Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Mirella__    01/05/2014    2 recensioni
Gioia è una ragazza solare, allegra, una ventiseienne che del mondo ha visto un po' e alla quale quel po' è bastato.
Dory è una tipa, qualcuno con cui ci si diverte e Jonathan, il suo ragazzo, la adora, chissà perché poi! Non riesco a capire come possa esistere qualcuno di così folle da beccarsi mille lividi pur di stare con qualcuno. Lei dovrebbe smetterla di farlo finire in tanti guai... prima o poi.
Alice è... beh, lei è Alice, la bellissima e schifosamente ricca ragazza desiderata da tutti e che, al tempo stesso, nessuno vorrebbe. La ragazza che quando passa davanti a una coppia è capace di creare litigi grazie al suo passo sensuale e al suo profumo di rose.
“L'hai guardata! Ti ho visto!” Dice lei.
“Ma no! Certo che no!” Si difende lui.
E io? Io chi sono? Io sono solo la burattinaia che tira i fili di questa storia complicata.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Terzo capitolo

 

Gola

 

“Già, ed è proprio così! Dovevi vedere che razza di felpa aveva indosso! Sembrava un maschiaccio. La prossima volta che deciderò d'affittare una stanza farò in modo di incontrare l'affittuario almeno un paio di volte”.

Gioia si morse le labbra con violenza.

Quella stronzetta di Alice pensava stesse dormendo e non si stava facendo poi tanti problemi a parlare male di lei al telefono ad alta voce.

“E poi dovevi vedere i suoi modi! Rozzi, più adatti ad un contadino, con tutto il rispetto a loro dovuto ovviamente, l'avrei vista bene ad arare i campi!” E dopo questa frase partì la risata argentina insopportabilmente perfetta.

Gioia rotolò di fianco sul materasso e premette il cuscino contro la faccia, poi lanciò uno sguardo alla sveglia che segnavano le dieci e mezza del mattino.

Quella dannata gallina aveva ancora tanto da starnazzare? Dubitava seriamente che quella dall'altro lato del telefono la stesse ascoltando davvero, nessuno poteva avere voglia d'ascoltare tante lamentele di prima mattina, nessuno che fosse umano almeno.

“E poi non ti ho raccontato ancora il clou: arrivata al quinto piano si è accasciata sulle scale ed è rimasta per un paio di minuti distesa sulla valigia, la cosa divertente è che il bagaglio era più grande di lei. Sì, è una tappa e anche un po' cicciottella da quel che si nota dalla felpa. Avevo pensato di prestarle un paio di miei vestiti, ma dubito fortemente le entrerebbero. Spero che almeno quei cinque piani di scale che deve fare ogni giorno la facciano dimagrire, potrei almeno presentarla ai miei genitori senza che sembri abbia una coinquilina raccattata dalla strada.

Gioia sgranò gli occhi.

E no! Adesso stava decisamente esagerando! Si alzò di fretta dal letto, posò una mano sulla maniglia della porta semiaperta e si fermò immediatamente.

Un momento... la sera prima aveva chiuso la porta, ne era sicura.

Alice non la voleva in casa, sicuramente lei voleva sentisse quella conversazione, ma perché?

Un sorriso si allargò sul suo viso. Che la padrona di casa non volesse condividere l'appartamento? Probabilmente voleva cacciarla.

La cosa si faceva interessante.

In silenzio sgattaiolò via dalla propria camera e si intrufolò in bagno; pettinò i lunghi capelli castani e abbassò la maglia quel tanto che bastava a coprire l'inguine e parte del fondo schiena, si alzò le calze a metà polpaccio e si sciacquò il viso, guardandosi poi allo specchio.

Spettinò nuovamente i capelli, dovevano dare l'impressione d'essere stati messi in disordine dal cuscino, e, una volta soddisfatta, uscì ancora una volta silenziosamente, si avvicinò alle spalle di Alice e con voce allegra, anche se assonnata, disse: “Buongiorno, mia coinquilina!”

