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Autore: Robin__and__Nami98    30/04/2014    2 recensioni
Un'avventura in un'isola misteriosa ambientata dopo Thriller Bark.
"Sanji non disse nulla, pose una mano sulla spalla di Robin, giocherellando con i suoi capelli neri e sfiorandole il collo."
"Zoro le contemplò ogni dettaglio del viso: gli occhi nocciola,le labbra rosa,il volto arrossato,la sua espressione sbigottita, assaporando e lasciandosi avvolgere da quel suo profumo."
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nico Robin, Sanji, Un po' tutti | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Accidenti! È da un secolo che sto seguendo le impronte, ma quanto si è allontanata Nami!?- disse Zoro fra sé e sé. Ormai era da un bel po’ che correva, ma di Nami non vi era alcuna traccia.
Corse ancora per qualche minuto, svoltò un po’ di volte intorno a degli arbusti, per poi arrivare, finalmente, alla fine delle impronte.
Per un attimo gli parve di non essersi mai allontanato, infatti l’ambiente circostante era quasi uguale a quello precedente a differenza che li era tutto distrutto, segno che si era appena svolto un combattimento.
C’era un’insopportabile odore di bruciato e del fumo che si stava ancora disperdendo.
-Questa è sicuramente opera di Nami-
Zoro si avvicinò e iniziò a guardarsi attentamente intorno, quando notò due figure poco distanti.
La prima cosa che gli saltò all’occhio fu un’enorme mantide mezza abbrustolita accasciata al suolo, poi... la vide e per un attimo credette di essersi dimenticato come si respira.
Nami era lì, vicino al corpo della mantide. Era stesa al suolo, il viso contratto in una smorfia di dolore, gli occhi chiusi e intorno a lei una pozza di sangue.
-Oh no... NAMIII!-
Corse fino dalla navigatrice e le si buttò a fianco, così poté finalmente vederla bene da vicino: era piena di graffi e lividi e aveva un lungo taglio sulla gamba sinistra, ma la cosa peggiore era la ferita sul fianco, profonda e sanguinante.
-Nami! Nami, riesci a sentirmi? Sono io!- la chiamò Zoro, ma non ebbe nessuna risposta.
A quel punto prese delicatamente la navigatrice fra le braccia, sollevandola da terra, e provò a sentire se respirava. Tirò un sospiro di sollievo, constatando che era ancora viva, dopodiché si guardò un po’ attorno e notò che poco più in la vi era un piccolo ruscelletto, al quale prima non aveva fatto caso. Perlomeno poteva cercare di lavarle le ferite.
La prese in braccio facendo il più attenzione possibile, la portò vicino all’acqua e l’adagiò piano sulla riva. Fece per sollevarle appena il fondo della canotta, impregnato di sangue e ridotto a brandelli, ma bastò che lo sfiorasse perché questo si sbriciolasse.
Le lavò con cura tutte le ferite, poi quando ebbe finito si strappò un pezzo della camicia e gliela fasciò intorno alla vita. Infine assicurò il tutto lega
ndola con la sua bandana.
Non era un granché, ma era il meglio che potesse fare.
Buttò uno sguardo alla mantide che era poco più in la.
“Non è sicuro restare qui, sarà meglio portare Nami da un’altra parte”.
La prese nuovamente in braccio e vagò per un po’ senza meta fino a quando non arrivò vicino a un mastodontico albero caduto. Decise che si sarebbero fermati li.
Appoggiò piano Nami contro il tronco dell’albero e poi si sedette vicino a lei. La guardò un attimo e, nel vederla ridotta così, non poté fare a meno di pensare ad una cosa: non era riuscito a proteggerla. Sapeva che non era colpa sua se Nami era rimasta ferita, ma sapeva anche se ci fosse stato per difenderla tutto questo non sarebbe successo. Si era ripromesso che non le sarebbe mai accaduto nulla di male e invece questa volta aveva rischiato la vita.
Strinse forte i pugni per la frustrazione, ma ormai non poteva fare più niente, era inutile continuare a pensare... doveva solo aspettare e sperare che Nami si riprendesse.
Si appoggiò anche lui contro l’albero e rimase a fissare il nulla.

