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Autore: fluorescentdoll    04/05/2014    2 recensioni
In un ipotetica 13° reincarnazione (andrew garfield) il dottore si imbatte in una nuova compagna: giovane,testarda,bionda che si scopre essere rose tyler ma a 17 anni!
La mia 9 (?) ipotetica stagione ruota intorno a questo mistero, ad una rose completamente nuova e giovane che non ricorda nulla del dottore nè delle loro infinite avventure che non è altro che un ingrediente per un'arma segreta creata dai dalek con il solo scopo di distruggere il dottore.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - Altro, Rose Tyler, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HAPPY BITHDAY..AGAIN

 

Andrew Garfield as Doctor Who Facebook Cover by Super-Fan-Wallpapers
 

 

Come ogni volta il dottore era davanti la console ad armeggiare con i comandi con intensa minuziosità. Prima di partire doveva fare un piccolo check-out e ultimamente aveva trascurato il tardis e i viaggi. Aveva dimenticato cosa significava saltare da un pianeta all'altro da un epoca ad un'altra per il semplice fatto che da solo non c'era alcuno sfizio.

In effetti non viaggiava con qualcuno da molto tempo. Clara se n'era andata lasciandogli un vuoto immenso nello stomaco che pian piano saliva fino alla gola, e la stringeva quasi togliendogli il respiro. Lo stesso avevano fatto Amy,la dolce Amy, e Rory, quell'impavido centurione, River,Martha,Donna....tutti.

Prima o poi tutti lo lasciavano e ogni volta era più determinato a non accettare un altro passeggero a bordo sapendo a cosa andava incontro, e ogni volta ci ricascava. Perché era troppo egoista. Non voleva stare solo, voleva qualcuno accanto, qualcuno che gli ricordasse cosa significasse essere vivo e poter sentire risate,chiacchiericci tra le mura del tardis era qualcosa di impagabile. Il dottore non seppe per quante ore rimase nella stessa posizione, sotto la grata della console, forse ore. E tra uno scoppio e un altro, tra una scintilla e un ronzio qualcosa accadde.

Si sentì un rumore strano, una via di mezzo tra un risucchio e un suono metallico poi una luce giallastra pervase l'abitacolo attirando l'attenzione del dottore. La luce si dissolse scoprendo i contorni di una giovane ragazza,molto giovane.

Non doveva avere più di diciotto anni: fisico asciutto, capelli biondi e carnagione rosea.

“chi diavolo sei tu?” le chiese la ragazza con tipico accento londinese squadrandolo da capo a piedi.

“cosa?”

“che razza di posto è mai questo?” chiese ancora con gli occhi che scrutavano con spavento ogni singolo dettaglio della stanza.

“E' il mio tardis questo, ragazzina!” non era la prima volta che qualcuno sbucava nel tardis come per magia. Era successo con Donna qualche anno fa e adesso con questa ragazzina.

Doveva aumentare i livelli di sicurezza del tardis.

“ non chiamarmi ragazzina razza di bifolco! che cos'è un tardis? E come ci sono finita qui?” la sorpresa stava dando spazio alla paura, glielo si leggeva in faccia.

“E' quello che vorrei sapere anche io!”

“riportami subito indietro razza di sequestratore” e la paura stava dando spazio alla rabbia verso l'alieno.

“cosa?” la situazione gli stava sfuggendo dalle mani.

“mi hai sentito bene. Tu, mi hai sequestrata, non so come ma lo hai fatto e voglio che mi riporti indietro immediatamente,capito?” il carattere di certo non le mancava e se il dottore in quel momento fosse stato di buon umore ne avrebbe apprezzato la particolarità.

“io non ti ho sequestrato! Sei tu che sei sbucata nel tardis come una clandestina!” ribatté con tanto di fiocchi.

