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Autore: Class Of 13    30/04/2014    5 recensioni
[Principalmente Malec| AU!]
Alec Lightwood è un adolescente newyorkese di diciott'anni che suona in un gruppo rock, i Nephilim, assieme a sua sorella Isabelle, a Jace Herondale, un ragazzo di origini londinesi, e al nuovo arrivato del gruppo, Simon Lewis. Alec è un ragazzo timido, responsabile, che vive in un mondo tutto suo, sperando in segreto che il suo migliore amico ricambi un giorno l'amore che prova nei suoi confronti sin da quando erano bambini. Ma, complice uno dei tanti concerti al vecchio Pandemonium Club, le cose vengono sconvolte da Magnus Bane, un curioso ma affascinante ragazzo dal sorriso da stregatto, che sembra nutrire un certo interesse nel giovane Lightwood.
Genere: Commedia, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Di quel che successe al Pandemonium Club e altro.
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Capitolo 2: Alec nel Paese delle Meraviglie.
 
Era in un posto bellissimo, e non se ne sarebbe andato via di là per nessun motivo al mondo. Era pacificamente seduto in un prato di un verde splendente con la sua vecchia chitarra acustica in mano, strimpellando Going To California dei Led Zeppelin. Il vecchio John Bonham1, seduto a gambe incrociate davanti a lui, iniziò a battere a tempo su un bongo, sorridendo. Voltandosi alla sua sinistra vide Janis Joplin2 e Jim Morrison3  iniziare a cantare con voce sommessa le parole della canzone. E poi lo vide in lontananza, con un sorriso vagamente divertito, avvicinarsi al piccolo gruppo: Jimi Hendrix, il suo mito, adesso sedeva alla sua destra. Non lo aveva mai notato nei vari poster o nelle foto che aveva, ma aveva un sorriso proprio strano, simile a quello di uno Stregatto.
«Alexander…», lo chiamò, ma la voce gli arrivava distante, come se qualcuno lo stesse chiamando dal fondo di un tunnel buio. Ma in effetti adesso era tutto nero, tranne per due puntini gialli e verdi, con una linea nera nel mezzo, che gli ricordavano tanto gli occhi di un gatto.
«Alexander, svegliati».
Si svegliò improvvisamente, guardandosi freneticamente attorno alla ricerca dei musicisti con cui stava suonando e cantando prima, non riuscendo a trattenere un’espressione visibilmente delusa nello scoprire che era avvenuto tutto nella sua testa.
«Hai una bella voce, potresti cantare al posto di quel belloccio dai capelli biondi, sai?», domandò una voce che sembrava sull’orlo delle risate. Sì voltò giusto in tempo per vedere il ragazzo del pub sedersi di fronte a lui. Indossava dei jeans strappati con delle Dr. Martens e una t-shirt nera con un disegno di un gatto dal sorriso vagamente deviato assieme alla scritta “Cheshire Cat”.
«Ma… Magnus Bane?», domandò quasi boccheggiando.
Il ragazzo sorrise sedendosi davanti a lui. «Il solo e unico».
Alec si schiarì la voce, imbarazzato. Qualcuno che non ricordava di aver mai visto in vita sua, senza apparentemente conoscerlo, sembrava aver capito il segreto che custodiva con maggiore gelosia, e la cosa, più che spaventarlo, lo terrorizzava. Magnus, dall’altro lato, lo fissava perfettamente a suo agio, con l’ombra di un sorriso a incurvargli le labbra.
«Jace… Jace è un bravo cantante. E poi ci vuole qualcuno di vagamente attraente, come frontman», borbottò infine rompendo quel silenzio che per lui era diventato troppo imbarazzante da sostenere.
Magnus scosse la testa, sorridendo con fare esasperato. «Alexander, sii sincero, ti sei mai veramente guardato allo specchio?».
Alec guardò il ragazzo con aria smarrita, non capendo cosa volesse dire con quella strana domanda. «Ehm… Sì?», rispose infine poco convinto.
«Io non credo proprio», disse Magnus poggiando il mento sul palmo della mano. Alec, se era possibile, lo guardò con un’espressione ancora più confusa. Com’era possibile che quel ragazzo non fosse affatto cosciente di essere un vero e proprio schianto dagli occhi blu?
«Santi numi, come fai a non capire che sei veramente- ah, lasciamo perdere», borbottò infine. Jace Herondale, quel ragazzo biondo tinto di cui Alec era palesemente innamorato, era perfettamente consapevole del proprio fascino e, di conseguenza, non si faceva scrupoli nel mostrarlo, Alec, invece, era di una bellezza più rara, ben nascosta sotto strati di maglie troppo vecchie e larghe e ciuffi di capelli corvini troppo lunghi, così ben nascosta che nemmeno il suo possessore si era accorto di averla. Probabilmente, se Alec fosse stato come il suo amico di vecchia data Will, che di carattere somigliava parecchio all’Herondale, non avrebbe avuto lo stesso fascino gentile, quello che si mostrava timido e spontaneo nei gesti inconsapevoli, cogliendo di sorpresa chi lo osservava.