Quando Nami finalmente si riprese era ormai giunta la sera. Aprì lentamente gli occhi, sbattendo più volte le palpebre e si guardò attorno, non avendo la minima idea di dove si trovasse. L’unica cosa che sapeva era che le faceva malissimo il fianco.
Ricordò poi in un lampo tutto quello che era successo, ma come era arrivata fino a li? Qualcuno doveva avercela portata.
Rivolse lo sguardo alla sua sinistra e vide che Zoro era vicino a lei e che guardava verso un punto indefinito della foresta.
-Zoro?- lo chiamò.
Lo spadaccino si voltò di scatto verso di lei.
-Nami!-
-Che.. che ci facciamo qui? Dove siamo!? E come hai fatto a trovarmi?-
- Ho seguito le tue impronte, erano rimaste impresse nel terreno, e ti ho trovata ricoperta di sangue vicino ad una mantide religiosa. Ho cercato di medicarti e ti ho portata qui, ma non ho la più pallida idea di dove potremmo essere...-
Nami lanciò uno sguardo sulla fasciatura di fortuna.
-Oh, grazie...- poi si riscosse – Ma tu come stai? Sei ferito!-
-Non è nulla, solo un graffio- rispose Zoro liquidando la faccenda.
-E Beolder? Che fine ha fatto?-
-L’ho sconfitto...-
La navigatrice rimase un attimo perplessa dal tono di voce dello spadaccino. Aveva qualcosa di strano, anche se non riusciva a capire bene cosa. Va beh, l’importante era che entrambi fossero vivi, il resto poco importava.
Calò il silenzio.
Nami iniziò a guardarsi un po’ giro, ragionando sul da farsi, e nel frattempo cercava in continuazione di trovare una posizione abbastanza comoda, mentre Zoro se ne stava con le braccia dietro la testa e la sua solita espressione impassibile, senza proferire una sola parola. Sembrava che stesse pensando a qualcosa.
La navigatrice gli lanciò di tanto in tanto qualche occhiata. Si stava comportando in maniera strana. Più del solito.
-Allora...- esordì Nami tanto per rompere il silenzio – Adesso la situazione è ancora più complicata del previsto, al momento non posso nemmeno più camminare per cui sarà veramente impossibile metterci in cerca di Paciano, non che prima fossimo messi tanto meglio, comunque siamo davvero in guai seri senza contare che sta calando la notte e se ci attaccano siamo vulnerabili per cui...- si interruppe, rendendosi conto che Zoro non aveva ascoltato una sola parola, per essere precisi non la stava nemmeno guardando.
Si sentì montare il nervoso.
-EHY! Ma mi stai ascoltando si o no!?- esclamò seccata, già pronta ad iniziare un’altra discussione.
Lui sembrò fare finta di non sentirla, infatti rimase li a farsi gli affari propri, senza degnarla un minimo.
-Mi rispondi??-
-Ma la vuoi smettere di sbraitare?- rispose finalmente Zoro, irritato.
-Ah, ma allora ci senti- commentò lei sarcastica.
-Certo che ci sento-
-E allora perché non mi rispondevi? Vorrei davvero capire che ti prende...-
-Di che stai parlando?- domandò lo spadaccino, squadrandola.
-Non lo so! è da quando mi sono ripresa che ti comporti in modo strano...-
-Non mi sto comportando in nessun modo, te lo sei sognata. Piuttosto invece che continuare a dire sciocchezze pensa a riposare- le rispose sempre più infastidito.
Nami incrociò le braccia e proseguì, imperterrita –No, finché non mi dici che ti sta succedendo-
-Ti ho già detto che non c’è niente!- si scaldò Zoro.
-E io ti ho già detto che non ti credo!-
La navigatrice non aveva alcuna intenzione di mollare, voleva capire, e infatti continuò con ostinazione, fino a quando Zoro non perse del tutto la pazienza.
-Dannazione, Nami! Vuoi sapere che c’è!? Vuoi che te lo dica?-
-Si, di grazia!-
-Beh, è da quando ti ho trovata che non faccio che pensare che quello che è successo è anche colpa mia!-
Nami rimase immobile, con gli occhi sgranati e non convinta di averci sentito bene.
-Come?- mormorò flebilmente.
-Ricordi cosa ti dissi quando arrivammo su questa maledetta isola?- continuò lo spadaccino, cambiando leggermente il tono.
Nami rimase in silenzio.
-Ti promisi che non ti sarebbe successo nulla, che ci sarei stato io a difenderti come sempre e invece... non sono riuscito a impedire che ti facessero del male...-