“me ne stavo tutta tranquilla a fare la spesa e un secondo dopo mi trovo qui! Chiamalo come vuoi ma per me è un sequestro!” era come una bomba ad orologeria che avrebbe potuto scoppiate in qualsiasi momento. Il dottore capì che qualsiasi cosa le avesse detto lei non ci avrebbe creduto e avrebbe continuato a mantenere la sua tesi: che lui era un rapitore. Sbuffò e senza troppi fronzoli chiudeva la grata dietro di sé e accese il bottone della console, pronto a partire “ho capito, ti riporto a casa, dove..?” ma non fece in tempo a chiedere la destinazione e a trafficare con i comandi che la bionda aveva già adocchiato la porta e con un rapido scatto fu fuori. Peccato che fuori ci fosse il profondo spazio. Molto profondo. Aprì la porta e come quando tiri lo sciacquone del water lei fu risucchiata in aria.

Lui le fu dietro all'istante mentre lei urlò trascinata in alto. Per un pelo riuscì ad acchiapparle la caviglia altrimenti sarebbe stata la fine per lei.

La lasciò in alto a contemplare le infinite stelle trapuntate nel cielo. Smise di urlare e gli occhi, che per tutto il tempo aveva tenuto serrati, si aprirono. Aveva trattenuto il fiato pensando che sarebbe morta per mancanza d'ossigeno ma con stupore tirò una grande boccata d'aria, cosa assolutamente assurda.

Rimase in silenzio perché le parole non erano sufficienti per descrivere lo spazio intorno a lei. I capelli le vorticavano in assenza di gravità. Li toccò con la mano destra, abbassandoli ma non appena li lasciava quelli ritornavano su. Il dottore la riportò giù e chiuse le porte prima che lei facesse qualche altra sciocchezza. La sua faccia era un misto tra “sto per vomitare” a “credo di essere diventata pazza”. Forse stava per svenire.“come ho fatto a respirare, tecnicamente è impossibile”

“giusto, ma sei nel tardis il che vuol dire: aria!” esclamò lui con enfasi e senza troppi fronzoli. Non gli andava di raccontarle tutti i dettagli.

“chi sei?” i suoi occhi marroni sembravano penetrarlo da parte a parte e non lasciavano via di fuga.

“sono il dottore” era talmente abituato a dire quella frase che non si stupì della domanda seguente

“dottor cosa ?!”

“Solo 'dottore'. Di solito mi chiedono 'dottor chi?' perciò apprezzo la variabile”

lei sembrò spiazzata, si era fermata a capire la frase 'solo il dottore'. Guardò la porta dove poco fa aveva rischiato la vita.

“sei un alieno e questa è la tua nave spaziale?” sembrava più un affermazione ma lui annuì come da procedura e ciò che lei fece dopo fu del tutto inaspettata e insolita.

Rise.

Una di quelle risate fragorose, piene di gusto. Avanzò con sorriso giocoso verso la console e si guardò in torno alla ricerca di qualcosa.

Lui la seguì cauto aspettandosi una reazione post-traumatica, roba da umani insomma.

“scommetto che c'è Derek dietro tutto questo, vero?” girava e girava intorno alla console cercando e cercando “okay, ci sono cascata, adesso basta. Dov'è la telecamera? Scommetto che avete filmato tutto così poi lo metterete su youtube” poi si fermò e guardò il dottore aspettandosi che cacciasse qualche frase del tipo “beccata!” ma lui rimase serio per farle capire che non era uno scherzo, che era serio, che certe cosa esistono veramente.

“seriamente, ti ci sei impegnato parecchio 'dottore'” il suo sorriso tirato sparì.

“non è uno scherzo” rispose lui. Sembravano passate ore in cui i due si guardavano l'uno timoroso che l'altro facesse qualcosa di improvviso.

“riportami a casa” disse lei solamente.

Così lui prese a trafficare con i comandi come un bimbo gioca con le costruzioni.“destinazione?” sembrava tranquillo, quasi felice. Lei invece era turbata e spaventata ogni volta che il dottore schiacciava un pulsante o girava qualche manovella.

