Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Road_sama    01/05/2014    4 recensioni
DAL 9' CAPITOLO:
-Domani faremo il culo agli sbirri.- disse Eren con una strana luce negli occhi.
-Già.- Stettero in silenzio per lunghi secondi a guardare la città pronta alla vita notturna.
-Eren non provare a morire domani.-
-Non lo farò. Mi riempiresti di botte.- disse sorridendo appena il castano.
-Già.-
-Non provarci nemmeno tu.- aggiunse rivolto all’altro.
-Non lo farò. Devo pestarti prima.- Quello era lo scambio di battute che facevano prima di ogni furto. Nessuno dei due l’avrebbe mai ammesso, ma l’uno era quello che rimaneva di più caro all’altro e dopo aver perso tante persone importanti avevano bisogno di un appiglio. Avevano bisogno di sapere che non sarebbero rimasti soli.
//Riren-Ereri/Criminal!Levi e Eren//
Genere: Azione, Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Rivaille, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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Buona sera gente! Eccomi ritornata con il secondo capitolo "ritorno al passato"!
Ringrazio le persone che seguono la storia (essendo un AU un po' particolare non pensavo piacesse in questo modo eheh).
Ho deciso di alzare il rating in previsione di qualche scontro tra ladro-polizia, non che sia un'amate del sangue, risse e cose così però insomma, in una storia così ci sta xD
In ogni caso, spero che continuerete a seguirlo e a segnalarmi eventuali errori :3 siete molto utili! 
Come al solito non so quando aggiornerò la prossima volta perché si prospettano due settimane infernali a scuola T.T auguratemi buona fortuna T.T
Ah! Ultima cosa, ci saranno dei fatti, sul passato di Levi che sono ancora avvolti nel mistero, ebbene non vi preoccupate è tutto normale! Saranno chiarite in seguito (soprattutto il rapporto Smith-Levi eheh).
Buona Lettura! :D

 



Capitolo 4




-P-Pronto?-
-Leeeevi!-
-Oh, Hanji!- disse con un po’ troppo fiatone il moro.
-Ehi, tutto bene? Stai per caso facendo qualcosa di pervertito? Lo sento il tuo fiatone, eh- azzardò la ragazza con una nota di malizia nella voce.
-A-Ah, divertente. Puoi aspettare solo un secondo?- Levi non aspettò nemmeno che Hanji gli avesse risposto. Poggiò il cellulare nella tasca dei jeans e si voltò. Davanti a lui c’era un agente della polizia, quel tipo non lo aveva mollato un secondo da quando era uscito dal supermercato. Aveva rubato solo un po’ di cibo in scatola, non era nemmeno riuscito a prendere i guanti.
-E’ finita, criminale.- sentenziò l’uomo, molto più vecchio di lui. Era completamente pelato, gli occhi erano incavati in grosse occhiaie scure. Era molto più vecchio di Levi perché aveva fin troppe rughe. L’unica cosa che rendeva un po’ meno inquietante quell’uomo era il suo pizzetto castano scuro all’altezza del mento. Era molto abbronzato, quindi, quello che aveva davanti aveva tutta l’aria di essere uno di quei poliziotti che se ne stanno a far nulla in giro per la città.
Levi sfoggiò uno dei suoi ghigni agghiaccianti: gli occhi si assottigliavano di poco, raggelando la persona a cui erano rivolti, sul posto, mentre le sue labbra si piegavano in maniera quasi innaturale all’insù.
-Fatti sotto, vado di fretta.- l’agente digrignò talmente tanto i denti che il moro riuscì a sentirne il rumore sinistro. Scattò in avanti senza nemmeno pensare ad una vera strategia per incastrare il ladro e cercò di piazzargli un destro. Levi si abbassò di scatto, allungò la gamba destra e gli fece lo sgambetto. Il poliziotto si accasciò a terra e il moro ne approfittò per assestargli due calci all’altezza dello stomaco. Il più vecchio gemette piano, poi si prese la pancia a due mani e si rinchiuse a ricco. Nel giro di una manciata di secondi Levi l’aveva steso. Che incapace.
-Tsk, che rammollito.- Levi superò il vigile e fece per uscire dal vicolo in cui stavano combattendo. Non riuscì nemmeno ad arrivare alla strada principale che la voce dell’altro lo bloccò.
-Fermati, bastardo!- si sentiva chiaramente terrore nella sua voce arroccata. Il più giovane si girò di nuovo e quando notò la pistola che il poliziotto si era deciso a tirare fuori sorrise divertito.
-Mi pareva strano che una testa di cazzo come te non la usasse.-
-Stai attento a quello che dici, posso spararti ora.- questa volta fu l’agente a ghignare.
-Tsk, noioso.- sbuffò il moro –Peccato, vorrei intrattenermi con te, ma ho una tipa al telefono che se faccio aspettare ancora potrebbe vivisezionarmi.-  Levi si portò la mano destra al fianco opposto e incastonata tra la cintura dei pantaloni e la camicia bianca vi trovò una calibro 35. Saltò velocemente di lato. Afferrò al contrario la guancetta dell’arma e premette il grilletto con il mignolo. Colpì esattamente il palmo della mano dell’altro che mollò la pistola di colpo. Il moro concluse il tutto sparandogli un secondo colpo alla coscia destra in modo che non potesse muoversi. L’uomo una seconda volta si ritrovò a terra. Iniziò a ringhiare dal dolore mentre con una mano si teneva la gamba ferita. Una piccola chiazza di sangue scuro si creò sotto al poliziotto. Levi si avvicinò con passo spedito all’agente, si chinò su di lui e prese la sua pistola.
-Non frignare, ti ho beccato di striscio.- disse con disprezzo.
-S-Sei feccia…!- gli sputò addosso l’altro non smettendo di stringersi la gamba. Il moro si girò, questa volta per l’ultima volta, verso la strada principale.
-Addio agente Keith Shadis.-  disse in tono piatto rimettendosi le due pistole alla cintura dei pantaloni.
Levi uscì dal vicolo disperdendosi tra la folla.
 
