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Autore: Charlotte McGonagall    01/05/2014    2 recensioni
Il Dodicesimo Dottore è in viaggio con Clara e cerca di rifarsi una nuova vita in un nuovo corpo, ma diventa difficile quando il passato riaffiora, insieme a sentimenti che non ha mai davvero accantonato.
Rating arancione per tematiche dolorose e futuri accenni ad atti sessuali (non descritti).
Dottore/River e amicizia tra Clara e il Dottore.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clara Oswin Oswald, Doctor - 12, Jenny, River Song
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NdA: Ecco il nuovo capitolo. Avrei voluto pubblicarlo prima, ma è stato più difficile da scrivere del previsto. Spero che vi piaccia.

River e Clara rimasero in cucina a sparecchiare.
Stettero in silenzio per alcuni minuti, finché River non parlò, dando le spalle a Clara.
"Come l'ha presa, quando me ne sono andata?".
"Cosa?", chiese la ragazza, bloccandosi improvvisamente.
"Lo sospetto da tempo e ora ne sono praticamente certa, anche se non so come né quando" disse River, chiudendo lo sportello della lavastoviglie. Si voltò finalmente a guardare Clara e il suo volto non tradiva alcuna emozione, "Mi succederà qualcosa e voi lo sapete, vero?".
Clara deglutì, cercando di apparire genuinamente sorpresa. Sapeva di non poterle rivelare ciò che aveva visto né farle capire che i suoi sospetti erano fondati. Il Dottore non le avrebbe mai perdonato un passo falso in quel momento. Mentire era l'unica soluzione.
"Io non so di cosa tu stia parlando...", disse, sperando di risultare convincente.
Apparentemente non lo fu abbastanza, perché River le rivolse un sorriso rassicurante e disse: "Non preoccuparti, non devi dire nulla, non posso né desidero conoscere quello che sai o che hai visto del mio futuro. L'ho già capito dal modo in cui mi guardi".
Clara capì che sarebbe stato inutile negare ulteriormente.
"Quale modo?", chiese semplicemente.
"Come se avessi visto un fantasma," rispose la donna. "Buonanotte, Clara," aggiunse e lasciò la stanza, prima che Clara avesse il tempo di reagire. Rabbrividì, pensando al loro primo incontro. Era strano pensare che River avesse già capito quale sarebbe stato il suo destino. Chissà se quel giorno, alla tomba del Dottore, River aveva ricordato quella breve conversazione?
Avrebbe dovuto inseguirla, rassicurarla, giurare che si sbagliava, mentirle? Dubitava che le avrebbe creduto in ogni caso e — anche se lo avesse fatto — Clara non sapeva quale giovamento avrebbe mai potuto arrecarle; sarebbe avvenuto comunque, lei ne aveva già visto le conseguenze.
Non vi era nulla che potesse fare. Se il Dottore non aveva potuto fare nulla per salvarla, cosa avrebbe mai potuto fare lei? Avrebbe potuto fare qualcosa, forse, in una di quelle vite che ricordava a stento, ma così non era stato.

*

Il Dottore ringraziò mentalmente il TARDIS per avere ripristinato la stanza che aveva diviso con River, esattamente com'era prima che la portasse a Darillium e decidesse di cancellarla. Be', lui aveva chiesto al TARDIS di cancellarla, ma a quanto pare la nave l'aveva solo nascosta, probabilmente sapendo che ne avrebbe avuto bisogno. Sarebbe stato davvero imbarazzante giustificare davanti a sua moglie la mancanza della stanza matrimoniale.
Appena vi entrò, fu sommerso dai ricordi e da un'ondata di dolore che quasi lo fece vacillare.
Erano secoli che non vi entrava, eppure era tutto ancora dolorosamente familiare: il letto matrimoniale con il suo cuscino eccessivamente morbido e quello troppo duro di lei, la pila di libri sul comodino di River, il cestino della carta nel quale aveva vomitato quando aveva contratto il chen 3, un cravattino abbandonato sul cassettone, un paio di scarpe col tacco vicino all'armadio...

