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Autore: fluorescentdoll    05/05/2014    2 recensioni
In un ipotetica 13° reincarnazione (andrew garfield) il dottore si imbatte in una nuova compagna: giovane,testarda,bionda che si scopre essere rose tyler ma a 17 anni!
La mia 9 (?) ipotetica stagione ruota intorno a questo mistero, ad una rose completamente nuova e giovane che non ricorda nulla del dottore nè delle loro infinite avventure che non è altro che un ingrediente per un'arma segreta creata dai dalek con il solo scopo di distruggere il dottore.
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doctor - Altro, Rose Tyler, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HAPPY BITHDAY..AGAIN p2

 

Andrew Garfield as Doctor Who Facebook Cover by Super-Fan-Wallpapers

Erano seduti sul divano di casa Tyler. Rose era in camera sua, svenuta per mano del dottore,Pete era al lavoro e il dottore e Jackie Tyler erano in salotto l'uno seduto di fronte all'altro. Jackie era sempre la stessa ma le rughe dicevano il contrario. Si vedeva che erano passati parecchi anni dall'ultima volta che si erano visti. Perciò come mai solo Rose era più giovane? E cosa ci facevano lì. L'ultima volta li aveva lasciati su quella spiaggia, con John Smith.

“Ti sei rigenerato” constatò la donna osservando il dottore “quante volte?”

“più o meno questa è la terza...e ancora non ho i capelli rossi!” si lamentò.

“beh questa è la migliore” flirtare non le riusciva bene, almeno non con il dottore che non sembrava ascoltarla. Lei allora diventò seria e dopo aver controllato con l'occhio la porta della camera della figlia gli chiese

“Come è possibile che sia ringiovanita di undici anni?” chiese Jackie aspettandosi una dettagliata e ricca risposta da parte del dottore.

“non ne ho idea” era onesto e lo si capiva dal modo in cui si scompigliò i capelli con morbosità. “c'è di mezzo qualcuno per forza” guardava altrove e iniziò a pensare ad alta voce come suo consueto.

“qualcuno di alieno?” chiese lei ingenuamente e lui annuì convinto.

“ma a quale scopo e perché lei?” lui non rispose. Avrebbe dato qualsiasi cosa per saperlo. Aveva dei sospetti ma non se la sentì di preoccupare Jackie ancora di più.

“Non lo so..quando è stata l'ultima volta che l'hai vista?” lei ci rifletté per un paio di secondi con lo sguardo in aria “Ieri sera abbiamo cenato insieme..poi è andata a dormire a casa di un'amica e poi il mattino seguente l'ho chiamata ed era tutto a posto”

“Tutto qui? Niente comportamenti insoliti, niente gente che la frequentava strana?”

“direi di no, gli amici erano sempre i soliti e anche il comportamento era normale..però..”

gli occhi del Dottore guizzarono sul suo viso al senti pronunciare quel 'però'.

“Cosa? Quale però?” era agitato

“La mattina quando l'ho chiamata...abbiamo parlato molto poi la conversazione si è interrotta, l'ho richiamata più volte finché il suo numero non risultò inesistente” spiegò aggrottando la fronte. Il Dottore fu assalito da vari pensieri uno più rivelatorio dell'altro

“E' in pericolo, non è così?” chiese Jackie terrorizzata di sapere la risposta quanto lo era il dottore. Per questo non rispose.

“Piuttosto...” tirò un sonoro sospiro alleggerendo la situazione “Cosa ci fate in questo mondo?” chiese il dottore. Lei sperò che non gliel'avrebbe chiesto e si preparò a dire una bugia. Poi però ci ripensò. Stava sempre parlando con il Dottore e sapeva che era troppo intelligente per cascare in una sua bugia.

“Non saprei da dove iniziare” tirò un sorriso finto per smontare la serietà del dottore.

“Inizia da quando vi ho lasciato su quella spiaggia con John Smith.” la guardava negli occhi e vide chiaramente che qualcosa la preoccupava.

“John Smith è morto. Un anno dopo se ne è semplicemente andato: attacco di cuore. Così almeno hanno detto i medici. In quell'anno aveva legato molto con Rose anche se non sono mai stati una coppia vera è propria. Lui lavorava insieme a lei a Torchwood e lì finiva tutto” prese fiato mentre il dottore pensò che la morte di John Smith non era solo stata causata da un attacco di cuore, ma dal fatto che forse un essere come lui, metà umano e metà signore del tempo, non poteva esistere in un mondo parallelo, era un paradosso. Si sentì in colpa perché aveva riempito Rose di false speranze, non aveva calcolato la morte di John.

