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Autore: Memiboobear    06/05/2014    3 recensioni
Un ragazzo e una ragazza. Due classi sociali opposte. Un amore impossibile. Una guerra devastante. Sarà l'amore a vincere su tutto? O riuscirà una guerra a tenerli separati?
- Allora? Ti piace? - chiese Louis
- Non ho parole... è stupendo -
- Sono contenta che ti piaccia, voglio che questa serata sia speciale -
- Come mai ci tieni così tanto? -
- Perchè penso che tu sia speciale - disse sorridendomi con dolcezza facendo sparire in un attimo tutta la mia sicurezza.
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati cinque giorni dall’ultima volta che avevo parlato con Louis. Quando lo vedevo a scuola cambiavo strada cercando di evitarlo. E nonostante mi facesse male vedere il suo sguardo così vuoto, triste e distrutto, continuavo a evitarlo.
Non mi comportavo così per il fatto che mi avesse mentito, ma lo facevo per lui. Non avermi nella sua vita gli avrebbe fatto solo bene. Non volevo essere il motivo per cui litigava con la sua famiglia, con i suoi amici e arrivare addirittura ad andarsene di casa. Ero convinta che comportandomi così gli avrei fatto un favore, anche se stavamo entrambi malissimo.

Quella notte lo sognai. Sognavo noi due sdraiati uno di fianco all’altra. Sentivo il mio cuore battere all’impazzata e le farfalle nello stomaco, come la prima volta che eravamo usciti insieme. Stavo bene, mi sembrava di essere sempre nel posto giusto quando ero con lui. Lo guardavo negli occhi, in quei meravigliosi occhi azzurri fin troppo perfetti. Poi lo vidi alzarsi con espressione impassibile e allontanarsi. Mi dava le spalle, come quando l’avevo mandato via da casa mia, ma questa volta non si girava a guardarmi. Cercai di afferrarlo per il braccio ma fu come cercare di afferrare un fantasma. Lo chiamai, ma lui non si giravò. Urlavo il suo nome, ma lui continuava ad allontanarsi.
- Rachele! Rachele! – diceva mia sorella scuotendomi.
- Eh? Cosa? – chiesi io svegliandomi.
- Stavi urlando e… e stai piangendo? – mi chiese lei cercando di guardarmi meglio nel buio della camera.
- N-no, scusa se ti ho svegliata, torna a dormire – le dissi, poi posai una mano sulla guancia e in effetti mi accorsi che era umida, così mi asciugai e cercai di rimettermi a dormire. Ma ogni mio tentativo si rivelò inutile e alla fine passai il resto della nottata fissando il soffitto scuro. 

La mattina dopo mi alzai ancora prima del solito, tanto non aveva senso rimanere a letto. Mi sciacquai il viso sperando che le brutte occhiaie violacee che mi cerchiavano gli occhi se ne andassero, ma purtroppo questo non accadde. Mi sedetti in cucina bevendo un caffè e continuando a ripetermi che dovevo superare gli ultimi due giorni di scuola, poi la sarebbe finita e non avrei più visto Louis. Dopo aver fatto colazione ed essermi preparata presi la borsa ed uscii di casa. Camminavo lentamente e svogliatamente, sperando che nel frattempo qualcuno distruggesse la scuola o qualcosa del genere in modo che non sarei stata costretta ad andarci. Purtroppo però dopo un quarto d’ora di camminata mi ritrovai davanti a quell’edificio, ancora integro e imponente come sempre. 
Entrai a scuola e iniziai a camminare velocemente e a testa bassa verso la mia classe, sperando di non incontrare nessuno per i corridoi.
Sobbalzai quando qualcuno mi prese per il polso da dietro costringendo a fermarmi.
- Da quando corri per entrare in classe? – mi chiese Louis.
- Non sono affari tuoi -
- Dobbiamo parlare – disse inchiodandomi con i suoi occhi azzurro ghiaccio.
- No – risposi secca liberandomi con uno strattone dalla sua presa e entrando in classe. 

Durante la lezione di matematica continuavo a pensare a un modo per trascorrere in pace la pausa pranzo, dato che di sicuro Louis avrebbe cercato di parlarmi nuovamente. Iniziai ad escogitarle tutte: avrei mangiato in classe, ma dove l’avrei preso il cibo? Sarei potuta uscire dalla finestra, andare a pranzare al bar e poi tornare in classe, peccato che fossi al secondo piano. Avrei potuto chiudermi nel bagno per tutta la pausa pranzo e non mangiare.
Poi optai per la più semplice: avrei evitato Louis e lo avrei allontanato come avevo fatto prima. 
Quando suonò la campanella l’ansia iniziò a farsi sentire. Camminavo verso la mensa continuando a ripetermi di stare calma, di non agitarmi, che sarebbe andato tutto bene. Arrivai in mensa, presi il mio vassoio, lo riempii di cibo e mi andai a sedere in un tavolino libero. Mentre mangiavo continuavo a guardarmi intorno, ma di Louis non c’era traccia. Doveva essere uscito prima da scuola o forse aveva deciso di non pranzare. 