Improvvisamente sentì River abbracciarlo da dietro, le mani che gli accarezzano il petto. Cercò di sembrare rilassato, nonostante il nodo alla gola e i cuori che sembravano volergli affondare nello stomaco.
Si voltò e River gli gettò le braccia al collo, guardandolo negli occhi.
Era così bella, persino più di quanto ricordasse.
Rivederla era stata una delle esperienze più dolorose e gratificanti da quando si era rigenerato. Lei gli aveva riportato Jenny, aveva trovato la sua bambina, e questa era solo l'ultima delle molte cose che aveva fatto per lui.
La cinse con un braccio e le mise una mano trai capelli.
"Grazie, River," le sussurrò.
"Oh, stai zitto," disse lei, attirandolo a sé e baciandolo.

Non tutte le relazioni tra signori del tempo sopravvivevano ad una rigenerazione. Solo le coppie più solide riuscivano davvero ad amarsi nonostante il nuovo corpo e, anche in quel caso, avvenivano sempre dei cambiamenti nella relazione. Credi di amare qualcuno e — da un giorno all'altro — non sopporti più la sua voce, odi il suo modo di baciare, ti accorgi che non è più lo stesso di cui ti eri innamorato.
River, invece, era speciale. Lei aveva incontrato tre rigenerazioni del Dottore e lo aveva sempre guardato con lo stesso amore e lo stesso trasporto negli occhi, indipendentemente dal suo corpo. River sembrava capace di vedere sempre quella parte di lui che sopravviveva alle rigenerazioni.
Allo stesso modo, il Dottore si era accorto di non avere smesso di amarla nemmeno minimamente, di non avere mai cessato di desiderarla con la stessa bruciante sofferenza del suo vecchio corpo. Sapeva già che sarebbe rimasta nei suoi cuori, che l'avrebbe ricordata in eterno, come faceva con tutti quelli che aveva amato, ma quella notte capì che l'avrebbe sempre amata allo stesso modo, disperatamente, fino a farsi male, e che, in un certo senso, l'aveva sempre amata, persino quando ne era terrorizzato. Persino quella prima volta aveva sentito il suo amore, aveva percepito ciò che sarebbe stato tra loro; di quello, non di lei, aveva avuto paura.
E quella notte, mentre i baci e le carezze scrivevano un nuovo atto della loro tragedia, sentì che, se anche l'avesse incontrata prima del Decimo, avrebbe finito per amarla con la medesima passione e la medesima tenerezza in ogni sua rigenerazione, che erano nati per appartenersi, a dispetto dello spazio e del tempo.
Tutto era così perfetto, così naturale, così inaspettato.
Quando aveva portato River a Darillium, credeva che quella sarebbe stata l'ultima notte in cui avrebbero fatto l'amore e, per lei, lo era stata davvero.
Gli era sembrato che tutto procedesse a rallentatore, eppure, allo stesso tempo, che la serata stesse finendo troppo rapidamente. Era stato intenso e meraviglioso e poi lui aveva pianto tra le braccia di River. Lei lo aveva consolato, senza poter immaginare — o così lui credeva — l'entità del suo dolore. L'aveva stretta a sé con forza disperata, assorbendo il suo calore, ascoltando il battito dei suo cuori, passandole le mani trai capelli, accarezzando il corpo nudo di sua moglie, sentendola scivolare via ad ogni gesto, sapendo che il ricordo di quella pelle morbida, di quei ricci che gli si avvolgevano alle dita, lo avrebbe perseguitato per sempre.
Invece, non era stata l'ultima volta.
Quella notte il Dodicesimo non pianse, ma la strinse allo stesso modo, con il dolore e il trasporto di quell'addio già vissuto e che era costretto a ripetere.
A Trenzalore le aveva detto di andare, ma ora voleva solo che restasse, a qualsiasi costo, anche come fantasma, anche come allucinazione, pur di rivederla.
Forse era per questo che, per molto tempo, a Christmas, aveva creduto e voluto che Tasha Lem fosse in realtà River Song, anche se non riusciva ad immaginare come questo fosse possibile. Era così simile a River, nel modo in cui gli parlava, nella profonda conoscenza che aveva di lui, nella sua affinità con il TARDIS. Tuttavia, lei non gli disse mai la verità e lui non la chiese. Non sapere e sperare che fosse lei, che la sua River fosse ancora con lui, che avesse trovato un modo per stargli accanto e cambiare il futuro era un'alternativa migliore della verità. Non voleva scoprire di essersi illuso invano, né voleva pensare di avere riavuto la sua amata e di aver lasciato che i Dalek la uccidessero.
Sono morta in questa stanza gridando il tuo nome.
Se fosse stata River, avrebbe significato fallire nuovamente.
L'ignoranza restava l'unica consolazione di un vecchio pazzo e innamorato.

