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Autore: Nembayo    30/04/2014    7 recensioni
|| «Comunque» disse Maia cambiando discorso, con la bocca piena «come mai non sei andata a salutare Will?»
"Di male in peggio", pensò Clary
[...]
«Lo sapete che odio avvicinarmi al loro tavolo, è una questione di principio.»
Cecily roteò gli occhi, ma non commentò, per fortuna.
«Ragazze» la voce familiare di Simon fece voltare Clary. Sorrise.
Conosceva Simon da quando era bambina, ed era una delle persone a cui teneva di più insieme a sua madre e Cecily. E Will, le ricordò una vocina nella sua testa rimproverandola. ||
E se gli Shadowhunters vivessero tutti nel presente, e se non fossero Shadowhunters ma ragazzi normali con un talento speciale? E se questi ragazzi andassero a scuola alla McKinley? E se partecipassero al Glee Club?
*storia scritta a quattro mani con riveraslegs*
Genere: Demenziale, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Clarissa, Izzy Lightwood, Jace Lightwood, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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LO SFIGA CLUB


 

Alec scrutava l'aula che si stava svuotando intorno a sé nervosamente, rimanendo da solo con il professor Branwell.

L'insegnante, all'inizio dell'ora, gli aveva chiesto di fermarsi alcuni minuti alla fine della lezione poiché doveva parlargli di alcune cose. Il ragazzo sapeva, o meglio,temeva, il motivo per il quale il professore voleva avere un colloquio con lui: il suo rendimento scolastico.

Era sempre andato bene a scuola, tuttavia quell'anno era iniziato proprio male: aveva avuto un calo nei voti, soprattutto in storia, insegnata appunto da Branwell.

Salutò con un sorriso scocciato sua sorella Isabelle e il suo migliore amico Jace, dicendo loro che li avrebbe raggiunti in mensa il prima possibile, dopodiché aspettò che il professore prendesse parola.


 

L'uomo era appoggiato alla cattedra e, sorridendo, salutava gli alunni che uscivano dalla classe; una volta che l'aula si fu svuotata completamente, nonostante cercasse di continuare a sorridere, il suo sguardo si fece serio.

«Alexander, mi spiace trattenerti, so che starai morendo di fame, e tra l'altro ho sentito che oggi come dessert c'è quella squisita torta al cioccolato..» iniziò a dire il signor Branwell con fare amichevole e scherzoso, che non fece altro che innervosire maggiormente Alec «Ok, sto divagando.» proseguì il professore, passandosi una mano sul volto«Il punto è che sono preoccupato per te. So che siamo solo all'inizio dell'anno scolastico, tuttavia non è da te prendere simili voti e farti trovare impreparato. L'altro giorno mi hai sorpreso davvero, soprattutto perché l'interrogazione era incentrata su argomenti svolti l'anno scorso e su cui mi pareva non avessi dubbi. Dimmi, quindi, c'è qualche problema?»

«No professore, va tutto alla grande, non so che mi sia preso, sono solo andato nel pallone, ed in ogni caso, non sarebbero certo fatti suoi.»rispose Alec sulla difensiva.

Il professore, spiazzato dal tono con cui il ragazzo gli aveva risposto, cercò di tranquillizzarlo «Non intendevo farmi gli affari tuoi, scusami.. Comunque, se avessi voglia di parlare con qualcuno, sai perfettamente che la scuola è fornita di una consulente, che essendo vincolata dal segreto professionale...»

«Le ho detto che sto bene. Ora se vuole scusarmi, sarei davvero affamato e gradirei andare a mangiare.»lo interruppe bruscamente Alec, e dopo aver preso lo zaino con i libri si avviò verso il corridoio.

«Ah Alexander!» si sentì nuovamente chiamare dal professore. Svogliatamente si voltò verso di lui «Un'ultima cosa, volevo solo farti sapere che a breve saranno aperte le audizioni per il Glee Club; mi farebbe piacere vederti, così come tua sorella ed i vostri amici.»

Alec era sul punto di scoppiargli a ridere in faccia. Non poteva essere serio. Lui, Izzy ed il resto della combriccola, i ragazzi e le ragazze più popolari della scuola, nel Glee Club? O, come era solito chiamarlo Jace, lo Sfiga Club? Il professor Branwell stava sicuramente scherzando. Tuttavia, vedendo brillare gli occhi dell'uomo ed un sorriso genuino distenderglisi sul volto, gli rispose che avrebbe fatto sapere ai suoi amici e che ci avrebbero pensato. E mentre lo diceva, era sicuro che lo avrebbe fatto davvero. Dopodiché, finalmente, fu libero di raggiungere gli altri in mensa.


 

«Alec, si può sapere dov'eri finito?» Isabelle si alzò in piedi, sorridendo al fratello. Aline non poté fare a meno di notare l'estrema somiglianza tra i due: lo stesso naso dritto e sottile, la stessa bocca piena e la pelle candida. I capelli dei due Lightwood erano nerissimi. L'unica differenza consisteva negli occhi: neri come carbone e penetranti per una, azzurri e sfuggenti per l'altro.

