The Prince or…
The Princess?
-IXX atto-
Era
il caso di fare un poco di chiarezza su quella faccenda assurda. Si
trovava
davanti la porta di casa sua e gli sarebbe bastato suonare, la madre
avrebbe
aperto la porta e trascinato fino al tavolo della cucina,
già pieno di roba.
Magari gli avrebbe chiesto se era andato a parlare con una certa Barry
e… oh si
che c’era andato, eccome! Bastava che dicesse tutto al padre,
ovvero che Harry
aveva portato in casa un estraneo alias mago alias frocio e il gioco
era fatto.
Si
massaggiò il collo. Non poteva ancora pensare che il cugino
lo aveva
strangolato… quel biondino doveva avere qualche potere
speciale, se non in
generale, quantomeno su Harry.
Suonò
il campanello e, come previsto, la madre fece tutto ciò che
faceva ogni volta
che tornava, solo che stavolta, assieme a lui al tavolo, vi
trovò anche il
padre, che però beveva del tè caldo da una grande
tazza di coccio marrone
chiara.
-Papà?-
-Oh-
disse l’uomo poggiando la tazza e asciugandosi i baffi con un
tovagliolo di
carta –Ciao Dud-
-Che…
che ci fai tu qui?-
Voleva
si parlarci ma quella sera, non in quel preciso istante! –Non
eri a lavoro?-
-No
Dud, oggi no, è giorno di festa. Prima ero solo uscito per
andare a trovare i
Motter infondo alla strada, e anche per consegnare loro il giornale che
per
errore il postino aveva messo da noi-
Era
una bugia bella e buona quella. Il postino sbagliava, si, ma di
poco… come era
possibile che si sbagliasse tra Dursley e Motter? Poi, a quel che si
ricordava,
quella ragazza non l’aveva neanche mai vista…
-Ah-
Decise
di tagliare corto quel discorso e di sedersi al tavolo.
-Allora
patatino mio, sei andato a parlare con Barry Motter?-
-Chi?-
domandò spaesato mentre masticava una fetta di torta.
-Non
si parla con la bocca piena- puntualizzò il padre.
Dud
ingoiò il boccone e richiese –Chi?- Vernon sorrise.
-Come
chi tesoro?- ridacchiò Petunia –Barry Motter, la
ragazza della quale ti sei
invaghito!-
Il
ragazzo si strozzò con il secondo boccone, che gli
andò di traverso.
C’erano
un paio di cose che non quadravano, e queste cose erano ragazza e
invaghito.
Decisamente la madre aveva passato troppo tempo vicino ai suoi amati
detersivi
e disinfettanti… Dud fu tentato di chiedere alla madre se
stava bene oppure se
si faceva di una qualche strana sostanza, magari che da euforia,
allegria… una
certa polverina bianca… ma era certo che magari a lei
bastavano i detersivi.
Considerando che ce ne erano anche in polvere… Poi
collegò, con un enorme
sforzo, il discorso e capì quasi perché i
genitori avevano confuso le due
persone. Da quando aveva detto loro che si sentiva strano i due erano
partiti a
proiettile di baionetta che lui si fosse preso una cotta pazzesca per
questa
Motter.
Se
volevano sapere se aveva visto codesta fanciulla, ebbene…
-Si-
-Uhh-
tubò la donna, battendo le mani –E dove?-
Della
serie “no, non ho una vita mia e degli hobby… solo
quello di impicciarmi delle
cotte di mio figlio, tacendomi filmini mentali pazzesci”.
-Al
parco qui vicino- rigirò la forchetta nel dolce, spargendo
un sul piatto un po’
di crema pasticcera.
-E
allora perché sei così triste tesoro?-
Se
avesse avuto senso dell’umorismo o semplice e sofisticato
sarcasmo avrebbe
alzato un sopracciglio in un’espressione di ovvia risposta,
ma sappiamo che
Dud, così come Harry non pecca d’ingegno, non
viene elogiato per il suo talento
da cabaret.
-Era
già in compagnia- aggiunse con tono stizzito, come a voler
dimostrare che non
gliene importava nulla ma che, infondo gli rodeva parecchio.
Vernon
e Petunia si guardarono per un istante.
-E…
di chi, tesoro?- chiese titubante la madre, mentre il padre aveva
posato la
tazza che si era bloccata a mezz’aria alle parole del figlio.
Dopo la domanda
si sentì solo il tic del coccio sul legno del tavolo.