*

Le luci della stanza erano basse e River aveva posato la testa sul petto del Dottore, mentre lui le accarezzava i capelli.
"River," le chiese, "hai già incontrato questo corpo, non è vero?".
"Spoiler," mormorò pigramente lei, stringendosi più saldamente al Dottore. "O in questa rigenerazione hai dimenticato le tue stesse regole?".
"Andiamo, è evidente che non è la prima volta che mi vedi," protestò lui.
"Oh, davvero?", ribatté, con una risatina, alzando lo sguardo su di lui. "Sentiamo le tue brillanti deduzioni, Sherlock".
"Dunque, innanzitutto, non hai fatto nessun commento imbarazzante sul mio aspetto... e non ridere, River Song, so che l'avresti fatto; inoltre, a cena, mi hai versato un bicchiere di vino, sapendo che mi sarebbe piaciuto, mentre nella mia precedente rigenerazione lo detestavo, e prima avevi detto 'dimenticavo che in questa rigenerazione...', devo continuare?".
River sorrise. "Non essere spavaldo, Dottore, se avessi davvero voluto nascondertelo non avresti sospettato nulla. Posso anche dirti che ho già incontrato questo corpo altre due volte".
"Non dubito che avresti potuto nasconderlo perfettamente, ma intanto hai di nuovo quella faccia," disse lui.
Il sorriso di River si allargò fino a mutare in una lieve risata mentre il ricordo di un Dottore molto più giovane le attraversava la mente.
"Non ho idea di cosa tu intenda, dolcezza," ribatté lei, alzando le sopracciglia e increspando le labbra.
"Oh, e invece sì, professoressa Song," le sussurrò, piegando la testa per baciarle la fronte e i capelli.

*

"Coraggio, andate a vestirvi, vi porto tutte al ballo di Liz X," esclamò il Dottore. "Io, intanto, porto il TARDIS nelle vicinanze".
"Dolcezza, è fuori discussione che io ti lasci guidare! Non possiamo rischiare di materializzarci nel bel mezzo del palazzo," protestò, River, colpendo la mano del Dottore prima che lui potesse toccare i comandi. "Mettere in allarme tutte le guardie della regina non è il modo migliore per presentarsi ad una festa, soprattutto quando si svolge nell'epoca nella quale vivo e lavoro".
"Non credevo ti importassero le apparenze," la schernì lui. "La carriera accademica ti ha per caso resa noiosa? O stai soltanto invecchiando?".
River gli assestò un colpo sulla nuca prima che lui potesse sottrarsi.
"Scusalo," disse Clara, in tono ironico, "trova sempre difficile immaginare che le persone normali abbiano una vita e un lavoro fuori dal TARDIS. Sono terrorizzata che un giorno la sua cabina appaia in classe nel mezzo di una lezione".
"Con me lo ha quasi fatto, una volta," disse River, lanciando un'occhiataccia al Dottore. "Pochi metri e l'avrebbe fatta materializzare nel mezzo dell'aula!".
"Ma non sono atterrato nell'aula," puntualizzò il Dottore, "ma nel corridoio, appunto perché non ho percorso quei pochi metri!".
"Questo non cambia il fatto che tu sia apparso appena fuori dalla porta! Gli studenti hanno sentito il rumore e chiunque avrebbe potuto passare nel corridoio e vederti! Dovresti essere morto per il Silenzio e inesistente per il resto dell'universo, non apparire nel mezzo dell'università nella quale insegno e farmi rischiare nuovamente la prigione!".
Il Dottore sbuffò e questa volta fu Clara a colpirlo sulla spalla.
"Ti conosce da un giorno e hai già avuto una pessima influenza su di lei," sbottò il Dottore, rivolto a River.
"Devo colpirlo anch'io?", chiese Jenny, con una risatina.
"No," disse il Dottore.
"Sì," dissero Clara e River contemporaneamente.
Il Dottore alzò le mani. "Ok, mi arrendo, River, guiderai tu, ma non diseducare mia figlia! Ora, per l'amor del cielo, uscite da questa stanza e vestitevi! E non impiegate ore, vi prego".
"Ehm, esattamente cosa si indossa alla corte inglese del cinquantaduesimo secolo?", chiese Clara.
"Non dovete vestirvi di rosso, quello è il colore della famiglia reale," spiegò il Dottore, "per il resto basta che l'abito sia elegante e abbastanza lungo. River, sei tu la più esperta di moda del cinquantaduesimo secolo".
"Ci penso io, dolcezza," lo rassicurò lei. "E tu non ti cambi?".
Il Dottore fissò la giacca grigia con la fodera blu TARDIS e la camicia bianca che indossava. "Cosa c'è che non va?".
River alzò un sopracciglio. "Dolcezza, non fraintendermi, sei molto affascinante, ma in queste occasioni si porta lo smocking".
Clara annuì.
"Insomma," disse lui, esasperato, "quando portavo il cravattino tutti vi prendevate gioco di me, adesso che ho smesso di portarlo volete che lo metta?".
"Fai come vuoi," sospirò River, "almeno Liz ti riconoscerà subito, basterà cercare la persona con l'abito più inappropriato".

