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Autore: khyhan    04/05/2014    2 recensioni
– Ci ritroveremo. – urlò. – E ti amerò di nuovo, te lo prometto. Nella prossima vita. In cento prossime vite. Ogni volta mi innamorerò di nuovo di te. Tu sei mia e il mio cuore è tuo.
Settantotto sono le carte dei Tarocchi, settantotto sono le persone che in tempi antichi hanno ricevuto dono di una magia che è insieme una benedizione e una maledizione, perché con il potere cresce anche il seme della follia.
Nel momento in cui Verity abbandona Roma per seguire un misterioso biglietto trovato accanto a cadavere del suo ragazzo non sapeva che ad attenderla ci sarebbe stato il suo destino. Michael è un ladro che non crede in nessuno a parte se stesso ed è perseguitato dal ricordo del suo amore che ha perduto mille volte. Christian è un medico che ha trovato il senso della vita tra i bassifondi di Calcutta ed è costretto ad abbandonare i suoi principi per salvare centinaia di vite.
La follia e il destino hanno voluto che si incontrassero e finissero ciò che era cominciato più di duemila anni prima. Vendetta e potere scorrono nelle loro vene.
La tragedia e l'amore si intrecciano tra passato e futuro.
E il cerchio sta per chiudersi.
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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1.6 Il Mago - La Pietra nel Fango

I – Il Mago

La Pietra nel Fango

 

Parigi, 22 Luglio 2011

 

Gabriel era riuscito a uscire pulito dal disastro alla Torre Eiffel. Aveva passato gli ultimi giorni nelle mani della polizia francese che non faceva altro che interrogarlo e lui spiegava con calma il suo punto di vista e cercava di convincerli che non era un terrorista. La famosa torre era quasi distrutta e i francesi volevano qualcuno da punire.

Chi si trovava lì in quel momento era stato preso in custodia è interrogato prima di essere rilasciato, mentre lui, l’unico sveglio, era stato accusato di tutto. Non poteva dire tutta la verità, ma aveva parlato del ladro con cui si era battuto e del modo in cui aveva frantumato le finestre e lo avevano ascoltato a malapena. Le registrazioni delle telecamere erano sparite e non c’era alcuna prova di quello che diceva. Alla fine aveva usato l’unica telefonata a sua disposizione e aveva coinvolto il Mago ed era stato scagionato di tutte le accuse. La televisione aveva smesso di parlare di lui, le foto sui giornali erano sparite e le persone lo guardavano come se fosse un turista qualunque e di questo doveva ringraziare il Mago.

Ripensò allo scontro. Quando era partito da Siviglia non si era aspettato di trovare un altro Arcano tanto presto, sua madre aveva vissuto la sua vita senza mai imbattersi in nessun altro e sempre lei gli aveva insegnato a non agire per primo, ad aspettare e vedere se la situazione si poteva risolvere a parole. Già una volta la sua Carta aveva agito di impulso e aveva commesso un terribile errore e i suoi discendenti non volevano fare lo stesso sbaglio, ma come aveva visto quel ragazzo divertirsi usando il suo potere a scapito di gente innocente, Gabriel non era riuscito a stare zitto. Nel momento in cui il ragazzo aveva distrutto le finestre del primo piano e i suoi occhi avevano brillato argentei mentre diventava invisibile, Gabriel si era reso conto di chi aveva davanti. Conosceva le carte che potevano creare illusioni e la rabbia era stata sostituita dal dolore, solo a una brillavano gli occhi mentre usava la magia. Lo aveva visto succedere nei suoi sogni, quasi tutte le notti per tre anni.

La Luna. Aveva avuto a che fare contro la Luna e non l’aveva riconosciuto. Se avesse saputo chi era realmente Gabriel, sarebbe rimasto a combattere fino a ucciderlo? Se ricordava gran parte del suo passato, sì.

Ma lui non era la Luna che la sua mente ricordava. Agiva d’impulso e lo scherniva con ironia. L’uomo che Gabriel aveva conosciuto invece era mite e gentile, sempre attratto da libri e pergamene desideroso di conoscere sempre di più. Si perse in quei ricordi e ne venne travolto, forti come la prima volta che li aveva provati. Si fermò a riprendere fiato, scosso dalla nausea e dai sensi di colpa. Le sue mani erano coperte di sangue e sentiva le grida dei due bambini nelle orecchie. Ancora e ancora, fino a farlo impazzire. – Basta! – implorò coprendosele. – Vi prego, lasciate mi in pace.