-Di
una ragazza alta, bionda, con occhi grigi che a quanto pare ha preso la
pazzia
e la schizofrenia dei genitori-
-Per
caso, Dud, il padre della ragazza aveva lunghi capelli biondi? E
vestiva di
nero?-
-Si,
perché?- e mò come diavolo faceva il padre a
conoscere quella famiglia di
strampalati? Lui non amava il normale? Il tranquillo, conosciuto e
quieto
normale? Ma qualcosa gli diceva che le disgrazie non erano finte,
infatti, non
sa perché, si mise a contare mentalmente, alla rovescia da
dieci e quando
arrivò a uno…
-Ma
non è quel signore ricco che ha la moglie che organizza
sempre feste, ma un
poco svalvolata?-
-Credo
proprio di si mia cara-
-Ma
certo- battè le mani la donna –Sono i Marfoy-
-E
lui è il dirigente delle fila di una delle più
grandi banche del Regno Unito,
credo la seconda, se proprio la si deve classificare- e mentre pensava,
Vernon
trangugiò un biscotto alle noci.
Oh,
no… pensò Dud, mentre dimenticava il piatto
traboccante di dolce e prendeva in
una mano paffutella la testa e si lasciava del tutto sul tavolo,
fissando un
punto indefinito dinnanzi a se. Magari avrebbe anche preferito il
vuoto,
l’oblio, a quel brutto orologio a cucù di legno
vecchio e mangiato dalle
termiti… Ebbe la malsana idea di buttare un occhio ai suoi
genitori, che
cinguettavano di una certa Duchessa Marfoy. Roteò gli occhi
al soffitto, poi di
nuovo all’orologio. Sua madre aveva un pessimo
gusto… Si. Decisamente. Meglio
l’oblio…
*
In
quello stesso momento, al piano superiore di quella casetta,
v’era una seria
lotta! Si, perché il principino in versione furetto si
lamentava che il suo
pelo non era abbastanza lucido, morbido e così
via… cose molto stressanti per
Harry, che già aveva pensato di buttarlo dentro la tazza e
tirare le
sciacquone, ma purtroppo, causa l’intesa telepatica tra i
due, dovuta solo al
semplice fatto che si amavano immensamente, Draco se ne era accorto e
lo aveva
smozzicato ad un dito, facendo uscire qualche goccia di sangue, che
subito,
pentito, leccò via con la sua piccola e rosa linguetta.
Harry aveva sorriso e
mentre prendeva il sapone, sentì uno strano senso di
agitazione avvolgerlo, ma
più che agitazione quella sensazione, la sua poteva ben
classificare anche come
paura.
Sentiva
che quella paura però non gli apparteneva e, quando
girò la testa verso Draco
vide dai quei piccoli diamanti chiari come offuscati da un velo che lo
separava
da lui. Come se Draco non fosse più nel presente, ma nel
passato, di qualche
tempo prima, quando non dormiva per paura che nel sonno qualcuno
entrasse nelle
sue stanze e gli potesse strappare via Harry dalle braccia non
abbastanza forti
da riuscire a trattenerlo con se. Aveva passato molto tempo ad
osservare Harry
che dormiva tranquillo vicino a lui, ogni tanto però quel
sonno era interrotto
da incubi che sa sempre lo perseguitavano. Quelle ombre che…
che… non potrà mai
dimenticare quella volta che, dalla disperazione, Harry si era chiuso
in una
stanza, piangendo a dirotto, pareva che Mirtilla di fosse di nuovo
divertita e
avesse aperto tutti i rubinetti del bagno delle ragazze al terzo piano,
si
capiva che era un pianto di dolore puro. Era stanco, Harry era stanco
di
vivere, solo questo; e ne aveva tutto il diritto, non aveva chiesto lui
tutto
quello, non aveva chiesto lui di nascere dopotutto… ma il
destino è bastardo,
così come tanta gente che popola il mondo, che pur di
apparire diversa dagli
altri e interessante, si comporta da egoista. Harry, mentre si
spogliava della
divisa scolastica, buttava gli indumenti per terra con rabbia, come
nella
speranza che, mettendoci abbastanza forza, essi si sarebbero rotti,
perché quel
semplice gesto stava a significare che non era così debole
che, con solo il suo
volere, poteva fare tutto, anche solo rompere una cravatta rossoro
buttandola
per terra, si era buttato dentro l’armadio per cercare di
soffocare le lacrime,
poi vi si era appoggiato, aveva sbattuto le ante scure cercando di
romperne
almeno una, ma nulla, si era lasciato trascinare a terra dal senso di
sconfitta
e l’armadio, lui gli portò dell’acqua e
il moro gliela buttò addosso per poi
tirare indietro la testa e sbatterla ripetutamente addosso al legno
scuro
dell’armadio.
