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Autore: Yellow Canadair    30/04/2014    6 recensioni
Una ragazza che doveva rimanere nascosta, un prigioniero che doveva rimanere tale, una minaccia che incombe come la nebbia sul mare… Ma tutto comincia in una latteria dove Moda, una biondissima bambina, trova sul greto del fiume un pirata svenuto con il vessillo di Barbabianca sulla schiena. Chiama così in piena notte la sua vicina di casa, Lilian, per farsi aiutare a soccorrerlo.
Lilian Rea Yaeger sembra una persona gentile e prudente come tanti abitanti delle fattorie che costellano i campi di grano, ma è davvero solo una ragazza di campagna? Portuguese D. Ace è scanzonato, allegro, pronto a mangiare come a combattere ma tormentato dai propri natali... il suo passato però conta poco qui: lui e i suoi fratelli stanno per essere travolti da una complicata rete d'intrighi intessuta tra le stanze dei dipartimenti scientifici della Marina.
Sparatorie, fughe rocambolesche, corse contro il tempo e alleanze improbabili saranno il filo rosso di quest’avventura in bilico tra la vita e la morte!
Genere: Azione, Romantico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boa, Hancock, Ciurma, di, Barbabianca, Nuovo, personaggio, Portuguese, D., Ace, Sorpresa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Flyin’ high'
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Uomini senza paura

soundtrack link: UltimatuM - Destiny of Mankind - ASAP (Extended Mix)  

 

La rocca di Athenry Valley, dal fascino sinistro e inquieto, si stagliava fosca sulla sommità di una dolce altura, attorniata da un lato da foreste verdi ubriache d’acqua e dall’altro da un villaggio fantasma di pescatori in rovina presso la spiaggia. Dal borghetto partiva un tratturo ormai quasi inghiottito dalla vegetazione e dai rovi che conduceva all’antico castello fatiscente e ormai quasi del tutto privo di tetti. La strada si snodava fra gli alberi della collina e arrivava a costeggiare le mura grigie del castello dai possenti blocchi di pietra, umide di pioggia e mangiate dal muschio, alcuni dei quali giacevano sparpagliati al suolo dopo i numerosi crolli susseguitisi nei decenni d’abbandono.

Qui i figli di Barbabianca, al sicuro dallo sguardo dei nemici ancora dentro il maniero, si erano asserragliati in attesa di quei pochi di loro che avevano aspettato l’atterraggio degli aerei. Si guadavano l’un l’altro nel silenzio e si scambiavano parole sussurrate nell’attesa, sperando che i fratelli non tardassero troppo e il chiarore del sole, seppur non ancora sorto e soffocato da nuvole temporalesche che circondavano l’isola, non tradisse la loro presenza. Non pioveva, ma l’avrebbe fatto presto. L’aria era elettrica.

Lilian corse a perdifiato sul sentiero con gli scarponcini che la proteggevano da rami e sassi e con i vecchi pantaloni cargo di Marco che le aveva permesso di accorciare a difenderla dai rovi. Era equipaggiata contro il freddo dell’isola, appesantita dalle armi ma raggiunse sul limitare della boscaglia Ace, Crocodile e un drappello di uomini della seconda divisione. Riunitisi, corsero subito dai fratelli asserragliati fuori alle mura in loro attesa.

-Non è uscito nessuno.- assicurò Izou.

-Blackwood poteva essere invisibile.- ribattè Lilian.

-L’unico posto da cui poteva uscire è il portone principale, ma non si è aperto. Non ci sono altre uscite, tutta l’ala ovest del maniero è crollata, è rimasta in piedi solo parte di quella sud, davanti a noi, e quella nord, che sovrasta la scogliera.- spiegò Blenheim che era andato in esplorazione, indicando con una mano. -E c’è una catena umana che circonda il castello.- disse. -Nessuno può uscire senza toccarla.-

I pirati si scambiarono uno sguardo sanguinario ed eccitato nell’oscurità. Le armi erano affilate, le bocche da fuoco cariche, i tatuaggi dal vessillo baffuto ghignavano tetri. Ace stava facendo uno sforzo sovrumano per non esplodere in una bomba di fiamme, Blamenco si sporcò le mani di polvere di magnesio per impugnare meglio il suo martello, Izou si acquattò pronto a scattare, Kingdew fece schioccare le nocche ai suoi pugni, Bornes mutò il proprio corpo in lame taglienti, Lilian si posizionò tra Ace e Crocodile pronta a lanciarsi all’attacco.

