Lost chance
La sala comune Serpeverde era buia e fredda.
Tutta colpa di quello stupido camino che non faceva altro che spegnersi durante
la notte, a meno che non ci fosse qualcuno che lo alimentasse costantemente.
Millicent Bulstrode fu la prima a svegliarsi, la vestaglia bianca lunga che le
arrivava ai piedi, i capelli crespi e neri particolarmente spettinati, il corpo
grassoccio che tremava per il freddo.
Prese dalla tasca la sua bacchetta e, con un semplice incantesimo si premurò di
accendere il camino.
Per quel giorno avrebbe dovuto consegnare un importante relazione per la
professoressa McGranitt, ma ancora non aveva preso in mano piuma e pergamena ed
era ormai rassegnata a dover chiedere aiuto a qualcuno dei suoi compagni. Di
solito tendeva a chiedere a Pansy Parkinson, che copiava a sua volta da Daphne
Greengrass, entrambe sue compagne di stanza. Solo che, se con la prima era
riuscita ad instaurare un rapporto di amicizia, con la seconda tendevano ad
ignorarsi pacificamente.
La luce verdastra che penetrava dalle finestre della sala comune non le era mai
sembrata così inquietante. Un movimento attirò la sua attenzione e fissò lo
sguardo sul fondale del Lago Nero che si estendeva, in tutta la sua placida
bellezza, fuori dai vetri delle bifore strombate.
Il cuore, che per lo spavento aveva cominciato a martellarle in petto, tornò ad
un battito normale appena si rese conto che ad attirare la sua attenzione era
stata una semplice ed inutile alga marrone che ondeggiava insieme a tante altre
in quell’abisso verdastro.
Si sedette sulla poltrona più vicina al camino, quella che di solito occupava
Malfoy, ma dato che il biondino, per il quale un’alta percentuale di Serpeverde
aveva una cotta, stava ancora dormendo, poteva approfittarne.
Si adagiò tra i cuscini color verde scuro e aprì il volume di Trasfigurazione,
che si era portata dietro per cercare di capire almeno a grandi linee
l’argomento su cui avrebbe dovuto preparare ben due pergamene per quella pazza
della McGranitt.
Nulla. Per quanto leggesse e si sforzasse di dare un senso compiuto alle
numerose frasi che riempivano il capitolo su cui dovevano fare la relazione,
non riusciva proprio a capirlo.
Inoltre l’argomento era così noioso che finì con l’addormentarsi su quella
comoda poltrona che sembrava essere impregnata dal profumo maschile e virile di
Malfoy, o almeno così pensavano le sue molte ammiratrici.
Il secondo ad entrare nella sala comune fu Gregory Goyle che, sonnambulo, aveva
l’abitudine di camminare lungo i sotterranei fino ad arrivare alle cucine, fare
scorta di cibo e tornare nella sua camera per continuare a dormire.
L’andata e ritorno di Goyle non disturbarono affatto Millicent che,
profondamente addormentata, stava sognando di rubare i compiti alla Granger e
di spacciarli come propri, prendendo così un Eccezionale di Trasfigurazioni.
Se Goyle fosse stato cosciente avrebbe potuto, passando accanto alla ragazza,
notare come stesse sorridendo a trentadue denti.
Quando l’orologio sul camino segnò le sette in punto del mattino si sentirono
varie voci nei dormitori, gente che urlava, altra che mugugnava frasi
sconnesse.
I Serpeverde si stavano svegliando.
Il terzo ad entrare nella sala comune fu Kain Montague che, lanciata una veloce
e disgustata occhiata a Millicent, passò oltre e si diresse con passo di marcia
verso la Sala Grande, desideroso di una tazza di caffè nero e magari di una
pozione che gli permettesse di cancellare l’immagine della ragazza che, sulla
poltrona, dormiva con un filo di bava che le usciva dalla bocca.
Montague col suo ingresso sembrò rompere una diga, tanto che dopo di lui si
susseguirono ragazzi e ragazze pronte ad iniziare una nuova giornata.
In molti si trascinavano per la stanchezza, altri avevano la cravatta allentata
e la camicia fuori dai pantaloni, altri somigliavano più a zombie che ad esseri
umani ed avevano profonde occhiaie sotto gli occhi.
Tutti però si bloccarono con un espressione schifata alla vista della Bulstrode
e della sua bava, soprattutto una sconvolta Pansy Parkinson che, capo
indiscusso del fan club di Draco Malfoy, stava pensando ad un modo per evitare
al biondo quella vista raccapricciante, certa che il giovane Malfoy non avrebbe
di certo trattenuto uno Schiantesimo alla ragazza che osava occupare la sua
poltrona preferita.
«Svegliala e falla andare a vestire», disse la Parkinson al giovane Graham
Pritchard che, essendo del primo anno, tendeva ad obbedire ad ogni ordine che
gli veniva impartito.
Tracey Devis a braccetto con Daphne Greengrass, la coppia della settimana, che
tutti sapevano non sarebbe durata più di sette giorni, fece la sua entrata
trionfale. Entrambi avevano un falsissimo sorriso stampato in faccia che non
impiegò molto a diventare una smorfia fin troppo reale di disgusto alla vista
della Bulstrode che, svegliata da Pritchard, si stava asciugando la bava con la
manica della lunga camicia bianca che, trasparente, lasciava fin troppo in
mostra il corpo grassoccio e per nulla aggraziato della ragazza.