«Comunque… Grazie. Per l’altra sera, intendo», mormorò Alec a voce così bassa che avrebbe avuto difficoltà a sentirlo se fosse stato anche di poco più lontano.
 Magnus lo guardò interdetto per qualche istante. «Beh, di nulla. Se c’è qualcosa su cui non si può discutere è il fatto che abbiate talento».
«Dici davvero?».
«Mi pare ovvio. I Nirvana non sono un gruppo tecnicamente difficile da suonare, ma ci vuole una certa dose di bravura nel trasmettere l’energia di cui il pezzo è dotato».
Il Lightwood alzò per la prima volta lo sguardo verso di lui, guardandolo con un misto tra sorpresa e adorabile imbarazzo. «Te ne intendi di musica?».
Magnus rise di gusto, gettando la testa all’indietro. «Intendere è una parola grossa, Alexander. Sono solo un anno più grande di te e faccio quello che fa la stragrande maggioranza degli adolescenti: ascolto musica e cerco altra musica da ascoltare». Alec gli rivolse un timido sorriso.
«A proposito, da quanto suoni? Se non mi sbaglio stavi suonando qualcosa di Jimi Hendrix, per il soundcheck, l’altra sera».
«Suono da quando avevo sei anni», ammise passandosi nervosamente una mano dietro il collo. «Ma per quanto mi impegni non credo che riuscirò mai a rendere bene il vecchio Jimi».
Magnus lo guardò curioso, giocherellando distrattamente con i lacci degli anfibi. «A me è sembrato che la sapessi suonare piuttosto bene. Era Purple Haze4, vero?».
Alec lo guardò negli occhi, torturandosi le mani. Era un gesto che faceva sempre, quando era nervoso, anche se adesso non si rendeva bene conto del perché dovesse sentirsi tale nello stare a meno di mezzo metro da un ragazzo decisamente bello e che per di più aveva dimostrato uno spiccato interesse nei suoi confronti.
 «Non sbagli, era proprio lei, ma in realtà non è la tecnica il problema, quanto piuttosto la passione che richiede per essere suonata».
«Passione?», domandò aggrottando la fronte.
«Beh», disse Alec sbilanciandosi all’indietro per posare le mani sul prato, «Jimi Hendrix amava profondamente le sue chitarre e la musica che componeva con queste, e credo che di questo amore risentano tutti i suoi pezzi».
Magnus lo osservava attento, le iridi verdi e oro scintillanti nella luce calda del tramonto. La gente camminava tranquilla nei vialetti che circondavano lo spiazzo erboso su cui erano seduti, approfittando delle prime giornate di caldo per godersi la natura rigogliosa di Central Park.
«Vorrei davvero mostrare tutta quella passione, mentre suono, ma non credo di esserne capace», ammise infine, tornando a guardare le punte sporche di erba delle sue scarpe. «Scusami, so che è un discorso assurdo…».
«Io non direi», lo interruppe l’altro addolcendo l’espressione. «Credo che invece sia qualcosa di molto raro e di molto bello. Non credo esistano più molti musicisti così, sai?».
Alec lo guardò stupito, prima di rivolgergli il più bel sorriso che Magnus avesse mai visto nei suoi diciannove anni di vita. Sembrava che illuminasse il mondo intero, si ritrovò a pensare, e gli sorse spontaneo ringraziare Catarina per aver scelto di studiare medicina, perché altrimenti non avrebbe mai rifiutato il suo invito a prendersi una pizza insieme e non lo avrebbe costretto a tornare a casa passando per il parco.  Aveva osservato quel ragazzo a lungo, al pub, mentre suonava, mentre si struggeva segretamente per qualcuno che non lo avrebbe mai amato, mentre si comportava da bravo fratello maggiore e l’aveva trovato interessante, oltre che davvero, davvero bello. E adesso che aveva avuto occasione di parlarci, aveva scoperto che Alec Lightwood superava tutte le sue più rosee aspettative, ma anche che le possibilità di conquistare il suo cuore, purtroppo, erano davvero molto poche.
«Merda!», imprecò Alec guardando l’orario sul display del telefono.
Magnus gli rivolse un’occhiata interrogativa a cui Alec rispose con uno sguardo preoccupato. «Sarei dovuto andare a prendere mio fratello dalla palestra dieci minuti fa, mia madre mi ammazzerà».
«Non puoi andare a prenderlo adesso?», domandò con ovvietà liberando i jeans dall’erba.
«Dovrei riuscire ad arrivare a Brooklyn in dieci minuti, e con la metropolitana non mi sbrigherò prima di venti minuti», rispose alzandosi in piedi con fare concitato.
Magnus fece leva sulle braccia, rialzandosi in tutta tranquillità, prima di rivolgergli un sorriso da furfante. «E chi ha detto che tu ci debba andare in metro?».
 