-Ma quello... quello che è successo è solo colpa di quell’insetto! È lei che mi ha ferito!- esclamò Nami esterrefatta, non credeva alle proprie orecchie.
-Tu non capisci- ringhiò lo spadaccino, stringendo della terra fra le mani -Quando ti ho trovata li, distesa a terra, svenuta e ricoperta di sangue... mi sono sentito morire! Credevo di essere arrivato troppo tardi, credevo di averti perso per sempre, di aver perso la nostra navigatrice, temevo che non avrei più potuto litigare con te, difenderti dai nemici , vedere te, il tuo viso, i tuoi capelli, sentire la tua voce...-
-Zoro...- mormorò Nami spalancando gli occhi e arrossendo appena.
Lo spadaccino si inchiodò all’istante, rendendosi conto in quel momento di tutto ciò che le aveva detto. Si era esposto decisamente troppo. Ammutolì, voltando la testa completamente da un’altra parte.
Nami invece rimase imbambolata al suo posto, per una volta senza parole; mai avrebbe immaginato che in realtà Zoro tenesse così tanto a lei.
La voce dello spadaccino la riscosse.
-Senti Nami, ciò che ti ho detto sono solo pensieri miei...Lascia perdere-
Ma la navigatrice non lo ascoltò neppure, così si spostò lentamente, trascinandosi un po’, e senza pensarci due volte gli si sedette in braccio, così da poterlo guardare dritto negli occhi.
-Ma cosa...!?- esclamò Zoro voltandosi di scatto e irrigidendosi, imbarazzato.
-Ah e così pensi di potermi liquidare in questo modo, eh?-
Lui non rispose.
-Adesso vedi di ascoltarmi attentamente- iniziò Nami con voce ferma -Come ti ho detto prima la colpa è di quella mantide e, anzi, ad essere precisi la colpa è anche mia, soprattutto mia, ho abbassato la guardia credendo ormai di aver vinto e ciò mi è costato caro. Tu non potevi farci assolutamente nulla, sono io che non sono stata in grado di difendermi...-
Fece una breve pausa, per accertarsi che Zoro la stesse seguendo, poi riprese, ingentilendo il tono –Oggi mi hai protetto tantissime volte, prima dai vari insettacci in cui ci siamo imbattuti , poi anche da quella noce di cocco gigante e non solo... tu ogni volta mi hai salvato da qualsiasi pericolo o nemico, sin da quando ci siamo conosciuti e da allora...sempre-
Ci fu un po’ di silenzio.
Zoro l’ascoltava, senza perdersi una sola parola.
- E poi...- disse ancora Nami, avvicinandosi a un soffio dal volto dello spadaccino.
A quest’ultimo venne naturale indietreggiare, al culmine dell’imbarazzo, ma inutilmente dato che era già appoggiato contro il tronco.
-...Che dovrei dire io? Mi fai preoccupare ogni volta, perché vuoi sempre spingerti al massimo e metti continuamente a repentaglio la tua vita, è da quando ti ho conosciuto che rischi...- sussurrò dolce, passandogli delicatamente il dito lungo la cicatrice che gli attraversava tutto il petto, gesto che fece arrossire incredibilmente Zoro.
-Lo so che poi te la cavi ogni volta, ma sto in pensiero lo stesso perché anche se ti sbraito spesso contro o ti prendo a pugni, anche io...insomma... tengo a te!- concluse, questa volta abbassando lei lo sguardo, e allontanandosi un po’.
Calò nuovamente il silenzio.
Zoro non sapeva davvero cosa dire, Nami lo aveva lasciato senza parole, per cui decise infine di lasciarsi guidare dal suo istinto, sperando che fosse la cosa giusta da fare.
La guardò ancora per un attimo, poi, titubante e senza nemmeno sapere dove trovò il coraggio, le prese delicatamente il viso fra le mani e la tirò a se, poggiando le labbra sulle sue e baciandola con incredibile dolcezza.
Nami rimase un istante immobile a causa della sorpresa e dello stupore, poi lasciò andare i pensieri e ricambiò.
Si allontanarono tempo dopo, appena di pochi millimetri, per poi ribaciarsi immediatamente, con sempre più foga.
Lei gli cingeva il collo con le braccia, mentre lui le sfiorava appena la schiena, non voleva rischiare di farle male, ma per Nami, in quel momento, tutto era passato in secondo piano, Paciano, gli insetti e persino il dolore della ferita.
-Niente ti farà più del male, Nami...- le sussurrò ad un certo punto Zoro, sfiorandole il collo con le labbra e baciandolo piano.
-Si...- sussurrò a sua volta la navigatrice sorridendo dolcemente – Di questo sono più che sicura...-

