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Autore: Sweasley    22/07/2008    2 recensioni
E' tempo di un matrimonio Potter/Weasley, per la gioia di amici e parenti. D'altra parte gli ex Ron e Hermione si troveranno ora a essere di nuovo a stretto contatto data l'occasione imperdibile. Volendo sopra ogni cosa riparare la loro amicizia danneggiata, potrebbero ottenere più di quello a cui puntano una volta costretti a confrontarsi.
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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“Non è il vostito più bollo che obbiote moi visto

“Non è il vostito più bollo che obbiote moi visto?” disse Fleur fiera osservando Victoire stare al centro del salotto dei Weasley.

 

Victoire sorrise radiosa a Ginny, Hermione, la signora Weasley che stavano tutte sedute sul divano a guardarla. Indossava un dolce vestito verde con lacci al colletto e polsini. Con la sua pelle chiara e i capelli biondi, sembrava una bambola.

 

Victoire,” disse Molly. “Sei bellissima!”

 

“Grazie,” disse lei facendo un piccolo inchino. Fleur applaudì fiera.

 

“E’ bello, Fleurm” disse Ginny alzandosi per ispezionare il vestito da vicino. “E sì. Vicki, sei assolutamente adorabile con questo vestito. Victoire sorrise di più mentre Ginny si avvicinò per toccare il materiale. “Penso che alla fine si prenderà tutti gli sguardi al mio matrimonio.”

 

“Mamma ha detto che posso farmi i capelli,” disse Victoire felice. “E ho anche un fiocco che si abbina al vestito e ha detto che posso indossare anche quello.”

 

“Puoi assolutamente,” sorrise Ginny. “E grazie per aver accettato di essere al mio matrimonio.”

 

“Oh ma io volevo!” disse lei. “Sono così eccitata.”

 

“Va bene,” disse Fleur avvicinandosi e prendendo Victoire per mano. “E’ moglio cambiorsi prima che sciupi il vestito.”

 

“Devo proprio?”

 

“Sì, sì,” disse lei con un sorriso prendendola per mano e portandola via per cambiarla. Ginny si voltò verso Hermione e sua madre.

 

“E’ adorabile.”

 

“E così intelligente!” disse Molly. “Quello l’ha preso da Bill.”

 

“Anche Fleur è abbastanza sveglia,” disse Hermione. “E’ stata una campionessa Tremaghi.”

 

“Certo,” disse Molly ovviamente. “Ma vedo così tanto di Bill in lei.”

 

“Beh assomiglia tanto a Fleur,” disse Ginny sedendosi di nuovo. “I suoi capelli sono più scuri e gli occhi più tondi, ma a parte questo è una mini versione di lei. Lo stesso con Dominique.”

 

“E con Louis,” aggiunse Molly. “Ho sempre pensato che assomigliasse a Bill quando era un neonato, ma dopo, sta iniziando ad assomigliare un sacco a Percy e Ron quando erano ragazzi. Si comporta come suo padre però. Così calmo e posato. Sono tutti così cocciuti.”

 

Ginny sorrise. Non c’era modo di fermare sua madre quando si vantava dei suoi nipoti.

 

“Ok,” disse Harry entrando nella stanza. “Teddy mi ha fatto promettere che lo avrebbe indossato solo per cinque minuti e poi poteva andare a cambiarsi.”

 

Ginny rise. “Cosa farà il giorno del matrimonio?”

 

“Dovrò corromperlo con qualcosa,” disse voltandosi dietro l’angolo e facendo cenno per qualcuno di entrare nella stanza.

 

“Cinque minuti?” chiese Teddy.

 

“Ho promesso,” disse voltandosi di nuovo verso Ginny. “Cinque minuti.”

 

“Vogliamo solo essere sicuri che vada bene, Ted,” disse lei incoraggiante.

 

“Posso dirtelo io se va bene,” disse lui dall’altra stanza. “Ce l’ho addosso.”

 

“Andiamo, scricciolo,” disse lui mentre i capelli turchesi di Teddy entravano nella stanza vestito con un piccolo abito da cerimonia verde scuro. Sembrava scocciato.