Tremava
come solo chi odiava aver paura poteva tremare e…
“Perché
sono nato… voglio morire… perché non
muoio?...
voglio morire…”
Se
si sarebbe trattata di una situazione ironica, gli avrebbe detto
sarcastico che
così sembrava una vecchia in menopausa e con le caldane
tutto l’anno, ma non
era per nulla una situazione ironica, anche se nella morte ce ne
è molta, di
comicità.
Da
quel momento si era reso conto che certe cose non sarebbero mai
cambiate, da
una parte per fortuna, dall’altra per sfortuna,
perché… Voldemort poteva anche
morire, e così loro avrebbero vinto, ma quel senso di vuoto
dentro di te non se
ne sarebbe andato con così tanta facilità e
viscidume con la quale si ha ucciso
il suo artefice. Chi ha detto che ognuno di noi è artefice
del suo destino non
si è mai trovato dinnanzi alla storia di Potter, non
l’ha mai vissuta sulla
propria pelle, non è mai stato Harry Potter! La vita con
quella persona sarà
stata magnanima ma, evidentemente, qualcuno odiava Harry, o i suoi
genitori,
tanto da scagliargli contro una maledizione molto simile a quella che
aleggiava
intorno alla cattedra di Difesa Contro le Arti Oscure ad Hogwarts.
-Ehi,
Draco…-
Harry
chiamò il biondo, ma, come aveva immaginato era perso in
chissà che pensieri.
Anche se, dal suo stato d’animo, che si trasmetteva, grazie
all’incantesimo,
direttamente a se, poteva capire che Draco stava lottando di nuovo col
il
passato, ma non il proprio, o il suo, m il Loro. Con la elle maiuscola.
Si
guardò il dito incriminato che aveva fatto di nuovo cadere
Draco nell’oblio
della memoria e pensò che quello non era proprio il momento
più adatto per
ripescare scheletri nell’armadio e fantasmi dal passato. Quel
che è stato è
stato. Sapeva che il passato tuttavia, bastardo, sarebbe sempre tornato
infame
a tormentarli quando meno se lo potevano aspettare, così
come lui ricordava le
notti, al tempo in cui ancora non era al caldo e protetto tra le
braccia di
Draco, passate a desiderare e a pregare entità che neanche
lui conosceva, di
morire. Una morte avvenuta così, per caso, una morte di cui
nessuno se ne
sarebbe preso la responsabilità. Addormentarsi e non
svegliarsi la mattina
dopo, e neanche quella successiva, così come tutte quelle
che sarebbero venute.
Aveva passato ore a immaginare, non tanto come poteva essere
l’aldilà, quanto
cosa sarebbe successo sulla terra dei vivi alla notizia che lui non
c’era più e
che non ne avrebbe mai più fatto ritorno. E…
accidenti se gli piaceva quel “mai
più”! Certo, si sarebbe scatenato il putiferio, la
stampa impazzita alla
notizia funesta che l’unica persona che poteva parare loro il
deretano era
morta… ma tutto questo non aveva importanza, no, a lui
interessava sapere non
la facciata, la terrazza, il balcone di Romeo e Giulietta. A lui
interessava
sapere cosa sarebbe accaduto alla porta sul retro, cosa avrebbero detto
e cosa
avrebbero deciso di fare chi era dentro a stanza e sul letto di Romeo e
Giulietta, così come chi avrebbe bevuto il veleno, chi
avrebbe tradito… molti
film lo hanno accompagnato nelle sue notti insonni, quelle in cui si
faceva del
male pur di non addormentarsi ed incontrare di nuovo quel volto verde e
quei
occhi non rosso fuoco o passione, non un rosso caldo, ma un rosso
freddo e
spietato, pazzo.
Era
arrivato addirittura ad immaginare che tutte le persone uccise da Tom
sarebbero
state messe in un museo, come opere d’arte, i loro corpi
modellati e messi in
chissà quali posizioni, magari alcune anche oscene, ma anche
questo è arte.
