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Autore: DoMyThang    04/05/2014    1 recensioni
Come esattamente avevo fatto a trovarmi in quell’assurda situazione proprio non lo capivo. Eppure in qualche modo era successo e adesso dovevo uscirne assolutamente fuori! Avevo un esame da dare da lì a pochissime ore ed ero intrappolata con un’imbecille nel retro dello Starbucks.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ero sempre stata convinta con tutta me stessa che il mio letto fosse uno dei posti più accoglienti del mondo ma quella mattina proprio non riuscivo a sentirmi bene tra le coperte… mi alzai all’alba e con delle occhiaie che non sarebbero mai andate via!
Non riuscivo proprio a calmarmi e a spegnere il cervello, nemmeno una doccia fredda riuscì ad aiutarmi.

Avevo riletto nervosamente il messaggio alcune volte innervosendomi sul fatto che non potevo chiedergli a che ora sarebbe passato a causa del numero anonimo che aveva usato. Mi sentivo un po’ frustrata. Non mi ricordavo di avergli dato il mio numero e quando mi avevano accompagnato a casa mi era sembrato di non aver dato alcun segno di volerli rivedere! Forse doveva parlarmi di qualcosa, forse qualcosa di grave…

Eppure gli altri ragazzi del gruppo mi avevano fatto capire con tutti i loro discorsi che l’unica soluzione possibile a quel disastro era quella di non vederci più! Mai più con nessuno di loro. E a me stava benissimo! Anzi, appoggiavo in pieno quella decisione silenziosa… ma allora che cosa era successo?

Erano sicuramente passate le 11.00 già da un po’… e io continuavo a guardare la busta con i loro vestiti che avevo appoggiato accanto la porta. L’avevo messa lì per non dimenticarla e per restituire tutto. Mi sentivo incolpa ad aver preso con me quegli abiti e tenerli in casa mi faceva stare peggio! Mi ricordava ciò che era successo e mi faceva salire un senso d’impotenza

Durante quella notte turbolenta appena trascorsa avevo pensato molte volte di cercare il riccioluto e i suoi amici su internet, ero curiosa di scoprire qualcosa sulla loro carriera e sulla loro musica ma non potevo farlo… non potevo accendere il PC! Se lo avessi fatto avrei sicuramente trovato le nostre foto su qualche sito web e avrei letto i miliardi di commenti crudeli delle loro ammiratrici… chissà cosa stava succedendo in quel mondo a me così sconosciuto...

BEEEEEPPPP

Il rumore di un clacson mi fece ridestare dalle mie fantasie spaventandomi. Corsi alla finestra per vedere cosa stava succedendo e vidi una macchina dai vetri oscurati in sosta davanti il mio portone, subito dopo i miei vicini iniziarono ad affacciarsi anche loro dalle finestre e la strada fu invasa da sguardi curiosi, immediatamente m’innervosii.

Non era lui se non attirava tutta l’attenzione di questo mondo!

Sbuffai arrabbiata, afferrai la borsa e uscii di casa. Iniziavamo davvero bene la giornata
Non feci in tempo a chiudere la portiera dietro di me che lui aveva già premuto il pedale dell’acceleratore e stava sfrecciando via dal mio quartiere

-Ehi! Mi lamentai infilandomi frettolosamente la cintura di sicurezza

-Scusami ma c’erano troppe persone ad’osservare. Esclamò lanciandomi un sorriso a mò di saluto

Gli feci notare quanto avesse suonato forte il clacson e quanto era normale chele persone si affacciassero dalle finestre per controllare la situazione! Vedere poi una macchina dai vetri completamente oscurati non metteva nessuna sicurezza, anzi! Lui si limitò a scuotere la testa dicendo che dalle sue parti si usava fare in quel modo e io la smisi d’insistere. Anche dalle mie parti funzionava così! Quando gli chiesi di dov’era lui mi rispose di Holmes Chaperl nel Cheshire una contea dell’Inghilterra e solo perché me lo fece notare mi resi conto che il suo accento non era Americano

Il riccioluto aveva coperto i suoi capelli con un’enorme fascia marrone e indossava degli occhiali da sole sempre sul marroncino. Aveva iniziato a decelerare e io avevo iniziato a rilassarmi sul sedile che sembrava davvero comodo per una ragazza che aveva poche ore di sonno alle spalle!

