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Autore: applestark    02/05/2014    1 recensioni
Tratto dalla storia: "-Credo di aver dato un passaggio a un fantasma!-
Lisa spalancò gli occhi azzurri. –Adoro questo genere di storie-
-Ma cosa cavolo dici?- intervenne Alex, facendo capolino dal salotto. [...]
-Labbra bianche, viso pallido…-
Aveva lo sguardo perso nel vuoto mentre parlava di lei, che le era sembrata un angelo.
Ma quella sera faceva troppo freddo fuori per gli angeli per volare.
-Ma cos’è, la canzone di Ed Sheeran?- intervenne Alex, e almeno questo strappò a Jack una risata. [...]"
Storia ispirata alla canzone "The A Team".
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo II: And they say she's in the class A team,stuck in her daydream 

Quella notte Jack aveva dormito solo qualche ora. Era tornato a casa alle due, aveva chiuso occhio solo alle quattro. Alle otto in punto era in cucina a fare colazione con pancakes e litri di caffè.
I suoi genitori non c’erano, per festeggiare il loro anniversario erano in viaggio in Europa, e quindi per quel poco tempo che passava a casa tra un tour e l’altro, quel mese,  sarebbe rimasto solo con sua sorella May.
La sorella maggiore non c’era nemmeno quella mattina, o Jack le avrebbe tranquillamente raccontato ciò che gli era accaduto.
Ricordava di aver sognato qualcosa in proposito quella notte, ma era tutto sbiadito, come un vecchio ricordo.
Probabilmente si stava facendo un sacco di pippe mentali, e ciò gli dava terribilmente fastidio.
Non gli  restava che uscire di casa, e recarsi a quella che doveva essere la casa di Melissa, la ragazza misteriosa.
Avrebbe scoperto la verità solo in quel modo! E magari avrebbe perso la scommessa con Alex, e sarebbe passato per il solito credulone.
Dopo essersi fatto una doccia veloce, si vestì con dei semplici jeans, t-shirt e una felpa e poi uscì di casa. Si mosse a piedi, visto che l’abitazione della ragazza non era poi così lontana.
Mentre passeggiava canticchiava “After Midnight” dei Blink 182, per cercare di stare tranquillo e rilassato, visto che aveva venticinque e passa anni e non poteva lasciare che quella storia prendesse troppo il sopravvento su di lui.
Ricordava perfettamente l’insegna del Fast food, quindi capì di essere arrivato a destinazione.
Improvvisamente sentì il cellulare vibrargli nella tasca, quindi lo prese per vedere di chi si trattava.
-Jack sono Alex, mi trovo davanti al cinema… voglio scoprire qualcosa in più sulla ragazza-non ragazza anche io-
Disse in fretta la voce al di là del telefono, così Jack soffocò una risata.
-Cammina verso destra, troverai un fast food… sono lì-  si affrettò a dire, poi chiuse la chiamata e iniziò ad agitare la mano, per farsi vedere dall’amico.
-ECCOTI!- Esclamò in lontananza Alex, con i capelli scompigliati in stile “cuscino” e un paio di occhiali da sole scuri agli occhi.
-Bene. Allora, cosa ti porta qui? Non eri scettico?-
-Stanotte ho fatto un sogno abbastanza curioso. Poi te lo racconto dopo Mezzogiorno così non si avvera… ad ogni modo vedrai che avevo ragione io. La ragazza esiste.-
Jack scrollò le spalle, e si domandò che sogno avesse portato il suo amico lì.
Alex, dal suo canto, gli fece cenno di non preoccuparsi e iniziò a camminare dritto verso il grattacielo lì accanto.
Nella testa aveva il testo della canzone di Ed Sheeran, aveva persino pensato di farne una cover. Era strano come il protagonista di una canzone potesse prendere vita… come se qualcun altro avesse incontrato una “Maria”, o una “Holly”, o “Jasey Rae”. Quel pensiero gli fece apparire un sorriso malinconico sul volto. Se quella Melissa aveva una vita conforme alla canzone, allora non doveva essere felice. Comunque, i due ragazzi si misero a leggere tutti i nomi del citofono.
Effettivamente “Melissa” non c’era scritto da nessuna parte.
-Cosa ti avevo detto?!-
Alex si voltò verso Jack, ancora poco convinto.
-Chiediamo al portinaio-
-Va bene-
Aprirono il portone ed entrarono nella hole del palazzo, e subito si avvicinarono al portinaio, un uomo sulla cinquantina con i capelli tutti bianchi.
-Scusi, per caso qui vive una certa Melissa?-
L’uomo storse la bocca.
-Che io sappia… no… o magari è la figlia di qualcuno… -
Era piuttosto vago, allora Jack ed Alex si guardarono negli occhi.
-Non… non sappiamo nient’altro tranne il suo nome. E il suo volto.- disse il cantante, e subito Jack si affrettò a descriverla.
-Alta, pallida, capelli ondulati e castani, frangetta…-
-Sembra essere la signorina Molly-  decretò l’uomo, annuendo un paio di volte.
-Molly?-
-Sì, Molly… Molly… ha un cognome spagnolo… Fernandez, o Hernandez-
Jack scosse la testa, un po’ stranito, ma Alex continuò con le domande.
-Vive da sola? O con la famiglia?-
-Senta, in questo palazzo non vivono persone molto affidabili, se lei è di Baltimora sa bene che qui…-
-Lo so, lo so. Volevo solo qualche informazione-
-Beh, l’informazione è che girano brutte voci sul suo conto- .
La conversazione si concluse così, e i due ragazzi uscirono nuovamente fuori, respirando finalmente aria pulita.
-Dici che Melissa sia questa Molly?-
-Non so, Jack- rispose Alex, e un flashback gli attraversò la memoria.
Una frase pronunciata da Lisa qualche giorno prima, di ritorno dall’università.
“C’è questa ragazza… Molly. Dicono che sia una prostituta, e una drogata… roba di classe A.”
Scosse la testa come a cacciare via quel pensiero, e i due si incamminarono verso una caffetteria, dove avrebbero incontrato Rian e Zack.
 