“Passarono due anni e tutto procedeva in modo 'normale' se con normale intendi avere una figlia che parte la mattina alle cinque da lavoro e rientra la notte tardi. Era molto richiesta al Torchwood, per le esperienze che aveva fatto. Dicevano che era una delle migliori e un paio di volte impedì agli alieni di invadere la terra” la sua voce era colma di orgoglio ma anche di preoccupazione. Il Dottore non poté fare a meno di sorridere pensando a Rose che prendeva a calci un alieno “Per molto tempo lavoravano a un progetto simile al tardis ma non ebbe successo, Rose lo sapeva bene, diceva 'il tardis è un qualcosa di vivo che non si può costruire'. “Un giorno però trovò un modo per passare da quel mondo a questo, attraverso una crepa che separava il nostro dal vostro mondo e ci è bastato scivolarci dentro ed eccoci qui. Io e Pete la seguimmo ovviamente. Era tanto determinata a ritrovarti” una lacrima le bagnò il viso al ricordo delle sere che passava ad abbracciare Rose per colpa delle sue nostalgie nei confronti del dottore.

“ma una volta arrivati qui,non so bene cosa le successe ma dimenticò tutto. Di te, del tardis, di John, dei dalek e tutte le cose che avete vissuto insieme. Sembrava che fosse rimasta a poco prima che ti conoscesse”

“ma voi non avete dimenticato” osservò lui con incredulità.

“No. Capirai che ho dovuto proteggerla. Non le dissi nulla di te perché con tutto quello che aveva passato non volevo che soffrisse ancora non..” scoppiò a piangere presa da sensi di colpa. Il dottore però capiva e seppe che quella era stata un'azione giusta. Le appoggiò una mano sul braccio facendole alzare gli occhi macchiati di nero a causa del mascara.

“Grazie” disse lui solamente. In quel momento una porta dietro di loro sbatte cogliendoli di sorpresa.

Era Rose e guardava confusa entrambi “Mamma come fai a conoscerlo?” le uscì dalla bocca come uno stridulo gracchio. Lei non rispose e in contemporanea con il dottore si alzò.

“Mi dispiace Jackie ma dobbiamo dirglielo” la donna annuì e fecero sedere Rose su una sedia in vimini lì vicino. Le raccontarono tutto, quasi tutto. Tutto tranne i viaggi con il dottore, l'umano John, il Torchwood e il mondo parallelo. Sia Jackie che il Dottore pensarono che fosse la cosa migliore da fare al momento. Qualsiasi cosa le avessero fatto buttarle tutti i ricordi addosso non l'avrebbe aiutata, avrebbe solo peggiorato le cose.

Disse quasi tutto il dottore perché Jackie era occupata ad asciugarsi le lacrime. Alla fine Rose si alzò. Non aveva detto niente per tutto il tempo. Era rimasta immobile e in silenzio aspettando che il dottore finisse. E quando accadde lei disse solo “basta con queste storielle inventate”

“ E' la verità Rose, io non ti mentirei mai e lo sai” era vero e tutto nel suo corpo le diceva che quei due non mentivano ma era troppo da sopportare.

“Ma è...”

“Fammi indovinare: impossibile?” disse lui sarcastico e con un accenno di acidità.

“Poco fa eri nel mio tardis che fluttuavi nello spazio e adesso non credi a questo?” aveva senso ma in quell'istante la porta d'ingresso si aprì scoprendo un uomo sulla cinquantina in giacca e cravatta. Era Pete Tyler.

“Jackie non indovinerai mai chi ho..” ma si bloccò quando vide la figlia ringiovanita di più di dieci anni.

Quest'ultima aveva le lacrime agli occhi e dalla bocca le uscì solamente “Papa?” allora il dottore si ricordò che per Rose. Per quella Rose suo padre dovrebbe essere morto. Eppure eccolo lì. Di rientro da una giornata lavorativa e al suo ritorno non si aspettava un grande avvenimento.

“Rose cosa ti è successo? Chi è lui?” chiese indicando il dottore. Anche lui non l'aveva riconosciuto, ovviamente.

