'Vuoi entrare?'
Faccio
parte di questo ospedale da ormai tre settimane, tra me e Cris si
è
instaurata un'ottima amicizia, ma lei insiste con il voler farmi
entrare nel gruppo creato dal suo amico Leo, i Braccialetti Rossi. Ho
conosciuto anche Vale, Toni e mi sono fatta delle belle chiacchierate
con Rocco.
“I
Braccialetti Rossi?” chiedo mentre osservo il suo sorriso
raggiante
nella proposta.
“Sì,
proprio così!” esclama indicando il bracciale
scarlatto che porta
al polso, uno di quelli che ti allacciano dopo un'operazione.
“Spiegati
meglio, Cris”
“Siamo
in sei: Leo ha fondato il gruppo, infatti è il leader,
però ha
collaborato anche Vale, che è il nostro vice-leader. Io sono
entrata
per terza e sono la ragazza del gruppo, poi abbiamo scelto Rocco come
imprescindibile, che è il membro più importante,
senza di lui il
gruppo non potrebbe esistere. C'è anche Toni, che
è il furbo del
gruppo che è stato scelto da Rocco” spiega
entusiasta del loro
gruppo, io ascolto incuriosita, la loro amicizia sembra bellissima,
sincera, una di quelle amicizie che tutti desiderano avere.
“Da
Rocco? Ma è in coma” constato interrogativa.
“Toni
ha una strana capacità di comunicare con lui, ne abbiamo le
prove,
per questo il nostro amico Napoletano è il Furbo!”
“Capisco”
commento “è un bel gruppo!”.
“Vuoi
entrare? Saranno tutti d'accordo, fidati” mi propone lei
stringendomi le mani.
“E
chi sarei per il gruppo?”
“Non
so, potresti essere la seconda ragazza, o la bella del
gruppo!”
ipotizza sorridente.
“Troviamo
un bello ed entro”
“Il
bello ce l'abbiamo già” dice Cris tornando seria
di colpo. Si
guarda intorno e si gratta il collo, come se nascondesse qualcosa.
“E
chi sarebbe?”
“Davide”.
Improvvisamente
si fa tutto più silenzioso e l'atmsosfera è tesa.
Nella mia testa
le cose cambiano, e l'idea di entrare a far parte del gruppo non mi
sembra più tanto geniale.
“Penso
di poter fare a meno di entrare” le dico scusandomi e
rivolgendo lo
sguardo verso il mare.
In
questi giorni ho notato che guardando il mare mi sento meglio, anche
se provo un po' di nostalgia per la Polonia, le montagne e la neve.
Da quando mamma è morta di cancro, papà ha voluto
trasferirsi qua,
ha trovato lavoro e non vuole più sentire parlare della
Polonia o di
casa.
“Maggie,
non so cosa sia successo tra te e Davide, ma si è pentito di
averti
fatta star male” mi giro per osservare la sua espressione:
sembra
sincera, ma io ho smesso di fidarmi di lui.
“Cris,
non voglio più sentir parlare di lui, per favore”
sussurro
cercando di trattenere i singhiozzi.
'Mare,
guarda il mare' mi ripeto in testa e giro di scatto la testa.
“Maggie,
ora devo scappare, scusa se ti lascio sempre così di
colpo”
“Non
ti preoccupare, anzi, grazie” le dico allungando il braccio
per
abbracciarla.
“Se
ci ripensi sul gruppo non esitare a dirlo!”
Altre
analisi, altri controlli. Fortunatamente ho tolto il gesso dalle
gambe, ma non cammino ancora bene e uso ancora la sedia a rotelle per
precauzione. Ogni tanto intravedo Vale e Leo nel reparto di
oncologia, nel quale ho notato un bellissimo murales che raffigura un
leone. Non ne colgo il significato, ma resta comunque meraviglioso.
“Quello
l'abbiamo fatto noi, sai?” Toni spunta all'improvviso,
facendomi
sobbalzare sulla sedia a rotelle.
“Ciao
Toni! È molto bello!” mi complimento continuando
ad ammirare il
capolavoro.
“L'abbiamo
fatto per Leo una sera, la Lisandri si è
arrabbiata”
“Per
Leo?”
“Sì,
per dargli forza durante il ciclo di chemioterapia, sai, lui
è un
leone e questo murales glielo ricorda anche quando è sul
punto di
crollare!”
“Hai
ragione Toni, non ci avevo pensato”
“Vabbè,
io vado, ci vediamo!” mi saluta lui.
Dopo
un po' sento un tonfo, come se qualcosa cadesse, ma Toni urla che sta
bene, che è tutto okay, e non posso fare a meno di ridere a
causa
del suo buffo accento Napoletano.
Mentre
torno in camera, un pallone da calcio sbuca davanti ai miei occhi.
Medito un attimo: non ho il gesso, ma ho iniziato da poco la
fisioterapia e le gambe potrebbero far male. Ritorno a fissare il
pallone, non posso fare a meno di alzarmi e iniziare a calciarlo, a
palleggiare, a fare stupidi giochetti imparati guardando gli altri.
Il
calcio, un'altra delle mie passioni. Non ho mai potuto frequentare
una scuola di calcio, la mia famiglia sosteneva che una ragazza non
dovesse praticare uno sport prevalentemente maschile.
Mentre
palleggio, come previsto, sento le gambe cedere, tremano, ma continuo
a giocare con il pallone, pochi minuti dopo mi arrendo
definitivamente, ma non mi schianto per terra grazie a due braccia
che mi prendono al volo.
“Tutto
bene?”
Ehilà c:
Terzo capitolo,
un'altra delle mie passioni: calcio.
Tanto amore per questo sport.
Comunque, anche in
questo capitolo non succede nulla di eclatante, la storia fin qua
è abbastanza noiosa, cerco di ravvivarla nei prossimi
capitoli.
Vi auguro un buon
primo maggio pieno di cazzeggio (?) e, per chi domani come me povera sfigata
va a scuola, condoglianze,
per oggi
rilassatevi, non
studiate e mangiate
tanto (?) e come al solito vi chiedo di farmi notare nelle
recensioni se c'è qualcosa che non va,
qualcosa che potrei
migliorare, errori e cose varie.
Passiamo ai
ringraziamenti c':
Allora, prima di
tutti grazie a
chi commenta, sia con recensioni lunghe che brevi (mi
arrivano in privato, rispondo a tutti u.u),
poi grazie a chi ha messo nelle
preferite la fanfiction. Siete in dieci, awawaw, vi voglio
bene e vi mando un panda di cioccolato :3
Grazie a chi ha messo nelle
seguite, chi nelle ricordate e chi legge silenziosamente (vi vedo o.o),
voglio bene anche a voi c:
Ma se recensite ve
ne voglio di più, sapete? :c
Okay dai, vado,
grazie ancora e watanka a tutti!