*

"River," esordì Clara, mentre si guardava allo specchio, sistemandosi la gonna dell'abito blu, "quello che mi hai detto ieri sera...".
"Non ora, Clara," la zittì lei, mentre si passava la matita sugli occhi, accennando a Jenny che si stava avvicinando.
"Come sto?", chiese la ragazza, girando su se stessa, sfoggiando un lungo abito azzurro.
"Stai benissimo, Jenny," disse River. "Tuo padre non crederà ai suoi occhi".
"Con quel colore assomigli alla principessa Elsa di Frozen!", esclamò Clara, con un sorriso.
"Chi?", chiese Jenny.
"È la protagonista di un film," precisò River. "Era un complimento".
"Grazie," disse Jenny.
"Andiamo," le incitò River, "o il Dottore potrebbe decidere di partire senza di me".

*

Il Dottore mostrò l'invito e si fece annunciare come Dottor Smith — accorgimento imposto da River — tuttavia, quando si inchinarono davanti alla regina, Liz mostrò di averlo riconosciuto.
"Dottore, quanto tempo," disse. "Sei cambiato molto dall'ultima volta. Invece," aggiunse, guardando River, "la tua amica non è cambiata per niente da quando l'ho trovata a rubare nella Collezione Reale".
"Chiedo nuovamente perdono, Maestà," disse River, abbassando gli occhi, "era una situazione di emergenza e non avevo alternative".
"Lo so," rispose lei. "Se non avessi capito che era la verità, lei non sarebbe uscita viva dall'edificio. Ora, alzatevi, e — Dottore — non mi presenti le tue amiche?".
"Naturalmente, Liz," disse lui, scattando in piedi. "Dunque, ovviamente hai già conosciuto River, mia moglie. Loro sono mia figlia Jenny e Clara, la mia compagna di viaggio".
"Una moglie e una figlia? Hai finalmente deciso di sistemarti?", domandò lei.
"Sembra che io non sia l'unico, Liz," ribatté lui, accennando al ragazzo in piedi accanto alla regina.
Lei sorrise. "Già, vi presento mio figlio, il principe James".
Il giovane James era un giovane affascinante, con la pelle scura della madre, ma due splendidi occhi azzurri. Indossava un completo rosso e oro che si intonava a quello della regina e aveva diverse decorazioni appuntate al petto.
"Mia madre mi ha raccontato storie straordinarie su di lei," disse al Dottore. "È un onore per me incontrarla, finalmente".
Clara fu certa di aver visto il Dottore gonfiare il petto, mentre si aggiustava la giacca e sollevava la testa con aria soddisfatta.
Il solito pavone — pensò River, lanciandogli un'occhiata storta.
"Sono certa che anche lui è onorato di conoscerla," disse Jenny al principe e il Dottore notò che il modo nel quale fissava gli occhi azzurri del giovane James era un po' troppo entusiasta per i suoi gusti.
Il ragazzo le sorrise e le sopracciglia del Dottore si contrassero pericolosamente.
River gli prese la mano e accennò un inchino, prima di trascinare lontano il Dottore. "Grazie per la vostra ospitalità," disse, e il gruppo la seguì nella sala da ballo.