“Lui è il dottore Pete” i suoi occhi sembravano voler uscire dall'orbita per quanto stupore l'avesse colpito in quel momento. Non si accorse neppure che il volto della figlia era zuppo di lacrime. Solo quando lei correndo uscì dall'abitazione tornò alla realtà.

Il dottore le fu subito a seguito.

 

Non seppe per quanto tempo la rincorse. Era veloce! Ma il dottore teneva duro.

Dopo pochi secondi la perse di vista. Si girò più volte. Erano arrivati fino al parco dove i bambini si affrettavano a rientrare a casa per l'ora di cena e i fidanzatini passeggiavano mano nella mano.

Rose spiccava in mezzo a quello scenario come una zucca in un campo di cocomeri.

Era seduta su una panchina di legno, alle spalle di un albero dal tronco spesso.

Piangeva a testa china e non si accorse che il dottore avanzò verso di lei finché non le si sedette accanto.

“Che cosa vuoi?” chiese sgarbata mentre asciugava le lacrime dal viso.

“Fa male vero?” chiese lui concentrando il suo sguardo su una giovane famiglia che rideva e scherzava mentre i bambini additavano eccitati i pesci nel fiume.

“Cosa?”

“Non sapere. Rimanere all'oscuro. Svegliarsi dopo tanto tempo e scoprire che tutto è diverso e reale” lei lo guardò ma lui ancora guardava quella famiglia viaggiando con la mente.

“Chiedimelo domani” rispose scatenando un sorriso sul volto del ragazzo che in realtà aveva vissuto più vite di chiunque.

“Tipica risposta da Rose Tyler” commentò lui con nostalgia.

“Perciò i miei dubbi erano fondati” pensò ad alta voce un'abitudine che anche il dottore aveva. Prima che lui potesse chiedere cosa, lei disse “Ci siamo già conosciuti. Il problema è che io non ricordo nulla” era arrabbiata per questo e lo si capiva.

“L'ho capito subito: non tanto dalle reazioni dei miei quando ti hanno riconosciuto. Ma da come mi hai guardata dopo che ti ho detto il mio nome” la famiglia se n'era andata e il dottore spostò lo sguardo verso di lei. Stava giocando nervosamente con il laccio della felpa, di nuovo.

“Eravamo amici?” chiese nuovamente

“Era la mia migliore amica. Viaggiavamo insieme” Rose provò una profonda rabbia verso il fatto che non potesse ricordare tutto ciò. Chissà quante cose che aveva visto e che non potrà più ricordare o forse quando ricorderà sarà troppo tardi.

“Perciò dovrei avere...ventotto anni?” lui annuì “Avevo dei figli? Ero sposata?” lui non seppe cosa rispondere. Non aveva intenzione di raccontarle del giorno in cui la perse e degli anni che passò senza di lei. “Non che io sappia” rispose lui e lei come reazione aggrotto la fronte confusa “Come non lo sai? Ma non hai detto che viaggiavamo insieme”

“Si, ma per periodo siamo stati separati” distolse lo sguardo con un leggero disagio.

“Come mai?”chiese lei ancora più confusa. Guardandolo però, capì che non era stato un qualcosa di voluto e felice. Doveva essere successo qualcosa.

“La vera domanda è: chi ti ha ringiovanita? E a che scopo?” si alzò di botto lasciando Rose seduta sulla panchina. “Torno fra dieci minuti” urlò lui quando fu a metri di distanza da lei. Rose lo seguì imbambolata con la coda dell'occhio. Correva veloce e ignorava la gente che si lamentava degli spintoni che dava. Chiuse gli occhi con l'intenzione di riaprirli quando sarebbe tornato.

 

 

Il Dottore non ci aveva messo molto, era andato a controllare una cosa al monastero che una volta aveva visitato con Amy e Rory. Voleva sapere se Rose fosse un diversivo fatto di carne con l'intento di distrarlo mentre la vera Rose si trovava rinchiusa in un laboratorio, prigioniera di qualche specie. Ma non era così. Aveva controllato molte volte il database e nulla di sospetto era stato trovato. Una preoccupazione in meno, pensò il dottore. Tornò sul tardis e ritornò nel parco. Avrebbe potuto portarla con sé ma voleva solo fare un check out, una cosa che avrebbe richiesto pochi minuti. Quando ritornò però notò qualcosa di strano. Non solo Rose non c'era, ma la brina e l'aria fredda che prima alleggiavano per tutta Londra adesso non c'erano. Avevano lasciato spazio a fiori variopinti e un profumo di pesca nell'aria. E non era più sera tardi era tarda mattina. Si maledì mentalmente pensando di averci messo più di dieci minuti. Dodici ore al massimo.