Vista si levò in piedi e sguainò le spade: -ANDIAMO!- gridò. -PER BARBABIANCA!-

-PER BARBABIANCA!!!- gli fecero eco gli tutti i fratelli.

 

-Charlie… dove vai?- mormorò confusa Amelia guardando l’aereo del fratello che volava verso l’isola, seduta tra i pirati che le portavano solleciti coperte e latte caldo lì sul ponte dove si era fermata.

«A distruggerli.» una risata stanca. «Rimarrò sempre con te, ricordatelo. Passo e chiudo, Amelia.»

L’aviatrice scattò in piedi, quasi ad inseguire l’aereo giallo che si allontanava dirigendosi verso il castello cupo arroccato sul colle. Ancora debole però incespicò e sarebbe caduta sul fasciame del ponte se Rakuyou e Jaws non fossero stati pronti ad afferrarla al volo.

-CHARLIE!!!- gridò piangendo. -CHARLIE NOOOO!!!-

 

Gli uomini di Barbabianca si lanciarono all’assalto del castello, riempiendo il piazzale tra le mura e il portone alla luce rosate dell’alba e gridando e correndo con il desiderio di rivalsa inciso nel cuore.

Ma erano appena a metà strada quando una raffica di artiglieria spazzò il cortile, ferendo alcuni di loro e costringendo i più a rifugiarsi tra i ruderi di pietra che erano sparsi lì attorno.

Un gruppo però, protetto da Lilian e dalla sua Contro-Ambizione, riuscì a superare la seconda metà del cortile e corse a perdifiato verso l’ingresso.

-PUGNO DI FUOCO!- ruggì Ace riducendo in cenere il portone ed entrando dentro, seguito da Crocodile, Lilian, Bornes e una buona manciata di fratelli.

Si ritrovarono in un salone dal soffitto scoperto, crollato chissà quanti anni prima, attorniati da mobili antichi coperti da polverosi teloni una volta bianchi.

-Cerchiamoli!- ruggì Ace.

-Fermo.- lo ammonì Crocodile. -È troppo vasto, potrebbe scapparci di mano. Lilian.- chiamò. -Mi senti?- non la vedeva, ma sapeva che non doveva essere lontana perché aveva l’ordina di rimanere con loro due, che sarebbero andati dritti da Barbanera. -Dobbiamo riuscire a stanarlo. Si sarà rifugiato nella parte meno danneggiata del castello per poi cercare di sconfiggerci. Dobbiamo portarlo qui nel cortile interno.-

-Lilì.- la richiamò Ace guardandosi attorno. -Cercati un posto riparato da cui sparare e tieniti pronta.-

La ragazza ricomparve per mostrare un cenno d’assenso al Comandante. Tuttavia un attimo prima di sparire di nuovo, un rumore la fece voltare di scatto.

-Il Canadair?- mormorò confusa. Alzò la testa vide sfilare la robusta fusoliera gialla e rossa, con i numeri che identificavano il pilota Charlie Lehired.

Volò oltre il torrione nord. Dal rumore dei motori, i pirati intuirono una virata.