 

“Oh ti sta benissimo,” disse Ginny.

 

“Come sei affascinante,” disse Molly con un sorriso.

 

“Sembri davvero molto intelligente,” disse Hermione alzandosi per guardarlo meglio.

 

“Lo odio,” mormorò lui, i suoi capelli iniziarono a scalare sul marrone mentre stava lì in piedi.

 

“Le maniche sono un po’ lunghe,” mormorò Ginny a Harry. “Ma per il resto va bene.”

 

“Oh posso occuparmene io,” disse Molly. “Non preoccuparti.”

 

Teddy,” disse Ginny mettendosi in ginocchio. “Perché odi tanto i vestiti da cerimonia?”

 

“Perche sono stupidi,” disse lui incrociando le braccia al petto burbero.

 

“Lo sai, anche Harry ne indosserà uno.”

 

Teddy guardò su verso Harry che annuì.

 

“Ti chiediamo solo di indossarlo per un paio d’ore.” Disse lei. “Faresti questo per me e Harry?”

 

Teddy non disse nulla.

 

“Gli ho detto che l’avrei anche portato a compare un paio di scarpe da ginnastica nere così che non debba mettere scarpe da cerimonia,” disse Harry. “Dice che le scarpe da cerimonia gli fanno male ai piedi.”

 

“Senti,” disse lei cercando di farsi guardare negli occhi. “C’è qualcosa che potrebbe farti sentire più a tuo agio?”

 

Teddy scrollò le spalle e le pieghe sulla sua fronte si addolcirono. “Lo farò per voi se devo,” mormorò guardando da Ginny a Harry. Loro sorrisero entrambi mentre Fleur e Victoire rientravano nella stanza.

 

Teddy!” disse Victoire eccitata. “E’ quello che indosserai al matrimonio?

 

“Sì…”

 

“Oh lui e Victoire saranno così adororobili a comminare a fionco per la novota,” disse Fleur felice.

 

Teddy tornò improvvisamente burbero.

 

“Stai davvero molto bene,” disse Victoire con un sorriso arrossendo. Teddy fissò il pavimento sembrando abbastanza imbarazzato.

 

“Cosa si dice quando qualcuno ti dice qualcosa di carino, Teddy?” disse Harry dandogli una gomitata.

 

“Grazie,” disse con tono sforzato. Victoire sorrise.

 

“Bene,” disse alla fine Harry. “Puoi andare a cambiarti.”

 

La faccia di Teddy si illuminò e corse via dalla stanza.

 

“Sarà meglio che mi assicuri che non cerchi di nascondere quel vestito,” aggiunse Harry seguendolo.

 

“Ed ecco fatto,” disse Ginny con un sorriso sollevato. “Il guardaroba è a posto.”

 

“E’ bello avere qualcosa completamente fatto,” disse Hermione tornando a sedersi sul divano. “Non è vero?”

 

“E’ un grande peso che mi sono tolta per passare a squadrare altre cose.”

 

“Non posso credere che il motrimonio sia solo tra quolche giorno.” Disse Fleur. “Mi fo ricordare il mio matrimonio.”

 

“Che giorno è stato quello,” disse Molly pesantemente ricordando qualcosa nello specifico.

 

“E’ stato bello?” chiese Victoire.

 

“Sì, era molto bello,” disse Molly alla nipote. “E’ stato proprio qui nel giardino sul retro. Il cortile non era mai stato così bello.”

 

“Fino a che qualcuno non invitato non si è presentato,” disse Ginny scotendo la testa.

 

“Chi è arrivato?”

 

“Persone cattive,” disse Fleur gesticolando con la mano. “Volevano fare confusione.”

 

Victorie sembrò preoccupata. “Zia Ginny, queste persone cattive non verranno al tuo matrimonio, vero?”

 

Ginny sorrise. “No Vicki. Harry si è assicurato che non ci fossero.

 

“Bene,” disse lei di fatto.