“Sistema solare, Terra, Regno Unito...”

“so dove si trova il regno unito!” rispose stizzito lui “ho fatto l'esame di geografia terrestre da ragazzo”

“davvero?” chiese dimenticando che stava parlando con un perfetto sconosciuto alieno.

“si...peccato che mi abbiamo bocciato”

Il tardis fece una scossa che quasi catapultò la ragazza a terra “e credo che ti abbiano bocciato anche al pilotamento di questo coso” commentò sarcastica incurvando di poco le labbra.

Era un sorriso? Perché al dottore parve di sì.

“dicevi, regno unito e? Mi serve il luogo esatto, a meno che tu non voglia atterrare al backgammon-palace” lei alzò un sopracciglio ma fu felice di aver incontrato un alieno con il senso dell'umorismo.

“L'ultima visita alla regina era stata piuttosto movimentata...ah che ragazzaccia!” continuò lui ridendo al ricordo dei coprexelium che avevano fatto un party con la regina e il sottoscritto in persona.

“scherzi?” chiese lei trattenendo la risata isterica.

“no affatto. Non mentirei mai su due cose: la regina e la ricetta con la pasta e i fagioli” risero entrambi mentre un'altra scossa arrivò da parte del tardis.

Lui la guardò ridere e qualcosa in lei le ricordò qualcuno. Non capì subito chi di preciso, sentì solo le budella attorcigliarsi al solo pensiero di quel sorriso, di quella risata tanto familiare quanto lontana. Lei si accorse che lui la osservava “che c'è?”

“niente” distolse lo sguardo concentrandosi sui pulsanti davanti a lui.

“powell estate” disse infine lei.

Lui si voltò di scatto al sentire quel nome. “cosa?”

“E' dove abito, Powell Estate” i due cuori del dottore sembrarono improvvisamente fermarsi. Per un secondo pensò...ma era impossibile. Si trattava di una coincidenza.

Mise i dati nel tardis e partì. Un ultimo scossone partì dal tardis, questa volta era più forte e fece cadere la ragazza del tutto inaspettata.

Indicò la porta “arrivata a destinazione” la informò. Lei guardò più volte lui e la porta con incredulità “di già?” lui annuì e lei con passo incerto aprì la porta aspettandosi di ritrovarsi nello spazio di nuovo e invece si ritrovò nel solito vicolo parallelo al centro commerciale dove lavorava. Era tutto così normale, e irreale in confronto a quello che era successo prima. Uscì fuori e si guardò le spalle e per poco non urlò. Si limitò a cacciare un gemito appena percepibile. All'interno il tardis era enorme tre volte casa sua e fuori non era altro che una cabina telefonica blu di legno. Rigirò più e più volte intorno quella minuscola cabina mentre il dottore come sempre si godeva l'espressione stupita che gli essere umani avevano difronte alle dimensioni del tardis. Lei rientrò con furore “E'...è...è.....magnifica!” esclamò con convinzione e il tardis appezzò quel complimento. “come è possibile?voglio dire...l'esterno è più piccolo dell'interno!”

“non mi dire..davvero?!” lei ricambiò con uno sguardo fulmineo il sarcasmo del dottore.

“E' il mio tardis. T.A.R.D.I.S. Tempo e relativa dimensione nello spazio. Può viaggiare nel tempo e nello spazio, ovunque e in qualunque momento della storia dell'intero creato” odiava dover rispiegare sempre tutto da capo ma lo sguardo della ragazza era famelico, ansioso di sapere qualunque cosa.

“Ma è impossibile!” poi ripensò allo spazio alla grandezza del tardis, al fatto che il dottore fosse un alieno “come non detto. E questo 'segreto' lo condividi con qualcuno. Viaggi con qualcuno, un parente,amico?” lui abbassò lo sguardo e con la stessa rapidità lo rialzò. L'unico rumore proveniva dal tardis, un costante ronzio monotono, e dai loro respiri appena percettibili.