-OH NO!. Urlai all’improvviso facendolo sbandare.

-Che è successo??. Mi chiese spaventato e guardandosi intorno nervosamente.

-Ho dimenticato la busta a casa! Torniamo indietro, devo restituirvi i vestiti. Pronunciai quelle parole quasi imprecando, come avevo potuto essere così sciocca da dimenticarla accanto alla porta?! Il suo clacson mi aveva messo fretta ed ero corsa via senza pensarci. Il riccioluto mi lanciò un’occhiataccia percepibile anche con quelle lenti scure che indossava ma che io ignorai palesemente, doveva assolutamente fare retromarcia e ritornare a casa!

-Scordatelo, non ci torno tra tutti quegli impiccioni! Puoi tenerli i vestiti. Disse con determinazione agitando una mano come se la cosa non fosse di vitale importanza

-Ma sono vestiti maschili cosa pensi che io ci possa fare?! E poi voglio restituirli ti prego mi sento male ad avere delle cose che non mi appartengono in giro per casa. Ironizzai e supplicai

Ma non ci fu modo di convincerlo a tornare indietro

-Quando ti riporto a casa me li dai, adesso è inutile tornare indietro per questa sciocchezza! Contenta?

Feci segno di si con la testa, mi ero resa conto che quella era la soluzione più ragionevole, stavo facendo i capricci per nulla come una bambina e mi ero resa conto che da fuori dovevo apparire molto stupida.
La sua risata alla mia espressione sconfitta confermò il mio pensiero… sembravo ridicola!

Scesi dall’auto quando finalmente parcheggiò in un garage di una villa nel Beachwood Canyon. L’abitazione era nascosta dalla vegetazione ed ero riuscita a distinguere solo un’enorme balcone. Il garage era molto spazioso e riconobbi il SUV su cui avevo viaggiato con tutto il gruppo. Il riccioluto mi fece segno di seguirlo su per le scale e come un cavaliere appena arrivammo a i gradini si fece da parte e mi diede la precedenza. Io gli sorrisi imbarazzata e salii.

Alla fine delle scale capii di essere nell’anticamera della casa perché alle mie spalle c’era un’enorme porta blindata. Il riccioluto appoggiò le chiavi dell’auto su un comò posto lì vicino e s’incamminò per un lungo corridoio che non avevo notato. Quella villa era molto più grande di quella sulla spiaggia

-Oh eccovi finalmente! Ciao Claudia. Vidi un Louis tutto contento alzarsi dal divano per venirmi incontro a salutarmi. Nella stanza c’era anche un altro ragazzo, quello alto e con i capelli corti e marroni. Vidi il riccioluto versarsi nervosamente una birra presa dall’enorme tavolo che dominava nella stanza mentre Louis mi diceva di mettermi comoda. Mi guardai intorno un po’ spaesata… il parquet del pavimento sembrava davvero delicato per le mie scarpe e anche i divani rivestiti in pelle sembravano troppo fragili per una ragazza materiale come lo ero io!

-Vado a chiamare gli altri e iniziamo. Disse il ragazzo di cui non ricordavo il nome e subito dopò sparì dalla stanza. Io presi una sedia dal tavolo e l’alzai con delicatezza per non farla strusciare sul pavimento… ma delle stupide mattonelle non gli piacevano al designer?!

-Che cosa dobbiamo iniziare?. Chiesi contenta di essermi riuscita a sedere senza aver fatto alcun danno! Il riccioluto che era al suo secondo bicchiere di birra fermò il braccio a mezz’aria alla mia domanda

-Non gliel’hai detto?. Lo ammonì Louis dandogli un colpo con la mano per ammonirlo

-Dirmi che?. Chiesi immediatamente. Quei due si scambiarono uno sguardo complice che odiai.

Era successo qualcosa di brutto, i miei timori di quella mattina erano assolutamente fondati… ma perché non parlavano?
   
 
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