 

 

Chopper stava ancora trafficando con il liquido luminescente, ormai prossimo al raggiungimento del suo obbiettivo, ovvero trasformare la sostanza in modo che fosse efficace anche sugli animali.
Brook, nel frattempo, alleggeriva il lavoro di Chopper suonando le sue melodie.
In quel momento sentirono una improvvisa folata di vento alle loro spalle e il sole si oscurò.
Lo scheletro smise immediatamente di suonare, stonando l’ultima nota e la renna interruppe il suo lavoro. I due pirati di scambiarono un’occhiata allarmata e si voltarono lentamente . Videro, a quel punto, un enorme tucano, che li scrutava con fare non proprio amichevole. Tutti rimasero a fissarsi per qualche istante senza emettere un solo suono, quando all’improvviso il volatile gracchiò assordando i presenti.
Chopper e Brook si riscossero dallo shock e cacciarono un urlo.
-Aiuto siamo finiti!- gridò Brook.
-Non abbiamo speranze, è la fine…anzi, no! C’è ancora una possibilità di salvezza!- disse Chopper in fibrillazione.
-Di che parli?-
-Tu tienilo occupato, io devo fare una cosa!- rispose la renna, tornando rapidamente al suo lavoro.
-Eh?? E come!?- domandò Brook, poi ebbe una illuminazione e corse verso l’animale saltando di qua e di là, mentre questo cercava di beccarlo invano.
Andarono avanti così per un po’ di tempo quando lo scheletro, spossato da quegli attacchi repentini, urlò –Chopper! Non ce la faccio più! A che punto sei?-
-Ci sono!- rispose di rimando la renna, scattando in piedi e lanciando addosso al pennuto una boccetta contenente un liquido luminescente arancione.
La fiala di sbriciolò sul becco del tucano, rovesciandone il contenuto. Passarono pochi istanti e all’improvviso l’uccello si rimpicciolì, tornando proporzionato alla dimensione dei due pirati.
-Hey uccellino, non fai più tanto lo spavaldo, vero?- ridacchiò Chopper, anche se ancora un po’ scosso.
-Grandissimo Chopper! Hai salvato la situazione!- disse Brook ammirato.
-Oh, grazie mille! Ma lo sai che non mi piacciono i complimenti!-