-Sta tornando ind…-

Un terribile boato scosse il pavimento del castello, una deflagrazione dilaniò l’aria seguita da molte altre, una nube di calcinacci avvolse i duellanti, il cielo lugubre fu illuminato come se fosse spuntato il sole di mezzogiorno: l’aereo di Charlie aveva sorvolato l’isola per poi andarsi a schiantare, pieno di bombe, contro l’ala nord del castello, l’ultima ancora completamente in piedi, che doveva contenere i laboratori dentro i quali si erano consumati tutti gli orribili esperimenti su Amelia e dove certamente erano conservati i macchinari per estrarre l’Ambizione e per neutralizzare i Frutti del Diavolo.

Ace scattò in avanti per proteggere Lilian col proprio corpo, Crocodile innalzò un muro di sabbia per isolare la parte del castello che ormai rischiava di crollare loro addosso, gli altri pirati indietreggiavano schivando schegge e brandelli di muro che crollavano dall’alto.

Charlie Lehired sorrise e chiuse gli occhi. Sospirò prima di lasciarsi andare nello sfavillio dell’aereo che già bruciava e pensò che in fondo la sua sorellina era ormai al sicuro e che lui non avrebbe potuto fare niente di più.

 

Lilian, per terra con le mani sopra la testa, sbiancò in volto guardando il castello venir giù oltre le spalle di Ace e oltre la cortina di Crocodile, e immaginando il Canadair accartocciarsi contro la parete nord del maniero e prendere fuoco, ed esplodere, e l’amico diventare di fiamma, e morire. Strinse il fucile, incapace di formulare un pensiero. Si portò una mano alla cuffia collegata al lumacofonino e mormorò: -Charlie…?-

Ma ormai non rispondeva più nessuno.

 

Il Primo Comandante planò sulla propria nave e trovò Amelia scossa dai singhiozzi nascosta in una coperta tra le braccia di Jaws.

-Che ci fai qui?- balbettò l’aviatrice . -Forse è ancora vivo… se voli lì forse lo possiamo salvare…!- lo pregò avvicinandosi.

-No, Amelia.- scosse mestamente la testa l’uomo.

La ragazza si pietrificò. -Tu lo sapevi!- esclamò. -C’erano delle bombe a bordo!!-

-L’ha scelto lui.-

-NO!- si alzò in piedi incredula e shockata, ma Marco l’afferrò per le spalle tentando di farle coraggio: -Gli rimanevano poche ore! Ha voluto darci un’opportunità in più per fermare Blackwood!-

-NO! NO!- gridò la ragazza sconvolta, al punto che Marco per bloccarla la strinse a sé, tranquillizzando il fratello con uno sguardo grave.

-Lo so.- le concesse, basso e calmo tenendola vicina a lui. -Lo so che è difficile.- ci era passato, Marco. Anzi, ci stava ancora passando.

Amelia senza staccarsi dal petto caldo e forte della Fenice scoppiò in un pianto inconsolabile, davanti al quale i pirati, commossi, si tolsero il cappello guardandola comprensivi e tristi.

Jaws si avvicinò ai due e la ragazza si spostò dal Primo comandante al Terzo, andando a scomparire tra le sue braccia nerborute mentre l’uomo, truce, le accarezzava la testa riccia.

-Dobbiamo andare.- fece Marco rivolto a Rakuyou, che annuì deciso. Fece un fischio alla sua palla chiodata da demolizione, che lo raggiunse, e si avviò alle scialuppe per sbarcare.

 

Paul Blackwood li guardava dall’alto della sua postazione, un’apertura che una volta era una porta tra una stanza e l’altra ma che ora sembrava una finestra sul vuoto. Maledizione, pensò. Secondo i suoi piani, era impossibile che qualcuno li trovasse, stavolta. Aveva preso Charlie, poi Amelia, mancava solo Lilian, ma non aveva previsto che lo rintracciasse così presto, e soprattutto non aveva previsto che riuscisse a trascinarsi dietro quel branco di pirati e persino un ex membro della Flotta dei Sette; aveva una capacità di stringere alleanze pericolose quasi pari alla sua. La guardò stringere il fucile. Curioso, notò: lei maneggiava due armi gemelle, le pistole che l’avevano ferito alla Tomba di Barbabianca.