Vincent Tyger e Gregory Goyle entrarono nella sala comune quando ormai non
c’era più nessuno. Entrambi svegliati dai crampi per la fame e non da un, anche
se minimo, interessa per le lezioni e l’apprendimento. Muovendosi in sincrono
erano usciti di corsa dalla stanza, correndo, o forse sarebbe stato meglio
dire: rotolando, fino alla Sala Grande.
Pansy Parkinson intanto si era appoggiata ad una delle finestre e alternava lo
sguardo dalla porta che portava al dormitorio maschile, agli abissi verdastri
del Lago Nero. Ormai era abituata alla lentezza nel prepararsi di Malfoy,
quindi non doveva fare altro che mettersi comoda e aspettare che il biondo la
degnasse della sua presenza.
Draco Malfoy, ancora nella sua stanza stava dormendo un sonno particolarmente
pesante, mentre Blaise Zabini alla sua destra tentava di farsi il nodo alla
cravatta e Theodore Nott alla sua sinistra litigava con le tende del letto a
baldacchino che non volevano assolutamente stare aperte e continuavano a
finirgli addosso.
Entrambi avrebbero voluto svegliare Malfoy ma sapevano che il biondo odiava
qualsiasi rumore la mattina, così tendevano ad ignorarlo in silenzio, sperando
che lui ci pensasse da solo a buttare giù dal letto il suo regale sedere
pallido.
Zabini litigò con la cravatta per cinque minuti buoni, mentre Nott, conclusa la
sua lotta con le tende, lo aspettava, impaziente, con le mani incrociate e il
piede destro che tamburellava a terra.
Malfoy, si era mosso nel letto per tutta la notte e continuava tutt’ora a
lanciare calci immaginari o a borbottare nel sonno frasi senza senso, tanto che
i suoi due compagni di stanza avrebbero tanto voluto entrargli nella mente per
vedere cosa stesse sognando.
Probabilmente l’unico figlio di Narcissa Black e Lucius Malfoy non avrebbe
apprezzato quella loro intrusione, soprattutto per le sfumature erotiche del
sogno che lo tormentava ogni notte e che quella mattina non era ancora finito.
Draco Malfoy sognava sempre e solo una ragazza e, per quanto si sforzasse di
smettere, il suo sogno ricorrente continuava a torturarlo.
Ogni notte si ritrovava in un universo parallelo, un luogo dove l’unica cosa
che vedeva era un letto a baldacchino coperto da lenzuola di seta color rosso
fuoco, tende di raso ad occultare solo in parte una ragazza sdraiata su quelle
coperte e un comodino spoglio di qualsiasi accessorio.
Tutte le volte che si trovava in quel luogo, Draco Malfoy sapeva perfettamente
ciò che sarebbe successo e, per quanto si sforzasse una volta sveglio di
criticarsi e insultarsi per essersi lasciato andare ancora una volta a
quell’incubo, altrettanto bene era certo che avrebbe continuato a cedervi per
tutta la vita.
Ogni volta che si sarebbe trovato in quel dolce incubo ammaliante non avrebbe
potuto fare a meno di scostare la tenda e di avvicinarsi a quella ragazza e ai
suoi capelli scuri, la pelle chiara e lattea, nuda davanti ai suoi occhi.
Cosa importava che quella ragazza fosse la sua peggiore nemica?
Assolutamente niente di niente.
Si rotolava con lei in quel letto rosso come il peccato per ore, mai sazio e
lei allo stesso modo mai soddisfatta.
Inutile dire che tutte le mattine si svegliava sudato e con un’erezione
dolorante che era costretto a sedare sotto il getto gelido della doccia, che
gli serviva anche per liberarsi dalla fastidiosa sensazione della patina di
sudore che gli imperlava il corpo intero.
Quando Blaise Zabini e Theodore Nott uscirono dalla camera da letto Malfoy era
nel bel mezzo di uno di quei sogni; il viso affondato contro un profumato collo
un tempo bianco, ora pieno dei suoi morsi e dei suoi segni di appartenenza, le
mani che stringevano con fin troppa forza dei fianchi morbidi, le gambe
intrecciate con quelle della ragazza, il respiro spezzato a causa del piacere e
il bacino che si scontrava ad un ritmo incessante contro un altro.
Gemiti, sospiri, grida e preghiere gli riempivano le orecchie di soddisfazione
mentre imperterrito continuava a muoversi dentro quel corpo caldo, troppo
caldo, che lo privava della facoltà di pensare razionalmente.
«Draco», sussurrava quella voce con un tono miagolante ed eccitante oltre
l’impossibile, mentre le unghie poco curate di quella ragazza gli si
conficcavano nella schiena, lasciandogli dei segni che, una volta sveglio,
avrebbe voluto ancora avere.
Il sogno s’interruppe proprio sul più bello, come ogni maledetta mattina,
quando ormai lui era ad un passo dall’orgasmo e lei pure.
Aprendo gli occhi Malfoy imprecò, come era solito fare da circa sette mesi,
ogni volta che si svegliava solo, insoddisfatto e con il corpo teso
all’inverosimile.