Si rigirò il parco molte volte finché, arrivato ad un incrocio alberato sentì un sonoro ceffone arrivargli alle spalle. Lo colpì alla nuca e lui girandosi guardò Rose stupito “Perché l'hai fatto?” si massaggiò la testa con gli occhi sgranati puntati sulla ragazza furiosa.

“E me lo chiedi pure?” chiese esterrefatta lanciando una sberla sul braccio del dottore.

Dire che era arrabbiata era poco. Era furiosa. Un dalek al confronto era un tenero gattino.

“Okay credo di averci messo più di dieci minuti” ammise lui pensando che quella fosse la motivazione della sua incazzatura. “Credi?”

“Perché te la prendi tanto, per un paio di ore” si lamentò lui aspettandosi un'altra sberla da parte della ragazza.

“Ore?! Sei stato via quattro mesi!” le urlò lei e la gente che camminava nei paraggi lanciava occhiate divertite e indignate. Forse pensavano a sei mesi nel vero senso della parola e che fossero una coppia.

“Oh” disse lui soltanto. “Beh allora...cosa mi sono perso?” sorrise ma lei era più adirata che mai. “Tu sei proprio un cretino, razza di marziano!” la gente prese quell'insulto in modo giocoso anche se alcuni non capivano il contesto per definirlo alieno.

“Ti ho già detto che non sono un marziano” rispose divertito con voce sottile per non farsi sentire. Come se qualcuno credesse al fatto che lui fosse un alieno solo perché una ragazza l'ha urlato.

“Sono un signore del tempo!” spiegò lui con tono altrettanto basso.

“Già perché così suona più umile e meno pomposo” commentò sarcastica con un accenno di rabbia. Seguirono dei momenti di silenzio che furono rotti da Rose “Quando te ne sei andato ho aspettato per ore,si congelava! Tutte le mattine venivo qui per vedere se c'eri, ma niente da fare. Quattro mesi a sperare che una maledetta cabina blu comparisse davanti ai miei occhi, hai idea di come io mi sia sentita?” chiese scettica al pensiero di tutte le giornate buttate in quel parco.

“C'è gente che ha aspettato di più” ripensò a Amelia Pond, la ragazzina che era cresciuta aspettando il dottore, cosa che accadde anni dopo.

“Perciò è questo che fai? Metti preoccupazione alla gente e poi scappi. Pretendendo che ti aspettino per sempre?” si pentì di aver detto quelle parole che non pensava sul serio. Gli chiese scusa ma lui era d'accordo con lei. A dirlo ad alta voce era più crudele di quanto non sembrasse nella propria mente. “Ti giuro che ho impiegato solo poche ore. Deve essere il tardis che ha avuto qualche problema una volta entrato nel vortice”

lei stava per porgli un'altra domanda ma non fece in tempo perché lui le aveva già preso la mano e trascinata con sé. Aveva una stretta solida, sicura. Non corsero per molto e lei non chiese dove stessero andando. Il contatto con la mano di Rose provocò una piacevole scossa nel corpo del dottore, il quale, cercò di non darlo a vedere. Arrivarono davanti all'entrata del parco dove c'era una cabina blu e lui la invitò ad entrare.

Era così strano per lei che si meravigliò ancora della maestosità del posto, nonostante sapeva a cosa andava incontro. C'erano luci bianche e blu dappertutto e il pavimento era trasparente e mostrava vari cavi. Tutti questi cavi portavano al centro della sala. La console, il timone di quell'astronave. “L'hai costruita tu?” chiese lei e il dottore pensò alla prima volta che prese in 'prestito' il tardis “Non si costruisce il tardis, si alleva” rispose lui azionando varia luci laterali. Lei non volle indagare oltre così passò ad una domanda che la incuriosiva parecchio.

“Dove sei stato per quattro mesi?” lui non la guardò, poggiò la giacca sula sedia lì accanto scoprendo la cravatta rossa infilata nel gilè a mo di studente universitario. “Ho voluto controllare una cosa. Volevo sapere se eri vera” suonava strana come domanda, ma era la pura verità. “In che senso? Se sono umana?”