-Ehi Blackwood, hai ancora molto da pensare? O vogliamo aspettarli qui e farci intrappolare come topi?- sbottò Barbanera, che non vedeva l’ora di uccidere come cani quelli che una volta erano i suoi fratelli che gli avevano decimato la ciurma con un attacco aereo.

-Certo che no.- sussurrò Blackwood. -Tu occupati degli uomini di Newgate, io sistemerò Yaeger.

 

Intanto buona parte dei pirati di Barbabianca si era fermata sul piazzale; Marco in volo perlustrava la zona ma gli era difficile capire da dove venissero gli spari, dall’alto e in mezzo a tutta la boscaglia smeraldina che copriva l’isola.

Van Ooger era nascosto fra i miseri resti di una torre di guardia poco distante dall’entrata del castello, e sparava tranquillo ai pirati che si avvicinavano al portone d’ingresso. La situazione era di stallo: se qualcuno si arrischiava ad uscire allo scoperto, un bel regalino a base di piombo e agalmatolite era assicurato, dritto al cuore.

Bisognava fare il giro ed entrare da dove erano passati Jaws e Rakuyou, ma come aveva fatto notare Halta, sarebbe stato necessario usare una nave e ci avrebbero messo troppo tempo; e poi non potevano lasciare scoperta quella via di fuga per Blackwood.

-Dove vai, Izou?- sussurrò Blenheim.

-Spara da quella vecchia torre.- rispose esperto il Sedicesimo Comandante. -Copritemi.-

-Ti ammazza se ti scopri!

-Ci penso io.- si offrì Curiel, arrivato da poco con Rakuyou. Si tolse dalle spalle uno dei suoi potenti bazooka e sparò un colpo nella direzione dalla quale venivano i colpi.

Izou approfittò del diversivo e corse allo scoperto fino ad arrivare all’altura dalla quale venivano gli spari; lui non aveva la Contro-Ambizione ma nonostante il vestiario appariscente sapeva benissimo come non farsi notare. Stringendo le sue pistole in pugno raggiunse la torre diroccata e si avventurò dietro di essa strisciando tra la vegetazione senza fare il minimo rumore. Arrivò alle spalle dell’avversario arrampicandosi tra le pietre crollate.

Van Ooger si voltò. Era un cecchino, riusciva a percepire l’avvicinarsi di una persona alle spalle.

Sfortunatamente per lui, anche Izou lo era: la pistola sinistra lo disarmò e una frazione di secondo dopo la pistola destra esplose il colpo che piazzò un proiettile in mezzo agli occhi.

Il sangue colò tra i capelli biondi dell’uomo e il suo miracoloso fucile smise di cantare.

Izou ripose le pistole nella fascia di seta che teneva legata in vita, si ritoccò il rossetto e sospirò, guardando la manica del chimono forata e che cominciava a sporcarsi di rosso cupo.

-Dannazione.- imprecò. Si strappò la manica rivelando un braccio muscoloso e tutt’altro che femminile e con la stoffa medicò alla meno peggio la ferita, per poi tornare dai fratelli che ormai dovevano essere entrati nel covo del nemico. Si era salvato grazie ai suoi riflessi straordinari, che potevano competere con l’occhio di falco del pirata di Barbanera.

Izou corse verso il castello gridando il via libera, e i Capitani si riversarono nel castello. Atomos gridò ad un drappello dei suoi: -Tredicesima Divisione, rimanete nelle retrovie! Difendete l’uscita!

-Dodicesima!!- strillò Halta cercando di sovrastare i vocioni dei fratelli. -Circondate il castello! Non deve uscire una mosca!!

La polvere sollevata dall’esplosione si era posata e la battaglia infuriava nel piazzale del castello e nell’androne diroccato, i capitani si battevano contro i pirati di Barbanera, irosi per essere stati sconfitti a Foodvalten e desiderosi di vendetta e di rivalsa.