-Eccomi, che vuoi, Hanji?-
-Ma che stavi facendo?! Mi hai fatto aspettare un sacco, se ti serviva tempo potevo sempre riattaccare!- gli urlò contro la ragazza non veramente arrabbiata.
-Ero impegnato, cazzona. Ora dimmi che vuoi sennò ti riattacco il telefono.- affermò con stizza.
-Calmati! Faccio una festa questo week end e ho intenzione di fare una rimpatriata di classe. Sai come ai vecchi tempi!-
-Tsk, non ho voglia di vedervi. Non mi mancate per niente. Non vengo.- disse Levi percorrendo velocemente le vie affollate di quella città in cui si era fermato solo per uno spuntino.
-Nemmeno se ti dicessi che c’è anche Petra?- azzardò Hanji. Il moro si bloccò per un attimo. Rimase immobile a fissare il cielo di fronte a lui. Appena aveva sentito quel nome il suo respiro quasi gli si era fermato. Aveva veramente voglia di vederla. Come aveva veramente voglia di vedere Erd e Auruo e Gunther. Ma questo non l’avrebbe mai detto a nessuno.  Loro, si, gli mancavano davvero molto. Era da così tanto che non li sentiva e, da così tanto tempo che non passavano del tempo insieme. Era da quando era successa tutto quello che non si parlavano.
Riprese a camminare subito dopo aver stretto un po’ di più la presa sul cellulare.
-A maggior ragione. Non voglio vederli.- Hanji stette per un attimo in silenzio, ma Levi riusciva a sentire che la ragazza stava sorridendo dall’altra parte della cornetta. Era sicuro che stesse sorridendo perché l’aveva beccato. Si, aveva beccato ancora una volta il suo punto debole. Il moro arrivò alla sua Porsche e dopo aver aperto la portiera si sedette sul sedile in pelle scuro.
-Va bene, fai come vuoi. Faccio la festa a casa mia…Sei stato via parecchio, ma sono sicura che casa mia, come il posto in cui sei cresciuto non sia difficile da dimenticare.- la donna sospirò, probabilmente perdendosi nei ricordi della loro adolescenza. Quando ancora Levi e Erwin erano in quel paesino e quando ancora nessuno di loro si sentiva capace di pensare al futuro. Quando loro tre passavano i pomeriggi liberi a fumare le sostanze più improbabili e quello strambo di Mike Zacharias graffitava qualsiasi muro gli capitasse sottomano. 
-In ogni caso la festa comincia alle 19 di sabato e ci saranno anche alcuni miei “alunni” quindi, sarà parecchio movimentata la serata.- ridacchiò. –Ci vediamo presto!-
-Ciao.- Levi riattaccò e si abbandonò sul sedile dell’auto. Si lasciò sfuggire un sospiro molto lungo e sofferente mentre, il suo sguardo vagava tra le persone che camminavano di fianco alla sua macchina. Alla fine era arrivato alla resa dei conti, eh? Ma doveva rivederli prima o poi. E questa era l’occasione giusta per dirgli definitivamente addio.
Mise in moto e calcolò il tempo che gli sarebbe voluto per arrivare a casa di Hanji. Circa una giornata con qualche pausa, sarebbe arrivato lunedì sera. Abbassò la cappotta e accese la radio a tutto volume, poi partì. Destinazione? Il suo passato.
 