La sala era magnifica e i tavoli del buffet erano colmi di vivande. Gli invitati umani e alieni già raccolti nella stanza — con capelli, pelle e abiti dei colori più disparati — creavano un gradevole contrasto cromatico.
Clara fu incuriosita dalla scala che si trovava dall'altro lato dell'entrata. Il primo tratto era ampio e, in seguito, si biforcava in due rampe più piccole che sembravano terminare improvvisamente nel vuoto.
"Dottore, a che serve quella scala?", chiese.
"Porta alla pista da ballo," spiegò lui.
"Ma... aspetta... la pista da ballo è sospesa in aria? Ed è invisibile?".
"Tecnicamente non è nemmeno una vera pista," spiegò River, "perché non c'è un vero pavimento, ma si tratta di un campo di forza orizzontale che ti impedisce di cadere".
"Si balla sospesi nel vuoto?!", esclamò Clara.
"Esatto," confermò il Dottore.
"Non preoccuparti, ci si abitua," la rassicurò River.
Clara non era certa che avrebbe potuto mettere piede su un campo di forza, ma fortunatamente era altamente probabile che non avrebbe nemmeno avuto un cavaliere, il che non le dispiaceva più molto. Certo, il Dottore avrebbe potuto avvertirla che-
Ma dov'era finito il Dottore? Clara si voltò per carcarlo.
"Mio marito, da uomo molto maturo," disse River, rispondendo alla domanda implicita di Clara, "è scappato al buffet dei dolci. Quell'uomo non cambia mai".

La prima mezz'ora della serata procedette senza particolari eventi. Assaggiarono il cibo del buffet e River e il Dottore incontrarono diverse persone che avevano incontrato nel corso delle loro avventure. Erano intenti a parlare con un collega di River quando le danze vennero aperte dal principe James e da una giovane siluriana.
Il Dottore prese la mano di Jenny.
"River," disse, "mi scuserai se il primo ballo lo faccio con Jenny?".
"Naturalmente," rispose lei con un sorriso.
River e Clara li seguirono con lo sguardo e li videro volteggiare sopra di loro, il Dottore che guidava Jenny, illustrandole i passi. Lei continuava a ridere e aveva le guance arrossate per l'eccitazione.
"È incredibile," disse Clara, "se non conoscessi la storia di Jenny, penserei che sia una ragazza normale, con una vita normale".
"È questo l'effetto che fa il Dottore," commentò River, senza distogliere gli occhi dalla coppia. "Non importa chi tu sia, cosa tu abbia passato, quanta oscurità tu abbia dentro, se c'è del buono in te, lui lo troverà e ti farà vedere quello che puoi diventare. Non puoi incontrare quell'uomo senza che ti cambi la vita, senza esserne ispirata, senza desiderare di essere come lui, anche solo in minima parte. Non ho mai incontrato nessun altro come lui".
"Già," convenne Clara, con una nota di tristezza nella voce. "Nemmeno io".
Entrambe sapevano la verità che non avevano osato tradurre in parole: era impossibile incontrare il Dottore senza innamorarsene.
Clara aveva amato in silenzio l'Undicesimo, pur sapendo che lui non la ricambiava, e — anche se dopo la rigenerazione i suoi sentimenti verso il Dottore si erano fatti più incerti e platonici — era suo malgrado gelosa di River Song, del modo nel quale poteva parlare al Dottore, del modo nel quale lui la guardava, e il fatto che quella donna le piacesse davvero non faceva che complicare la situazione.
Naturalmente non invidiava ciò che River aveva passato per guadagnare i cuori del Dottore, ma era dolorosamente consapevole che avrebbe potuto vivere altre mille vite e morire per lui altre mille volte, ma non avrebbe mai potuto competere con lei.

Alla canzone successiva, il Dottore ballò con River e Clara fu invitata da uno dei conoscenti di River, un professore di matematica che lavorava all'Università. Era gentile, anche se un po' timido, ma entrambi erano decisamente a disagio sospesi nel vuoto, così decisero di non ripetere l'esperienza. Il vero evento fu che Jenny venne invitata dal principe James per almeno quattro balli di seguito.
"Dolcezza, rilassati! Rimettiti gli occhi nelle orbite e smetti di farti venire il torcicollo," sbottò River, dopo che il Dottore si era voltato per l'ennesima volta a cercare sua figlia e il suo cavaliere tra la folla. "Stanno solo ballando".
"Ma hai visto come lo guarda? Hai visto come lui guarda lei?!", bisbigliò il Dottore.
River rise. "Dolcezza, sono giovani, lei è bella e simpatica e lui è incredibilmente affascinante, è assolutamente normale che si guardino in quel modo," disse. "E lui sembra anche estremamente educato: almeno tiene le mani a posto mentre balla, che è molto più di quello che si possa dire della tua precedente rigenerazione," aggiunse, con un sorriso malizioso.
Lui sbuffò quasi impercettibilmente, lanciò un'ultima occhiata alla coppia e tornò a concentrare la propria attenzione su sua moglie.
River indossava un lungo abito viola ed era così bella e così viva che il Dottore si chiese come avesse potuto vivere senza di lei per tutto quel tempo.
Avrebbe voluto fissare quell'istante come nei quadri dei Signori del Tempo, affinché lei restasse sempre come era in quel momento — serena, col volto disteso e gli occhi accesi — e non dovesse lasciare mai più le sue braccia e andare incontro ad un destino ingiusto.

