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Autore: dreamyD    06/05/2014    8 recensioni
Sequel di "Vorrei ricordassi tra i drammi più brutti che il sole esiste per tutti".
Continuano le avventure dei Malandrini e Sunshine, avete voglia di seguirli?
Siate buoni e recensite!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Lily Evans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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Ma qua e là c'è serenità

 

 

 

Lily mescolava sovrappensiero il suo caffellatte, gli occhi persi nel vuoto. Non aveva dormito molto quella notte, troppo presa a riflettere su ciò che si erano dette lei e Sunshine.

Avevano parlato a lungo, discutendo, quasi litigando a momenti e rischiando di mettersi a piangere una sulla spalla dell'altra in altri. Quando le altre erano salite avevano fatto di tutto per comportarsi normalmente, con ben pochi risultati, solo per andare poi a parlare nella Sala Comune semi-deserta.

Sunshine le aveva raccontato di come neppure lei si fosse fidata di Jared all'inizio, ma anche di come lui fosse sempre gentile, simpatico e dolce. Lily l'aveva avvertita mille e mille volte del fatto che non ci si potesse fidare così di uno come lui. Sunshine le aveva rinfacciato di essere piena di pregiudizi e le aveva chiesto se avrebbe pensato la stessa cosa anche di Severus se non lo avesse conosciuto. Lily non aveva ceduto, ma alla fine si era lasciata prendere dai dubbi e Sunshine era riuscita a convincerla a non dire niente, a pensarci su e poi parlarne di nuovo.

E Lily aveva passato le seguenti, interminabili, ore a pensarci, finchè non si era addormentata, esausta. Solo il pensiero di doversi alzare da tavola per andare a lezione la faceva sentire spossata.

Si guardò attorno, uscendo per un momento dai suoi pensieri, e si sorprese dal vedere come il tavolo si fosse riempito senza che lei nemmeno se ne accorgesse.

C'erano Mary, Alice e Marlene, che quando lei era scesa non erano ancora pronte, Frank e i Malandrini, che davano fastidio per quanto erano svegli, e anche Sunshine, che invece aveva anche lei un'aria piuttosto assonnata. Non si era nemmeno accorta che Remus si era seduto di fronte a lei e che la ragazzina del primo anno seduta di fianco a lei se n'era andata.

Fu solo un momento di attenzione però, un secondo dopo era ripiombata nella sua personale nuvola di pensieri.

Nel frattempo, Remus aveva appena aperto il giornale che gli era caduto davanti, lasciato da un gufo, mentre Sirius guardava curioso il tavolo dei Corvonero.

«Che succede?» chiese James, accorgendosi degli sguardi dell'amico.

«Qualcosa non va al tavolo dei corvi. Perchè piangono?» fece notare Sirius, indicando con un cenno due ragazze che piangevano, circondate dalle amiche che le abbracciavano e sussurravano tra loro, mentre attorno a loro si spandeva solo un cupo silenzio.

«Prova a guardare qui.» intervenne Remus, lanciandogli il giornale, la cui prima pagina recitava: DUE AUROR UCCISI DA UN GRUPPO DI MISTERIOSI INDIVIDUI.

«Due Auror?» si preoccupò subito James, scorrendo velocemente l'articolo in cerca di nomi.

«Tom McCall e Mischelle Marshall.» lo informò Remus, riassumendo l'articolo «Un gruppo di individui mascherati, coperti da mantelli neri, ha attaccato i due Auror che stavano indagando su delle misteriosi sparizioni e che sono stati uccisi.»

«E questo cosa c'entra?» chiese Peter perplesso.

«Marissa McCall è la biondina alta del terzo anno di Corvonero, Pet. Suo padre?» fece cupo James, richiudendo il giornale.

«Credo di sì. Sono sicuro che la più piccola delle due che stanno piangendo sia sua sorella minore, mentre l'altra deve essere un'amica.» rispose Remus, tenendo il tono di voce più basso possibile.