S’immaginava anche a lui, al centro di tutto il museo della
vittoria del male e
della decaduta del bene, magari su di un letto, come la bella
addormentata alla
quale non basterà il bacio del suo principe per risvegliarsi
dal sonno eterno,
la sua pelle bronzea tolta per lasciare spazio ai muscoli, magari gli
avrebbero
lasciato anche gli occhiali, e qui gli era scappata una risata malata
quasi,
gli avrebbero segnato la fronte con una saetta a forma di cicatrice
forse
dipinta a pelle di verde, come verde la cose che tutti noteranno
maggiormente,
non la cicatrice, non il suo corpo morto, non i suoi occhiali sfatti e
tondi
pieni di taglietti, ma i suoi occhi. Splendide giade brillanti nella
notte
d’inverno. Come quando la neve lascia il posto alle
verdeggianti praterie.
Una
foglia in mezzo alla neve si nota. Ed ecco cosa è stato lui
per tutta la vita,
lo dicono i suoi occhi, gli occhi degli Evans, quelli che la zia non
aveva
ereditato e che magari erano anch’essi un motivo in
più per odiare maggiormente
la sorella strega dotata della più spiccata simpatia,
testardaggine e
personalità.
Harry
Potter, per tutta la sua vita è stato, è e sempre
sarà, una piccola foglia in
mezzo alla bufera di neve che tenta di soffocarlo…
-Amore…-
Il moro,
avendo capito che chiamare Draco non
sarebbe servito a nulla, optò per una tattica infallibile;
un massaggio
bagnato!... Ok, ok, magari sarà anche un colpo basso ma
c’era poco da fare
quando Malfoy Junior si rintanava nella sua vastissima materia
grigia… che
utilizzava e che dava più sfoggio di sé quando
doveva dare il nome ai poveri
animaletti che trovava chissà dove e che portava allo Zoo
Manior. Mica era come
lui, se Harry pensa una cosa, la dice… anche
perché non ha filtro e scivola
tutto fuori dalla bocca.
Posò
il sapone e prese un bagnoschiuma profumato, con il quale
riempì la vaschetta
piena d’acqua che conteneva il furetto bianco, che era dentro
la doccia con il
box aperto, per permettere ad Harry l’accesso… che
vi credevate, che il grande
e favoloso Draco Furetto Malfoy si lavasse da solo? Ma per piacere!
Non
aveva mai lavato un furetto prima d’ora ma, come si sul dire,
c’è sempre una
prima volta, e poi… in tutta
sincerità… era un poco umiliante lavare un
furetto
e se proprio voleva collaborare ti darti una zampina, la tirava fuori
dall’acqua, prima troppo fredda, ora troppo calda, ora
“non sai neanche
regolare l’acqua?” e “ora ti affogo
quanto è vero che mi chiamo Harry James
Potter”, stile spogliarellista e Dita Von Tess quando fa i
suoi spettacoli
dentro i bicchieri di cristallo, come minimo, pieni di
chissà che bevanda, ma
conoscendo Draco, sarebbe stata senza dubbio grappa, e tu fissava come
a dirti
“allora, ci vogliamo dare una mossa, che mi sto stancando di
tenere la zampa
alzata?!”
Sono
momenti come questi che ti fanno chiedere, a te stesso, più
volte possibili, a
mò di mantra… perché lo amo? Ma poi
bastava pensare a quanto quel ragazzo aveva
fatto per lui, alla sua anima, ai suoi occhi così bella e
luminosa, e tutto il
mondo, freddo e crudele, assumeva tutt’altra piega, altre
sfaccettature e altre
sfumature, che prima erano brutte ed ora sanno di rose piene di
spine… Ma a ben
pensarci il mondo non cambia, non è piccolo, è il
resto che cambia, che muta a
seconda del nostro umore. Basta vedere le cose sempre da un buon punto
di
vista, magari quello umoristico, così ci si fa una bella
risata, anche sulle
cose più brutte, e ci sarà chi ti
prenderà per pazzo, ma chissene della gente
che non osserva ma analizza. Tu stai bene e questo basta, e non
è egoismo, è
solo un modo per non impazzire del tutto, perché senza la
pazzia negli occhi e
nella mente, non c’è divertimento.
Non
è artista chi negli occhi non ha neanche un briciolo di
pazzia…
E
in quel momento Harry era così impegnato a vedere il mondo
su di un letto
appiccicoso e sporco d’amore, che lasciò aperta
l’acqua fredda in direzione di
Draco.