Nella sala comune intanto Pansy Parkinson si era stancata di aspettare e,
vedendo uscire dai dormitori Miles Bletchely e Malcom Baddock, si unì a loro
per andare a fare colazione.
Quando anche Malfoy, dopo un paio di docce ghiacciate, entrò nella Sala Grande
ogni volto si girò nella sua direzione. Ma lui era troppo superiore a
quell’insulsa marmaglia per degnarli del minimo sguardo, così raggiunse il suo
tavolo, dove gli ospiti di Durmstrang occupavano metà di esso, senza alzare gli
occhi da terra.
Si sedette tra Tyger e Zabini, mentre davanti a sé si trovava uno degli
studenti stranieri.
La colazione nel tavolo Serpeverde era caratterizzata da lunghe tradizioni.
Ad esempio tutti sapevano che, se Victoria Still, ultimo anno, avesse
rovesciato il succo di zucca, cosa che succedeva con fin troppa frequenza,
sarebbe successo qualcosa di brutto ad almeno una delle Serpi nel giro di
ventiquattr’ore.
Se Tyger e Goyle invece avessero smesso di mangiare prima che tutti i dolcetti
sulla tavola imbandita finissero una grossa sciagura si sarebbe abbattuta
sull’intera casa Serpeverde.
Ovviamente non tutti ci credevano.
Ad esempio Draco Malfoy non aveva mai prestato attenzione a certe dicerie, come
anche Theodore Nott e Kain Montague. Ma il resto della tavolata verde argento
sì e aveva anche inventato gesti scaramantici, come quello di porgere a
Victoria Still caffè invece di succo di zucca anche se, ancora non si capiva
come, lei riusciva sempre ad avere un bicchiere di quella bevanda aranciastra
davanti al piatto.
Quella mattina Victoria bevve il suo succo senza commettere gaffe e Tyger e
Goyle non sembravano mai sazi di dolci, permettendo così a tutta la tavolata di
tirare un lungo sospiro di sollievo, mentre i ragazzi di Durmstrang guardavano
i loro strani comportamenti e ne ridevano internamente. Sia mai che un sorriso
comparisse sulle loro facce impassibile e granitiche!
Quello che rendeva però frizzante e su di giri l’intera Sala Grande era
l’evento che si sarebbe tenuto di lì a tre settimane scarse: il Ballo del
Ceppo.
Incredibile come tutte le ragazze in quel periodo tendessero a truccarsi di più
e a lanciare occhiate e risatine frivole un po’ ovunque nel tentativo di
spingere i ragazzi a fare la prima mossa per invitarle.
Possibile che non si fossero ancora rese conto che facendo così finivano solo
per spaventare gli studenti maschi ancora di più?
Erano in pochi ormai a non avere ancora un cavaliere o una dama, ma era
questione di davvero poco tempo prima che tutte le coppie si formassero.
Blaise Zabini ad esempio aveva già puntato la sua preda ed era pronto ad
invitarla alla prima occasione, come anche Theodore Nott.
L’unico che sembrava totalmente disinteressato all’evento era Draco Malfoy che
fissava i biscotti al limone con uno sguardo strano, quasi febbricitante.
Se qualcuno avesse avuto l’occasione di entrargli nella testa in quel momento
avrebbe trovato semplicemente il ricordo di una bocca carnosa leggermente
socchiusa che, assaggiandola, sapeva proprio di biscotti al limone.
Ma nessuno era interessato a farsi un giro nella sua testa, tranne forse una
scocciata Pansy Parkinson, che aveva rifiutato l’invito di Bletchley per
il ballo solo nella speranza che il biondo si svegliasse e le chiedesse di
essere la sua dama la sera di Natale.
Tutti sapevano che quel giorno avrebbero avuto, al posto delle lezioni della
McGranitt, qualche dritta a proposito del Ballo del Ceppo e della musica che
avrebbe accompagnato l’evento.
L’unica all’oscuro era Millicent Bulstrode che, dopo essersi avvicinata a Pansy
Parkinson e averle chiesto di poter copiare la sua relazione da consegnare alla
professoressa di Trasfigurazione, si beccò una risata derisoria dritta in
faccia.
«Oggi non facciamo lezione, Milly. Possibile che tu non riesca mai a stare
attenta in classe?»
Iniziò una piccola litigata tra le due Serpeverde, entrambe ansiose di far
prevalere la propria ragione sull’altra, in quanto una scocciata Millicent
Bulstrode cercava in tutti i modi di far capire alla mora amica che non c’era
bisogno di deriderla ogni volta che si rivolgevano la parola, mentre una
infastidita Pansy Parkinson non aveva abbastanza pazienza quel giorno per
fingersi un minimo amichevole.
Erano in molte ad essere nervose quel giorno, e non solo le ragazze di
Serpeverde, ma tutta la popolazione femminile di Hogwarts, tranne le nuove
arrivate: le giovani fanciulle di Beuxbatons erano troppo superiori per mostrare
qualsiasi tipo di interessamento per qualcosa di così comune come un ballo,
quindi si limitavano a fare colazione nel loro solito modo composto e
silenzioso.
Millicent e Pansy continuarono a litigare per minuti interi, muovendo le
braccia per enfatizzare le loro parole e guardandosi in cagnesco per tutto il
tempo.