Capiva perché c’erano delle volte in cui sua madre si rinchiudeva in camera a piangere e urlare fino a sfinirsi. Gabriel e suo padre attendevano che si calmasse e poi andavano a consolarla e a riportarla alla realtà. Entrambi sapevano chi era lei e non potevano fare niente di concreto per aiutarla. Dopo quei momenti, Anita lo prendeva tra le braccia e gli parlava della sua carta e di ciò che lo attendeva. Gabriel sapeva che non voleva spaventarlo, ma prepararlo al dolore che non lo avrebbe mai lasciato. – Siamo soli. – gli diceva lei passandogli una mano tra i capelli. – È nella natura della nostra carta cercare la solitudine e non sentirsi a proprio agio tra la folla, ma dopo ciò che lui ha fatto ce lo meritiamo. L’amore che ho avuto da tuo padre e poi da te non lo merito. Non sono mai andata a cercarla per sistemare le cose e non merito ciò che mi avete dato.

Lui. Sua madre non lo chiamava mai per nome se non per maledirlo. E dopo tre anni, Gabriel ne capiva il perché. Il suo antenato Lucas aveva tradito i suoi migliori amici e venduto se stesso al male in persona, in nome di una vendetta che non era mai esistita. Aveva versato del sangue innocente che nessuno dei suoi discendenti era riuscito a lavare via e ora lui viveva con quella colpa.

Siamo soli, ricordò a se stesso.

Le urla dei bambini nella sua testa non lo lasciarono andare, diventando più forti. Si appoggiò contro il muro cercando sostegno, senza sarebbe caduto in preda alla follia. Avrebbe fatto di tutto pur di avere il perdono e cercare l’unica persona al mondo che potesse darglielo. Si sentiva sporco, macchiato fin nel profondo e maledetto per una cosa accaduta millecinquecento anni prima.

– Io so cosa cerchi. – disse una vecchia seduta a un banchetto a due metri da lui. Gabriel non si era accorto della sua presenza finché non aveva parlato. Mescolava velocemente un mazzo di carte con le mani rugose, ma ben tenute. Prometteva la lettura del futuro con quelle carte, ma Gabriel preferiva tenersi il più lontano possibile dai tarocchi.

– Ciò che cercano tutti, vecchia saggia. – rispose neutro. Non voleva essere scortese, non con un’anziana, ma voleva andare via, quelle carte e il movimento ipnotico delle mani gli mettevano i brividi. La donna sembrava fragile e pronta a spezzarsi al minimo vento, eppure le mescolava sicura senza perdere un colpo. Quanti anni poteva avere? A vederla, più di cento.

La donna sorrise, mostrando alcuni denti mancanti. – E cosa cerchiamo, ragazzo? – disse con voce più autoritaria di prima. – Amore? – domandò gettando una carta sul velluto blu che ricopriva il banchetto. La cornice dorata degli Amanti rifletté la luce del sole. – Fortuna? – accanto alla prima si aggiunse la Ruota della Fortuna. – Giustizia? – chiese mettendo giù una terza carta. Si sentì nudo davanti agli occhi della Giustizia. Non aveva mai incontrato quella carta, ma sapeva che non avrebbe potuto fuggire per sempre alla spada della Giustizia, prima o poi avrebbe dovuto pagare per il tradimento commesso. Come se seguisse il filo dei suoi pensieri, la vecchia aggiunse altre due carte sul banco. – Amici?

Per poco, Gabriel non cadde in ginocchio. La Luna e La Forza erano su quel tavolo, l’una accanto all’altra come lui ricordava, ma sapeva che ne mancavano altre due per chiudere il quartetto che della sua memoria. Si abbassò per guardare negli occhi la donna. Erano marrone chiaro, caldi e sereni. Gabriel si sentì rassicurato e per una volta i suoi ricordi lo lasciarono in pace, rimanendo in silenzio. – Tu ragazzo cerchi altro. – proseguì lei continuando a mescolare le carte. Ne appoggiò altre due coperte prima di fermarsi. – Coraggio. – lo invitò. – Sai cosa troverai.

Allungò una mano tremante verso quella a sinistra, accanto alla Giustizia. L’Imperatore gli fece venire un nodo allo stomaco. Nella sua testa balenò il ricordo dell’uomo vestito di nero e di come lo avesse usato. – Vendetta. – disse la vecchia con un sorriso feroce.

Sì, Gabriel voleva vendetta, ma non per lui. Aveva quasi acquistato tutti i ricordi di quella tragica vita precedente e sapeva quale ruolo giocava l’Imperatore e cosa aveva fatto. Voleva vendetta per il dolore che aveva inflitto e fermarlo prima che portasse altro.