 

 

 

Robin, dopo aver sconfitto il ragno parlante, sentì delle urla provenienti da sotto terra e si precipitò di nuovo nella tana del grillo talpa.
Mentre scendeva il suo cuore prese a battere più veloce, pensava a Sanji ed era certa che gli fosse successo qualcosa. Quel suo dannato pessimismo fece sì che alla sua mente si affacciassero mille visioni di disgrazie e sciagure che avevano come protagonista Sanji. Un freddo glaciale la pervase.
Si ritrovò nello spiazzo dove era stata prima: era deserto. Davanti a lei si apriva un bivio, ma non aveva modo di sapere dove si trovasse Sanji. Guardò in fondo ad ogni tunnel facendo fiorire degli occhi dove necessario. Ci mise un po', ma alla fine riuscì a scorgere il cuoco: era disteso a terra e sembrava ferito, poco distante giaceva un grosso grillo talpa: probabilmente era l'avversario che lo aveva conciato così. Il cuore della ragazza perse un colpo, poi, senza aspettare oltre, Robin si mise a correre nella direzione che aveva individuato grazie ai suoi poteri. Giunse nell'ampia cavità dove aveva visto Sanji. Si affrettò a soccorrere il ragazzo: sembrava avere ferite molto gravi ed era privo di sensi. La ragazza si sforzò di mantenere la calma nonostante fosse terribilmente preoccupata e constatò che il cuoco aveva immediato bisogno di cure.

