Si recò veloce nella palestra della nave, il suo rifugio, il suo tempio. Si sedette sul davanzale della finestra e osservò la busta chiusa mentre una folata di vento gli scompigliava i capelli verdi. Le ultime parole del maestro . Non aveva il coraggio di leggerle. Aprire quella busta significava accettere la realtà, accettare la sua morte e il suo animo si rifiutava di farlo. Si maledisse per la sua debolezza e con dita tremanti ruppe la ceralacca. -Caro ragazzo, se stai leggendo questa lettera probabilmente non sono più qui. Mi sono ricongiunto alla mia cara Kuina e assieme veglieremo sempre su di te. Sei sempre stato il mio miglior allievo, un figlio per me e so che userai con cura i miei insegnamenti. La ragazza che ti ha trovato è giunta a me dopo la tua partenza. E’ forte, molto forte,coragiosa ma su di lei grava una pesante eredità. Sono sicuro tu abbia già compreso chi è suo padre. Drakule Mihawk lo spadaccino dagli occhi di falco. Lei non ne è a conoscenza per ora ma arriverà il momento della verità. Per questo so quanto è grande quello che sto per chiederti: prenditi cura di lei, addestrala, aiutala. E’ un anima nobile ma il suo cuore è fragile e stretto dall’ oscurità, ha bisogno di una guida forte. So che sceglierai bene. Addio figliolo-. Una lascima scivolò sul foglio, sbiadendo l’inchiostro. Andato, era andato per sempre e lui non aveva fatto niente,niente! Scivolò a terra, sopraffatto dal dolore. Le lacrime scorrevano incontrollabili offuscandogli la vista, il petto e le spalle scosse da violenti tremiti. Tutti quelli che amava erano morti. Non aveva più una casa, una famiglia, nessuno da cui tornare un giorno. Era solo. Improvvisamente una folata di vento scosse le finestre spostando la lettera al suo fianco. Il suo sguardo si posò nuovamente su quelle parole. -… prenditi cura di lei, addestrala, aiutala …- La voce del maestro riuonò nella sua resta. La ragazzina certo! Doveva decidere cosa fare di lei. Si rialzò puntando gli occhi ancora lucidi sul mare. Il maestro si era sbagliato, lui non era la persona adatta. Non era gentile, ne tantomeno sensibile o comprensivo … E poi c’era il suo retaggio a bloccarlo, la figlia del suo avversario. Guardarla negli occhi, in quegli abissi di oro fuso era come tornare indietro era come averlo di nuovo davanti. Sfiorò la cicatrice che aveva sul petto. Erano le ultime volontà del maestro, non poteva rifiutare. L’avrebbe addestrata,sarebbe rimasta sulla nave. Non era solo alla fine, aveva pur sempre i suoi compagni ad aiutarlo. Si sfregò gli occhi per eliminare le tracce delle lacrime e respirò profondamente. Quando si senti pronto lasciò andare la lettera oltre la finestra e la osservò sparire tra le onde. Poi usci sul ponte. Gli altri erano riuniti sul prato. Sembrava tutto normale ma si avvertiva comunque la tensione, infatti appena lo videro ammutolirono. Si avvicinò a loro, fino a trovarsi di fronte alla ragazza. In mano aveva la sua spada nera. Lei era agitata e non disolse per un attimo gli occhi da lui. -Ti addestrerò- esordì dopo alcuni attimi di silenzio – puoi rimanere sulla nave con noi, se al capitano va bene- si voltò verso Rubber che annuì sorridendo. - Sappi però che non sarò tenero, farai quello che dico quando te lo dico ragazzina. Ci siamo capiti?-. La ragazza annuì energicamente . –Grazie – mormorò. -Non ringraziarmi …– disse porgendole la spada,sorridendo appena - vediamo che sai fare!- . Ecco il 3 capitolo, in ritardassimo lo so ma non ho avuto davvero tempo di scrivere. Spero vi sia piaciuto e mi farebbe davvero piacere un commento, tanto x provare di nuovo l’ebbrezza di leggere una recensione :) ahahaha |