Fu inevitabile che il secondo succo di zucca di Victoria Still facesse una
brutta fine. La povera ragazza fu colpita alla spalla dal braccio possente di
una incavolata Millicent e finì col rovesciarsi addosso il prezioso liquido.
Quasi l’intera tavolata Serpeverde sbiancò e sussultò alla vista di ciò che era
successo.
A Victoria comparvero numerose lacrime agli angoli degli occhi, mentre cercava
in tutti i modi di non scoppiare a piangere, alla vista della sua camicetta
preferita completamente rovinata.
Millicent Bulstrode e Pansy Parkinson intanto erano entrambe sbiancate, come
anche gli altri Serpeverde e, dopo un istante di sbalordita immobilità,
tornarono a litigare ancora più forte, facendo ridacchiare Blaise Zabini che,
dopo aver bevuto il suo caffè lungo stava studiando i cambiamenti di
espressione sul viso di Malfoy. Uno dei suoi hobby preferiti era osservare
l’amico da appena sveglio, quando ogni cosa lo faceva sussultare o incavolare. Sembrava
un bambino che sapeva di aver rubato un cioccolatino dalla dispensa e si
aspettasse da un momento all’altro di esser sgridato per la marachella, senza
sapere se il momento della strigliata sarebbe mai arrivata e se mai qualcuno
avesse potuto capire che era stato lui.
«Dormito bene, Draco?», chiese Zabini, afferrando uno dei biscotti al limone
che il biondo amico stava fissando con fin troppa insistenza.
Come risposta ricevette un grugnito nient’affatto da nobile rampollo
purosangue, ma non ci fece troppo caso e rincarò la dose: «Continuavi a
rigirarti tra le coperte e a dire cose senza senso»
Ed ecco le parole magiche che fecero sollevare di scatto il viso al biondo che,
sconvolto e guardingo, studiò l’espressione serena sul volto del moro amico.
«Ah sì? Sentito qualcosa d’interessante?», chiese, cercando di sembrare
impassibile, quando in realtà stava cercando di scoprire quanto l’amico avesse
capito a proposito del suo sogno erotico proibito.
«Non molto... ma abbastanza da sapere che non sognavi di giocare una partita a
scacchi, o sbaglio?»
Malfoy si morse con forza il labbro inferiore, incerto su cosa poter rivelare
all’amico per liberarsi in parte del peso del suo segreto.
«Non sbagli», disse il biondo, lanciando una lunga occhiata ai biscotti al
limone, prima di afferrane uno e di mangiarlo.
«Potrei sapere chi è che sogni di scoparti ogni notte, o pensi che non sia il
caso?», chiese Zabini, notando con un ghigno come il biscotto fosse andato di
traverso all’amico. In realtà Blaise non aveva bisogno che il biondo glielo
confessasse, dato che quella notte l’aveva sentito gridare un nome e, per
quanto fosse stato sconvolto nel sentire chi era la fortunata, o sfortunata a
seconda dei punti di vista, aveva trovato la situazione in un certo senso prevedibile.
«Penso che non sia il caso», disse con tono nervoso il biondo Serpeverde,
lanciando un’occhiata d’avvertimento all’amico. Ma Zabini non sembrò cogliere
la minaccia che si celava dietro quello sguardo e sorrise ancora di più.
«Ne deduco che la Granger non sappia niente dei tuoi sogni...»
Il sussulto di Malfoy fece cadere la caraffa del caffè amaro sui dolcetti che
Vincent e Goyle stavano mangiando, facendo passare ad entrambi l’appetito.
Inutile dire che la tavolata di Serpeverde sbiancò nuovamente al pensiero della
doppia sciagura che si sarebbe riversata su di loro, mentre Zabini lanciava
sorrisetti di scherno a Malfoy, che era finito in stato di shock.
***
Millicent Bulstrode fu l’ultima ad entrare all’interno della sala dove si
sarebbe tenuta una breve lezione di danza in vista del Ballo del Ceppo.
Dopo la litigata con Pansy Parkinson durante il pranzo cominciava a temere di
non poterla più definire sua amica, cosa di cui era molto dispiaciuta,
soprattutto per aver perso l’occasione di copiare da lei i compiti futuri...
Il salone era pieno di ragazzi e ragazze di ogni casa, dal quarto anno in su,
tutti addossati alle pareti.
Gazza era chinato su un antiquato e impolverato giradischi che doveva
appartenere ad un secolo prima, mentre provava in tutti i modi a farlo
funzionare correttamente.
La McGranitt si trovava al centro della sala e lanciò un’occhiata di
disapprovazione alla Serpeverde che, entrando, aveva interrotto il discorso che
aveva appena iniziato.
Non che qualcuno la stessa ascoltando, soprattutto i ragazzi.
L’angolo occupato dai Grifondoro era quello più silenzioso, forse la McGranitt
li aveva minacciati per bene, prima di iniziare la lezione di danza, mentre dai
gruppetti delle altre case giungeva un brusio più o meno rumoroso che la Professoressa
di Trasfigurazione non sembrava apprezzare particolarmente.
Severus Piton le aveva rifilato qualche scusa a proposito di una pozione
importante che doveva tenere sotto continua osservazione e quindi era riuscito
a sfuggire all’incarico di aiutarla nel tenere a bada tutti quei ragazzi.
