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Autore: Decmidia    01/05/2014    2 recensioni
Eirene era una ragazza che ha santificato la sua vita ad Atena, diventando sua sacerdotessa. Inflessibile sulle sue decisioni e decisa a continuare una vita rigorosa e religiosa, un misterioso ragazzo fa vacillare le sue certezze, facendole mettere in discussione tutto ciò per cui ha lottato contro ogni giudizio e decisione di amici e parenti.
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
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Un giovane venuto da lontano


Fortunatamente, Eirene svenne in mezzo alle sue compagne sacerdotesse e pochissimi se ne accorsero, se no sarebbe scoppiato un putiferio. Le ragazze la portarono velocemente e senza farsi notare dentro il tempio.

Si sapeva, non ha stomaco per una cosa del genere.”

Si infatti. Quella vecchia di Menodora doveva scegliere qualcun’altra, l’ha scelta solo perché le sta simpatica.”

Nel chiacchericcio femminile fece irruzione un giovane: le ragazze si girarono sconcertate. Nessuno a parte chi addetto poteva entrare nel tempio. Prima che potessero protestare tutte insieme, il ragazzo parlò.

Sono un medico. Lasciatemi spazio.”

Il giovane aveva visto tutto, perché rapito dalla bellezza della ragazza l’aveva seguita con lo sguardo senza mai perderla di vista. Era biondo come Apollo, coi riccioli che scendevano sulla fronte. Gli occhi erano di un marrone intenso, quasi nero, che penetrava l’anima. Il corpo scolpito e la pelle abbronzata e irrobustita dalle lunghe peregrinazioni per l’Asia e il Peloponneso: era diventato un medico e viaggiava per i paesi per apprendere nuove tecniche e aiutare chi in difficoltà. Appena Eirene si risvegliò, incontrò lo sguardo preoccupato del ragazzo.

“Come ti senti?”

Eirene non aveva mai parlato a un uomo, era confusa. Non le era permesso avere rapporti con l’altro sesso, e adesso questo tipo mai visto la stava guardando, parlando, toccando.

“Bene, sto bene. Non c’era bisogno di disturbarsi.”

Si alzò velocemente ma barcollò, ancora con la pressione bassa. Il ragazzo la tenne per i fianchi, un brivido la percorse per la schiena a quel tocco.  Lui la guardava fisso, lei era turbata. Si staccò da lui e raggiunse le sue compagne che ridevano. Eirene mise il broncio.

“Mi chiamo Herakleides, sono un medico. Ti prego, permettimi di visitarti: hai avuto un brutto colpo di sole. Basterà un infuso e starai subito meglio.”

Eirene era sempre più ostile nei suoi confronti: chi era lui per trattarla così affabilmente? Si guardarono intensamente per qualche secondo negli occhi, e lei sentì delle sensazioni nuove partirle dal ventre e inebriarle la testa. Ma quando si rese conto di ciò che stava succedendo distolse lo sguardo, imbarazzata.

“La ringrazio, ma sto bene così. Arrivederci.”

Girò i tacchi e se ne andò, seguita dalle altre sacerdotesse che saltellavano intorno a lei chiedendosi chi fosse quel giovane misterioso. Eirene era silenziosa, adombrata: era successo qualcosa nel suo profondo. Qualcosa era cambiato e lei ne era cosciente, anche se non riusciva a spiegare cosa fosse accaduto. Si unirono al corteo e seguirono il resto della cerimonia, senza che nessuno si fosse accorto di niente. Eirene si girò verso il tempio, un po’ sperando di vedere Herakleides uscire e raggiungere la processione, ma sembrava essersi volatilizzato nel nulla. Scosse la testa, cercava in tutti i modi di cacciare questi pensieri impuri, e concentrarsi sulla lode di Atena. Ma per tutta la giornata, nonostante incanalasse tutte le sue forze alla celebrazione, una parte dei suoi pensieri non riuscivano a dimenticare ciò che era successo.

Si fece sera, ed Eirene si diresse stanca verso il giardino per rilassarsi un po’.  La giornata era stata lunga e pesante, aveva bisogno di riposare la mente nel suo angolo preferito. Chiuse gli occhi e ascoltò il rumore dell’acqua, accompagnato dal primo frinire dei grilli. La mente volò a quel misterioso ragazzo incontrato in quelle strane circostanze: le sembrava che la dea avesse organizzato tutto. La fortuna, una delle dee del pantheon, aveva messo mano tra quei due ragazzi. Era chiaro che un filo li avrebbe legati, sempre. Aprì gli occhi lentamente, e lo trovò dall’altra parte del laghetto.

