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Autore: FavoladiBeda    04/05/2014    1 recensioni
Hermione Granger dopo la rottura con Ron Weasley, non è più la stessa.
Ginny Weasley ha avuto un'idea brillante: le ha organizzato un appuntamento al buio.
Aspettatevi continui colpi di scena!
Dal testo:
“Ne dubito. E’ stata la Weasley a mandarci, o meglio, a mandare me”.
“Oddio, allora sei tu… voglio dire, siete voi, il mio appuntamento!”.
Spero che la storia vi piaccia, ci tengo particolarmente :)
FavoladiBeda
Genere: Comico, Demenziale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Ron Weasley l’aveva lasciata perché diceva di essere troppo occupato con gli allenamenti dei Cannoni di Chudley per pensare anche alle donne.

Poco meno di un mese dopo da questa sua affermazione, però, su tutti i giornali del Mondo Magico faceva bella mostra di se una gigantografia di Ron a braccetto con niente meno di Lavanda Brown.

Il titolo diceva “Se cade la pluffa, si vede il boccino!”.

Hermione aveva fatto di tutto per non entrare in depressione ma, dopotutto, Ron era stato il suo grande amore.

E poi, lei era la pluffa e Lavanda il boccino?

Ma per le mutande di Merlino, scherziamo? O almeno, queste erano state le parole della sua migliore amica, Ginny Weasley.

Erano passati ormai cinque anni dalla fine della guerra e, sebbene le perdite avevano scavato un vuoto indelebile nel cuore di ognuno, tutti erano riusciti a girare pagina; chi più, chi meno.

Così Ron aveva prima aiutato George al negozio ma, quando il fratello non era più riuscito a sopportare quella specie di sostituzione alla figura di Fred, aveva chiuso i Tiri Vispi per un po’ di tempo.

Vistosi disoccupato, il rosso si era quindi buttato nel quidditch facendo carriera come portiere, entrando addirittura nella sua squadra preferita di sempre.

Fra loro, dopo il bacio durante la battaglia, era andato tutto liscio fino a che Ron non si era reso conto di quanta popolarità avesse acquistato.

Essendo abituato a rimanere nell’ombra dell’eroe, quella nuova celebrità l’aveva cambiato.

Hermione, nel frattempo, aveva realizzato il suo sogno: lavorare come capo-ufficio nel settore per la salvaguardia dei diritti delle creature del Mondo Magico, al Ministero.

Sia lei che Ron avevano un lavoro stabile e fruttuoso così avevano deciso di comprare una casa assieme e convivere.

I problemi iniziarono con piccoli ritardi che diventarono vere e proprie assenze che il suo fidanzato faceva sempre più spesso.

“E’ il lavoro” si giustificava.

E Hermione, purtroppo, gli aveva creduto.

Poi anche il suo carattere aveva iniziato a perdere certi aspetti e ad acquistarne di nuovi: ogni autografo firmato equivaleva ad una tacca in più nella scala della sua autostima che presto sfociò nella vanità, ogni articolo che gli dedicavano lo rendevano più scostante nel rapporto.

Tornava a casa solo una volta alla settimana, quando andava bene.

Quando Hermione decise di affrontarlo era ormai una situazione esasperante e lui la scaricò.

Da quel fatidico giorno erano passati solo due mesi; due mesi terribili in cui Hermione aveva cercato di riprendere in mano la sua vita.

Tutto era diventato più difficile con il peso dell’abbandono che le gravava sulle spalle e l’amore non ancora del tutto sfumato che provava per Ron.
Senza di lui non riusciva a sopravvivere.

“Ed è proprio questo il punto, Hermione! Con Ron, non assaporavi appieno la vita: sopravvivevi e basta.” erano state le parole che Ginny le aveva rivolto quella mattina.

Fu così che la riccia venne trascinata avanti e indietro per le vie di Diagon Alley, girando con l’amica tutte le boutique immaginabili.

“Penso possa bastare” disse Ginny, dopo parechie ore.

Sollevò le quindici buste con un incantesimo e le fece sparire.

“Finalmente” soffiò Hermione, prendendola per un braccio e smaterializzando entrambe a casa Weasley-Potter.

Si buttò sul divano e chiuse gli occhi, esausta.

Ginny, invece, prese a disporre sul tavolo del salotto i vestiti che Hermione aveva comprato (sotto suo ordine improrogabile). Era piena di energia.

E direi! Lei non aveva fatto il turno di notte e per di più aveva il giorno libero.

La più piccola dei Weasley aveva prima di tutto cercato una professione presso le Holyhead Harpies.

Era entrata in squadra e, assieme alla nuova divisa verde con un agrifoglio d’oro sul petto, aveva trovato Angelina Johnson (attuale fidanzata di George). 