«Il signor Branwell ti ha sgridato per la tua nuova media da sfigato?» lo schernì Will, con un sorrisetto. Alec gli rivolse una smorfia.

«Ah ah ah, come sei simpatico Herondale. Comunque sì, ma mi ha anche fatto una proposta assurda.» Alec sedette pesantemente su una sedia, afferrando un hamburger dal piatto. Aline si chinò in avanti, posando il mento sulle mani.

«Cioè?» gli chiese Jace.

«Mi ha detto che ci sono le audizioni per il Glee Club e mi ha proposto di...»Alec arrossì, nel momento in cui Jace lo interruppe con uno sguardo divertito.

«Lo Sfiga Club? Sei serio?» chiese il biondo.

«Beh, non è tanto da sfigati, e noi ce la caviamo decisamente bene. E, beh, potremmo diventare, che so, famosi? Aggiungere un'altra attività alla lista delle cose in cui siamo i migliori, potremmo diventare più popolari di quanto siamo, e...»

«Alec, tu stai delirando.» Isabelle roteò gli occhi, posandogli una mano sulla fronte. «Infatti, scotti. Noi siamo già al massimo della fama, in cima alla piramide della catena alimentare. E non ci serve uno stupido gruppetto di canto per sfigati, capisci?»

Alec avvampò ancora di più, scuotendo mestamente la testa.

«Non è una cosa tanto brutta. Pensateci. Soprattutto tu, Iz: sai di essere fenomenale in tutto quello che fai, e balli e canti come pochi» disse bruscamente, raccogliendo la cartella ed uscendo dalla sala mensa sotto lo sguardo sbigottito di tutti.

Tutti si voltarono istintivamente verso Isabelle. Persino suo fratello non aveva mai osato contraddirla, specialmente in pubblico. Mai! Sul volto della Capo Cheerleader era palese l'incredulità, che mutò in rabbia e poi in fredda calma, che era di gran lunga lo stato d'animo più letale. Aline la guardò con aria preoccupata e, con la coda dell'occhio notò Helen posarsi una mano davanti alla bocca (in modo adorabile) dalla noia. A quanto pare non era l'unica ad essere tremendamente annoiat-”adorabile”?. Solo in quel momento la ragazza si rese conto di quello che aveva pensato. E si accorse di quanto fosse inappropriato. Si ripromise che non sarebbe più successo.

«Beh, noi abbiamo allenamento. Aline, Helen, Tessa. Andiamo.» disse Isabelle, i pugni stretti e la voce gelida. Le ragazze non poterono far altro che seguirla.


 

Jessamine aveva sempre avuto un unico grande sogno: diventare una star. E beh, ovviamente avrebbe potuto avere tutto quello che voleva: gliel'avevano insegnato i suoi adorati genitori, ripetendole sempre che le uniche cose che contano nella vita sono la famiglia, la fama ed essere la migliore. E lei aveva ben chiari tutti questi punti: adorava i suoi genitori, era la migliore in tutto e brillava come una stella.

Gli unici a non capirlo erano tutti gli altri, in quella scuola.

La ragazza si legò i capelli biondi in una coda leggera e raggiunse l'armadietto. Due ragazze, accanto a lei, ridacchiarono osservandola.

«Ehi, quella è la pazza che dice di essere fidanzata con uno della Dalton.»rise una delle due, e Jessamine alzò furiosa lo sguardo su di lei.

«Si dà il caso» iniziò, avvicinandosi alla ragazza «Che il mio ragazzo sia molto reale e molto più bello di quanto potrebbe mai essere qualsiasi tuo ragazzo.»

Quella rise ancora di più, la guardò dall'alto in basso e se ne andò.

Jessamine sapeva che era solo invidiosa e che, quando sarebbe diventata famosa, lei sarebbe stata la prima ad implorarla di farle un autografo. Autografo che non sarebbe mai stato firmato. Sorrise tra sé.

Mentre si incamminava verso l'aula di chimica lo sguardo di Jessamine venne colto da un foglietto bianco affisso sulla bacheca: “Audizioni per il Glee Club” e sotto una manciata di nomi: nomi di qualcuno che sicuramente non aveva nemmeno un millesimo del suo talento. Il Glee Club era un gruppo di ragazzi che cantavano e ballavano e, date le sue straordinarie doti innate, Jessamine si chiese: perché non buttarsi? Afferrò la penna che penzolava vicino al foglio e firmò, sorridendo.


 

«Ehi ragazzi! Domani ci siete?» chiese Simon, aprendo la porta del garage. Eric e Mark sorrisero, battendogli il pugno.

«Certo, Lewis. Spacchiamo con questo nuovo pezzo!» disse Eric, sistemandosi la chitarra in spalla. Batté una pacca sulla schiena di Mark e salutò Simon con un cenno, andandosene.