Parcheggiò la macchina esattamente davanti a casa di Hanji, si sarebbe divertito davvero molto a svegliarla nel cuore della notte. Ma in fondo lui agiva in buona fede: voleva solo un posto in cui passare la notte e visto che non aveva nessuna intenzione di chiedere alla sua vecchia squadra di ospitarlo, l’unica libera era quella psicopatica disadattata. Ancora non ci voleva entrare lì, però. Quindi optò per farsi un giro nella sua vecchia città. Camminò nel silenzio più assoluto per le stradine illuminate solo dai lampioni. Si guardò intorno distrattamente notando con un po’ di malinconia che erano state costruite molte case rispetto a quelle che c’erano un tempo. La sua attenzione, però, ricadde su una casa più curata del solito. Un’abitazione di quelle che spiccano tra le altre. Dovevano passarsela molto bene. Perché non festeggiare il suo ritorno con una piccola piccola rapina? Scavalcò il cancelletto basso senza troppa fatica e camminò per il vialetto. Salì le scalette con passo svelto e silenzioso, studiò per un attimo la porta, estrasse un cartoncino plastificato dalla tasca e lo fece scorrere tra la porta e lo stipite. La serratura scattò con leggero “click”. Che idioti, non avevano nemmeno chiuso a chiave la porta. Entrò facendo molta attenzione a non far troppo rumore, stava per accendere il cellulare e farsi luce, ma notò con disappunto che la luce di quello che doveva essere il salotto era accesa. Chi diamine se ne stava sveglio alle tre? Si affacciò all’entrata del salotto e fu in quel momento che sentì un lieve russare. Il suo sguardo vagò all’interno della stanza, poi si posò sul divanetto girato che non gli permetteva di distinguere chi ci stesse dormendo. Si avvicinò piano, vinto dalla curiosità e quello che vide lo paralizzò sul posto. Un ragazzo, un giovane ragazzo, dai capelli corti e castani. La pelle candida di chi passa molto tempo in casa, le guance non troppo in carne e le labbra piene. Aveva la mano destra appena sotto alla canottiera color crema che rivelava uno spicchio di pelle dello stomaco. Dio, se era bello quel moccioso.
Rimase per un istante a bearsi di quella bella vista, poi si voltò facendo schioccare la lingua. Poco male, avrebbe derubato anche lui.
Si diresse in cucina con passo veloce, ma allo stesso tempo silenzioso. Afferrò il cellulare nella tasca dei pantaloni e attivò la modalità “pila”. Individuò il lavello e aprì le porticine che si trovavano sotto ad esso cominciando a cercare ciò che gli interessava. Anche se quella casa sembrava molto pulita, non voleva rischiare, quindi si mise a cecare i guanti di gomma. Avrebbe usato i suoi di guanti, ma l’ultimo paio li aveva sprecati per rubare un po’ di soldi in un paesino di contadini. Perché non comprarsene di nuovi? Era quella la sua idea, se solo quel maledetto poliziotto non lo avesse beccato e avesse cominciato a rincorrerlo.
Ormai erano più di dieci minuti che cercava e non aveva trovato nulla e, ancora peggio, la sua pazienza era al limite. Ringhiò contro quella enorme quantità di spugne e detersivi e ricominciò la sua ricerca daccapo. Stava sul serio per abbandonare l’dea di trovarci qualcosa dentro quel mobiletto e fare tutto a mani nude, quando sentì dei passi dietro di lui. Di nuovo era stato scoperto, quel giorno.
Che stesse veramente invecchiando?
Si alzò di scatto notando con poca sorpresa che a scoprirlo sta volta era stato il mocciosetto che stava dormendo sul divano. Prese l’attizzatore che aveva in mano il ragazzo e gliela mise al collo bloccandolo contro di lui. Solo in quel momento si accorse di quanto alto fosse. A malapena riusciva a trattenerlo. Che mocciosetto fastidioso.
 