“no, da solo. Perché pensi che debba viaggiare con qualcuno?” chiese curioso mentre lei come presa da un attacco morboso sfilettava con le dita il laccio della felpa blu.

“perché viaggiare da soli deve essere una cosa triste. A che serve viaggiare,conoscere e vivere tante avventure quando non hai nessuno con cui condividerle” e la ragazza aveva pienamente ragione. Detto ad alta voce sembrava ancora più crudele che pensato.

Quello che seguì fu un silenzio imbarazzante finché lei non si girò e uscì nel pieno delle strade londinesi che pullulavano di gente.

Lui uscì dietro di lei chiudendosi la porta alle spalle. Erano quasi le sei e il vento serale sferzava i capelli biondi e lucenti di lei in tutte le direzioni come poco fa quando vagava sospesa nello spazio.

“Mia madre sarà preoccupatissima e ultimamente non siamo in buoni rapporti” disse lei sovrappensiero “ho mollato il liceo e lei me ne vuole perché devo trovarmi un lavoro, forse al centro commerciale 'Finch' trovo qualcosa” lui aggrottò le sopracciglia a quest'ultima affermazione “quel centro commerciale non c'è da anni! E' saltato in aria tanto tempo fa”

“e tu come lo sai?”

“perché l'ho fatto saltare in aria io” ricordò quel giorno in cui dovette salvare l'umanità dal popolo della plastica vivente. Il giorno in cui incontrò Rose Tyler. Al solo pensiero una morsa si chiuse intorno alla sua gola.

“ma se ci sono stata ieri” tornò alla realtà grazie alle parole della ragazza sconosciuta che tanto le ricordava Rose.

“impossibile” e con quella parola la conversazione fu definitivamente chiusa.

“ho tante di quelle domande che vorrei farti in questo momento...” lasciò che la frase si perse pentendosi di averla detta non appena l'alieno rispose “falle pure”

lei scosse la testa “perché?” chiese lui. Le si poteva leggere negli occhi la smania di sapere e la debole determinazione a non. “perché poi rimarrei troppo coinvolta e anche se questa sarà l'ultima volta che ci vedremo io non riuscirò mai a dimenticarti. Penserò a cosa mi sono persa non chiedendoti se posso venire a viaggiare con te” non riusciva a crederci di aver avuto il coraggio di dirglielo. Lui provò un po' di senso di colpa per aver coinvolto un'altra persona. Forse avrebbe dovuto dire che tutto quello che aveva visto era frutto di un'immaginazione o uno scherzo di quel Derek che aveva nominato prima.

“Allora chiedimelo, vieni con me” l'aveva rifatto e questa volta andava in contro ad altri sensi di colpa, anche futuri.

“No, non posso. Ho troppe responsabilità e anche se viaggiare nel tempo e lo spazio è bellissimo non posso non pensare che qui ho i miei cari” rispose tutto d'un fiato e lui rimase leggermente deluso perché in lei vedeva un grande potenziale, ragione in più per essere contenti che non venga trascinata troppo.

Rimasero in silenzio per pochi secondi poi lei parlò.

“suppongo che questo sia un addio” rifletté lei “non mi hai ancora detto chi sei, e perché mi hai rapita” continuò ostinata.

“te l'ho detto sono il dottore e non ti ho rapito! Sei sbucata dal nulla”

“va bene ma vedi di non farti rivedere in giro, specie di marziano” ricominciò con il sarcasmo

“non sono marziano” rispose offeso “i marziani non sono lontanamente divertenti come lo sono io” alzò la testa stizzito.

“credimi, se fossi la metà divertente di quanto tu in realtà sia saresti il doppio di quanto tu creda di essere”

“non credo di aver capito” lei rise e si girò andandosene. Poi a metà strada si girò come se si fosse ricordata qualcosa solo allora

“comunque io sono Rose Tyler”

Il dottore sentì come la terra tremare sotto di lui. Quel nome gli risuonò varie volte nella testa bloccandolo. Lei era a vari metri di distanza e prima di vedersela completamente sfuggire dalle mani gli corse dietro.

