Anime & Manga > Axis Powers Hetalia
Segui la storia  |       
Autore: LittleEevee    04/05/2014    1 recensioni
Chi lo dice che ogni sorriso sia vero, che chi ride sia felice?
Sono cose che si danno per scontate, ma non sempre si è nel giusto, non sempre si riesce davvero a comprendere i sentimenti altrui. In questa fanfiction saranno ''svelati'' dei possibili lati nascosti di varie nazioni, possibili angosce che potrebbero tener nascoste nel loro cuore.
Ogni capitolo rappresenta una nazione, ed ognuna di queste ha una storia ispirata alla canzone ''Arlecchino'' del cantante Paolo Meneguzzi. Vi consiglierei di ascoltare la canzone per capire un pò meglio la storia ed i riferimenti.
La storia verrà narrata dal personaggio stesso.
Il primo personaggio ad apparire è Antonio, gli altri? Lo scoprirete poi chi saranno
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Sorpresa, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Un po' tutti
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Feliciano era un ragazzo allegro e spensierato, agli occhi di tutti era un fannullone, un piagnucolone che sapeva pensare soltanto a riempirsi lo stomaco, alle belle ragazze ed alle bandiere bianche.
Ma davvero Feliciano è così? Davvero non ha doti, davvero è così come appare agli occhi di tutti? Forse no, forse la sua era tutta una maschera.
Quell'apparente felicità?
Soltanto un'illusione.



Ogni sera l'italiano si chiudeva in camera sua, prendeva una coperta ed in essa si rannicchiava, sedendosi sul letto. Spegnava la luce, ma accendeva una candela: il buio era una delle tante cose che non gli piacevano; infine afferrava il cuscino e l'abbracciava.
Che fosse stato per riscaldarsi, per distendere i nervi o per non sentirsi solo... non importava. A lui piaceva tenere stretto a sé il cuscino, gli dava un po' di conforto.
E poi? Poi iniziava a piangere in silenzio, per non disturbare la quiete della notte ma anche perché preferiva il silenzio ai lamenti.
L'oblio che risiedeva nel suo cuore era in parte dovuto a lamenti e grida strazianti, ad urla di terrore e dolore, alla sofferenza; se l'italiano si sentiva cadere il mondo addosso era per colpa delle guerre, dei conflitti.
Di inutili spargimenti di sangue.



Sin da piccolo Feliciano era stato un bambino allegro e spensierato, che adorava l'arte in ogni sua più piccola forma. Adorava dipingere e disegnare, adorava la musica; gli piaceva molto ascoltare Austria che suonava il piano.
La pizza, la pasta... gli erano sempre piaciute, ma allora: che c'era di tanto diverso dal Feliciano dei tempi moderni? Cosa fece cambiare il suo stato d'animo?
La guerra e tutto ciò che essa comportava.
Nessuno si era mai chiesto come mai l'Italia fosse debole in battaglia, nessuno aveva mai immaginato che l'oblio che risiedeva nel cuore di Feliciano potesse esserne in parte la causa. Un momento: nessuno ipotizzava un oblio, nessuno ipotizzava l'angoscia.
Infondo l'italiano era bravo a mascherarsi, era bravo a fare l'Arlecchino.



Da bambini molte cose sono incomprensibili, molte disgrazie possono sembrare un gioco, cose come le uccisioni e la guerra possono apparire cose da niente se si è piccoli, e così fu anche per Feliciano. Ma c'è una differenza: a differenza degli altri bambini, lui si è ritrovato lui stesso a svolgere un ruolo di spicco in guerra.
Si ritrovò ad esser protagonista di quello che per un bambino poteva esser uno svago, un divertimento. Le persone erano i bersagli, e la armi con le quali abbatteva vite umane erano solo dei balocchi.
Molto più tardi avrebbe appreso il vero significato della guerra, il significato della morte e della sofferenza. Di certo ne avrebbe pure pagato le sofferenze.
Da piccolo non aveva problemi a scendere sul campo di battaglia, non temeva di poter stroncare vite umane, né temeva la morte. Sbaragliò molti nemici, facendo diventare famosa la sua nazione.
Poi ci fu una ricaduta, ovviamente.


Già verso i dieci anni iniziò a chiedersi se la guerra fosse cosa buona, ma era ancora un bambino: le idee dei bambini sono facili da manipolare, da compromettere.
Se un cuore pure commette del male senza volerlo, può ancora esser considerato puro? Probabilmente sì, ma solo se poi si fosse pentito, se ne avesse pagato le conseguenze.
E quelle sarebbero arrivate.



Solo durante l'adolescenza capì cosa veramente avesse fatto, cosa significassero l'agonia e l'angoscia, il dolore fisico e quello psicologico. Un flashback passò veloce nella sua mente, veloce come un fulmine per ricordargli cosa avesse fatto nelle guerre scorse. Rapido per fargli capire quanto egli stesso fosse stato un mostro, un demonio.
Fu allora che iniziò a crollare, a lacerarsi l'animo.
Era tardi; troppo tardi scoprì cosa fosse il terrore, troppo tardi capì cosa significasse aver paura di perdere le persone care, ma anche solo i propri compagni di guerra.
In ritardo comprese come ci si sentisse ad aver paura di rimanere soli, a temere d'esser inghiottiti in un oblio senza fine e senza intervalli di luce. Aveva capito, e dovette iniziare a scontare le sue pene, tutte le colpe dovute all'ingenuità della giovinezza, all'ignoranza di bambino.
Era stato causa di tenebre? Molto bene, le tenebre si sarebbero impadronite del suo cuore, avrebbero invaso la sua mente fino all'invaderne l'anima.