Girò l’ultima carta, quella accanto alla Luna. – Perdono. – disse lui guardando la Regina di Spade. Più di tutto, Gabriel voleva il perdono di quella donna. L’Imperatore poteva averlo raggirato e usato, ma era stato lui a ucciderla e a scatenare tutta la serie di eventi che lo aveva portato alla pazzia.

No! Urlò Gabriel nella propria testa. Non sono stato io, ma Lucas, lui l’ha uccisa.

Tornò in se stesso e prese la carta della Regina di Spade. – Voglio solo il tuo perdono. – sussurrò all’immagine della donna che teneva in mano una spada.

– Lo puoi avere. – gli promise la vecchia. A quelle parole Gabriel alzò la testa, guardandola di nuovo negli occhi. Pendeva dalle sue labbra. Voleva sapere come e quando avrebbe potuto averlo. Se sapeva così tante cose di lui, forse avrebbe anche potuto dirgli questo. Si sentiva come un bambino nel giorno di Natale e per una volta, pieno di speranza. Mise giù la carta e quel neonato sentimento si frantumò contro lo scoglio della dura realtà. Stava ascoltando una sconosciuta. Già una volta Lucas aveva fatto l’errore di credere a un estraneo e si era lasciato convincere da parole che avevano il gusto del miele e poi aveva ucciso una persona che conosceva fin dall’infanzia.

– Posso aiutarti a trovarla. – disse la vecchia.

Gabriel si mise allerta. Voleva sapere, ma c’era sicuramente un prezzo da pagare. – Ma...?

– Ma, – aggiunse lei prendendo le carte sul tessuto e riunendole al mazzo – devi fare una cosa per me. – riprese a mescolare con più energia di prima e lui si perse nel movimento agile di quelle dita. Non sembravano più tanto vecchie. Ad ogni giro con le carte alcune macchie scure sparivano, le rughe diventavano meno nitide e la pelle era più compatta.

La piega che stava prendendo la conversazione non gli piaceva, ma aveva bisogno di sapere dove fosse la Regina di Spade. Forse il dolore lo avrebbe lasciato andare se lui l’avesse implorata. – In questo momento lei è con la Forza. – disse la vecchia.

Gabriel annuì. – È un bene, la Forza è stata sua amica. La proteggerà. – disse rassicurato da quella notizia. Se stava con una persona di cui si poteva fidare, che avevano condiviso un passato, l’Imperatore ci avrebbe pensato due volte prima di attaccarla di nuovo.

Il sorriso della vecchia morì e Gabriel notò che c’erano meno segni sul suo volto e i capelli avevano ripreso splendore. – La Forza non è più quella di un tempo. Non è quella che la tua memoria ricorda. – distribuì una parte delle sue carte sul tavolo, ancora coperte. – Il Seme della Follia è già dentro di lui e presto, inizierà a mettere radici. Tu dovrai ucciderlo prima che accada.

Le carte sobbalzarono quando lui sbatté le mani sul tavolo. – Mi rifiuto di fare una cosa del genere! Era mio amico, il mio capo villaggio, il mio... – scosse la testa per schiarirsi le idee. Era stato Lucas a parlare, non c’era alcun dubbio. Si schiarì la gola. – Voglio dire...

– So cosa vuoi dire. Aver visto La Luna ha scatenato in te tutta una serie di ricordi che stanno prendendo il sopravvento. Il nostro corpo nasce e muore, la nostra magia e la nostra anima restano e il dolore passa tramite esse. Di anima in anima, aspettando il momento in cui verrà liberato.

Sì, quella donna aveva colpito nel segno un’altra volta. Aspettava solo il momento in cui si sarebbe liberato di quel dolore e avrebbe potuto sentirsi leggero per poter vedere il mondo con occhi diversi. I suoi. – Non ucciderò La Forza. Trovati un altro da manovrare, vecchia.

Fece per andarsene, ma lei girò tutte le carte che aveva appoggiato. – Allora moriranno tutti loro, Gabriel Rubio. – la voce era più sicura e forte di prima, molto più autoritaria e i capelli iniziavano ad assumere una sfumatura più scura. Solo i suoi occhi rimanevano immutati, ma per il resto, lei stava ringiovanendo. Non era questo a contorcergli lo stomaco, di stranezze ne aveva viste tante, ma Gabriel non aveva mai detto il suo nome. – Come...? – domandò con la bocca secca.

– Io vedo. – rispose. Il suo sorriso gli fece venire caldo, come se la temperatura fosse salita in un secondo. – Vedo ciò che accadrà. Vedo lacrime e dolore, più di quanto tu ne possa concepire. Questa guerra è diversa.

Le sembrava sincera, molto più di quanto fosse stata finora. – Perché lui? È L’Imperatore che vuole farci del male. Basta fermare lui.