Il silenzioso Vitius invece si trovava accanto a Gazza e lo stava aiutando come
poteva nel far partire il giradischi, mentre la professoressa Sprite e la sua
mole tondeggiante stava controllando che ci fossero tutti gli studenti.
Nell’angolo occupato dai Serpeverde il brusio era talmente lieve che sembrava
inesistente e l’unico che stava parlando era un sorridente Blaise Zabini che
continuava a sussurrare qualcosa al biondo amico al suo fianco.
«Perché non la inviti ad andare al Ballo? Potresti fare finta di nulla e
ballare con lei oggi... oppure fare il ragazzo coraggioso e dirle in faccia che
sogni di scoparla ogni notte...»
«Sta zitto!»
In molti nel vedere Draco Malfoy furioso avrebbero pensato bene di non irritarlo
ulteriormente, peccato che Blaise Zabini non rientrasse in quella categoria.
«Dici che così sarebbe troppo diretto? Beh, ma allora perché non le chiedi
casualmente di parlare e nel frattempo vedi se t’interessa davvero come ragazza
o solo come corpo con cui... beh hai capito... in fondo non la devi mica
sposare!»
Nel giro di un secondo Malfoy aveva già afferrato l’amico per la cravatta e lo
aveva strattonato in modo da avvicinare il viso al suo: «Smettila
immediatamente, Blaise. Non è divertente»
Il biondo lasciò la presa di scatto, facendo quasi perdere l’equilibrio
all’amico.
«Lo so che non è divertente. È per questo che cercavo di aiutarti,
consigliandoti quale sarebbe potuta essere la tua prossima mossa...»
«Non ora, Blaise»
I due continuarono a lungo nella loro silenziosa conversazione, mentre una
ansiosa Pansy Parkinson continuava a sporgersi verso di loro nel tentativo di
sentire di cosa stessero parlando. Sfortunatamente non riusciva molto bene nel
suo intento, quindi alla fine si rassegnò, incrociando le braccia al petto con
aria scocciata, ad ascoltare le parole inutili che uscivano dalla bocca della
professoressa McGranitt.
Tracey Devis era ancora a braccetto con Daphne Greengrass, tanto che Pansy si
chiese se avessero passato tutta la mattinata l’uno appiccicato all’altra o se
si fossero separati almeno un po’.
Le dava fastidio sentirsi così incavolata col mondo intero, ma non ci poteva
fare niente.
Era in ansia e continuava a lanciare occhiate verso Malfoy, chiedendosi cosa
diavolo stesse succedendo e perché ancora non l’aveva invitata al Ballo.
Possibile che avesse intenzione di chiederlo a qualcun’altra? E se si, a chi?
Malfoy era sempre così misterioso, silenzioso e riservato che era difficile
capire chi gli interessasse davvero. Tanto che nemmeno Pansy aveva idea di chi
gli sarebbe potuta piacere.
Daphne, proprio davanti a Pansy, sussurrò qualcosa all’orecchio di Devis che le
rispose con un occhiolino, mentre Vincent e Goyle, uno accanto all’altro,
sembrava stessero intavolando una conversazione composta da versi e grugniti.
Montegue ostentava un finto interesse per ciò che la professoressa stava
dicendo, mentre importunava il sedere di una ragazza, di cui non sapeva nemmeno
il nome, alla sua destra. La fanciulla in questione non sembrava particolarmente
sconvolta o offesa dalle maniere del ragazzo, forse perché in fondo non era la
prima volta che Montegue ci provava con lei.
Quando finalmente il giradischi resuscitò dalla polvere in cui era stato
dimenticato per molti anni si diffuse nella stanza un valzer che fece
irrigidire molti ragazzi, mentre le ragazze si sistemavano in attesa di venire
invitate a ballare.
Gli occhi di Draco Malfoy si diressero senza fatica verso l’angolo occupato dai
Grifondoro, dove Hermione Granger afferrò la mano offertagli da Fred Weasley
per ballare. Sentì un tuffo al cuore e il forte e soffocante nodo della gelosia
stringersi in corrispondenza del suo petto.
Esteriormente però non lasciò trapelare nulla e, senza pensarci poi molto, si
voltò verso Pansy, offrendole la mano.
La Parkinson era una delle poche ragazze a cui lui avrebbe potuto davvero voler
bene, forse perché sapeva qual’era il suo posto e sotto sotto la sua compagnia
era anche piacevole...
Eppure non sapeva se fosse giusto approfittare della disponibilità della
Serpeverde per provare a dimenticare la Granger.
Non c’erano molte coppie in pista, forse perché molti ragazzi non volevano
farsi brutte figure davanti a mezza scuola, ma quelle poche che c’erano non si
poteva dire che non si sforzassero di dare il meglio.
I pochi che davvero sapevano come muoversi però erano i Serpeverde che,
abituati fin da piccoli grazie a numerose lezioni private di ballo, non avevano
problemi a danzare sinuosi ed eleganti lungo la pista della sala.
Per Malfoy ballare con la Parkinson era un pretesto per allontanarsi dalla voce
fastidiosa di Blaise e per dimostrare a se stesso che poteva dimenticare la
Granger senza problemi.
Presto la sua ossessione gli sarebbe passata, ne era convinto. Allo stesso modo
in cui erano comparsi i sogni inopportuni, prima o poi sarebbero finiti.