-Ehi,
tonto, stai più attento!- squittì.
Harry
si riscosse e tornò all’operazione “lava
furetto isterico e viziato”. Scostò
subito l’acqua e la regolarizzò aggiungendo
dell’acqua calda al punto gusto,
fino a farla diventare tiepida.
-Dai,
poche storie, che l’acqua fredda tonifica!-
-Non
avrei mica fregato di nascosto le riviste della piattola rossa di
nuovo,
spero…-
Harry
si grattò la fronte e assunse il suo tipico sorriso da
“ecco, beccato!
Affondato! Si salvi chi può!”
-Vero?-
-Eh…eh…-
rise nervoso il moro e, nel passare una mano tra il suo gatto morto,
leggesi; i
suoi capelli mossi, usò la mano con la quale reggeva il
getto dalla quale
usciva l’acqua e si fracicò tutto per bene. Rimase
impalato e sbattere le
palpebre più volte con il suo tipico sguardo perplesso e
confuso.
Sentì
la risata di Draco, pungente e sarcastica come sempre.
-Ihihih…
ben ti sta scemo-
-A
si?...- sorrise Harry isterico, con un tic al lato della bocca e ad un
occhio.
Con
uno scattò lasciò il getto e si
avventò sul furetto, spingendolo dentro la
vaschetta gialla chiara piena di acqua e di schiuma morbida e
profumata, con
l’intento di porre fine alle sue pene, ma scivolò
sull’umido che si era creato
per terra ed era finito a sbattere la schiena sulle mattonelle del
pavimento
della doccia la vaschetta finita chissà dove.
-Ahu…
Dra…-
Vide
una mano posarsi al lato della sua testa e alzò la testa in
quella direzione,
seguendo le linee del braccio, del gomito, della spalla e del collo,
fino ad arrivare
al furetto non più furetto.
Draco
dal canto suo e dalla sua postazione poteva vedere Harry in tutto il
suo
splendore: un braccio sopra la testa e l’altro abbandonato al
lato della testa,
il collo esposto ai suoi attacchi e la pelle lucida da schiuma e
d’acqua e quel
sorrisino birichino accompagnato da un dito impertinente davanti a se
che lo
invitava ad avvicinarsi.
Oh,
si.
Le
loro labbra s’incontrarono di nuovo, come avevano
già fatto tante volte ed ogni
volta c’era sempre quel buon sapore ad aspettarli, i loro.
Chi più amaro chi
più dolce. Ogni volte v’era una sensazione nuova
come una vecchia, come una
cara e vecchia compagna che s’incontra di tanto in tanto,
solo che tu baci
molto più spesso di quando incontri questa amica cara. E la
cosa, francamente
non ti dispiace affatto.
Harry
sentiva la voglia (si, se lo si vuole, si possono trovare
mooolti aggettivi
per descrivere ciò, ma abbiate pietà, sono le
4:32 del mattino ç_ç Nd xla)
di Draco premergli contro la coscia dalla pelle elastica.
-Ti
va?- lo prese in giro il biondo, e anche se i freni inibitori di Harry
siano
partiti da un bel pezzo, intuì la domanda allusiva e
retorica.
-Non
vedo l’ora che me lo sbatti dentro- righiò con gli
occhi lucidi di lussuria.
-Dio,
si…-
Ma
proprio mentre stavano iniziando la loro corsa piena di curve
mozzafiato, la
loro danza africana calda e lenta, proprio mentre erano sul punto di
avere il
miglior orgasmo della storia…
Toc
Toc…
-POTTER,
APRI SUBITO QUESTA PORTA!-
Harry,
dalla disperazione battè la nuca contro la parete della
doccia e Draco gli
diede un morso sul collo, lasciando un livido che non avrebbe
abbandonato il
Prescelto tanto presto, invece, presto ha dovuto invece Draco il suo
corpo
stretto e caldo lasciare, con sommo dispiacere di entrambi.
Draco
si trasfigurò immediatamente in furetto mentre Harry cercava
di coprirsi alla
bene e meglio.
Dudley
entrò circospetto in bagno appena Harry
l’aprì e il ragazzo potè subito notare
che il cugino mago aveva un qualcosa di non identificato in braccio.
-Cosa
è questo?-
-Questo
cosa?- ripetè Harry tentando di apparire confuso e come se
non avesse la minima
idea di cosa l’altro stesse parlando…
o… riferendosi, che dir si voglia.
