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Autore: Polaris_Nicole    30/04/2014    2 recensioni
E se Artemide avesse infranto il voto di castità? E se avesse avuto un figlio maschio?
Jonah Nighthief, figlio di un naturalista inglese, presto scoprirà di essere un mezzosangue e di essere anche il frutto del tradimento della dea della Luna.
Genere: Fantasy, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gli Dèi, Nico di Angelo, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Tregua

Io e Tom eravamo già piuttosto confusi per la storia del ciclope e del cane mezzo T-Rex, poi ci si erano messi quel ragazzo mezzo matto che sosteneva di essere il figlio del dio della morte e un centauro che tentava di spiegarci che “gli dei esistono veramente”.
Appena arrivati in quello strano luogo, ci avevano fatto sedere su un divano a caso e ci avevano dato una strana bevanda, sembrava succo di mela, ma quando la bevvi assunse il sapore del gelato ai lamponi combinato a quello delle patatine fritte – penserete che sia matto, ma aveva un sapore fantastico! - .
La cosa strana, è che vidi le ferite di Tom diventare sempre meno profonde dopo ogni sorso dell’intruglio e, la cosa ancora più strana, era che su di me sembrava avere l’effetto di un sonnifero.
Quando finii di berlo sentivo la testa più leggera del solito, troppo leggera, mi sentivo infinitamente stanco, come se avesse annullato tutta l’adrenalina che avevo in corpo e che mi permetteva ancora di reggermi in piedi.
“quindi, tu vorresti farmi credere che siamo figli di divinità greche? – il centauro annuì sorridente – non ci credo neanche morto” sentenziai infine lasciandomi andare tra i cuscini del divano e tenendomi la testa con entrambe le mani.
Tom mi guardava interrogativo, lui sembrava essere immune all’effetto soporifero dell’intruglio, anzi, sembrava più sveglio che mai.
“ok, ok ho capito, è un manicomio e quella dei “seminei” è una scusa, ma posso affermare di non essere matto!”
“primo: si dice semidei; secondo: questo non è un manicomio e terzo: nessuno sta mettendo in dubbio la tua sanità mentale, anche se sarei tentato di farlo …” intervenne Nico materializzandosi da un angolo buio della stanza rigirandosi tra le mani un anello a forma di teschio.
“nessuno ha chiesto la tua opinione mezzo punk schizzato …” esclamai con tono calmo – e leggermente inquietante se volete una mia opinione -.
Nico fece per avvicinarsi con sguardo assassino, puntando dritto verso di me, ma Chirone, il centauro, lo fermò “non oggi, Nico” “io non prendo ordini da te!” ribatté il moro prima di svanire nuovamente nell’ombra.
“Nico è un po’ difficile da gestire, ma è anche uno dei nostri guerrieri migliori, Jonah, anche se adesso non vuoi credermi, un giorno tua madre ti riconoscerà e capirai” furono le ultime parole di Chirone che riuscii a sentire, prima di crollare sul pavimento e perdere i sensi.
***
 Mi sembrava di essere infondo al mare, la mia vista era appannata e riuscivo a distinguere solo i colori e la luce. “è arrivato” disse all’improvviso una voce, era una voce maschile e sembrava provenire da una fonte di luce particolarmente forte.
Mi voltai un paio di volte a destra e a sinistra, prima di riuscire a definire un’altra sagoma, era una donna e sembrava piuttosto turbata “lo so” disse piano, aveva una bella voce.
***
“Jonah” disse piano una voce facendo sparire dalla mia testa quelle due strane figure sconosciute.
“svegliati Jonah, il sole è alto nel cielo e tu stai dormendo da più o meno tre ore e mezzo” aprii lentamente gli occhi ma, non riuscii a rendermi conto di dove mi trovavo che un secchio di acqua ghiacciata mi si rovesciò addosso.
Mi drizzai a sedere di scatto nell’attimo in cui l’acqua gelida venne in contatto con la mia pelle calda, i capelli ramati mi coprivano gli occhi impedendomi di avere una visuale completa della scena che mi si presentava davanti.
Ero in una stanza spaziosa, ma dotata tre o quattro letti a castello e di sacchi a pelo sparpagliati sul pavimento, non c’erano molti ragazzi nella stanza, ma gli occhi mi ricaddero su due di loro che mi stavano vicino e ridevano come matti. Erano gemelli, ma uno era più basso arrivando leggermente sopra il mento dell’altro e, il più alto, teneva tra le mani un secchio vuoto.
“siete forse impazziti?!” esclamai scuotendomi i capelli con una mano e strizzandomi la maglietta zuppa d’acqua.
“quanto la fai lunga …” esordì uno dei due.
“… è una tradizione ormai!” finì l’altro.
“io sono Connor …” disse il ragazzo più basso scostandosi i capelli color cioccolato dagli occhi azzurri.
“… e io Travis” aggiunse l’altro mettendo un braccio intorno alle spalle di Connor.   