Lei scosse la testa e i capelli divennero morbide onde castane. – L’Imperatore è una pedina di un gioco più grande. Lui crede di star agendo di testa sua, ma non è così. Il vero re deve ancora mostrarsi. La Forza... – toccò la carta con dolcezza, persa in un ricordo che solo lei aveva. – è un re bianco che nasconde in sé un seme oscuro. Ucciderlo ora è solo un atto di pietà.

– No!

Dei passanti si voltarono verso di loro, ma con un gesto della mano la donna li scacciò. – Lui è il rovescio della medaglia, non esiste nero senza bianco. Non esiste follia senza ragione e lui vuole la Forza per completare il tutto.

Gabriel non riusciva a convincersi. Non poteva fargli del male e anche se si fosse deciso, non era un guerriero. La sua carta era più propensa allo studio e alla meditazione, non alla guerra. – Lui chi? – domandò cercando di prendere tempo e rimandare la scelta.

– Chi ha dato inizio a tutto questo. Chiedi al Mago, lui l’ha visto agire. Ha visto la strage che ha portato nelle nostre vite. È stato dormiente per secoli, ora si è risvegliato. Se avrà la Forza, riunirà il Mazzo e distruggerà il sigillo.

Anche se quelle parole lo scuotevano, non poteva farlo. Non poteva prometterle di uccidere una persona, non era un assassino. Lui non era Lucas. – Dimmi dov’è lei. La Regina di Spade.

– Farai ciò che ti ho detto? – ora era una ragazza. Aveva più o meno la sua età e la sua pelle risplendeva come il sole. Anzi, era Il Sole, la carta della cura e della veggenza. In più di una vita passata i loro cammini si erano incrociati e Gabriel la riconobbe come un’amica. – Non posso prometterlo. Io non... – come poteva dirlo. Lui voleva solo trovare la pace, non uccidere per una sconosciuta. – Io sono solo un sasso nel fango, impantanato nel dolore che il mio antenato ha provocato maledicendo la mia stirpe. Quelli che erano miei amici fraterni giurarono di distruggere la mia carta. Lucas distrusse la vita di più di una persona quel giorno, anche la propria. So cosa significa provocare dolore. Non lo farò di nuovo, non se non è necessario.

La ragazza annuì, capendo cosa volesse dire. – Un giorno sarà necessario. – gli sorrise con dolcezza e lui si sentì accarezzato da tiepidi raggi solari. – Lei sarà a Calcutta tra trenta giorni. Al mercato.

Sapeva che lei non aveva alcun dovere di dirglielo, aveva rifiutato il suo patto. Aveva rifiutato di farsi muovere come una pedina. – Grazie.

– La Luna, la Forza, la Regina di Spade, – disse mettendo le carte sul tavolino. – l’Eremita. – mise la sua carta accanto alle altre. – Millecinquecento anni fa, questa guerra ricominciò con queste carte, terminerà con esse, ma chi sopravvivrà...nemmeno io posso vederlo.

Rimase a fissare i quattro tarocchi affiancati, senza dire una parola. Quattro persone si erano casualmente imbattute nel Mazzo addormentato e lo avevano risvegliato. E loro dovevano metterlo a dormire di nuovo. – Devo parlare con il Mago. – disse andando via.

– Gabriel, – lo richiamò il Sole. – ci sarà un futuro anche per te. – disse la donna con un sorriso. – Non solo la Luna e la Regina di Spade sono legate dal filo del destino, anche tu. Nel bene o nel male, lo troverai.

Gabriel la salutò senza voltarsi e prese le sei carte che teneva in tasca inoltrandosi nel parco. – Anche per me? – si domandò guardando le cornici del tarocchi che aveva ereditato. – Anche per l’Eremita?

Siamo soli, disse la voce di sua madre nella testa.

Ma lui non voleva restare solo per sempre. Voleva sistemare i danni che Lucas aveva provocato e avere un futuro che fosse libero da quei ricordi, che appartenesse solo a lui.

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NdA: Gabriel, come Michael è uno dei miei prediletti. Nella prima stesura era nato come cattivo, ora è un dannato senza pace e adoro questo cambiamento della sua figura e spero che piaccia anche a voi. Cosa ne pensate? Con questo capitolo si conclude il ciclo a Parigi, ora ci si sposta con l'apertura di un nuovo ciclio, La Papessa!

Grazie per tutti quelli che hanno letto e messo nelle seguite, preferite, ricordate e da chi mi ha lasciato un suo pensiero. Tengo tantissimo alle vostre opinioni. 

Khyhan

  
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