“Ma che cavolo!”

Eirene si alzò di scatto e si allontanò velocemente.

“Sei pazzo?! Se ti trovano qui mi cacciano via!”

Lui sorrise, malizioso.  Lei lo guardò sconcertata. Si fissarono a lungo negli occhi, come nel tempio. Un brivido scorse lungo la schiena della ragazza, lui sembrava impassibile nella sua seducente maliziosità.

“Volevo vederti.”

“Cosa vuoi da me?!”

“Solo conoscerti.”

Si squadrarono a lungo, l’un l’altro: attraversarono i loro corpi in ogni centimetro con lo sguardo. Poi lui si tuffò nello specchio d’acqua. Nuotò fino all’altra sponda, e completamente bagnato uscì dal laghetto. Quella tunica bagnata metteva in risalto quel fisico dannatamente, troppo sensuale. Si scrollò un po’ via l’acqua di dosso, e si avvicinò a lei. Eirene rimase impalata, non aveva la forza di muoversi: il cuore sembrava battere così forte che presto sarebbe uscito dal petto e dal basso ventre partivano le stesse sensazioni provate al mattino. Herakleides si scostò i riccioli biondi dalla fronte, con fare ammiccante.

“Non conosco ancora il tuo nome, bella fanciulla.”

“Come hai fatto a sapere che ero qui?”

Disse Eirene con voce aggressiva, ma era chiaramente fragile come non mai. Herakleides rise, sinceramente divertito dall’atteggiamento della ragazza. Si sedette e le fece cenno di sedersi accanto a lei: la ragazza rimase in piedi.

“Ho le mie fonti. Allora, come ti chiami?”

“Eirene.”

La giovane sacerdotessa lo disse quasi con riluttanza, lui era sempre più divertito dalla situazione.

“Eirene… Bellissimo nome: significa ‘pace’.”

“Lo so.”

“Non mi sei sembrata molto pacifica oggi però. Non sei svenuta per il sole,  vero?”

Eirene si irrigidì molto: come l’aveva capito? Lui rise ancora.

“Dai siediti, non ti mangio mica.”

Lei si sedette, distante. Lui si avvicinò; lei si allontanò ancora.
Lui continuò a farle delle domande sul suo conto, con fare gentile. Eirene si sentì sempre meno minacciata da quella presenza maschile entrata così brutalmente nella sua vita. Ignorò il coprifuoco che vigeva, e continuò a parlare con Herakleides nel corso della notte. Anche le prime lucciole che si aggiravano nell’erba si erano spente. Intorno a loro, la natura taceva. Lui avvicinò il volto a quello di lei. Eirene sentiva il suo respiro caldo sulla pelle, era terribilmente attratta da lui: il cuore la spingeva tra le sue braccia, ma il suo cervello le ricordava che era una sacerdotessa, e che essendo tale doveva rimanere vergine.  I profondi occhi di lui si fissarono nel blu dei quelli della giovane: entrambi si persero negli occhi dell’altro. Le mani si sfiorarono, poi intrecciarono le proprie dita. La mano libera del giovane, accarezzò delicatamente la morbida guancia della fanciulla, poi scorse verso i capelli, fino alla nuca. E così si avvicinò ancora di più: le loro labbra si sfioravano. Lei tremava, aveva paura da un lato, ma dall’altro non aspettava altro che aprirsi in un bacio. Lui con aria triste ma determinata, disse:

“Tornerò. Aspettami qui ogni notte un’ora dopo che è scattato il coprifuoco. Fai in modo che nessuno veda dove stai andando.”

Herakleides si alzò, e così fece anche Eirene. Non voleva che se ne andasse.

“Mi porterò un tronco per oltrepassare il fiume la prossima volta, così non mi bagnerò tutto.”

La strinse forte a sé, in un interminabile abbraccio. Lei appoggiava l’orecchio direttamente sul suo cuore, e ascoltava i battiti lenti e forti, mentre i suoi sembravano veloci come il battito d’ali di un colibrì. Si inebriò dell’odore della sua pelle, e il ragazzo immerse il viso tra i capelli di lei. Poi si scostò e le prese il viso, le diede un tenero bacio sulla fronte e disse:

“Tornerò.”

E come si staccò da lei, si ributtò nel laghetto e scomparve nella foresta, e poi tutto tacque.
  
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