“ma tutti ci chiamano semplicemente i gemelli Stoll, figli di Ermes!” terminarono entrambi assumendo lo stesso identico sguardo furbo.
“dio dei ladri …”
“… e dei viandanti”
“messaggero degli dei …”
“… e cinquecento volte vincitore del premio per le scarpe più eleganti!”
“ehm … okay … ma, dove sono?” chiesi, loro si guardarono interrogativi, per poi incrociare i loro sguardi con il mio “sei nella cabina 11, dei figli di Ermes … “ “… non sei ancora stato riconosciuto da tua madre, ma Ermes è il dio protettore dei viaggiatori …” “… quindi, finché la tua divina mami non si renderà conto che siete imparentati, resterai qui”.
Rimasi un po’ interdetto, ma poi decisi che impuntandomi sulla questione che non credevo ad una sola delle parole dette da quei due strani individui non avrei risolto nulla, rimanemmo in silenzio per qualche secondo, poi Travis mi porse una maglietta e dei jeans puliti sorridendomi.
“scusa per lo scherzo, ma considerando il fratello che ti ritrovi …” “… pensavamo che l’avresti presa meglio”
“non bene, ma meglio” precisarono parlando all’unisono, io mi limitai a prendere i vestiti accennando un mezzo sorriso e, seguendo le loro indicazioni, arrivai al bagno abbastanza velocemente.
Non avevo fatto molto caso ai vestiti che mi avevano dato, ma poi mi accorsi che sopra la maglietta c’era una scritta: “campo Mezzosangue”. Non era stato questo a preoccuparmi, ma piuttosto il colorito arancione sbiadito della maglia.
Piuttosto che mettermela, avrei preferito darle fuoco! Però, non avevo altra scelta se non infilarmela e soffrire in silenzio ascoltando la risata fastidiosa di Tom, la pulce.
Decisi di esplorare un po’ il campo, non avevo intenzione di rimanerci a lungo, ma per allora non potevo fare altro e poi, dovevo trovare la pulce.
Notai che il campo aveva tredici cabine, ognuna diversa dall’altra – era un po’ una tortura per gli occhi –  cercai di non fossilizzarmi troppo su quelle stupide cabine, ma una mi colpì particolarmente.
Era completamente ricoperta dal colore nero, ricordava molto l’ossidiana sia per la consistenza che per l’intensità. Ai lati della porta, c’erano due torce accese, ma la fiamma che usciva da esse era verde e, proprio al centro, sopra l’entrata, c’era un teschio enorme con gli occhi infuocati.
“un bel lavoro, non credi? Ci ho messo un po’ a finirla” disse una voce fastidiosamente arrogante alle mie spalle. Mi voltai e mi ritrovai davanti il figlio di Ade, Nico. Fin dal primo momento che l’ho visto, non abbiamo avuto un buon rapporto, ma lasciai correre decidendo di non immischiarmi negli affari di quel punk schizzato.
“mm” mormorai allontanandomi, ma lui mi bloccò con un’affermazione sprezzante che mi fece stringere i pugni e serrare la mascella “che c’è, Nighthief? Hai paura?”.
Mi voltai lentamente e lo guardai negli occhi, occhi persi nell’oscurità della notte, occhi senza luce, eppure espressivi … misteriosi … tristi.
“no, non ho paura e adesso scusa, ma vado a cercare mio fratello” appena pronunciai quell’ultima parola, Nico si irrigidì palesemente, non tentò neanche di nasconderlo.
“si è nascosto dietro quell’albero” indicò lui sommesso dirigendosi verso la cabina di ossidiana, probabilmente dedicata a suo padre Ade.
Nico aveva ragione, con la schiena appoggiata sul tronco dell’albero a giocherellare con una strana moneta d’oro, c’era Tom.
Anche lui aveva i capelli bagnati, non doveva essere passato molto tempo dal suo ‘rito di iniziazione’, anche lui era stato costretto a indossare la maglietta del campo e sembrava un po’ cupo: che se la fosse presa per lo scherzo?
“ciao” esordii avvicinandomi, lui non si era accorto di me e, sentendo la mia voce, si contrasse e si voltò verso di me, il volto stranamente pallido e malaticcio.
“ciao” rispose, poi mi mostrò la moneta d’oro “è una dracma, Chirone vuole che avvisiamo mamma e papà che ci troviamo qui, mi ha spiegato come usarla” continuò prendendo un pezzo di vetro da terra e puntandolo verso la luce, non capivo cosa stesse succedendo, poi vidi che stava creando un arcobaleno.
“oh Iride, accetta la mia offerta” recitò lanciando la dracma nell’arcobaleno che la inghiottì creando una specie di nebbia attorno ad esso.
“Tom, sei ridicolo” dissi, ma lui non ci fece caso, anzi, guardò con maggiore attenzione l’arcobaleno, non riuscivo a capire cosa pensasse di fare.