 

Rimpiongo ancora di non aver potuto fare il matrimonio in Francia come ho sompre sognato,” disse Fleur in maniera assente. “Sono felisce che tu hai la libortà di farlo dove ti pore, Ginny.”

 

“Parigi è in Francia,” disse Victoire.

 

“Sì, lo è.” Disse sua madre fiera. “Molto bene.”

 

“Ed è dove andrà zio Ron?” chiese Victoire.

 

“No,” la corresse Ginny. “lo zio Ron è appena tornato da Parigi. Non tornerà là.”

 

“Ma papà ha detto…” iniziò Victoire mentre Teddy improvvisamente arrivò correndo nella stanza vestito con i suoi soliti abiti.

 

Vic, vuoi venire a giocare a gobbiglie?” chiese, felice di avere i suoi vestiti.

 

“Sì!” disse lei vivamente e lei e Teddy corsero verso il giardino. Harry dovette saltare per scansarli mentre rientrava con il vestito di Teddy tra le mani.

 

“Quindi tutto quello che è rimasto è prendere i vestiti per me e Ron,” disse. “E possiamo farlo in qualunque momento.”

 

“Dov’è Ron?” chiese Ginny. “Doveva essere qui un’ora fa.”

 

“Chi lo sa,” disse Harry unendosi alle ragazze. Il rumore dalla porta principale che si apriva e chiudeva fece voltare tutti verso l’entrata. Arthur entrò, la sua faccia ricoperta di grasso.

 

“Che diavolo stai combinando?” chiese Molly.

 

“Lavorando nel capanno,” disse lui usando le sue mani sporche per mettersi a posto gli occhiali sul naso.

 

“Papà sta rifacendo una macchina,” disse Ginny a nessuno in particolare.

 

“Mi manca solo la vecchia Anglia,” disse. “E ora che non ho più dei figli che potrebbero volerla far volare nel pieno della notte o guidarla su un albero, mi posso divertire.”

 

Harry ghignò. Si chiese per un momento dove potesse essere adesso la vecchia macchina e se fosse ancora un pezzo solo.

 

“Beh, comincerò a fare la cena,” disse Molly alzandosi. “Spero che rimaniate tutti?”

 

“Oh,” disse Hermione guardando l’orologio. “Veramente, ho degli impegni. Probabilmente dovrei andare.”

 

“Che peccato,” disse Molly. “Devi proprio?”

 

“Sì, mi dispiace,” disse Hermione con uno sguardo a Harry. Lui sapeva che la ragione per cui stava andando via era perché Martin le aveva promesso una bella serata per celebrare la chiusura di un caso a cui stava lavorando, ma sapeva che lei non voleva dirlo alla signora Weasley. Nonostante Hermione e Molly andassero d’accordo dopo la rottura con Ron, sapeva che era meglio non menzionare Martin con lei.

 

“Beh, è stato bello vederti cara,” disse Molly. “Suppongo che la prossima volta che ti vedrò sarà questo weekend.”

 

Hermione sorrise. “Lo sarà.”

 

“Vieni, ti accompagno fuori,” disse Harry seguendola nel giardino sul retro.

 

“Ricorda,” disse lei una volta che furono fuori. “Nessun appuntamento per venerdì dopo il lavoro. Lo stesso per Ginny.”

 

“Che diavolo stai pianificando?”

 

“Vedrai,” ghignò lei. “E non cercare di fartelo dire da Ron. L’ho avvisato che farò cose terribili se dirà tutto.

 

“C’entra anche Ron? Oh questo è interessante.”

 

Hermione sorrise. “Ciao.”

 

“Divertiti stasera,” disse guardandola scomparire. Guardò oltre dove Teddy e Victoire stavano accovacciati al suolo lanciando grosse gobbiglie avanti e indietro.

 

“Io gioco col vincitore,” disse chinandosi giù vicino a loro.

 

“Che sono io,” disse Teddy fiero.

 

“Non ancora,” disse Victoire concentrata a lanciare la sua pietra a quella di Teddy cercando di farla saltar fuori dal cerchio.

 

“Mancala, mancala,” disse lui di continuo guardandola lanciare la pietra. La mancò.