“Buenos dias chicos, hoy empezamos la lecciòn de gramatica y entroducimos los usos del subjuntivo…”
La voce della professoressa Garcìa era un vero e proprio sonnifero per Molly, che aveva la testa appoggiata sul banco e gli occhi già socchiusi.
Quella era la seconda ora di lezione della giornata, e già non reggeva più.  Non aveva nemmeno fatto colazione, quindi sentiva la testa girare e le palpebre chiudersi.  
Percepiva anche le critiche degli altri entrarle dentro, mentre la guardavano, e sussurravano parole cattive. Pensavano chissà cosa su di lei, ma erano tutte bugie, anche se nessuno le credeva.
A volte aveva paura, anche di entrare nelle aule dell’Università. L’unica cosa che la spingeva a continuare gli studi era la speranza che quella merda sarebbe finita, che avrebbe avuto un futuro decente.
Il solo pensiero che quella sera doveva andare a lavorare nel Night la spaventava terribilmente. Ogni sera si sentiva oggetto delle attenzioni di uomini crudeli, e il suo capo le chiedeva sempre di più, sempre di più… e un giorno avrebbe ricevuto proposte indecenti, alle quali avrebbe dovuto acconsentire se non voleva perdere il lavoro.
Quel pensiero le fece stringere i denti e le palpebre ancora più forte, e le unghie erano infilzate nel palmo della mano.
Le bastarono pochi minuti per crollare completamente, ed addormentarsi in aula.
 