 
Che delusione, lui che voleva solo un po’ di spiccioli. Uscì dalla casa dall’abitazione di corsa, consapevole che la ragazza “occhi-da-assassina” lo stava seguendo. Era parecchio veloce e quel suo sguardo era molto inquietante.  Meno aveva a che fare con quella, meglio era. Si accorse all’ultimo di una stradina che era molto utilizzata quando era ragazzo, ma che ora sembrava disabitata visto l’erba alta. Svoltò velocemente e facendo attenzione a non farsi sentire si accovacciò dietro un cespuglio. Vide la ragazza fermarsi nel mezzo della strada disorientata. Dopo essersi guardata intorno un paio di volte tornò indietro. Aprì la mano che aveva tenuto stretta a pugno fino a quel momento e cominciò a rigirarsi tra le dita la chiave che era riuscito a sfilare dalla tasca dei pantaloni del ragazzo. Non sapeva nemmeno perché l'aveva presa, solo non riusciva ad uscire da una casa a mani vuote. Si domandava cosa avrebbe potuto aprire una chiave dalla forma così bizzarra. Sbuffò e se la mise in tasca, qualcosa ci avrebbe trovato da fare con quell'aggeggio.
 
Si ritrovò presto a casa di Hanji, controllò che la sua macchina fosse intatta poi, dopo aver aperto il cancelletto (lei lo teneva sempre aperto) percorse il breve vialetto. Di sera guardare il giardino di Hanji metteva i brividi: attaccata ad ogni pianta (se si potevano chiamare piante quei risultati di laboratorio) c’era una targhetta con incomprensibili formule e nomi. La donna aveva, infatti, continuato gli studi dopo il liceo e si era specializzata in biochimica e biologia, ma continuava a seguire per conto suo qualche studio di medicina e chimica organica. Una vera e propria fissata. Chissà se si sarebbe mai sposata. Arrivò al portone e si guardò per un attimo intorno. Era veramente da tanto tempo che non andava lì. Trovò il vaso di orchidee sempre al solito posto accanto al tappetino d’entrata, si chinò e alzò leggermente il contenitore di ceramica. Lì sotto vi trovò una piccola chiave argentata la cui superficie brillava alla luce della luna. La prese e aprendo la porta finalmente entrò. I suoi denti cominciarono a battere violentemente, gli pareva ci fossero molti gradi sottozero. Sembrava di stare dentro un frigorifero gigante. Non fece nemmeno in tempo a chiudere la porta che un “Leviiii” lo assordò. Ricambiò il suo saluto con un’imprecazione che lei accolse con una risata per niente intimidita, ovviamente.
-Sei venuto!- i suoi occhi erano lucidi.
-Hanji? Sei tu?- non se la ricordava così nostalgica.
-No, non sono emozionata per te, sapevo che saresti venuto, è solo che ho appena finito di sezionare il topo che si aggirava per casa mia, sai se li studio bene, prima o poi troverò il loro punto debole e potremmo finalmente debellarli.-
Levi fece una smorfia di disgusto. Ora la riconosceva.
-Ho bisogno di un posto per passare il tempo, posso stare qui?- chiese prendendo dalle mani della ragazza la coperta che gli stava tendendo.
-Va bene! Però devi accontentarti del divano.-
-Pulito?-
-Ovvio!-
-C’era un topo in casa tua e mi dici che è pulito qui?- disse il ragazzo studiando il divanetto rossastro.
-I topi sono dappertutto! In ogni caso ti devi accontentare. Ora se permetti, vado a dormire.- la donna si congedò con un sorrisetto furbo. Quanto le dava fastidio quella donna.
Fece scorrere un dito sulla superficie del divano e notò con sorpresa che non era così sporco come si aspettava. In fondo, però, era davvero tardi, quindi si accontentò di quel posto. Il giorno dopo avrebbe dato una bella ripulita a quella casa che sembrava non aver mai visto la luce.
 