 

“Sì!” disse lui felice saltando su in aria. “Ho vinto!”

 

“Questa volta,” disse lei alzandosi e lasciando Harry prendere il suo posto mentre Teddy resettava il gioco.

 

“Prima io,” disse lui urgentemente prendendo la sua pietra e lanciandola nel cerchio. “Adesso vai, Harry.”

 

“Giusto,” disse e lasciò che Teddy gli spiegasse le regole di un gioco che lui aveva insegnato a Teddy per primo.

 

“Harry,” disse Victoire osservandolo da un lato. “Quando sposerai zia Ginny, sarai mio zio, vero?”

 

“Lo sono,” disse lui annuendo.

 

“Dovrei iniziare a chiamarti zio Harry?” chiese lei.

 

“Se vuoi,” disse lui lanciando la sua gobbiglia diretta a quella di Teddy che rotolò fuori dal cerchio. “Non devi se non vuoi.”

 

“Io voglio,” disse lei dondolandosi da lato a lato.

 

“Hai già un centinaio di zii,” disse Teddy alzando gli occhi.

 

“Non un centinaio,” corresse lei. “Solo…” fece una pausa cominciando a contare. “Solo cinque. Presto sei.”

 

“E’ vicino a un centinaio,” disse Teddy lanciando la sua gobbiglia a quella di Harry e la guardò uscire dal cerchio.

 

“Non lo è,” disse lei. “E se pensi che siano un sacco, ne avevo anche un altro di zio.”

 

“E dov’è andato?”

 

“E’ morto,” disse lei. “Nella guerra. A nonna non piace parlarne.”

 

Teddy non disse nulla e Harry sapeva perché. Tendeva a diventare silenzioso ogni volta che si parlava della guerra. Era solo di recente che Harry si era seduto con lui e gli aveva spiegato di più e cosa era successo ai suoi genitori. Lui e Andormeda non avevano mai nascosto il fatto che i suoi genitori fossero morti combattendo nella guerra, ma non avevano neanche ampiamente spiegato. Volevano aspettare che lui potesse capire cosa significassero davvero morte e guerra prima di dirgli la verità su quel giorno. Era stato Harry che era con Teddy il giorno che aveva chiesto perché i suoi genitori avessero dovuto morire quando tante altre persone vivevano.

 

“Non lo so,” disse Harry sedendosi accanto a Teddy sul divano del suo salotto.

 

“Non è giusto,” disse. “Tutti hanno una mamma e un papà e io non ho neanche uno.”

 

“Non tutti ce l’hanno,” disse lui posando una mano sulla spalla di Teddy.

 

“Sembra che tutti ce l’abbiano.”

 

“Lo so che sembra,” disse Harry. “Ma credimi, non sei solo. Lo sai, neanche io ho mai conosciuto i miei genitori. Sono morti quando ero giovane.”

 

Teddy lo guardò “Lo stai solo dicendo per consolarmi.”

 

“No, non è vero. I miei genitori sono morti quando ero solo un neonato.

 

“Come me?”

 

Harry annuì. “Proprio come te.”

 

“E la tua nonna si è presa cura di te?” chiese agitandosi sul divano.

 

“Non avevo neanche una nonna,” disse Harry. “Sono stato spedito a vivere con mio zio e mia zia.” Fece una smorfia. “Non era un posto felice.”

 

“Perché no?”

 

“Loro non erano amorevoli con me solo perché ero diverso,” continuò. “Erano babbani e odiavano la magia. Non sapevo neanche di essere un mago fino a che non ho ricevuto la mia lettera per Hogwarts.

 

“No…!”

 

“Sì. Ho sempre solo pensato che fossi strano perché è quello che mia zia e mio zio mi dicevano.

 

“Non è carino,” disse lui crucciandosi.

 

“Non lo è, ma è una parte della mia vita che mi ha fatto diventare quello che sono alla fine.”

 

“Sono felice di non avere persone così nella mia vita,” mormorò Teddy.

 

“Non che abbia da dire qualcosa su questo,” sorrise Harry.

 

“E avevi un padrino come te?”