Strinse maggiormente la presa intorno al minuto e delicato corpo della ragazza
che si trovava tra le sue braccia e prese una decisione che non pensava sarebbe
riuscito a prendere così in fretta: avrebbe fatto tutto il possibile per
levarsi dalla testa Hermione Granger.
Sì, avrebbe dato a Pansy quell’occasione che aveva esitato a darle, avrebbe
provato ad innamorarsi della Serpeverde, mettendo da parte la Grifondoro e, se
nel giro di... quanto? Un anno? Due? Sì, se nel giro di due anni non sarebbe
riuscito a levarsela dalla testa avrebbe fatto di tutto per avere Hermione
Granger.
Solo il pensiero di andare da lei il sesto anno, allo scadere dei due anni, nel
disperato tentativo di conquistarla lo fece rabbrividire d’aspettativa.
Perché proprio la Granger? Era un pensiero che lo tormentava di continuo,
giorno e notte, eppure ancora non aveva trovato una risposta.
In fondo quella ragazzina non era neanche chissà quanto bella, anzi era così
normale...
«Ti vedo pensieroso, Draco. C’è qualcosa che non va?», la voce di Pansy
interruppe i suoi pensieri, riportandolo alla realtà e alla promessa che si era
appena fatto.
«No, tutto a posto», s’interruppe solo un istante, prima di sorridere appena:
«Mi chiedevo se ti andrebbe di venire al Ballo del Ceppo con me»
Non avrebbe saputo dire da dove fosse uscita quella richiesta. Insomma, cosa
gli stava succedendo? Stava impazzendo del tutto? Si che doveva provare a se
stesso che stare con Pansy gli avrebbe fatto dimenticare la Granger, ma perché
invitarla al ballo?
Era talmente confuso che non si sarebbe sorpreso nemmeno vedendo Vincent Tyger
con gli occhiali ed un enorme volume di Storia della Magia aperto davanti a sè.
Cosa che probabilmente non sarebbe successa nemmeno in vista di un’apocalisse.
Il cuore di Pansy intanto aveva perso un battito e poi un altro, prima di
cominciare a pompare sangue ad una velocità sorprendente. Le sue guance si
diffusero di un tenue rosa per l’emozione, mentre sorrideva ed annuiva: «Mi
farebbe davvero piacere, Draco»
Guardò negli occhi azzurri del suo cavaliere e, ignorando quella sensazione che
le diceva chiaramente che c’era qualcosa che non quadrava, si convinse che
andasse tutto bene e che Malfoy fosse davvero innamorato di lei, o che per lo
meno fosse interessato.
«Bene»
Non si dissero altro, continuando a ballare i valzer che si susseguivano senza
sosta. Ma, mentre per Pansy quelle danze erano un interludio perfetto alla
storia d’amore che aveva intenzione di vivere col suo principe dagli occhi azzurri,
per Malfoy ballare con la ragazza equivaleva ad un obbligo che doveva compiere
per se stesso e la sua famiglia, nel tentativo disperato di soffocare dei
sentimenti che, altrimenti, lo avrebbero portato alla rovina.
***
La sfiga portata da Victoria Still quel giorno si abbatté su Montegue che si
beccò una punizione dalla professoressa Caporal: pulire sterco di Schiopodi
Sparacoda per un mese, e solo perché aveva avuto la brillante idea di
appartarsi con la giovane fanciulla priva di nome a cui aveva palpato il
sedere, in uno stanzino del terzo piano.
In molti quel giorno evitarono la sua compagnia e non solo perché puzzava come
una fogna per il suo nuovo incarico, ma anche per il fumo nero di rabbia che
sembrava uscirgli dalle narici, neanche fosse stato un drago.
Passandogli accanto quasi tutte le ragazze si tapparono il naso con aria
teatrale, sventolandosi la mano davanti alla faccia con una smorfia di disgusto
in viso. Tutte tranne Millicent Bulstrode, che era abituata a quell’odore, dato
che la Caporal si divertiva ad assegnarle, una settimana si e l’altra pure,
incarichi simili. L’unico sentimento che la ragazza provava verso Montegue era
compassione, diversamente dalle altre ragazze dominate più che altro dal
disgusto.
Anche Draco Malfoy e Blaise Zabini passandogli accanto non riuscirono a
trattenere una smorfia, mentre andavano a sedersi il più distante possibile da
lui e dalla puzza che emanava.
«Comunque», riprese il moro, addossandosi ulteriormente al biondo amico:
«Secondo me non è una cattiva idea andare da lei e parlarle. Magari scopri che
è segretamente innamorata di te da una vita...»
«Blaise, smettila», disse Malfoy, sedendosi accanto a Pansy Parkinson che, con
gli occhi a cuoricino, gli diede un inopportuno bacio sulla guancia.
Il biondo non disse nulla, anche se aveva la forte tentazione di passarsi una
mano sulla guancia per togliere dalla pelle la sensazione delle labbra
leggermente umide della ragazza.
«Secondo me invece è necessario che...»
«Blaise, almeno durante la cena, ti dispiacerebbe stare zitto?», chiese con un
ringhio di nervosismo Malfoy, sentendo che la ragazza accanto a lui si
appiccicava fin troppo al suo braccio.
«Pansy», disse, con un tono di avvertimento.