L'altra sussultò e arrossì lievemente, “non ti credevo sveglia a quest'ora!”

Ma Gioia sorrise allegra e scosse la testa, aprendo il frigo e guardando dentro, premurandosi d'assumere una posizione quanto meno accattivante. “Sono mattiniera! Sai, provengo dalla campagna,” mentì con nonchalance, “e se ieri non fossi tornata tardi, sarei in piedi già dalle sei”. Quindi Gioia si scolò un intero cartone di latte direttamente dall'involucro, sotto lo sguardo disgustato di Alice, e infine si leccò con aria soddisfatta le labbra sporche di bianco.

“Non ne volevi anche tu, vero? In fondo il latte contiene molti grassi e sono sicura che non vorresti che il tuo abito Versace, che indossi già alle dieci e mezzo del mattino, non ti entri più; anche perché dai fianchi già mi sembra tirato, forse un po' troppo, ma magari è solo una mia impressione”. Poi si voltò nuovamente, mordendosi le labbra e dandosi mentalmente della stupida: in quel modo non avrebbe attirato nemmeno un camionista ubriaco.

“Siamo scorbutiche stamani, ci siamo alzate dalla parte sbagliata del letto?”

Gioia reprimette il desiderio d'alzare gli occhi al cielo e sorrise innocentemente. “Non esattamente, ho sentito delle urla e ora ho tanto mal di testa”.

Alice la osservò per qualche istante, forse uno di troppo visto il sorriso malizioso dell'altra, dunque trattenne ferma la sua espressione e scrollò le spalle. “Mi dispiace,” disse semplicemente, prendendo il telefono e iniziando a digitare.

Gioia mise il broncio, odiava essere ignorata, molto.

“Quindi... quanti anni hai?” Buttò lì, giusto come argomento di conversazione, ma lo sguardo divenuto improvvisamente oscuro che la donna gli elargì la fece rabbrividire. “Anche se io direi ventidue...” sussurrò, incrociando le braccia sul petto e sperando d'aver detto un'età minore di quella reale; sospirò di sollievo quando vide il sorriso che sembrava voler affiorare sulle labbra di Alice.

“Ti sbagli,” e presto una nuova risata, stavolta più sincera, risuonò piacevolmente nella stanza. Quel cambiamento repentino fece restare di stucco Gioia, che si limitò a guardare Alice in attesa di spiegazioni, ma, vedendo che le risa erano aumentate e che non accennavano a smettere, chiese: “Perché ridi?”

“Perché è ovvio che sono più grande di te”.

Gioia fece marcia indietro. Più grande? “Davvero?”

Alice guardò Gioia dall'alto in basso, “sì, davvero” poi le si avvicinò, con una scintilla di curiosità nello sguardo.

“Chiunque avrebbe sbraitato a sentir parlare di sé in quel modo, perché tu non lo hai fatto?”

Gioia sgranò gli occhi, il volto tirato in un'espressione sorpresa, presto, però, questa lasciò il posto alla curiosità. “Era un test?”

Alice rise ancora, ma non distolse lo sguardo dal suo. “Più o meno, oppure potrebbe essere una scusa per il mio ignobile commento su di te”.

“Una sequela di insulti, io direi al posto di definirlo commento”.

“Beh... chiunque se ne sarebbe andato indignato. Tu perché sei ancora qui?” Sussurrò curiosa.

“Perché hai aperto la porta della mia camera per lasciarmi sentire, c'era qualcosa di strano”.

Alice annuì tra sé e sé colpita.

A quanto pareva, Gioia era un tipo che preferiva sapere tutto prima d'esprimere un giudizio e ne fu compiaciuta,

“Diciamo che hai superato il test, il primo almeno”.