 

Harry fece una pausa per un momento e pensò a Sirius. “Avevo un fantastico padrino, ma non ho potuto conoscerlo fino a che non ho avuto tredici anni. E’ morto quando ne avevo quindici.”

 

Gli occhi di Teddy si allargarono. “E’ morto anche lui?”

 

Harry annuì. “Ho perso un sacco di persone nella mia vita. Tutte per mano della stessa causa.”

 

“La stessa per cui sono morti i miei genitori?”

 

Harry annuì.

 

“Harry?” chiese Teddy. “Come sono morti i tuoi genitori?”

 

Harry guardo Teddy. Si chiese improvvisamente se sei anni erano troppo pochi per educare qualcuno sull’omicidio.

 

“Sono stati uccisi,” disse. “Da Voldemort.”

 

“E’ quello per cui la gente parla di te?” chiese Teddy. “Le storie che parlano di te.”

 

“Sì, lo stesso.”

 

“Li ha uccisi?” chiese appena.

 

Harry annuì.

 

“I miei genitori sono stati uccisi come i tuoi?”

 

Harry si morse un labbro. Poteva già sentire la ramanzina e gli urli di ‘ha solo sei anni!’ di Andormeda, ma aveva sempre promesso di essere onesto con Teddy dato che le persone non erano state oneste con lui.

 

“Sì,” disse. “Sono stati uccisi da persone che lavoravano per Voldemort. Questo era per cosa è stata fatta la guerra. Noi contro di loro.”

 

La faccia di Teddy impallidì. Guardò il pavimento. “Erano coraggiosi?” chiese quiete.

 

“Tuo padre e tua madre?” sorrise Harry. “Erano incredibili. Non esitavano a combattere per cosa era giusto neanche per un minuto. Guardò la faccia triste di Teddy. “Erano molto coraggiosi.”

 

“Mi mancano,” disse lui pesantemente. “Non li ho neanche conosciuti, ma mi mancano. Sai cosa intendo?”

 

“Certo ed è normale sentirsi in quel modo.”

 

“Posso dirti una cosa?” chiese. “Non l’ho mai detto a nessuno.”

 

“Certo che puoi.”

 

“Sogno su di loro,” disse un piccolo sorriso si aprì sulle sue labbra. “Ho delle foto loro, quindi so come sono fatti, ma immagino le loro voci. Nei miei sogni facciamo delle cose insieme come tutte le altre famiglie fanno e mi fa felice. Sorrise. “Qualche volta sono molto triste quando mi devo svegliare.”

 

Harry sentì un nodo materializzarsi nella sua gola. Tossì e si piegò per mettere il suo braccio attorno alle spalle di Teddy.

 

“I tuoi genitori erano delle persone eccezionali,” disse lui alla fine pensando di nuovo a Sirius. “Ed è un peccato che io ho potuto conoscerle e tu no. Voglio che tu sappia una cosa però.”

 

Teddy alzò lo sguardo su di lui.

 

“Sarebbero stati davvero fieri di te.”

 

“Lo pensi davvero?”

 

“Lo so,” disse lui e Teddy sorrise.

 

Harry guardò Teddy mentre tirava la sua ultima gobbiglia fuori dal cerchio. Non poté non chiedersi quando Teddy fosse diventato così bravo a quel gioco.

 

“Ho vinto ancora!” disse Teddy.

 

“Tocca a me!” disse Victoire. “Vincerò questa volta.”

 

“Lo dici sempre,” disse lui. “Ma sono imbattibile.”

 

Harry si alzò e sorrise ai due. Che vita doveva essere quando i tuoi problemi maggiori erano essere obbligato a dover portare un vestito da cerimonia e vincere o no contro il tuo amico a gobbiglie. Continuò a sorridere mentre tornava indietro verso la casa pensando a questo e a Teddy. Stava indubbiamente facendo bene.

 

 

**

 

 

Ripeto, non siete voi che vi perdete i capitoli, sono io che li sto postando a blocchi per fare più veloce. Mi dispiace ma non ho mai tempo. Un bacio!

 

  
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