Wild Flowers
Prologo
L’amore di una donna può trasformarsi in molte cose, adesso lo so, madre.
Ho sempre pensato che si sarebbe potuto trasformare solamente in istinto materno, primordiale, cieco
e violento nel cuore ma placido e tenero nella pelle, nei polpastrelli, nelle
labbra, una volta ricevuto il dono più prezioso.
Oppure avrebbe potuto assumere forme sinuose, passionali e assuefanti nel rivolgersi
a un uomo, nell’assaggiare il suo sangue caldo nelle vene, selvaggio nei
muscoli, profumato nel collo e nei polsi, quando iridi incontrano iridi e
l’emozione è forte e inspiegabile.
Poi ho scoperto che anche l’amore verso un essere speciale, senza bramosia o
desiderio alcuno, può essere provato da una donna: lo chiamano amicizia, e io
sono stata così fortunata ad averne potuto godere, madre.
Ho conosciuto anche le attenzioni di un maschio, madre, e so che qui non avrò
il vostro consenso, perché oltretutto questo maschio non fa parte della nostra
razza. Dicono che non sia puro come la nostra specie, degno come la nostra
stirpe, nobile come il nostro animo.
Ma madre, io vi dico che lo è molto di più; molto più di me, che sono sciocca e
infantile, che l’ho quasi costretto ad amarmi, dibattendomi nell’eterno
conflitto fra giusto e sbagliato, fra il dovuto e il guadagnato, fra ciò che si
ritiene normale e ciò che è considerato diverso.
Sì, madre, ho conosciuto l’amore, ed ha le sembianze delle rose che crescono
sulla Terra.
Forse anche la lussuria ha fatto parte di me, ma non credo sia il termine
adatto per descrivere ciò che è accaduto.
Vi dico solo che sono stata felice, e addirittura lo sono anche un poco adesso,
perché nonostante tutto lo sento affianco a me, e che non c’è stato che
rispetto, adorazione e complicità.
Gli ho resistito per quanto ho potuto, forse l’ho anche odiato, ma per quanto
cercassi di sfuggirgli non ho mai avuto le energie necessarie per dirgli
davvero di no.
Mi sono persa molte cose, madre, e ho rimpianti che mi lacerano la mente e il
cuore in questo attimo, mi maledico per essere stata restia, per essermi negata
e avergli negato tante possibilità, solo per poi pentirmene dopo e lanciarmi in
un sentimento che di ragionevole non aveva e non ha niente, ma di paradisiaco
tutto.
Non ho mai desiderato offendervi, madre, o mentirvi, ma certe volte è stato
necessario. Vorrei dirvi che l’ho fatto solo per il vostro bene, ma in verità
ho agito anche e soprattutto per egoismo. Vi siete mai innamorata, madre?
Confido nel vostro perdono di genitrice, di donna che mi ha data alla luce,
perché ho avvertito il vostro amore, pur rinnegandolo a volte, e mi sarebbe
molto piaciuto regalare ciò che mi avete insegnato, spronare la carne della mia
carne a fare lo stesso per anni, secoli, forse millenni, com’è già avvenuto in
passato. Era il mio compito.
Ma non posso, madre, e questa realtà è così
crudele.
Non è strano, e in qualche modo ironico, che voi ed io portiamo lo stesso nome,
madre?
Serenity.
Dicono che per alcuni il proprio nome sia una sorta di garanzia, che racchiuda
il destino che ci attende, ma nel nostro caso non è stato proprio così, vero?
Sorriderei, se il dolore non fosse così straziante.
E’ come essere dilaniata da centinaia di artigli affilati, ovunque, senza
sosta: nella schiena, nello stomaco, dentro la testa, lungo le gambe. Madre…
Vedo rosso, forse è il mio stesso sangue che macchia la mia vista, è come un
velo denso ma rivelatore, e non riesco più a guardare il nostro palazzo mentre
viene rasato al suolo, persone che non conosco uccise, i miei affetti
martoriati, detriti che volano attorno a me in questo turbine di vento nero ed
energia malvagia.
La Luna era un posto così bello su cui vivere, ma non mi sono accontentata.
Forse avrei dovuto farlo.
Avevo un regno da governare, argentato come i nostri capelli, e mi sembra di aver
in qualche modo contribuito alla sua rovina. No, lo sento: ho fatto parte della
sua caduta.
Ci sono segreti che porterò con me come ho fatto in silenzio per tutti questi
anni, ma posso dirvi, madre bellissima, che sento di non aver fatto abbastanza,
di non aver dato tutta me stessa, di non aver giocato fino all’ultimo le mie
carte.
E me ne pento, me ne pento con tutta l’anima, la stessa che mi vuole
abbandonare.
Ho avuto paura, non solo della morte, ma anche di voi, di loro, di lui.
Sono una delusione per me stessa e so di avervi deluso, tutti quanti.
Vi chiedo perdono ancora, madre, e spero che ovunque siate possiate sentirmi.
Non merito il vostro aiuto, ma sono così codarda da chiedervelo, da chiedervi
di salvarci.