§
 
Alec avrebbe potuto dire molte cose di Magnus Bane solo guardandolo, era evidente che fosse un tipo eccentrico, ma l’ultima cosa che si sarebbe aspettato era che possedesse una moto, e bella grossa anche.
«È… È un’Harley Davidson, quella?».
Magnus accarezzò con affetto il sellino della lucida moto nera, quasi fosse una persona a cui era particolarmente affezionato. «Puoi scommetterci», disse porgendogli un grosso casco nero. «Salta su».
Alec lo guardò terrorizzato. «No, nonono. Non se ne parla».
«Vuoi prendere tuo fratello in tempo, o no?», sbottò l’altro seccato.
Alec non era mai salito su una moto, fatta eccezione per quella delle giostre per bambini di Coney Island o quella delle simulazioni virtuali della Sala Giochi ad un paio di isolati da casa sua e l’idea di fare la sua prima esperienza su una moto di quella stazza non lo allettava particolarmente, non essendo un grande amante dell’alta velocità. Ma suo fratello lo stava aspettando, e sua madre contava su di per mandare avanti la casa quando lei e suo padre erano fuori per lavoro.
Inspirò ed espirò profondamente. «Okay, hai vinto», concesse infine montando impacciato sulla moto. La schiena di Magnus era ampia e la maglia leggera lasciava intravedere le curve delle scapole appena sporgenti. Il ragazzo si voltò, rivolgendogli il sorriso da stregatto che lo tormentava da giorni.
«Reggiti forte».
Il motore partì con un rombo fragoroso, cogliendo completamente alla sprovvista Alec che, nello spavento, si aggrappò istintivamente alla vita di Magnus, stringendosi come se da lui dipendesse la sua vita. La moto sfrecciava agile nelle arterie trafficate di Manhattan. Si sentiva confuso come le forme e i colori che scorrevano indistinti attorno a lui, ma che gli occhi serrati non gli permettevano di vedere: la schiena dell’eccentrico ragazzo era rassicurante, e riusciva a sentire il calore della pelle sotto la stoffa sottile procurargli uno strano formicolio alla base dello stomaco. Credeva che si sarebbe sentito così solo con il suo migliore amico, ma Magnus era arrivato come un uragano e, nel giro di pochissimo, aveva cominciato a sconvolgere ogni cosa nella sua testa.
«Apri gli occhi. Non te ne pentirai», sentì urlare sopra il frastuono del vento e del motore.
Con un profondo respiro aprì piano gli occhi azzurri e lo spettacolo lo lasciò col fiato mozzato. Stavano attraversando il Brooklyn Bridge mentre il sole tramontava dietro le acque placide dell’Hudson River, tingendo il cielo e l’acqua di infinite sfumature tra l’azzurro, l’arancio e il rosato.
«Wow…».
Magnus dovette costringersi a trattenere una risata sommessa nel sentire lo stupore infantile della sua esclamazione. Forse quell’Alec gli piaceva, forse c’era qualche possibilità di fare breccia nel suo cuore, dopotutto.