Il suono stridente della campanella la fece sobbalzare, infatti si alzò in piedi di scatto e dovette tenersi alla sedia per non svenire.
Immediatamente la professoressa le venne incontro per farle una ramanzina.
“Devi essere forte” si disse nella mente, e continuò a ripeterlo come un mantra , mentre la Garcìa si impegnava a farla sentire una vera e propria schifezza.
Finita la paternale della quale non aveva colpa, Molly mise i libri nello zainetto di camoscio e si sistemò la coda di cavallo, poi fece qualche passò per uscire dalla classe, ma due ragazze che seguivano lo stesso corso di ispano americano la interruppero.
Era certa che i loro nomi fossero Faye e Lisa, perché erano molto carine e conosciute al campus. Ed era anche certa che un fiume di offese stavano per ricaderle addosso, così prese un enorme sospiro.
-Cosa hai fatto ieri notte, eh? Credi che non lo sappiamo?-
La voce stridula di Faye, quella con i capelli rossi, le faceva sanguinare i timpani.
-Lavoro. Io lavoro, tu non puoi sapere niente della mia vita!-
-Batti la strada, non è vero? Potrei denunciarti, visto che sei una brutta presenza qui nella scuola!- continuò, passandosi una mano tra la treccia nella quale aveva legato i capelli.
-Io non faccio niente di tutto questo! Sei tu quella che sta con mezzo campus! Non io!- riuscì a difendersi, ma minuta com’era, nonostante l’altezza, sembrava quasi una formichina.
-Non permetterti! Guarda che ti denuncio davvero!-
-Lasciamola stare… è una poveraccia- concluse la ragazza bionda, Lisa.
Dentro di Molly vi fu un uragano di emozioni, la rabbia le faceva tremare le mani, eppure tutto ciò che accadde fu che i suoi occhi le si riempirono di lacrime, poi fuggì via.
Corse per  i corridoi attenta a non scontrarsi con nessuno con lo zainetto, si sciolse i capelli per non mostrare il volto rigato di lacrime, e nella sua corsa in giardino verso l’uscita andò a sbattere contro qualcuno.
Fece per andarsene, ma la persona contro cui era andata a finire la trattenne stringendole forte il braccio.
Fu costretta ad alzare lo sguardo, e a mostrarsi nella sua debolezza.
-Cosa è successo?- le domandò il ragazzo contro cui era finita, e poi si tolse gli occhiali da sole.
-Niente, niente…non si preoccupi e mi scusi…- sussurrò Molly, e di nuovo cercò di liberarsi dalla stretta del ragazzo, che  allentò la presa solo un po’.
La guardava come se la conoscesse, e ciò le radicò dentro un sentimento di timore, inquietudine.
-Ci conosciamo?- mormorò, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
-Non… non credo. Io sono Alex comunque. Piacere di conoscerti-
Allungò una mano verso la sua, ma Molly la ignorò, spaventata da ogni tipo di contatto fisico.
-Io mi chiamo…. Io mi chiamo Molly-
Il tono di voce divenne terribilmente basso quando disse il suo nome, e si sentì male perché era stata costretta a dirlo!
Solitamente diceva il suo vero nome agli sconosciuti, dato che negli ambienti loschi che era costretta a frequentare, era per tutti “Molly”. E dunque, risultava facile reperirla con quel nome.
Ecco perché la sera prima aveva mentito a Jack, il ragazzo che l’aveva accompagnata a casa.
-Senti, Molly, sei tremendamente pallida… posso accompagnarti in infermeria?-
-Io sto bene! Non ti preoccupare, sul serio!-
Alex inarcò un sopracciglio. Era lì per prendere la sua ragazza Lisa, ma avrebbe aspettato un po’.  Infondo  aveva incontrato Molly, la ragazza descritta dal portinaio! La quale, probabilmente, era la “Melissa” di Jack.
-Dai, ci vorrà un attimo! Ho paura che tu possa svenire-
La giovane si arrese, anche perché in vita sua non le era mai stata concessa tanta premura.
 
I due camminarono in silenzio verso l’infermeria, Alex fischiettava sottovoce e Molly teneva lo sguardo fisso tra le fughe del pavimento.
Il ragazzo bussò alla porta e immediatamente un’infermiera di colore e con uno sgargiante camice fucsia, li fece entrare nello stanzino.
Alex non ebbe il tempo di spiegare che la donna prese tra le mani il mento di Molly, e la osservò attentamente.
-Sei tremendamente pallida… scommetto che hai l’anemia, ragazzina. Dovresti andare da un medico, fare delle analisi.-
Parlò in fretta, e nel frattempo prese uno stetoscopio e visitò la ragazza, che nel frattempo era andata a sedersi sul lettino nell’angolo della stanza.
-E tu chi sei, il suo ragazzo? Frequenti qui?- domandò l’infermiera, mentre si accingeva a misurare la pressione  a Molly, la quale era in evidente imbarazzo.
-A dir la verità sono qui per vedere la mia ragazza, si chiama Lisa e frequenta qui. Ma ho incontrato lei e… era così pallida che mi sono preoccupato-
-Capisco… Beh, la tua pressione è molto bassa signorina. Seguimi che ti prescrivo delle visite, degli esperti devono controllare che sia tutto a posto-
Molly non ascoltò nemmeno queste parole, presa com’era da ciò che aveva detto Alex.
Il ragazzo di Lisa… se si riferivano alla stessa persona, allora doveva subito andare via. Molly aveva più paura di Faye, in effetti, solo che la bionda agiva insieme a lei… un po’ come quei gruppetti ridicoli alle scuole superiori.
Ad ogni modo guardò verso Alex e i loro sguardi si incrociarono, lui la fissava, senza alcuna paura, in una sorta di spavalderia che invece fece abbassare lo sguardo a Molly.
Si sistemò la maglia color confetto e poi si avvicinò all’infermiera.
-Qual è il tuo nome, ragazzina?-
Si mordicchiò il labbro inferiore, e poi si decise a rispondere. –Melissa Hernandez-
Alex aprì la bocca come per dire qualcosa, ma poi si fermò. Le carte si erano svelate, e tutto ciò a cui poteva pensare era “scacco matto”.
Finito il colloquio con l’infermiera, i due uscirono dalla stanza e Molly ripose le varie scartoffie nella borsa, guardando Alex negli occhi.
-Molly, tu chiamami Molly. Melissa non mi piace. Comunque grazie, ci si vede.- balbettò frettolosamente, poi diede le spalle al ragazzo e corse letteralmente via.

 
 
  
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