Così ogni sera era a ciò che l'italiano ripensava, erano quelli i pensieri che tanto lo affliggevano e che non aveva mai confidato né al fratello né al tedesco.
Rimaneva solo, il cuscino tra le braccia, a pensare, si isolava per non essere un peso, ma allo stesso tempo perché pensava di meritarsi un trattamento simile, un modo per pagare alle sue colpe.




''Appaio sempre felice a tutti, allegro e spensierato. Sembro un bambino, mi piacerebbe davvero poter affermare ciò e riderci su. Mi piacerebbe... ma non posso.
Se qualcuno scoprisse la verità... direbbe che alla fine sarei felice lo stesso, perché se si sa fingere allora si sa anche essere felici, ci si sa illudere.
Se la tristezza è banale, ma non basta una recita a placare l'oblio. Se un asteroide finisce in un buco nero... esso si tappa? Ovvio che no, continuerà a risucchiare tutto ciò che ha attorno.
Ecco... la mia angoscia risucchia la felicità, per aumentare se stessa''



Iniziò a tremare come una foglia, ma in silenzio.
Dai suoi occhi scesero delle lacrime di dolore che non accennavano a fermarsi. Il cuore batteva rapido, come se stufo di tutto quel silenzio, come se stufo di tenere rinchiusi tutti quei sentimenti, quelle emozioni impetuose.
Feliciano strinse più forte il cuscino, ma ciò non gli servì a molto: più piangeva e più si sentiva peggio.
Era il pianto a peggiorare tutto? No, a peggiorare tutto era il suo status di Arlecchino, se avesse pianto per bene si sarebbe di certo sentito meglio. Su stava facendo del male da solo, si stava devastando l'anima e lacerando il cuore.
Gli occhi erano sempre più gonfi per via del pianto.




'' Ehy Nonno Roma... perché non mi hai mai detto cosa avrei dovuto fare? Perché non mi hai mai detto che avrei fatto del male nella mia vita? Se tu mi avessi avvertito, forse, mi sarei evitato tutta questa situazione... ma non importa, ormai non si può far nulla. Il passato non si può cambiare da un momento all'altro, magari si potesse.
Io... ormai sono diventato un Arlecchino, è troppo tardi... non è vero? Non mi riprenderò, troppo tempo è passato, e troppi sentimenti negativi attanagliano il mio cuore.
Potrei crollare, ma... no, non voglio crollare. Devo ancora scontare la mia pena, sennò smetterei di soffrire, di farmi del male da solo.
Da tempo recito per sembrare libero, per sentirmi libero da tutto, da ogni ansia. Funziona? Per me no, ma gli altri ci credono per cui va bene... dopo il male inflitto non voglio causare altro male, non voglio che qualcuno soffra per preoccuparsi di me.
Sono un Arlecchino, indosso maschere e con del trucco nascondo i lividi della mia anima, dal più piccolo graffio alla più grande ferita, così va bene... no? ''



Smise di abbracciare il cuscino, lo afferrò e lo strinse attorno alla sua testa per tapparsi le orecchie.
Troppi ricordi gli scorrevano nella mente, rapidi ma abbastanza forti da aumentare quella sua agonia. Si tappava le orecchie, gli sembrava quasi di poter ricordare quelle urla strazianti e quei pianti di gente innocente. Si ricordava la paura sul volto di molti bambini, e fu forse ciò ad aumentare la sua sofferenza: nessun bambino al mondo avrebbe dovuto patire tutto ciò, nessuno.


Per svariati minuti Feliciano rimase con lo sguardo perso nel vuoto, le lacrime che tentavano di fermarsi, di non cadere più dai suoi occhi. L'italiano provò varie volte a calmare la sua respirazione, a calmare se stesso, ma tutto sembrava inutile. Alla fine ci riuscì, lentamente, ma raggiunse ''l'obbiettivo''.
Cerco di mettere in ordine i propri pensieri, poi trasse della conclusioni; non importa cosa sarebbe successo, qualsiasi cosa sarebbe accaduta, lui avrebbe continuato a fingere di star bene.
Sarebbe stato ancora per molto tempo un Arlecchino, e ciò gli stava bene, avrebbe adempito bene al suo compito.

________________________________________
Innanzitutto grazie a chiunque abbia letto ^^ spero che questo capitolo sia piaciuto
Ringrazio Triscele_Celtica98 per avermi suggerito di fare un capitolo su Feliciano, e la ringrazio anche per aver recensito. Ringrazio anche _Vanilla per la sua recensione ai capitoli precedenti questo.
Come al solito premetto che non so quando aggiungerò un nuovo capitolo, ma più o meno ho capito perché non riuscissi a scrivere u..u
Vi saluto, ciaoooo!
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Axis Powers Hetalia / Vai alla pagina dell'autore: LittleEevee