Fossa, ormai non più costretto dall’oscurità, accese il suo sigaro, con la brace fece prendere fuoco alla spada e si lanciò all’assalto. Corse sulle scale di pietra che conducevano al secondo piano ma dall’alto un uomo avvolto in un pastrano militare grigio cupo saltò dalla balaustra cercando di coglierlo di sorpresa.

Le due armi si scontrarono, i loro proprietari, fumatori, si guardarono negli occhi.

-Shiryu della Pioggia.- lo riconobbe il figlio di Barbabianca.

Parate rabbiose e affondi letali si susseguivano rapidi e senza pause.

-E tu saresti un Comandante del vecchio?- soffiò l’avversario. -Non c’eri nemmeno, a Foodvalten.- esclamò sprezzante.

-Rimediamo adesso, figlio di puttana!- rispose minaccioso Fossa andando all’attacco.

Le due spade cozzarono scivolando fino alle guardie, i volti dei due uomini si avvicinarono ma Shiryu sputò il suo sigaro addosso all’avversario, che si scansò bruscamente chiudendo gli occhi d’istinto, e l’ex secondino di Impel Down gli assestò un poderoso pugno al volto che lo fece arretrare di alcuni passi, ma Fossa era un incassatore formidabile e non batté ciglio.

-Ma dai.- disse il carceriere riprendendo il cubano. -Non mi dire che volevi rispettare il galateo.-

Fossa, iroso, gli andò incontro con la spada tratta come a voler lanciare un affondo fatale, ma quando Shiryu parò il suo attacco, un calcio lo colse dritto fra le gambe lasciandolo senza fiato.

-No, non ne avevo minimamente l’intenzione.- rispose Fossa alla domanda, e con l’avversario a terra, lo disarmò della katana e cominciò a girargli intorno.

Shiryu estrasse una pistola dalla tasca del cappotto militare ma Fossa aveva già calato la sua spada nella gola del nemico.

Ravvivò la brace del sigaro e borbottò: -Brucia all’Inferno… non siamo più ad Impel Down, dove nessuno può reagire.-

Vista stava per correre avanti a cercare Teach, ma un animale bloccò il suo percorso.

-Coff…! Non si può scappare… nessuno può scappare…-

Un membro della ciurma avversaria gli aveva sbarrato il passo; era avvolto in una grande pelliccia scura e aveva l’aria sofferente, lassù sul suo destriero anch’esso malconcio. Quei due erano un lazzaretto ambulante.

-Doc Q.- sorrise lo spadaccino. -Sempre più morto che vivo, noto.- e con uno svolazzare di petali rossi fece roteare le proprie spade.

-Molto meno morto di te… coff! …fra un istante.- svolse l’involto che portava sulla sella rivelando un’enorme falce a doppia lama. -Sei un uomo sfortunato, comandante.- disse debolmente.

-Tu dici?- rispose Vista. -Possiamo scommettere, se vuoi.-

Un rombo di terremoto scosse il pavimento, facendo cadere da cavallo Doc Q e costringendo tutti, figli di Barbabianca e non, a interrompere il combattimento.

Il volto minaccioso di Edward Newgate quando sferrava i suoi attacchi tellurici attraversò la mente dei capitani. Forse qualcuno, in un angolo remoto della propria mente, sperò che fosse tornato da loro, ancora vivo.

Ma il Frutto Gura-Gura aveva ormai un nuovo proprietario.

Un uomo imponente si affacciò dallo scalone diroccato che una volta conduceva ai piani superiori. Sorrideva sdentato davanti al panico che il terremoto in corso aveva scatenato, il maniero non avrebbe retto ancora a lungo. Si grattò eccitato il petto villoso e scoppiò in una risata divertita.

-Zeahahaah! Ciao, fratellini!- tuonò Marshall D. Teach.

Ace ghignò, il suo fuoco si fece ancor più rovente dall’eccitazione. -Beh, Coccodrillo.- disse. -Sembra che finalmente si siano aperte le danze.-

Crocodile si tolse il sigaro di bocca con aria di sufficienza, scambiandosi un’occhiata d’intesa con Bornes che andò a coprirgli le spalle dall’altro lato dell’enorme cortile.