“Ce ne saranno altri? Perché, sai, mi ha dato già alquanto fastidio il primo”. Mugugnò Gioia contrariata, arricciandosi una ciocca di capelli castana tra le dita. Quella tizia era una folle, una qualità che le faceva guadagnare non pochi punti ai suoi occhi.

“Dipende... magari se cucini bene pondero l'ipotesi di promuoverti direttamente”. Poi sorrise nuovamente e osservò il telefono.

“Devo andare in palestra, spero d'avere buoni motivi al ritorno per farti restare”. Sorrise e le diede le spalle, chinandosi a prendere un borsone che prima era sfuggito alla vista di Gioia.

“Tu vai in palestra così?” Chiese poco convinta, per poi osservare meglio la ragazza fasciata nel suo abitino beige.

Alice annuì e voltò verso di lei la testa per farle un occhiolino. “Non si rinuncia mai all'eleganza, in nessuna occasione”.

Ma Gioia era in disaccordo e disse alle sue spalle: “Ma se si esagera si diventa pacchiani”.

L'altra scrollò le spalle, “sono soltanto punti di vista differenti. A dopo tesoro”, e detto questo girò i tacchi e sparì oltre la soglia, ancheggiando tra l'altro per farsi ammirare in tutta la sua altezza. Peccato che non sapesse che Gioia stesse ammirando tutto, fuorché l'altezza.

Ci rimise un po' a riprendersi, ma quando riuscì a tornare alla realtà, la ragazza si imboccò le maniche.

Quale modo migliore d'arrivare al cuore di una persona se non per mezzo della gola?

 

 

Il fiato corto, spezzato, affaticato.

Alice amava correre, avrebbe preferito farlo in campagna, percorrendo luoghi impervi con terreni accidentati e soprattutto in mezzo al verde, ma vivendo in una città come la sua, dove prima di vedere il verde bisognava assistere allo scorrere interminabile del cemento, si doveva accontentare della stoica visione del muro bianco di fronte a sé, regolando di tanto in tanto la tendenza e velocità del tapirulan.

Spesso doveva sopportare qualche battutina fin troppo spinta per i suoi gusti, raddrizzando le spalle e lasciando quei fastidiosi ragazzini cuocere nel loro brodo, altre volte si avvicinava persino qualche uomo e cercava di intraprendere una conversazione con lei, ma Alice si limitava a liquidarlo con risposte secche, che chiudevano ogni sbocco ad una possibile conversazione.

Ultimamente si era iscritta una giovane coppietta e già tutti attorno a lei mormoravano sulla sua scarsa abilità atletica.

Alice era non solo annoiata da quei discorsi, ma addirittura irritata. Non capiva il motivo di tale agitazione. Era troppo pretendere che ognuno si facesse i fatti propri? Evidentemente sì.

Aumentò ancora la velocità del tapirulan, sentendo che anche quello accanto al suo veniva azionato.

“Ciao”.

Alice si voltò e osservò la ragazza dai capelli rossi che aveva iniziato a correre accanto a lei.

“Ciao,” rispose sorridendo cordialmente, chiedendosi perché diamine non riuscisse ad avere almeno una mezz'ora unicamente per se stessa.

“Scusami se ti disturbo, mi chiamo Dory, piacere”. Le allungò goffamente la mano sinistra, cercando di non cadere e Alice rise tra sé e sé e strinse la mano.

“Alice”.

“Volevo chiederti,” disse quella arrossendo e guardando gli innumerevoli bottoni della macchina, “se puoi aiutarmi con questo aggeggio, il mio ragazzo è altrove a fare pesi e questa roba mi confonde, puoi consigliarmi riguardo la velocità e pendenza?”

 

Per il resto della sua giornata Alice continuò a chiedersi come fosse possibile parlare tanto di sé in un'ora. Cavolo! Quella Dory le aveva raccontato l'intera sua esistenza, partendo dalla nascita e finendo con i preparativi delle imminenti nozze, la cosa più assurda era che anche lei aveva parlato di sé, facendo persino accenno a Xander, il suo ragazzo.