La ragazza capì al volo l’antifona e si scostò abbastanza da lasciare un po’ di
spazio vitale al biondo.
Sull’altro lato del tavolo si trovava Victor Krum, affiancato da un paio di
altri ragazzi tutti muscoli e niente cervello e stavano parlando fitto fitto in
bulgaro.
Draco Malfoy, che conosceva la lingua grazie alle numerose lezioni di idiomi a
cui i suoi genitori l’avevano sempre sottoposto, ascoltò attentamente la loro
conversazione.
Il ragazzo alla sinistra di Krum stava esponendo la sua teoria secondo la quale
le ragazze di Hogwarts erano tutte troppo frivole per lui e per questo non ne
aveva ancora trovata una adatta a lui da invitare al Ballo del Ceppo. Quello
alla destra invece aveva già invitato una dama, una ragazza di Beuxbatons che
aveva più gambe che cervello a suo parere.
Krum se la rideva sotto i baffi mentre ascoltava i due amici, prima di
sorridere di gusto e dire: «Io ho già invitato una ragazza»
Draco Malfoy alzò un sopracciglio, chiedendosi a chi si riferisse. In fondo ad
Hogwarts c’erano abbastanza ragazze carine che al bulgaro sarebbero potute
piacere...
«Ah sì?», chiese il ragazzo alla sinistra, avvicinandosi ulteriormente al
giovane Campione Tremaghi.
«Come si chiama?», chiese quello alla destra.
Involontariamente anche Malfoy si era allungato appena in avanti, come se
volesse sentire per bene il nome della fortunata ragazza che avrebbe
accompagnato quell’armadio al ballo.
«Si chiama Hermione Granger ed è la creatura più intelligente che abbia
incontrato»
«Quella con cui ti incontri in Biblioteca?»
Draco Malfoy abbassò lo sguardo sul suo piatto, cercando di non ascoltare come
continuava la conversazione, mentre sentiva brividi freddi e ogni singolo
muscolo irrigidirsi.
«Hai perso un’occasione Draco», disse Blaise con un filo di voce.
Il biondo voltò la testa di scatto verso di lui: «Come scusa?»
«Te l’ho mai detto che la mia terza tata era bulgara?», disse Blaise con aria
annoiata, mentre un sorrisino triste gli compariva sulle labbra: «Prima o poi
te ne accorgerai»
«Di cosa?», chiese Malfoy tra i denti, mentre uno strano presentimento si
faceva largo dentro di sé.
«Di aver perso un’occasione», ripeté semplicemente il moro, portandosi una
tartina al prosciutto alle labbra.
Per quanto il biondo sapesse che l’amico aveva ragione, sapeva anche che non
avrebbe mai avuto il coraggio di invitare Hermione Granger, il suo sogno
proibito, a quel ballo.
«Non mi avrebbe mai detto di sì», sussurrò Malfoy, nel vano tentativo di
convincersi di ciò che stava dicendo.
«Non lo potrai mai sapere»
Quelle parole crearono una profonda crepa nelle convinzioni che Draco Malfoy
aveva così faticosamente eretto come protezione dal mondo esterno.
Senza pensarci alzò lo sguardo, fino ad individuare una massa di capelli scuri
e ribelli, quegli stessi capelli che ogni notte vedeva sparsi su cuscini color
rosso fuoco nei suoi sogni. Incrociò quegli occhi dorati per un solo istante,
sentendo una stretta all’altezza del cuore, prima di abbassare lo sguardo.
Non era pronto per lasciare che i sentimenti che lo legavano a quella ragazza
prendessero il sopravvento. Sapeva che non era ancora il momento, che aveva
bisogno di tempo per cercare di dimenticarla e cancellarla dalla sua mente.
Ma sarebbe davvero mai riuscito a dimenticarla?
***
«Facciamo una scommessa?»
Draco Malfoy sospirò profondamente, prima di alzare lo sguardo verso Blaise
Zabini che, seduto sul divano accanto alla sua poltrona lo stava fissando con
fin troppa insistenza.
«Che scommessa?», chiese rassegnato il biondo, prima di tornare a fissare i
ceppi che si consumavano lentamente tra le fiamme del camino alla sua destra.
«Scommetto che non riuscirai a dimenticarla»
«Ancora con questa storia?», chiese con un sibilo Malfoy, voltandosi di scatto
verso l’amico con uno sguardo pieno di rabbia e fastidio.
«Fammi finire»
Malfoy annuì con fare scocciato, lasciando intendere che lo ascoltava solo
perché costretto e non per volere personale.
«Scommetto che non la dimenticherai e che prima o poi andrai da lei in
ginocchio ad elemosinare un po’ di affetto»
Malfoy alzò un sopracciglio con aria divertita: «Elemosinare? Ti sembro il
tipo?»
Blaise sorrise: «In qualsiasi modo tenterai di avvicinarti a lei alla fine sarà
comunque un’elemosina, mi dispiace per il tuo ego, ma è così. Quando accadrà
non solo spezzerai il cuore a Pansy, ma ti toccherà venire da me e ammettere di
aver sbagliato e di aver perso un’occasione...»
«E se quel giorno non arrivasse mai?»
«Ne dubito fortemente, ma in tal caso, se tra una ventina d’anni non sarai
ancora andato da lei a confessare i tuoi sentimenti ammetterò di essermi
sbagliato.»