-Adesso ti mostro com’è che si combatte, ragazzino.-

-Divisioni di Barbabianca!- tuonò Ace rivolto ai pirati nel castello. -Portate via i feriti, allargate le file!-

-Ciao, Comandante Ace!- berciò Teach. -Non te la sentivi di venire solo, stavolta? E chi abbiamo qui? Sir Crocodile, è grazie ai tuoi fallimenti che sono entrato nella Flotta dei Sette, te l’hanno detto?

-Non ti lascerò sfuggire di nuovo, Teach.- proferì Ace. Nonostante fosse stato già duramente sconfitto dal suo ex subordinato, non c’era ombra di paura nei suoi occhi neri, che riflettevano le fiamme che aveva intorno.

-Io invece penso di sì, comandante!- latrò l’uomo. -Sei uno che non impara mai! ISOLA DI ROCCIA!-

Era uno degli attacchi del babbo, i figli lo riconobbero all’istante.

-GIRASOLE DEL DESERTO.- tuonò Crocodile facendo franare il pavimento sotto Marshall.

-COLONNA DI FUOCO!

Lilian si era presa qualche minuto in più per allontanare del tutto lo shock che la morte improvvisa di Charlie le aveva causato, ma ora le lacrime erano state asciugate e lei, coperta dalla Contro-Ambizione, era in ginocchio tra i merli del torrione dove si era appostata per sparare e stava prendendo la mira per uccidere Teach.

Fece scattare il caricatore del Winchester e chiuse l’occhio sinistro, puntò il destro sulla canna e trattenne il fiato.

-Bello spettacolo, vero?- sussurrò una voce alle sue spalle.

 

 

Dietro le quinte…

Accidenti, ci avviciniamo al finale! Ormai è da agosto 2013 che questa storia va avanti, non sapete quanto mi dispiaccia che stia finendo. Volevo solo dire… grazie! Grazie a tutti coloro che l’hanno letta, seguita, ricordata e preferita, grazie a tutte voi che avete recensito, siete state delle lettrici d’oro, mi avete incoraggiata incessantemente, capitolo dopo capitolo, e questo mi spinge a continuare a scrivere! Un grazie particolare va a coloro con le quali, recensione dopo recensione, son venute fuori intere conversazioni su quello splendido universo che è One Piece… e il vostro! Davvero, siete fenomenali! Siete fighe come Sanji quando si accese la sigaretta con El Thor, e non so come altro ringraziarvi!

Ma ora basta parlare di me, egocentrica che non sono altro, parliamo del capitolo! Come avrete notato, Lilian su quel torrione non è sola: avete capito con chi è che sta per fronteggiarsi?

L’attacco “Isola di Roccia” è davvero di Barbabianca, però compare solo in un videogioco: non è colpa mia, a Marineford si è limitato a sparare cazzotti!

Dare luce a tutti e quindici i capitani era difficilissimo, ma spero di essere riuscita almeno a far capire la baraonda e la confusione che regnavano ad Athenry Valley; le scene di lotta sono sempre state un casino, se non avete capito qualche passaggio, mi raccomando, chiedete! E se avete qualche consiglio, non abbiate remore! *^* grazie!!

La locandina, si nota dallo stile grezzo e dai personaggi messi da cani e palesemente copiati stile vetro/finestra, è fatta da me: mi raccomando, non la guardate troppo a lungo se no notate tutti gli errori. Se volete sovraesporvi al rischio, la trovate qui (passate il mouse sopra la scritta “qui”, è nascosto un link).

Ciao Charlie. Insegna agli angeli a schiantarsi contro il laboratorio del super-cattivo.

Ora la smetto di delirare! Grazie ancora ragazze, alla prossima settimana per il finale di

Flyin’High - Il volo del Canadair

 

Yellow Canadair

 

 

  
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