“mostrami Janet e Thomas Nighthief” disse con un filo di voce, poi i colori cominciarono a mischiarsi fino a formare la figura di un soggiorno e di due persone che riconobbi come la madre di Tom e mio padre.
“ma cosa …?”
“Jonah! Come stai? Sono felice che tu stia bene” cominciò mio padre.
“papà, sto bene, calmati” dissi senza neanche guardarlo, lui si incupì leggermente, poi rivolse il suo sguardo a Tom, mentre sua madre cominciò con le solite domande come “hai mangiato? E quanto?” “come ti trattano gli altri?” “Jonah ti sta torturando?” – quest’ultima è la mia preferita! – ma poi venne un’affermazione di mio padre che non mi aspettavo “Tom, Janet, potete lasciarmi da solo con Jonah?” lo guardai interrogativo mentre Tom e sua madre si erano già fatti da parte, stavolta, non potei fare a meno di guardarlo negli occhi.
“adesso capisci perché non hai mai conosciuto tua madre?” mi chiese, non c’era risentimento nella sua voce, solo sincerità e affetto.
“una dea … diciamo che non ti sei accontentato di una nella media” dissi sentendomi un po’ in colpa, tutti quegli anni a odiarlo per aver abbandonato mia madre, quando lei non si sarebbe mai potuta occupare di me, probabilmente era stata proprio lei ad abbandonare mio padre.
Mio padre rise alle mie parole, in effetti, considerando il tono che avevo usato, anch’io avrei riso di me stesso.
“vedo che l’hai presa bene, non ho potuto dirti nulla di tutto questo, non puoi neanche immaginare lo shock nello scoprire che Zoe … ammetto di sentirmi un po’ stupido”
“a dire il vero, per adesso mi rifiuto un po’ di crederci, comunque, Zoe?!” chiesi interdetto.
“si presentò a me con questo nome, non mi rivelò mai però chi fosse veramente, in versione divina intendo” disse con un’immancabile sorriso come al solito.
“Papà, mi dispiace, per tutto quanto, io …” “sta calmo, Jonah. Ti ho già perdonato e, magari, prova ad andare d’accordo con Tom, lui è ancora un po’ … confuso da questa situazione, ha bisogno di te, è il momento di fare il fratello maggiore, non credi?” disse rivolgendomi un sorriso, uno di quelli che non mi rivolgeva da tempo. “lo farò, almeno ci provo” gli promisi. “ciao, Jonah” “ciao, papà”.
L’immagine si dissolse ed io mi sentii un po’ più sicuro di me stesso; Tom mi raggiunse poco dopo e mi rivolse un’occhiata sfuggente, solo allora capii cosa intendeva mio padre.
Io gli sorrisi e lo abbracciai, lui cercò di divincolarsi dalla mia presa senza successo.
“ma che ti prende, cretino?” esclamò confuso, ma io non lo lasciai, neanche per un secondo, restando in silenzio e, solo alla fine gli dissi tre semplici parole “ti voglio bene”.
Lui si sganciò dalle mie braccia e mi guardò confuso, come per chiedermi se fosse il primo di aprile o cosa, ma io gli scompigliai i capelli.
“Tom, sei mio fratello, e anche se in tutti questi anni siamo stati l’uno contro l’altro, adesso siamo solo io, tu e questo campo per psicopatici” dissi e subito lui rise, era un mio talento, farlo ridere.
Gli porsi la mano e gli chiesi “tregua?” e lui la strinse e sorrise, non mi servirono altre conferme: lui si sarebbe sempre fidato di me.
 
Note d’autrice: ebbene, si sa, l’amore trionfa sempre! Jonah si è riappacificato con il padre … Tom riceve finalmente le attenzioni che aveva sempre desiderato da suo fratello … e tutti vissero felici e contenti … no! Un secondo, ma che fine avrà fatto Artemide, o meglio, Zoe?! – vi prego, ditemi che avete capito il doppio senso! – Comunque, per stimolare la vostra curiosità, voglio proporvi un’aggiunta al finale * sorriso beffardo * anche se io vi consiglierei di non leggere:
“Jonah finalmente si sentiva a posto con se stesso, non aveva conti in sospeso con nessuno e forse finalmente si sarebbe affezionato a quello strano campo estivo, ma si sbagliava.
Non lo rivelò mai a nessuno, ma Jonah in quel momento vide una figura in fondo alla boscaglia, era come un’ombra … e stava singhiozzando rivolgendo sguardi sfuggenti ai due fratelli sentendosi sempre più perso dopo ogni sguardo rivolto verso quell’abbraccio, verso quell’amore da lui ormai dimenticato”
Vi ho distrutto tutti i feels? Posso solo dire di avervi avvisato e di avervi dato anche un consistente indizio per quanto riguarda il ruolo di Nico in questa storia.

Tanti saluti dalla vostra stella Polaris (devo seriamente smetterla con questi giochi di parole ...)                                        
  
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