un legame invisibile, che ci impone di
rimanere legati
fisicamente ad una creatura vivente tramite questi
geroglifici.”
Spiegarono, mostrando, ancora una volta, il petto illuminato di rosso.
“Quindi…
lui ha addosso un altro geroglifico uguale al vostro che vi lega a
lui?”
“Non
esattamente… essendo un fantasma non può legarci
a lui. Per bloccarci ha dovuto
usare un altro essere vivente.” Chiarì
subito Hugin,
sbattendo le ali. “Noi siamo legati
alla
sua volontà, ma il legame fisico di vicinanza ce
l’abbiamo con un essere
vivente di questa torre, dato che non possiamo allontanarci da
essa.”
Tornai
in me, notando che, ormai, metà del cerchio
magico era stato completato. Avevo perso tempo, ma ne era valsa la
pena. A
faticai mi voltai verso Sadie che si stava ancora dimenando nelle
corde. Ora
che la vedevo bene era carina. Aveva i capelli biondi, con una ciocca
bordeaux
sul davanti. Gli occhi erano azzurri, luminosi come quelli di Talia o
Jason e
aveva i lineamenti delicati. Indossava solo un paio di jeans una
camicia bianca
ed un giacchetto marrone. Doveva avere sui quattordici anni, non di
più.
“Ok,
credo di avere un piano.” Sussurrai,
concentrandomi sul suo viso.
Lei,
stranamente, quando vide che la stavi guardando,
ammutolì e mi squadrò, forse un po’
scettica, ma alla fine, annuì. “Dimmi.”
Mi
ci volle poco per spiegare a lei, e allo stesso
tempo, ai corvi, cos’avevo in mente, ma fondamentalmente,
giocavo molto sulla
sorte: Hugin e Mugin avrebbero fatto alzare in volo tutti i corvi della
torre,
in modo casuale. Io e Sadie saremmo stati buoni, così Setne
non ci avrebbe
disturbato, ma in realtà, saremmo stati attenti a cercare
qualsiasi segno di
rosso in quella miriade nera. A quel che avevo visto, il geroglifico
rosso era
parecchio visibile.
Certo,
forse Setne si sarebbe insospettito nel vedere i
corvi alzarsi in volo, ma, considerata la facoltà mentale di
Hugin e Mugin,
sperai pensasse fosse un effetto collaterale del suo stesso
incantesimo.
“Una
volta liberi, Hugin e Mugin ci aiuteranno, ma avrò
bisogno di tempo per riuscire ad imprigionarlo.” Conclusi,
alla fine, mentre,
ormai, notavo che il cerchio di rune e geroglifici era quasi
completato.
“Imprigionarlo?
E come? Non sei un mago, o no?” Chiese
la bionda, squadrandomi con aria critica.
“Non
proprio… ma nel mio zaino c’è un pezzo
di
Gleipnir, è una corda potentissima. Ha tenuto imprigionato
un Dio, per tre millenni,
riuscirà a trattenere un spirito idiota per qualche ora,
no?” Feci notare. Il
problema era arrivare al mio zaino, caduto pochi metri a destra, eppure
così
lontano.
“D’accordo…
solo una cosa? Quale sarebbe la parte ‘Far
saltare in aria la torre’?” Domandò, di
nuovo Sadie.
“La
gleipnir è un manufatto potentissimo… se venisse
in
qualche modo danneggiata mentre ce l’ho in mano, rischiamo di
far saltare tutta
la torre, con noi sopra, ovviamente.
“Fantastico,
mi piacciono i pieni esplosivi, anche se
il tuo è un po’… come dire,
fragile.” Mi fece notare.
“Hai
un’idea migliore!?”
“No…
quindi, credo tocchi a te, appena sarò libera ti
fornirò la distrazione necessaria.” Mi
assicurò, già pronta, osservando il
bastone che era caduto a terra, a meno di un metro.
Appena
detti il via, i corvi intorno a noi, iniziarono
ad alzarsi in volo, librandosi in aria, intorno a noi, creando una
cupola nera
anche abbastanza inquietante, ma anche suggestiva. Come previsto Setne
non badò
agli uccellacci, tanto era concentrato sul cerchio magico che stava
tracciando,
anche se, ormai, mancavano solo le ultime parti, pochi attimi e avrebbe
finito.
Con
lui che tracciava i magici segni, noi legati e i
corvi che volavano intorno a noi sembrava la scena di un film horror
con
contorno di negromanzia che Einar amava vedere. Peccato che in quel
momento non
avevo tempo per godermi lo spettacolino ed iniziai a setacciare la
massa nera
in cerca del simbolo rosso che indicava il corvo aguzzino.
Nulla…
Mi
voltai di nuovo a guardare Setne: il cerchio era
quasi completo.
Sedie
cercava ed io con lei, ma ancora nulla.
Mancava
poco…
“Forza,
fatti vedere, corvo…”
Pregai, mentre seguivo con gli occhi la
massa di alcuni corvi.
Ancora
nulla…
Due
soli simboli e quello stregone da strapazzo avrebbe
usato il mio sangue per tornare in vita.
Una
botta alla spalla attirò la mia attenzione e la
ragazza accanto a me iniziò ad agitarsi, guardando in alto.
Seguii
il suo sguardo…
“Eccolo…”
Sussurrai, individuando il corvo con il
simbolo rosso sul petto.
“Ottimo!
Noi non possiamo ordinargli di avvicinarsi ai prigionieri…
ma tu puoi, Alex!
Portalo qui! Cancellate il geroglifico!” Ci
incitò Mugin,
agitando le ali nervosamente. Probabilmente sentiva vicina la
libertà.
Annuii.