“No, anche se potresti non essere umana, per quanto ne so.” lei alzò la fronte terrorizzata a quell'idea “volevo sapere se eri la carne” “La cosa?” chiese non capendo del tutto l'ambiguità del dottore. “Copie della persona reale con gli stessi ricordi, sentimenti e tutto..identica ma in realtà è solo un pezzo di carne” spiegò a macchinetta con velocità assurda per un essere uma...come non detto.

“Dovevo controllare se non eri solo la copia dell'originale. E in effetti tu sei l'originale”

Rose guardò il dottore, correre da un lato ad un altro alla ricerca di qualcosa in particolare quanto disse.

“Colui che mi ha fatto questo è alieno, vero?” chiese avvicinandosi alla console e osservando da vicino i tasti.

“allora adesso credi a ciò che ti ho raccontato” realizzò lui con un sorriso smagliante.

“Non ho detto questo” mise le braccia incrociate e arrossì di poco.

“Comunque si, senza dubbio” correva veloce da una parte all'altra attaccando fili al piccolo monitor. “E non è amichevole. Sta è pur certa che non sei ancora fuori pericolo. Si bloccò e la guardò serio “Torneranno”

“Hai detto torneranno?Loro?”

“Una cosa del genere non si fa mai da solo deve essere una cosa che riguarda un po' tutta la specie” l'informò mentre una scintilla fuoriuscì da dietro il monitor.

“Quindi è questione di tempo. Ma non capisco cosa vogliano da me” si massaggiò le tempie stanca di quella giornata. Aveva solo voglia di dormire e magari mangiare qualcosa.

“Se ti hanno trasformato c'è un motivo, uno scopo. Il che mi porta a pensare che tu servi a loro e se ancora sei viva vuol dire che dovranno ritornare a riscuotere 'il premio'. Altrimenti ti avrebbero già uccisa” non diede molto peso alla frase ma comunque fece scappare un risolino isterico da parte di Rose “Adesso si che mi sento meglio”

“Ma cosa stanno aspettando?” chiese lui tra sé e sé mentre si scompigliava i capelli in modo morboso. “Cosa stai facendo” chiese Rose indicando lo schermo con cui il dottore armeggiava.

“Analisi del DNA. Devono per forza aver cambiato qualcosa in te. Iniettato sostanze, modificato il DNA. Qualcosa che ti ha bloccato la crescita e l'ha resettata e credo sia collegato a quel giorno. Il giorno in cui sei comparsa nel tardis. Come se tu fossi una calamita e il tardis un frigorifero. Ti ha attirato qui sopra e questo è stato un grosso sbaglio per chi ti ha fatto questo.” più che parlare con Rose sembrava stesse parlando con sé stesso, come se volesse convincersi della sua tesi.

“Questo lo dirà solo la macchina” la ragazza indicò lo schermo pronto per la scansione.

“Giusto” prese la mano destra della ragazza e la poggiò sullo schermo che attivò la scansione.

“Sono sicura che non c'è nulla in me di sbagliato e che niente potrà sorprendermi” disse con tono deciso e sicuro dopo aver tolto la mano.

“Scansione completata” informò la voce metallica del tardis “non umana” seguì questa frase che fece cadere la mascella a Rose.

“Ma n-no..” balbettò sconcertata sporgendosi insieme al dottore per vedere lo schermo che mostrava ogni dettaglio delle analisi.

Su uno sfondo verde acqua era rappresentato la forma di un DNA che aveva tutto l'aspetto di essere umano.

“Ma è umano..no?

“Guarda” indicò un particolare punto della struttura “sei umana ma con una parte aliena” la voce bassa del dottore era incredula. Tutto si aspettava tranne questo. Che fosse aliena si ma umana con parti alieni no.

“E quando dico alieno non intendo una specie soltanto, ma tante specie diverse messe insieme. All'incirca nove o giù di lì. Il tardis doveva esserne spaventato e involontariamente ti ha attirato quì” mise gli occhiali dalla montatura nera e lesse più volte il reperto.

A Rose mancava l'aria. Possibile che tutto questo fosse vero. Il dottore..il tardis...gli alieni..

per quei quattro mesi si era convinta che avesse solo sbattuto la testa e invece..