La settimana a casa di Hanji non fu poi così male come si era aspettato. Certo, sistemare quella casa era stata un’impresa molto ardua per non parlare dei residui di cibo sparsi per la cucina, però alla fine Levi c’era riuscito a sistemare quel posto. In più, doveva ammettere seppur con riluttanza che stare in compagnia della sua vecchia amica era stato piacevole. Troppe volte però gli era tornata in mente la sua adolescenza, quindi aveva deciso che quella sarebbe stata l’ultima volta che sarebbe tornato al suo paese d’origine. Doveva riuscire a cambiare pagina. Doveva riuscire a liberarsi anche da quello.
-Hanji! Hanno suonato, vai ad aprire è la tua festa.- urlò acidamente Levi che se ne stava comodamente sdraiato sul divano. Sabato sera era arrivato molto presto e lui aveva la bruttissima sensazione che quella festa sarebbe stata la sua condanna.
-Ho appena finito di fare la doccia, intrattienili tu gli ospiti!- Levi sbuffò sonoramente. Aveva avuto tutto il pomeriggio per prepararsi! Scaraventò sul divano il libro che stava leggendo e facendo attenzione a non urtare i tavolini stracolmi di bevande e stuzzichini andò ad aprire. Quello che vide non appena aveva aperto la porta lo stupì e lo divertì allo stesso tempo. Levi scrutò per lunghi secondi il mocciosetto dai capelli castani,  vederlo così stupito lo divertiva e non poco. In più, alla luce del tramonto colse una cosa che con la poca luce del giorno prima non aveva notato: i suoi stupendi occhi verdi. Avevano un colore indescrivibile, quasi come se fossero stati plasmati unendo il blu intenso dell'Oceano e il verde acceso dei prati primaverili.
-Non pensavo che Hanji vivesse con qualcuno…- disse un ragazzino dai capelli biondi. Spostò lo sguardo sull’altro ragazzo che nemmeno aveva notato fino a quel momento. Sentiva ancora lo sguardo del mocciosetto su di lui.
-Infatti, sono un amico e immagino che voi due siate qui per la festa.-
-S-Si…- balbettò il biondino leggermente intimorito.
-Entrate. Siete i primi.- Levi si spostò di lato di un poco in modo da permettere ai due di entrare. Il biondino entrò velocemente fiondandosi subito sul divano. Il castano fece per entrare, ma Levi lo bloccò per un braccio. Assottigliò gli occhi stringendo la presa sul suo avambraccio.
-Tu non hai visto niente lunedì sera, intesi?- sibilò.
-M-Ma che cazz…?- Levi strinse ancora la presa e vide l’altro strizzare gli occhi.
-Ok!- urlò il più piccolo. Il moro gli lasciò il braccio e si esibì in uno dei suoi ghigni divertiti.
-Divertiti alla festa mocciosetto!- concluse Levi chiudendosi la porta alle spalle.
-Mi chiamo Eren!- disse il ragazzino evidentemente arrabbiato per quel nomignolo. 
Sarebbe stata una festa particolare senza dubbio.
  
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