Stringe le dita sulla sua nuca con tanta foga che Robin può sentire i capelli aggrapparsi alla cute e gli occhi pizzicare, eppure non abbassa lo sguardo, fisso, nella pupilla contratta di lui.
“Dimmelo!”.
La rabbia nella voce è venata di sorpresa per quel sentimento che Zoro mai avrebbe creduto di provare e che aumenta quando lei sorride, anziché arrendersi.
Robin sospira e si rilassa, trasformando la presa in abbraccio, il livore in desiderio, una volta che le sue mani corrono a cingergli i fianchi.
Lo sente fremere, cercare di mantenere il controllo.
E sa quanto gli riesca difficile, specie mentre ricalca i muscoli tesi della sua schiena, specie al pensiero di quanti altri abbia adulato in quel modo.
Per un tipo come lui la gelosia è sinonimo di debolezza di spirito perché non vede il calore che riesce a dare, non coglie le similitudini con la passione che tanto ricerca nei loro incontri.
“Dimmelo!”.
Il tono è fievole, non rassegnato. Le sfiora il collo, scende a dedicarsi alle spalle. Chi hai amato così?
Sorride di nuovo, accettando il tocco invadente con cui le solleva la gonna, poi rompe il silenzio.
La verità, poco più di un soffio all’orecchio.
“Nessuno”.
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