Quando ebbi finito di mangiare ero più sollevata di prima sapendo che Louis non mi aveva dato il tormento, ma ero anche un po’ delusa, si era già arreso così? Mentre camminavo verso la classe pensando a tutto questo sentii qualcuno che mi prese per un polso e con una mano mi tappò la bocca, e prima che potessi rendermene conto mi ritrovai in uno stanzino buio con Louis che continuava a tenermi una mano sulla bocca. Doveva essere lo stanzino dei bidelli dato il forte odore di detersivi, e doveva essere anche minuscolo dato che ero con la schiena spiaccicata al muro e Louis era praticamente attaccato a me.
- Scusa, dovevo assicurarmi che non ti mettessi ad urlare – disse togliendomi la mano dalla bocca, riuscivo a distinguere i suoi lineamenti perfetti anche al buio dello stanzino, accidenti.
- Fammi uscire – dissi, anche se stavo diventando sempre meno sicura di quello dicevo, il mio cervello stava andando in confusione data la troppa vicinanza tra noi due.
- Voglio parlarti – disse sottovoce, sentivo il suo respiro sul mio viso, pensavo che sarei svenuta da un momento all’altro, ma non potevo permettermi che lo capisse, dovevo sembrare impassibile.
- Non voglio parlare con te – dissi non sembrando molto credibile.
- Mi dispiace di averti mentito, ma sapevo che avresti reagito male se ti avessi detto che… -
- Che i tuoi genitori mi odiano solo perché sono ebrea? O che te ne sei andato di casa dopo aver litigato con loro per causa mia? Non capisco proprio come avrei potuto reagire male! – dissi sarcasticamente.
- Perdonami… ti prego – supplicò facendomi praticamente sciogliere il cuore.
- Louis… non è solo perché mi hai mentito, non voglio che tu abbia questi problemi con la tua famiglia per causa mia, cerca di capire come mi sento io -
- Ma… -
- Louis, evitiamo di continuare a farci del male a vicenda, è finita – dissi io con la voce che tremava, poi allungai una mano verso la maniglia della porta cercando di andarmene, ma Louis fu più veloce e richiuse la porta sbattendola, si avvicinò a me e mi baciò con foga inchiodandomi contro al muro.
- No, non è finita – disse con un sorrisino malizioso, poi riprese a baciarmi e io non potei fare altro che ricambiare. In base a quello che avevo detto poco prima avrei dovuto respingerlo o qualcosa del genere. Ma non ce la facevo, il mio corpo reagiva in modo opposto a quello che mi diceva di fare la testa.
- E come farai con i tuoi genitori? – gli chiesi.
- Non lo so, ci penseremo – disse baciandomi di nuovo.
- Io ci voglio pensare adesso – dissi staccandomi.
- Beh... i miei non lo devono sapere per forza no? - 
- Quindi mi stai proponendo di fare le cose di nascosto? -
- Solo per ora… poi quando sarà il momento giusto glielo dirò -
- Non mi piace molto come idea -
- Penso sia l’unica soluzione -
- Ok però mi prometti che troveremo presto un’altra soluzione? -
- Te lo prometto – disse baciandomi con tutta la sua dolcezza,
- Adesso potremmo uscire da qui? Questo posto puzza di detersivo – dissi ridendo.

Finita la scuola Louis mi accompagnò fino a casa, gli proposi di rimanere da me, ma secondo lui era meglio di no, per evitare che i suoi genitori si insospettissero. Così mi salutò con un bacio, poi iniziò a camminare verso casa sua.
- Louis! – lo chiamai, lui si fermò e si voltò. Corsi verso di lui e lo abbracciai stringendogli le braccia intorno al collo.
- Hei, e questo? – mi chiese ricambiato l’abbraccio.
- Mi sei mancato da morire – gli dissi mentre nascondevo il viso nell’incavo del suo collo.
- Anche tu piccola, non ci separeremo più -
- Promesso? - 
- Promesso – disse lui, e rimanemmo così per un po'. Non avrei più voluto staccarmi da quell’abbraccio. Perché quello era il posto in cui stavo bene e in cui avrei voluto rimanere per sempre: tra le sue braccia.

Ok eccolo qui! Ci ho messo un po' a pubblicarlo perchè ho dovuto preparare la valigia ma alla fine ce l'ho fatta!
So che è un capitolo in cui non succede niente di che, e forse può sembrare un po' banale. Per questo vorrei delle recensioni sincere e spudorate da parte vostra in cui mi faceste sapere le vostre opinioni. Troppo dolce? Troppo smieloso? Troppo poco interessante?
Fatemi sapere. Intanto vi saluto e la settimana prossima pubblicherò il prossimo.
Un bacio a tutte e auguratemi buon viaggio!
Ciao ciao.

Noemi.
  
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