“Il tardis non li riesce a leggere..vabbè vorrà dire che li scopriremo da soli” la sua delusione era dovuta al fatto che aveva troppa voglia di sapere che tipo di alieno avesse in lei.

“Cosa vuoi dire?” chiese lei cauta mentre si sedeva su una sedia dall'imbottitura bianca.

“Che dei tratti,non estetici, degli alieni saranno visibili in te anche se per il momento non puoi usufruirne devi essere maggiorenne per...” si bloccò colpito da una verità così ovvia.

Rose rimase a fissarlo sperando che avrebbe chiarito le cose anche a lei.

“Quanto sono intelligenti!” esclamò dopo pochi secondi con tono piacevolmente sorpreso.

“Mi vuoi spiegare?” chiese lei curiosa e allo stesso tempo spaventata di sapere la verità.

“Quando si compiono diciotto anni si entra in una fase più 'adulta', se vuoi la chiamo così..il punto è: che quando accade il nostro cervello ci manda delle sostanze che stimolano la crescita ad una fase più adulta, più matura. Queste sostanze attiveranno parte aliena dentro di te che è rimasta dormiente per il momento.” Rose aveva capito stranamente e ciò la portò a vari punti interrogativi da risolvere.

“Okay, capito ma...perché aspettare mesi. Perché non farmi trasformare all'età giusta o altrimenti, iniettarmi la sostanza prima, crearla artificialmente”

“Oh Rose, saresti un ottimo capo malefico” sorrise giocondo facendo sorridere anche lei

“Mmh grazie?”

“Creare la sostanza in modo artificiale è un'idea e anche la prima non è male, ma per qualche ragione non lo hanno fatto. E non perché non ci abbiano pensato. Sono sicuro che l'abbiano fatto ma forse non avevano mezzi per riuscirci. Forse il modo più sicuro era farlo così” spiegò lui e per un secondo provò ad immaginarsi questo mare di alieni che creava esperimenti e pianificava tutto. Gli salì una rabbia soffocante al pensiero di Rose usato come mezzo.

“E quindi che sarei io, un esperimento? Forse vogliono evolvere la loro specie creandone una superiore ma l'esperimento è troppo rischioso. Perciò usano una cavia.” realizzò lei orripilata quanto il dottore.

“Brillante osservazione! Oppure ti vogliono come arma”

“Come arma per una guerra?” la cosa degli alieni le stava sfuggendo di mano. Più passava il tempo più rimaneva coinvolta in qualcosa che aveva cercato di evitare dall'inizio.

“E tu potresti essere un esperimento per quello che potrebbe essere un esercito” l'uno completava i pensieri dell'altro scoprendo tutti i punti celati.

“Si ma perché io?” chiese lei con tono denigratorio.

“Non so..” ma in realtà un'idea l'aveva avuta solo che non se la sentiva di dirlo ancora.

“Perciò quando è il tuo compleanno?” chiese lui smorzando il tutto.

“Fra una settimana” rispose allarmata. “Oddio...n-non sono pronta io..” balbettò impaurita allora lui lo notò e le prese il volto tra le mani “Non ti devi preoccupare,capito? Ti proteggerò” controvoglia si staccoòda quel contatto fisico.

“Goditi i tuoi momenti da umana per il momento. Quel giorno io sarò lì. Te lo prometto” Rose sentì tutto il peso togliersi dalle spalle. Le preoccupazioni erano svanite, per il momento.

 

 

 

NOTA AUTORE: mi scuso per il pietoso capitolo precedente..rileggendolo oggi ho pensato “ma che cazz?” non per giustificarmi ma questo computer è uno schifo, come il word perciò devo aver avuto alcuni problemi con la tastiera,nulla di grave.

Comunque spero che questo capitolo sia più decente e vi invito a lasciare una recensione.

Spero che vi piaccia e che vi abbia chiarito qualche dubbio sorto nella parte precedente. Domani pubblicherò l'ultima parte del primo episodio dove tutto verrà risolto...in parte.

In realtà non l'ho ancora scritto, ho avuto il tempo di finire questo perché ho passato tutta la giornata a studiare scienze, porco dalek! Perciò amatemi hahahahahah

 

infine, giusto per chiarire una cosa: gli episodi che seguiranno saranno scritte e inventate da me. Troverete delle somiglianze con gli episodi originali ma solo per uno spunto...niente di più.

 

grazie :*

  
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