Jordan, che li stava osservando, continuava a pensare al suo nome scritto su quel foglio bianco sulla bacheca. Audizioni. Audizioni. Audizioni.

Cantare era sempre stato il punto di riferimento di Jordan: aveva iniziato da piccolo, con sua madre a battere le mani a tempo e suo padre che gli faceva i video, orgoglioso. Quando loro erano morti lui si era ritrovato prima in un orfanotrofio, poi in un piccolo appartamento diviso con un altro ragazzo, a fare lavori occasionali. La musica era stata l'unica cosa che gli aveva impedito di crollare. E sapere che, finalmente, alla Mc Kinley avrebbero aperto un club di canto, era incredibile, un sogno.

«Siete stati bravissimi oggi. Amore, la tua voce è da urlo.» esclamò Maia, scendendo dalla pila di sedie accatastate in un angolo e buttando le braccia al collo di Jordan. Lui sorrise.

«A proposito di questo, a scuola il professor Branwell ha aperto nuovamente il vecchio Glee Club. È un club extrascolastico di musica e canto coreografato.»
Clary si mise ad ascoltare interessata: «Già, me ne aveva già parlato, ma io stavo disegnando, e sapete come sono quando disegno: non ascolto nessuno»
«A me interessa. E poi, Simon, noi siamo già a nostro agio nell'ambiente, no?» continuò Jordan.

Simon infilò la tastiera nella sua custodia ed alzò un sopracciglio.

«Abbiamo suonato in due bar fatiscenti e ad una stupida mostra d'arte, Jordan, non siamo proiettati molto in avanti.» ridacchiò, e Jordan notò Maia e Clary sorridere.

«Ma è una bella cosa, un po' di musica a scuola.»

«Già, potreste provare.» disse Clary, scrollando le spalle e sorridendo ancora di più «Magari farete qualche concorso e diventerete veramente famosi, e, chissà..»

Jordan fermò Clary posandole una mano davanti alla bocca.

«Ehi Red, anche tu e Maia dovreste provarci.»

Maia si accigliò all'istante.

«Jordan, sono già sfigata di mio, non importa che ci aggiungi questa.. questa cosa!» esclamò lei.

«Tu non sei sfigata» disse Jordan in tono rassegnato, come se avessero già affrontato l'argomento diverse volte, senza venirne a capo.«E poi il Glee Club..»

«Lo Sfiga Club, intendi?» disse una nuova voce, e Cecily apparve davanti al portone del garage, con i capelli legati in uno chignon e il sorriso sulle labbra «Me ne ha parlato Jace, e ha detto che è il Club più sfigato della scuola, sapete?»

Maia puntò una mano verso di lei, come a darle ragione.

Jordan digrignò i denti.

«Soltanto perché non ha mai avuto membri talentuosi come noi.» disse Simon, prendendola sul ridere e difendendo, allo stesso tempo, il suo migliore amico.

«È un modo per farsi conoscere.» constatò Clary.

«E per sfogarci.» aggiunse Jordan.

«E per prendere granitate in faccia.» replicò Cecily scherzosamente.

Gli altri rimasero in silenzio. Sapevano che cosa Jordan avesse passato, e che la musica era sempre stata là per lui. Quando gli mancavano soldi loro se ne accorgevano e gli facevano regali e prestiti. Non era un difetto, la sua condizione, ma un motivo di lottare per i propri sogni ancora di più. E se la musica era un suo sogno, chi erano loro per impedirgli di partecipare al Glee Club? Magari nemmeno sarebbero stati presi, e si sarebbe risolto tutto in modo semplicissimo.

Jordan osservò i loro volti, immaginando le menti dei suoi amici lavorare per trovare una soluzione. Poi Cecily roteò gli occhi, rompendo il silenzio.

«Ohh ma sì, amo le granite e tanto i popolari mi considerano già qualche gradino sotto di loro, anche se sono la sorella dei più fighi della scuola. Che ho da perdere?»

«Facciamolo!» disse Clary battendo il cinque all'amica.

Gli altri annuirono, ridendo e battendosi il cinque a loro volta. E Jordan non avrebbe potuto essere più felice. Avrebbe partecipato alle audizioni per il Glee Club (o Sfiga Club, comunque volessero chiamarlo), e i suoi migliori amici con lui.








EHILÀ, EVERYBODY!
Siamo ancora noi, riveraslegs e One, ed eccoci qua con il nostro primo capitolo.
In primo luogo vorremmo ringraziare infinitamente per le sei fantastiche recensioni, chi ha aggiunto alle preferite o alle seguite la nostra storia e tutti i lettori silenziosi.
Ovviamente, scrivendo capitoli da due parti opposte d'italia e inviandoceli per email, e aggiungendoci tutti i nostri impegni, non pubblicheremo periodicamente, ma quando capita. Vi preghiamo di perdonarci.
Beh, tutto qua, speriamo che vi piaccia questo capitolo: fateci sapere che cosa pensate!

One e riveraslegs

  
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