-Questo!-
Dud, pronunciando queste parole, prese per il pelo albino e bagnato
Draco che
squittì di disapprovazione.
-No!
Fermo! Gli fai male!- intervenne Harry, tentando di riprenderselo, ma
Dud gli
diede uno spintone che lo fece indietreggiare di qualche passo, ma solo
perché
non era pronto a ciò ed era stato colto alla sprovvista!
Draco,
vedendo quella scena, s’ingrifò e, di scatto, si
rigirò nella presa del gabbano
e lo morse sul naso. Dud, dal dolore di quei piccoli e affilati
dentini, mollò
il furetto, che se ne andò di corsa tra le braccia di Harry
e si mise una mano
sulla parte lesa.
Arrabbiata
e gelosia invasero Dudley che, determinato e fermo, prese di nuovo il
furetto e
corse giù dai genitori, che erano ancora a parlare su chi
fosse più conveniente
tra Motter e Marfoy, con alle calcagna Harry che, inciampando per le
scale,
perse terreno, ma si rialzò subito, massaggiandosi il collo.
Arrivati in
salotto iniziò una furiosa litigata…
-Ridammelo,
è mio!-
-Non
credo proprio Potter, da ora è mio!- disse Dud stritolando
il furetto.
-Oh,
te lo puoi scordare!-
Harry
alzò un pugno, con tutta la buona intenzione di colpire del
buono a nulla, ma
venne bloccato a mezz’aria da Vernon, mentre, come di rigore,
Petunia si era
precipitata dal figlio… ma dico; non l’aveva
neanche sfiorato e già stava lì
con “oh patatino mio, luce della mia vita, gioia delle miei
gioie ecc ecc ecc…”
che almeno le desse il tempo, eh! E allora quando lo avrebbe colpito,
perché lo
avrebbe colpito, ci avrebbe scommesso la sua Firebolt, il suo sedere,
che
portava il marchio Draco Lucius Malfoy, e la sua cicatrice e il suo
odio per
Piton che lo avrebbe colpito! Anche solo un misero, miserissimo pugno,
ma
glielo avrebbe dato! Dritto sul grugno! Sissignore! Lo zio lo aveva
spinto
abbastanza lontano dal figlio da potersi dire che lo aveva messo al
sicuro, ma
questo lo credeva lui.
-Patatino
mio, sei sicuro di… voler tenere questo animaletto,
pasticcino?-
Dud
guardò come maligno Harry, che lo fulminò con gli
occhi.
-Si-
disse piccato il ragazzo, facendo spalancare la bocca al cugino che si
avvicinò
a lui tranquillo, fissandolo negli occhi porcini. I propri ridotti a
due
fessure luminose.
-Ho
un’idea…- iniziò a parlare Harry in
tono strafottente che fu pienamente
ricambiato e copiato dal cugino che lo interruppe.
-Oh,
non ti preoccupare, vedrai che presto e tardi morirà di
solitudine-
Harry
rise assieme al cugino, risate di rabbia.
-Ah…
ah… ah… esperienze personali, Dud?- e fulmineo,
gli tirò un pugno in faccia,
sul naso, esattamente sul punto dove poco prima Draco lo aveva morso.
Dud
mollò Draco, che, veloce, andò verso Harry, che
era già pronto per prenderlo,
ma non arrivò mai tra le sue braccia bronzee; zia Petunia lo
aveva preso un
poco stizzita in modo da non fargli male e, con una mano su un fianco
enunciò:
-Dunque…
-si girò di scatto verso Harry, fulminandolo con gli occhi-
Numero uno, tu sei
in castigo!- al moro scappò un risolino; da quando si
proclamava di mandarlo al
cosiddetto castigo, era un poco una barzelletta, visto che in castigo,
in
quella casa, a che se ne ricordava, c’era sempre stato, in
parte con sua somma
gioia, doveva ammetterlo, almeno per la maggior parte del tempo non
aveva quei
suoi, purtroppo, unici, parenti, tra i piedi- Numero due, per il quieto
vivere
di tutti noi… come si chiama questa bestiola?- Draco per
poco non la morse per
l’aggettivo che la donna aveva usato per additarlo.
Harry
si bloccò e boccheggiò un paio di volte: il nome!
Cavolo, non ci aveva pensato
a quello, anche perchè non era prevedibile un'intrusione del
genere... contando
anche il fatto che stava ancora rimpiangendo quell'orgasmo da record.