***
1 anno e 10 mesi dopo
***
Blaise Zabini stava litigando col nodo della cravatta.
Se l’era sfilata prima della partita di Quidditch a cui aveva assistito quella
mattina, durante la quale era stato costretto ad indossare uno stupido costume
da serpente perché aveva perso una scommessa con Malfoy e Nott qualche giorno
prima.
Ora, dopo essersi rivestito, doveva come al solito litigare con la cravatta.
Inutile, era una cosa più forte di lui; erano anni che era costretto ad
indossare quell’accessorio sopra la camicia, eppure continuava a non avere idea
di come si facesse il nodo giusto.
Tirò prima un lembo, poi l’altro della cravatta, sperando di star facendo la
cosa giusta, quando la porta del dormitorio si aprì di scatto, facendo entrare
un fradicio Draco Malfoy.
Alzò appena lo sguardo, convinto di incontrare degli occhi azzurri iniettati di
sangue e uno sguardo che gridava vendetta e lo riabbassò subito.
Prima di tornare meno di un secondo dopo a fissare l’amico.
Dov’era lo sguardo assassino? E i lampi che avrebbero ucciso chiunque si fosse
avvicinato troppo?
Possibile che il suo amico sembrasse addirittura sereno?!
Blaise rimase con la bocca leggermente aperta a fissare il biondo che si
spogliava della divisa di Quidditch, afferrava un asciugamano e si chiudeva in
bagno.
Sembrava assurdo, ma il moro avrebbe giurato di averlo sentito addirittura
fischiettare!
La porta della camera si aprì appena, così da far comparire la testa di
Theodore Nott: «Malfoy è qua?»
«In bagno», asserì Zabini, ancora troppo sconvolto da quello che era appena
successo per poter dire qualcosa in più.
«Allora passo più tardi, non voglio rischiare di esser colpito da una
maledizione senza perdono. A dopo!»
Così come era comparsa la testa mora di Nott scomparve, lasciando un perplesso
Zabini alle prese con la cravatta.
Insomma, Serpeverde aveva appena perso, com’era possibile che Malfoy non fosse
arrabbiato?
Quando riuscì finalmente a sistemarsi la cravatta si sedette sul bordo del letto
a fissare la porta del bagno, in attesa.
C’era qualcosa che non andava e qualsiasi cosa fosse era deciso a svelare il
mistero.
Malfoy uscì dal bagno fischiettando, nudo dalla vita in su e con un asciugamano
intorno ai fianchi.
Le sopracciglia di Zabini si aggrottarono ulteriormente, ma non disse nulla,
continuando a studiare il biondo e i suoi gesti rilassati mentre si vestiva.
«Ciao, Draco», disse alla fine, non riuscendo a trattenersi e vedendo un lampo
di... rassegnazione? Comparire nello sguardo dell’amico.
«Giusto, quasi mi dimenticavo», disse il biondo tra sé e sé, voltandosi verso Blaise:
«Avevi ragione, ho perso un’occasione. Ma nulla m’impedisce di elemosinare un
po’»
Nella mente del moro si formò un grosso punto di domanda che si illuminava ad
intermittenza di rosso.
E quello ora che voleva dire?
Prima che Zabini potesse tornare indietro nel tempo fino a quella scommessa di
quasi due anni prima, Draco era già uscito dalla camera, lasciando l’amico
basito e con molte rughe d’espressione in volto.
Malfoy era sicuro però che Blaise sarebbe riuscito a ricordare quella vecchia
conversazione e che presto l’avrebbe raggiunto per tartassarlo di domande, per
il momento però poteva godersi un po’ di solitudine per pensare a quello che
era successo quella mattina.
Ancora non riusciva a credere di aver spinto la Mezzosangue in quello
sgabuzzino e di averla convinta a scommettere con lui. Erano un paio di giorni
che pensava di farlo, stanco di reprimere il desiderio che da più di due anni
lo tormentava e tutto per colpa di uno stupido bacio che le aveva dato il terzo
anno, senza pensarci...
Ma quel giorno era stato davvero furbo, più del solito e, spingendo la Granger
a scommettere con lui ora l’aveva in suo potere per un mese intero. Doveva solo
sfruttare l’opportunità per avvicinarsi il più possibile a lei fino a
portarsela a letto e a quel punto si sarebbe finalmente liberato di quella
malsana ossessione che nutriva per lei.
Il ricordo del bacio che le aveva dato in quello sgabuzzino, del sapore
maledettamente eccitate delle sue labbra e della consistenza perfetta del suo
seno lo mandavano fuori di testa.
Doveva averla a tutti i costi, questa volta non si sarebbe fatto scappare
nessuna occasione, avrebbe fatto di tutto per poterla tenere stretta il più
possibile e poi, quando quella stupida fissa gli fosse passata, sarebbe tornato
normale; il solito Malfoy stronzo ed irraggiungibile.
Blaise Zabini, ancora seduto sul bordo del suo letto capì cosa l’amico
intendesse e sorrise: «Malfoy, non sai in che guaio ti stai cacciando», mormorò
tra sé e sé: «Ancora non sai di essere innamorato perso, mi chiedo solo quanto
c’impiegherai a scoprirlo...»
The
end