Salvatevi, madre mia, e vi prometto che ricominceremo dall’inizio, e questa
volta mi comporterò bene, come una vera Princess, come la mia tutrice cercava
disperatamente, fra un sospiro sconfitto e una carezza d’affetto, di imprimere
nei miei modi e nella memoria.
Mi ricorderò di voi, madre, e di tutti coloro a cui ho voluto bene.
-La principessa Serenity è morta!
Lo sento gridare, madre, ma non è niente di terribile, non vi addolorate.
No, non ancora, non sono ancora morta, non posso andarmene da sola, non ne ho
il coraggio.
Abbandono la testa all’indietro, guardando in alto. Lui vola, non ha gli occhi
aperti, i suoi bellissimi occhi blu…
Vorrei toccarlo di nuovo, un’ultima volta, ma è troppo lontano e le lacrime
troppo vicine, le sento scendere bollenti sulle guance ghiacciate, le avverto
perdersi nell’aria sotto di me. Toccheranno il suolo, ma per quel momento io
non respirerò già più.
E’ stata una donna, madre, e il suo amore ferito a fare tutto questo.
Ci beavamo della nostra pacificità, della longevità della nostra gente senza
mai vantarci, e siamo stati ripagati così, con guerra e distruzione.
Non è giusto, madre, ma è stata anche colpa mia, dovete saperlo. Sono stata
egoista e incosciente, e non ho nessun’altra scusa se non quella dell’amore.
Un’arma a doppio taglio.
L’ho vista solo una volta quella donna dai capelli di fuoco, madre, e fra il
terrore e il ribrezzo ho visto oltre le sue sembianza di demone, scorgendo
amore, un’antica bellezza.
Ho sentito la sua rabbia, frutto della disperazione, del dolore e del rifiuto,
e mi sono chiesta cosa avrei fatto io al suo posto. Non ho saputo rispondere, e
questo è sufficiente.
Sono incredibili le cose che nascono dall’amore, per poi tramutarsi in qualcosa
di completamente diverso e opposto.
Possono essere meravigliose, ma possono essere anche terribili.
-No! Figlia mia! No!
Vi sento madre, ma non posso voltarmi a guardarvi, lo faccio anche per voi.
Non ne ho le forze.
Vorrei che vi ricordaste di me come di una ballerina, e dei violini, della mia
canzone preferita, ma sento il vostro sguardo su di me, su un corpo che non mi
appartiene più.
Vorrei piangere ancora, ma non sono più padrona nemmeno della mia volontà.
Aiutateci madre, tutti noi, siete l’unica che può farlo.
Vi amo, madre.
E amo anche voi, amiche mie, sorelle nell’essenza.
E ti amo fino a questo punto, e molto di più, principe mio, mio adorato Endymion… Grazie a te, posso vantarmi
di aver sfiorato le stelle ed essere tornata viva.
-Moon healing escalation!-
Note dell’autore:
Mh, tutta un’altra cosa rispetto alla mia prima, vera storia, la vecchia Wild
flowers.
Ho un vulcano di idee per questo racconto, spero solo di trovare e mantenere la
costanza, che è il mio punto debole. Su questo fatto qualche (taaanteee)
recensioni potrebbero darmi una mano.
Il primo capitolo era lo scoglio più grande per me, ne ho scritti diversi, ma
alla fine questo prologo mi è parsa la scelta più adatta.
Mi auguro con tutto il cuore di non aver deluso nessuno, soprattutto le persone
che attendevano la nuova versione di una vicenda a cui sono personalmente molto
affezionata. Per me questa cosa ha ancora dell’impossibile: ci sono persone che
aspettano che io scrivi, che hanno aspettato per anni…
Mi si illuminano gli occhi, per me è una cosa fantastica, e spero di
meritarmelo.
Mi è stata spesso posta una domanda, a cui adesso voglio rispondere: perché il
titolo è proprio Wild flowers? Che ci azzecca? In realtà poco e niente, ma ho
sempre visto la storia di Serenity e Endymion come un cammino di montagna,
difficile e impervio, fra cui però spuntano dei fiori selvaggi e coraggiosi,
che sfidano ogni logica. Ecco, per me i due innamorati sono proprio questo. Due
fiori pazzi nel loro amore.
Okay, le note stanno diventano più lunghe del testo vero e proprio, quindi è
meglio smetterla qui.
Ne approfitto per fare un po’ di pubblicità occultata malamente: c’è un’altra
mia storia che vi aspetta, attende i vostri pareri, quindi non fatela soffrire
troppo, va bene? Si chiama La coniglietta d’oro. Lo so, il titolo fa schifo e
ancora manca l’ultimo capitolo, ma ha un suo perché, giuro, quindi dateci
un’occhiata.
E poi, per le fans di un bel Mamoru accecato della gelosia, è in arrivo una
one-shot su uno dei miei momenti preferiti di tutto l’anime al gran completo:
il rapimento di Sailor Moon da parte di Demando!
So, stay tuned, okay?!
Un abbraccio e un grazie enorme per avermi letta.
Francesca, aka LaLadyNera