“Preparati
Sadie… appena saremo liberi, ho la
sensazione che avremo poco tempo per agire.” Le ricordai,
iniziando ad
espandere un filamento di pensiero verso il corvo prescelto.
“Oh,
grazie, come se non lo sapessi…”
Borbottò la
ragazza, pensierosa.
Appena
riuscii a mettermi in contatto mentale con il
corvo lui mi riconobbe e gracchiò una risposta educata.
Iniziò a scendere
veloce, avvicinandosi a noi, mentre il resto dei suo compagni se ne
ritornava
nei nidi.
Fu
allora che il piano prese una brutta piega.
“Perfetto…
ho finito.” Sentenziò Setne, alzandosi.
Si
voltò appena in tempo per vedere il corvo che teneva
incatenati Hugin e Mugin atterrare davanti a Sadie.
Fu
un secondo in cui tutto si fermò, quasi il tempo si
fosse fermato per enfatizzare l’importanza del momento.
Poi
il tempo tornò a scorrere.
“Cancello
il geroglifico!” Urlai, sgranando gli occhi.
Sadie
non se lo fece ripetere e, nonostante le sue mani
fossero bloccate, riuscì, con un solo movimento, a
cancellare una parte del
simbolo magico, annullandone gli effetti proprio nell’istante
in cui dalla mano
del mago non morto usciva una fiammata diretta contro di noi.
Rotolai,
evitando il fuoco, ma la mia nuova amica non
fu abbastanza veloce e venne sbalzata dall’esplosione,
sbattendo contro i merli
della torre.
Hugin
e Mugin si gettarono uno su Setne uno su di me,
così da liberarmi e fu un sollievo quando, finalmente, il
sangue tornò a
scorrermi nelle braccia e nelle gambe. Intanto, i due servi di Odino si
avventavano sul fantasma che, pur essendo già morto,
sembrava risentire
parecchio delle artigliate.
“Sedie!”
La chiamai, avvicinandomi a lei, notando il
fianco della maglietta bruciato. Sotto la carne era nera e assumeva una
colorazione violacea, mano mano che ci si allontanava dal centro
d’impatto. Si
era presa una bella botta e rischiava, se
non la curavo subito. Teneva gli occhi serrati e aveva un espressione
dolorante
e, non appena sfiorai la bruciatura, cacciò un grido
agonizzante.
“Aspetta…
ho quello che ci vuole.”
Non
persi tempo.
Gettai
un occhio verso Hugin e Mugin che stavano ancora
graffiando e beccando, furiosi il volto del mago che si
ritrovò attaccato dai
suoi stessi alleati. Ne approfittai e mi lanciai verso il mio zaino,
ringraziando di essermi portato dietro il mio equipaggiamento, in caso
di
attacco.
Presi
una boccetta contenente un liquido violaceo e lo
spalmai con cura sulla bruciatura.
“Ahi!
Ahi, fa male!” Si lamentò Sadie, cercando di
fermarmi.
“Come
tutte le medicine… stai calma e il dolore
passerà… insieme alla bruciatura.” La
rassicurai, mentre ricoprivo tutta la
ferita, notando subito i bordi risanarsi.
Dopo
un attimo gli occhi luminosi della ragazza si
aprirono e sospirò.
“Cavolo…
grazie, credo che mi hai appena salvato.”
Disse, toccandosi ciò che rimaneva della lesione subita.
Stavo
per aggiungere qualcosa di intelligentissimo,
quando un urlo agonizzante attirò la mia attenzione e mi
voltai. Il mago
egiziano si era liberato, finalmente di Hugin e Mugin che si erano
ritirati sul
tetto della torre, con le ali ferite che colavano icore divino. Il
nostro avversario
aveva impugnato nuovamente quelle strane lame ricurve simili a falcetti.
“Estrarrò
il tuo sangue dal tuo cadavere!” Minacciò
furioso, squadrandomi con rabbia.
“Lo
vedremo.” Minacciai, mentre alzavo una barriera
magica contro il fulmine che mi scagliò contro.
“Prepariamoci,
questa volta non sarà così facile.”
Sbuffò Sadie, afferrando il suo bastone e la bacchetta.
Sapevo
che avrei avuto bisogno della Gleipnir per
legarlo, dato che era un morto, ma in quel momento, mi resi
stupidamente conto
che non l’avevo presa dallo zaino e che avevo pensato solo a
curare la mia
compagna.
Dovevo
rimediare.
“Trova
la gleipnir nel mio zaino… e usala.” Dissi a
Sadie, mentre le rune iniziavano a circondare il mio corpo, elevando
una
barriera di fuoco ed energia magica. “Io lo
trattengo.”
Lei
sembrò volermi dire qualcosa (Forse augurarmi buona
fortuna), ma non ne ebbe il tempo, perché, senza esitazione,
mi lanciai contro
il Mago egizio, deciso a fargli assaggiare l’acciaio
Asgardiano.
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[Angolo dell’autore pazzo e dell’autrice sclerata]
Hola
ragazzi, ci siamo ancora, e so che non ci sopportate, ma
intendo andare in fondo. Come cavolo fa a non piacervi, questa storia?
(Come se
non lo sapessi.)
A me piace e poi, cavolo, Odino è un gran bel figo di Odino.
:3
Nessuno, nemmeno Walt, può competere con un figo, nordico,
mago, guerriero,
veterano, sfregiato e che sa cucinare.
Ma nooooooooon preoccupatevi, Alrid forever ;)
Quindi… vi orego, lasciate una piccolissima recensione.
Ringrazio Poseidonson e Ema_Joey che, ancora, hanno recensito.
Spero
rimaniate con noi fino alla fine.
Saluti
da Lilium, che ringrazia e chiede recensioni, fatela felice :)
AxXx