Dovette, però, interrompere quella piacevole esperienza per via di un lavoro del tutto inaspettato: era diventata mamma!

Harry era rimasto senza parole, semplicemente estasiato dalla notizia.

Come Hermione aveva previsto, lui e Ginny chiamarono il piccolo Potter (dagli occhi verdi e i capelli rossi), James.

Il prescelto voleva assolutamente solennizzare la nascita del piccolo e per questo aveva organizzato una piccola festicciola in onore di James, a cui aveva invitato tutti i loro amici ed ex compagni di scuola.

Hermione sorrise al ricordo.

La riccia sbadigliò poco elegantemente e si tirò su.

“Allora… ti serve una mano?” disse, raggiungendo l’amica.

“No, ho bisogno di concentrazione” rispose Ginny, guardando con attenzione due vestitini parecchio provocanti.

“Non avrei dovuto comprarli, sono troppo cor- “.

“Hermione Jane Granger, non concludere quella frase o ti affatturo!” la sgridò, lanciando lampi dagli occhi.

A lei non rimase che chiudere la bocca e annuire, docile.

Meglio non farla arrabbiare.

“Bene così. Per Morgana, scegli: rosso scollato o nero aderente?”.

Hermione osservò i due indumenti: non avrebbe mai indossato nessuno dei due!

“Mi vuoi dire perché dovrei metterli? Dobbiamo andare in discoteca?”.

“La smetti di fare domande inutili? Non so di cosa tu stia parlando ma sappi che più avanti dovrai spiegarmelo. Ma non ora! Hai un appuntamento” spiegò – Hermione sbiancò e cercò di protestare ma lei non le lasciò il tempo di replicare – “Non una sillaba. Devi tornare al tuo splendore, cara mia! A causa di quel rammollito di mio fratello sei diventata una donna triste e io non riconosco più l’Hermione forte e coraggiosa di prima, quella che mi consolava, che mi riprendeva se necessario, quella intelligente e perspicace. E io la rivoglio indietro! Perciò devi lasciarti alle spalle il fantasma di Ron”.

Lei non riuscì a dire niente perché le parole di Ginny erano la pura e semplice verità.

Ti voglio un bene infinito. Mi dispiace di aver pensato solo a me stessa. Hai ragione, non sono io questa qui.

“Rosso o nero?”.

“D’accordo. Nero, allora”.

Ginny annuì.

“Senti Herm, non è che mi presteresti questo per stasera?” le domandò facendole l’occhiolino, sollevando il tubino rosso.

“Te lo regalo! Non vorrò metterlo dopo che tu e Harry l’avrete… inquinato!” disse Hermione, imbarazzata.

L’altra scoppiò a ridere e l’abbracciò stritolandola, baciandola più volte sulle guance.

“Giusto! Resti a pranzo?”.

“No, devo passare in ufficio” le rispose, sorridendo.

“Non ti riempi di lavoro extra per gli elfi, vero?” le chiese Ginny, fissandola.

“Lavoro extra? Sei impazzita? Non ce la farei!” la rassicurò.

Bhe, forse solo qualche pratica in più…

“Facciamo finta che ti credo”.

“Vuoi che ti aiuti a sistemare?” le disse indicando il tavolo.

“Hermione, vai. Ci penso io”.

“Va bene, allora ci sentiamo. Ciao Ginny”.

“Ok. Alle otto a casa mia”.

“Cert- ma… alle otto? Di stasera?” chiese stralunata.

“Si. Non dirmi che hai qualche impegno?!”.

“No, nessuno. Ma… perché?”.

“Sei sorda? Hai un appuntamento!”.

Hermione la guardò come se avesse davanti un mangiamorte.

Poi si riprese. In parte.

“Devo fare da baby sitter a James per la tua serata romantica con Harry?”.

“Adesso ti prendo a padellate, Herm. Ti ho detto che hai un appuntamento! E non credo che ti piaccia uscire con i bambini di cinque anni, seppure James ti adori. Ti materializzerai qui e io ti accompagnerò nel posto stabilito”.

“Mi vuoi spigare questa situazione? Chi devo incontrare?”.

“Non posso dirtelo, è un appuntamento al buio sia per te che per il tuo futuro fidanzato”.

“Ginny, cosa vuoi che succeda in una sola sera?”.

“Sono sicura che ti divertirai. Sarà interessante! Ora vai al Ministero, non sia mai che ti dia l’occasione per rimproverarmi di averti fatto arrivare in ritardo” la congedò, con un sorrisino.

Sbuffando, Hermione lasciò quella pazza della sua migliore amica e si smaterializzò.
  
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