*

La musica dell'ennesimo ballo si interruppe. Il Dottore estrasse un fazzoletto dalla tasca della giacca e si asciugò il sudore dalla fronte e si strofinò gli occhi.
"È tutto a posto, dolcezza?", chiese River, osservando con aria preoccupata.
"Certo," rispose lui, "ho solo bisogno di un bicchiere d'acqua, tu non stai morendo di sete?".
"In effetti bere qualcosa non è una cattiva idea," disse lei.
Scesero le scale e andarono al tavolo del tavolo dei rinfreschi dove un androide serviva da bere agli ospiti.
Poco distante, il principe James stava raggiungendo Jenny portando due bicchieri, ma il Dottore sembrò non notarlo.
River bevve il suo drink e il Dottore iniziò a sorseggiare la sua acqua.
"Hai assaggiato i dolcetti con la marmellata di mirtilli?", le chiese il Dottore, guardando distrattamente attorno a sé.
"No," rispose River.
"Nemmeno Jenny?", chiese ancora.
"No, non mi pare," rispose River.
"Bene," commentò il Dottore, "perché non era marmellata di mirtilli... Cioè, era marmellata, ma non di mirtilli. Erano frutti molto simili, anche se di solito non si trovano in questa galassia, gli umani li chiamano occhi della foresta, anche se la traduzione letterale del loro nome sarebbe occhi del sentiero... Probabilmente erano l'omaggio di qualche invitato. Niente di cui preoccuparsi eccessivamente, sono perfettamente innocui per gli umani, ma... tossici per i Signori del Tempo".
River lo scrutò con sospetto.
"No, Dottore, ti prego dimmi che non hai...", esordì. Lui abbassò lo sguardo con aria colpevole. Lo prese per le spalle e lo fece voltare verso di sé. Aveva il volto sudato e le pupille dilatate e la mano che reggeva il bicchiere stava tremando lievemente. River sospirò. "Ma certo che sì," sbottò, esasperata. "Avrei dovuto aspettarmelo. Dottore, perché, le rare volte in cui non ci sono guai in vista, tu li crei?".

NdA: Ok, spero che il capitolo vi sia piaciuto. Se volete lasciarmi dei commenti ne sarò felice.
Dunque, vieniamo alle solite precisazioni random:
- il chen 3 è una malattia dei Signori del Tempo che ho inventato io. Dovrebbe essere imparentata col chen 7 (la malattia citata nella 6x09 - la ragazza che ha aspettato), ma molto meno letale. Forse un giorno ne parlerò in una OS;
- nel caso non lo sapeste, molti fan, dopo lo speciale di Natale, hanno elaborato teorie secondo le quali Tasha Lem potrebbe essere in realtà River. Se la cosa vi lascia perplessi, googlate e leggete. La mia posizione riguardo queste teorie è simile a quella di Twelve: non so se sperare che siano giuste o sbagliate;
- nel caso non aveste capito, "quella faccia" e il relativo dialogo si rifanno ad una scena della 6x01 (L'astronauta impossibile): "Dottoressa Song, ha di nuovo quella faccia". "Quale faccia?". "Quella 'è sexy quando è geniale'". Ecc...
- ovviamente il principe James è un mio OC. Chissà come finirà tra lui e Jenny... Ah, piccola curiosità, mentre scrivevo lo immaginavo col le fattezze di Jesse Williams, aka quel fighetto del Dottor Avery di Grey's Anatomy;
- gli occhi della foresta (o del sentiero) sono una mia invenzione.
Nel prossimo capitolo vedremo cosa ne sarà del povero Dottore, perché una serata tranquilla era decisamente troppo per lui! XD
Alla prossima!

   
 
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