In un
nano secondo Draco si mise in contatto con lui.
'Attento
a te e a quello che dici' ed Harry
degludì.
'Che
ne dici di... ehm... Pisellino?'
'...
Avere orgasmo mancati a te fa male Potty!'
'Oh
ma dai Amore, è così carino'
Il
furetto tirò fuori gli artigli! Harry temette per la sua
vita.
-Prince-
squittì.
-Prince...-
ripeterono i membri della famiglia babbana.
-Si,
Prince-
-Molto
bene- soffiò la donna per poi girarsi verso il figlio -Ecco
a te tesoro,
Prince- e glielo mise in mano.
Dud
lo prese e lo guardò perplesso; quel furetto aveva qualcosa
di seriamente
inquietante e... quegli occhi di ghiaccio così freddi... Dud
sorrise maligno e
Draco ed Harry ebbero un brutto presentimento.
-Vi
presento Princess-
Harry
spalancò gli occhi e Draco si buttò addosso a
Dud, nel tentativo di effettuare
un bell'omicidio premeditato. Harry intanto si stava precipitando per
prendere
Draco, ma Vernon lo fermò:
-Non
è più tuo, non lo era prima e non lo
sarà più-
Per
il moro, quelle parole erano come un'Avada Kedavra; quelle parole che
gli erano
entrate dentro come tanti piccoli e affilati spilli, tutti dritti al
cuore. Il
suo peggior incubo; essere separato dal suo angelo biondo, si era
avverato e
non era stato Voldemort a portarglielo via, no, erano stati degli
insulti e
ignoranti babbani senza pietà ed amore per il prossimo.
Avrebbe preferito mille
Cruciatus piuttosto.
Draco
potè vedere con chiarezza il cuore spezzarsi negli occhi di
Harry, che
inditreggiò dallo zio, fino a girarsi e correre via, per le
scale e poi
chiudersi in camera sua e piangere.
'Harry...'
'Amore
mio...'
___________
Perché
altrimenti tutto avrebbe un senso…
Scusate
mille per il clamoroso ritardo che sono sei mesi che non aggiorno, ma
il
problema è; mi è sparita la zia
ç___ç, eh zi; la mia ziettuzza beta! Non la
trovo più, e non ho più sue notizie da lungo
tempo, ma ho fiducia in lei, per
questo ricomincio a postare. Certo, non saranno PER NULLA accurati i
capitoli,
come me li sapeva correggere lei, ma appena mi manda il capitolo
(questo come i
prox) betati, li metto sibito!
Comunque
si, AMO torturare mentalmente Harry in questa fanfic XD! Per QUELLA
scena… ehm…
era uno dei motivo per la quale questo capitolo mi premeva TANTO che me
lo
leggesse prima la zia ^^’’’, mi scuso
ufficialmente per quella scena, se vi ha
dato fastidio me mi scuso ancora per il ritardo (deo, che ritardo)
GRAZIE a chi
leggerà
GRAZIE a chi
l’ha messa tra i preferiti
GRAZIE a…
Fra Ro (avevo
sentito dire che solo gli
stupidi si prendono il raffreddore e la febbre d’estate ma
dopo che ho visto
mia cugina Alj in pieno agosto, sommersa di coperte e
sprofondata nel
divano con 40° di febbre… mi sono ricreduta
è_é)
Ubbo (ecco
perché ti ammiro e mi fai
paura XD)
DJKIKA (alla fine
come si è concluso il
dibattito per le punte rosse?)
Mokona89 (carrraaaa,
ti ho mandato una
mail, l’hai vista? Cmq… wow, quanta roda XD! Ma
magari il club!!! Lo puoi fare
nel forum che ti ho mex nella mail *ç*! Già zai
come la penso su Piton (anche
dopo 58 capitoli di Secrets, stasera la finisco) non cambia MAI (e lo
zai) e
faccio fatica a non vomitare quando gracchio tra un sputo e una crisi
di nervi
le lodi che voi fate al Pipi al Naka (che giusto quest’anno
ha detto “Non lo
facevo così bastardo, sembrava una persona per
bene” –riguardo al Piton che
avevo come prof- io “QUESTO perché
Avviso;
vi piace l’mpreg (uomini incinti)? Se si (e lo spero ^^)
iscrivetevi al club
per la promozione dell’mpreg ^^:
http://dracoharry.slashslashslash.forumfree.net/ il club è
nella sezione Harry
Potter ^_^.