"Se solo ci fosse Chopper!" pensò Robin.
Bendò le ferite come poteva e nel mentre Sanji si svegliò.
-Sanji! Stai molto male?-
-No- rispose il cuoco d'istinto.
Il ragazzo si guardò un po' in torno e si accorse che Robin lo aveva medicato, ma anche il minimo movimento gli causava fitte di dolore dappertutto.
-Grazie per avermi curato- disse -però ora è meglio che ce ne andiamo da qui-
Prima che Robin potesse dire qualunque cosa, il cuoco si alzò in piedi a fatica, poi all'improvviso fissò per un istante un punto alle spalle dell'archeologa.
-Attenta!-
Sanji la spinse via, proprio un attimo prima che il grillo talpa saltasse in quella direzione per poi andarsi a schiantare contro una parete e stramazzare nuovamente al suolo, probabilmente la ferita alla testa aveva alterato le sue percezioni e ora non era più in sè.
Robin si trovò a terra con Sanji al suo fianco, che sembrava molto affaticato.
-Grazie, mi hai salvato la vita- disse Robin mentre lo aiutava ad alzarsi.
-È stato un piacere- disse sforzandosi di sorridere -Andiamo, non vorrei si svegliasse di nuovo-
Sanji sembrava preoccupato, sofferente e non vedeva l'ora di andarsene, per quanto ostentasse tranquillità anche Robin se ne accorse.
I due tornarono all'uscita e finalmente furono fuori da quel postaccio. Sanji continuava a perdere molto sangue per via delle ferite e si stava indebolendo sempre di più.
-Sanji...Penso che sarebbe meglio se cercassimo di tornare alla nave, ormai anche se trovassimo Paciano non penso che potremmo essere di molto aiuto...-
-No. Non possiamo rinunciare. Abbiamo fatto una promessa agli abitanti del villaggio: dobbiamo liberarli dai soprusi di quel furfante!-
-Ci penseranno sicuramente gli altri, c'è Rufy con loro...-
-Se tutti ragionassero così ci ritroveremmo alla nave senza aver fatto niente...-
Robin si alterò.
-Smettila! È inutile che tu vada alla ricerca di Paciano! Guarda come sei conciato! Come pensi di poter affrontare un'altro combattimento?-
-Sono più forte di quanto pensi- disse quasi offeso -e comunque finchè mi reggerò in piedi non mi arrenderò-
-Sanji...-
Robin lo guardò triste. Non le piaceva quello che era costretta a fare: appoggiò una mano sul petto del cuoco e gli diede una spintarella. Il poverino, sorpreso e indebolito dalle ferite, cadde seduto per terra.
-Tu non ti reggi in piedi, infatti- disse fredda.
Sanji sembrò arrabbiarsi, strinse i pugni, incapace di ribattere. L'archeologa capiva che doveva essere orribile per uno orgoglioso come lui essere umiliato in quel modo, ma non aveva avuto altra scelta. Nonostante questo non ce la faceva a vederlo così. Gli si avvicinò, si mise di fronte a lui e lo guardò negli occhi. Ora la sua voce era più dolce.
-Per questa volta lascia fare agli altri, hai già fatto abbastanza. Non voglio che tu rischi la vita inutilmente!-
Sanji non disse nulla, evitando lo guardo di lei.
-Ti prego! Vedrai che ci penseranno i nostri compagni e se così non fosse sarò io la prima a cercare quei farabutti!-
Sanji abbasso lo sguardo, arrendendosi all'evidenza delle sue parole.
L'archeologa, sollevata, gli saltò al collo e lui la baciò. Sanji sentiva sotto le mani il suo collo esile ed elegante, mentre l’archeologa gli accarezzava la nuca, e pensò che per lei valeva la pena di rinunciare a combattere, per una volta.
Robin avvertiva il pizzo appena accennato di Sanji graffiarle lievemente il mento mentre lo baciava e il suo corpo aderiva a quello di lui. Si sentiva completa e sicura, accettata come non mai, qualche pensiero molesto si agitava in fondo alla sua mente per venire a galla, ma in quel momento nulla avrebbe potuto turbarla. 
-Ho attraversato mezzo mondo per cercare la donna della mia vita, ho cercato tra gli angeli e tra le sirene e invece era qui accanto a me, quanto tempo ho sprecato! Ma ora che l'ho trovata non ho intenzione di rinunciarvi, per nulla la mondo- disse Sanji sussurrando all'orecchio della sua archeologa.
Robin sorrise felice, finalmente; si voltò rimanendo tra le braccia di Sanji e lui questa volta le cinse la vita e le baciò il collo quando lei inclinò la testa da un lato.
-Tremi?- chiese il cuoco.
-No!- rispose Robin.
-E allora cos'è quest'oscillazione?-
La ragazza restò immobile, in ascolto, e lo sentì: la terra tremava.
-Un terremoto?-  ipotizzò.
-Dannazione, mai un attimo di pace!-  esclamò il biondo, scocciato, ma Robin non fece in tempo a rispondergli perché, proprio sotto di loro, sbucò una gigantesca talpa nera e paffuta. 
I pirati si sollevarono per un po' insieme a lei, mentre usciva dal terreno, in equilibrio sulla sua testa, poi però scivolarono, precipitando a terra. Robin frenò la propria caduta con “Spider Net”, ma non poté fare lo stesso con Sanji poiché lo aveva perso di vista. La talpa non li vide neanche e si rituffò nel terreno un po' più avanti, scavando una nuova buca. Robin tirò un sospiro di sollievo:  sarebbe stato impossibile combattere contro quell'animale. Si guardò subito intorno alla ricerca di Sanji, non le ci volle molto per capire che la caduta aveva decisamente peggiorato le sue condizioni. Il cuoco aveva perso i sensi. 






Note delle Autrici
Buon Salve a Tutti! ^^
Scusate il ritardo nella pubblicazione, ma non ce l'abbiamo davvero fatta prima.
Questo capitolo è dedicato in particolare alle storie d'amore tra i protagonisti, speriamo vi piaccia. Continuate a recensire numerosi!
Grazie di tutto!

Robin                                         Nami



P.S. di Robin
Quella frase in corsivo è dedicata a un mio amico, quando l'ho scritta mi è venuto in mente lui e così ho deciso di metterla! ^^

   
 
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