§
 
«Fratellone!».
Vide quello che doveva essere il giovane Max Lightwood correre incontro a suo fratello, osservando la somiglianza dei Lightwood tra loro: fisico asciutto e longilineo, capelli neri come la pece, pelle pallida come la luna e occhi scuri. Alec era evidentemente l’unico della sua famiglia a possedere le iridi di quel colore che tanto gli piaceva, quell’azzurro nontiscordardime così vivido da sembrare irreale e il fatto che ci fosse qualcosa che lo distingueva da tutti gli altri gli strappò l’ennesimo sorriso. Lo vide scompigliare con affetto i capelli di suo fratello, caricandosi in spalla la sua borsa come se non gli pesasse affatto.
«Hai fame? Che ne dici se chiamiamo Izzy e Jace e ci prendiamo un hamburger da Taki?», domandò al ragazzino prendendo il cellulare in mano.
«Sì, ho una fame da lupi!».
«Bene, fammi ringraziare il mio… amico, e prendiamo la metropolitana per casa».
Gli si avvicinò con fare esitante, e Magnus poté giurare di aver viso due adorabili macchie di rosa farsi strada sulle sue guance per l’imbarazzo. «Beh… Grazie di tutto».
Alec lo guardò esitante, le mani infilate nelle tasche dei jeans sdruciti. «Allora… Arrivederci».
«Arrivederci», ripeté accendendo il motore con un rombo.
Il maggiore dei fratelli Lightwood appariva visibilmente combattuto: sapeva che faceva fatica a gestire il segreto della sua omosessualità e poteva benissimo capire se questo non l’avrebbe più voluto vedere, visto che non capitava tutti di vedersi piombare davanti uno sconosciuto che conosce il proprio segreto più profondo. Si mise a cavalcioni sulla moto con un sospiro impercettibile.
«… Magnus?».
Il giovane si voltò con calma, cercando di contenere la fiamma di speranza che aveva ricominciato ad ardere dentro di lui.
«Possiamo rivederci?», domandò infine tutto d’un fiato.
«Certo. Ti va bene venerdì sera davanti al Pandemonium Club?».
«Oh… Beh, cioè, sì, certo».
Adorabilmente confuso. Quel ragazzo gli piaceva sempre di più. «Allora a venerdì, Alexander».
«Alec. Chiamami Alec».
 
Galeotto fu il Pandemonium e il concerto che li fece incontrare.
 
Note:
1)John Bonham: defunto (e mitico, aggiungerei) batterista dei Led Zeppelin, gruppo rock anni ‘70-‘80.
2)Janis Joplin: cantante blues/rock statunitense degli anni ’60.
3) Jim Morrison: cantante e frontman del gruppo rock americano dei Doors.
4)Purple Haze: famosissimo pezzo suonato dal chitarrista statunitense Jimi Hendrix. Potete ascoltarlo 
qui
 
~Welcome To The Jungle.
E' folle, lo so. Non chiedetemi come la mia mente partorisca queste idee assurde, perché non saprei davvero darvi una risposta. Non sono soddisfattissima del capitolo, ma penso che abbiate capito che la storia procede per salti temporali, ripercorrendo alcuni eventi importanti di questi due angioletti. c': Ringrazio tutti quanti voi che avete recensito/seguito/preferito ecc... questa follia senza pretese, perché siete troppo buoni con me e con questo parto. xD Non so tra quanto aggiornerò, ma progetto di farlo abbastanza presto, visto che comunque ho finito di definire la trama.
Alla prossima!
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