Che mattinata assurda.

Con un sospiro girò le chiavi nella toppa e venne investita da un invitante odore di... cibo non preconfezionato!

Si avvicinò alla cucina con un passo cauto e scostò di poco la porta, sbirciando dentro. Sorrise vedendo Gioia che saltellava da un lato all'altro della cucina: si era organizzata bene, mettendo le sedie per raggiungere gli scaffali più alti.

Rise tra sé e sé e continuò ad osservarla.

Doveva ammettere che era proprio carina. Guardarla mentre gesticolava e mimava passi di danza che, Alice era abbastanza sicura, aveva appena inventato, era divertente, e cantava anche! Dio! Era stonatissima!

Gioia salì su una sedia per prendere qualcosa e a quel punto Alice entrò, ma lei non se ne accorse, troppo presa a dare spettacolo.

“Buongiorno!” E in un attimo, come a rallentatore, Gioia emise un urletto, spaventata dall'improvvisa apparsa di Alice, e perse l'equilibrio.

Fortuna per lei che l'altra avesse previsto già quegli eventi e fosse pronta a prenderla tra le braccia.

“Volevi farmi fuori! Ammettilo!” Disse Gioia, terrorizzata da quel mancato incontro col pavimento e stringendo di più Alice, che rafforzò a sua volta la stretta.

“Mi hai scoperta, maledizione, e io che speravo di farla franca!”

Gioia si limitò a lanciarle uno sguardo truce, mentre l'odore di sudore che Alice emanava le fece storcere il naso. “Va a fare una doccia, il cibo è quasi pronto”.

“Certamente padrona”. Alice fece un inchino, poi andò a lavarsi, lasciando Gioia ai suoi compiti, ma dal bagno le urlò, “e sta attenta a non farti male!”

 

 

“La cena è andata benissimo, Dory smettila di preoccuparti! No, non è una cannibale, non mangia uomini. Cosa significa che ci hai parlato?”

Dall'altro lato della linea, intanto, la rossa faceva segno a Jonathan di tacere, “tesoro, sembrava un'assassina. Quando mi sono avvicinata per parlarle, oggi in palestra, sembrava volesse squartarmi!”

“Ma non lo ha fatto, no?” La rimbeccò Gioia guardandosi le unghie. “Sono sicura di me, Dory. Oggi mi ha preso anche in braccio, per essere il secondo giorno non mi sembra vada poi tanto male”.

Dory si morse le labbra e alzò gli occhi al cielo. “Lo sai che ha il ragazzo, vero?”

“Sì, ma è una questione secondaria. Se le interesso o è bisex, oppure è lesbica. Quindi probabilmente lascerà il suo ragazzo per....”
“Per fare cosa, Gioia?” La interruppe Dory, stendendosi sul letto dove già Jonathan la attendeva. “Devi soltanto sedurla, non sperare di metterti con lei, una notte di follia ci può stare, ma non credo la convincerai ad amarti a vita”.

“Vedremo,” disse Gioia, offesa nell'orgoglio, poi riattaccò, lasciando Dory perplessa.

“Finirà male questa storia, me lo sento”. Jonathan la baciò dolcemente sulla fronte e la strinse a sé.

“Domani toccherà a me parlare con Alice, così vedrò anche io com'è”. Disse con espressione vacua, cinque secondi dopo si ritrovò col gomito di Dory ficcato dolorosamente nello stomaco.

“Non essere gelosa!” Pregò lui, sapendo già che l'indomani avrebbe avuto un grosso livido sul ventre. A quel pensiero sospirò mentalmente, avrebbe messo una maglietta viola per far pendant.

La rossa gli si mise a cavalcioni, ridendo di gusto. “No, non posso essere gelosa, nessuno è in grado di...” ma la frase non trovò una fine, mentre un gioco molto più divertente delle parole mise fine a quel battibecco sul nascere.

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Mirella__