“come hai detto scusa?” la voce gli tremava e lo sguardo scrutò ogni dettaglio della ragazza associandolo alla Rose Tyler che conosceva. In effetti la somiglianza era troppo simile, ma che si trattasse di uno scherzo?

“che mi chiamo Rose, è un nome piuttosto comune se vivi a Londra e hai una madre appassionata di Titanic” le sfuggì una smorfia pensando alla madre e alla sua ossessione per Leonardo Di Caprio.

“come si chiama tua madre?” adesso il tono di voce era più alto, ma tanto quel vicolo era deserto e nessuno avrebbe sentito la loro conversazione.

“scusa ma a te cosa importa?” era sospettosa e non riusciva a guardarlo negli occhi.

“Dimmelo”

“Perché?” lui allora le prese il polso con la mano e la guardò dritta negli occhi con il fuoco che divampava nelle sue vene.

“e' importante, ti prego”

ma prima che lei potesse rispondere una donna dall'aspetto disorientato si avviò verso di loro. Era una signora piuttosto adulta con i capelli biondi raccolti in una coda disordinata. Teneva una busta della spesa in mano e sembrava allarmata.

“Mamma?!” chiese Rose alla donna di fronte a lei.

La donna fece cadere a terra la busta e con sguardo sconcertato guardò prima la figlia poi il dottore che immediatamente aveva lasciato il polso della giovane.

“Rose cosa..?” ma poi notò la cabina blu dietro loro e il suo sguardo si posò sul dottore.

“O santo cielo....dottore?” sembrava sorpresa, ma in realtà era arrabbiata. Dopo anni finalmente la pace si era fatta strada nei cuori della famiglia Tyler e adesso ecco che ricompare la figura dell'uomo che Jackie Tyler temeva di incontrare. All'inizio non l'aveva riconosciuto perché era una persona totalmente diversa. Sembrava avere l'aspetto di un ventenne e invece ne aveva più di 700.

“Lo conosci?” chiese Rose scandalizzata guardando prima uno poi l'altro.

La madre le venne più vicino e accarezzò il volto della figlia “cosa ti ha fatto?” era disperata e Rose non ci stava capendo più nulla.

“Sto bene. Mamma, sei per caso invecchiata?” chiese notando le rughe sul volto preoccupato della madre

“Ehi, come ti permetti!” urlò lei offesa e stirandosi invano le quattro rughe sul volto. Il dottore interruppe quel battibecco quando con un movimento repentino le puntò un affare luccicante in faccia che le fece perdere i sensi. Jackie si catapultò sul Rose “cosa diavolo le hai combinato questa volta?” in un'altra occasione Jackie si sarebbe messa a prenderlo a schiaffi ma adesso era impegnata e tenere la testa di Rose sulle sue ginocchia.

“Prima però mi devi spiegare un paio di cosette” disse lui rimettendo il cacciavite sonico in tasca.


 

NOTA AUTORE: spero che questo capitolo vi abbia soddisfatto e incuriosito perché è da molto che questa idea di rose giovane mi gironzolava in testa e ho voluto scriverla.

L'episodio non finisce qui...ci sarà uno scontro e una sorpresa inaspettata perciò questa è solo la prima parte. La seconda la pubblicherò domani e la terza martedì. Non mi andava di fare tutto un unico episodio perché altrimenti diventerebbe pesante. Spero gradirete il fatto che ogni episodio sarà un po' come l'omonima serie solo che sarò io a inventarmi la trama perciò non lamentatevi più di tanto se non sono brava come i geniali scrittori di Doctor Who.

A domani allora!

p.s- non siate tirchi, lasciate una recensione! Consigli, complimenti,stronzate, insulti...qualsiasi cosa! Rispetto l'opinione pubblica :)

 

 


 

  
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