«E Marissa dov'è? Ci ho parlato a Incantesimi, forse dovrei dirle qualcosa.» rifletté James, allungando il collo, ma non riuscendo a trovare la ragazza da nessuna parte.

«Credo sia nell'ufficio di Silente. Possiamo smetterla di spettegolare, per favore?» chiese frettolosamente Remus, a disagio.

«Non stiamo spettegolando!» insorse James, distogliendo gli occhi dal tavolo dei Corvonero per lanciare un'occhiata sdegnata e quasi offesa all'amico.

«Preferirei comunque smetterla. Invece che ne pensate dei “misteriosi individui”?» domandò Remus, cambiando velocemente il soggetto.

«Penso che quelli della Gazzetta siano troppo codardi per scrivere “Mangiamorte” in prima pagina e che accettino con entusiasmo mazzette e imbeccate dagli interessati.» sbottò James cupo, riprendendo in mano l'articolo per scorrerlo di nuovo con gli occhi.

«Parla piano, James.» intervenne Peter, guardandosi attorno. Nessuno però sembrava stare ascoltando quella conversazione.

«Perchè dovrei parlare piano? Questo affare grida Mangiamorte in ogni virgola e io non dovrei dirlo? Hai paura che qualche viscido Serpeverde vada a dirlo a papino?» insorse James, alzando leggermente la voce, irritato.

«No, ma comunque non dovresti parlarne con così tanta leggerezza, non ne sai abbastanza. Non ne sappiamo abbastanza.» si intromise Remus con tono ammonitore.

James ribatté con rabbia, ma con un tono un poco più basso, e Remus replicò a sua volta, restando più calmo possibile.

Sirius però non ascoltava. Teneva gli occhi fissi sulla figura di Regulus, intento a parlare con Jared, anche lui con un copia del giornale in mano.

Al contrario di suo fratello, che sembrava preoccupato o quantomeno teso, però Jared pareva eccitato e gesticolava leggermente, alzando la voce.

«Jared, abbassa la voce!» ripeté, per quella che forse era la quinta volta, Regulus, gettando un'occhiata ai compagni che li circondavano.

«Smettila, nano! Non sto facendo niente di male. Sto solo dicendo che...»ribatté Jared, irritato dall'atteggiamento dell'amico, che non sembrava preso quanto lui dalla notizia in prima pagina.

«Stai solo dicendo che cosa? Che sei felice che due Auror siano morti? Che stai dalla parte di quei tizi? Che approvi le idee di Voldemort?» sbottò Regulus, sbattendo il giornale sul tavolo.

«E se anche fosse? Le sue idee...» cominciò Jared, ma ancora un volta l'altro non lo lasciò finire.

«Le sue idee ti porteranno come minimo ad una punizione, se non abbassi la voce immediatamente!» sibilò il più piccolo, lanciando un'occhiata significativa agli insegnanti seduti a parlare tra di loro. La McGranitt e Silente sembravano immersi in una profonda e seria conversazione, anche se il mago continuava a mangiare tranquillamente la sua colazione.

Jared si zittì improvvisamente, guardandosi attorno sospettosamente.

«Non sto dicendo che è sbagliato, ma ne parliamo più tardi.» disse Regulus, con tono definitivo, alzandosi e andandosene, con appena un lieve cenno di saluto.

Odiava quando Jared si comportava in modo così sconsiderato. Dire che quegli Auror erano morti perchè si erano impicciati di affari che non li riguardavano? Ma che gli era passato per la testa?

Allo stesso tempo però...doveva ammettere che tutto ciò lo affascinava. Un grande mago con delle grandi idee pronto a dare il posto che spettava loro nel mondo, ai veri maghi purosangue....lo attraeva.

Mentre usciva dalla Sala Grande i ricordi delle conversazioni sentite a casa, tra Bellatrix, suo padre e i vari ospiti, soprattutto Lucius Malfoy, riguardanti appunto quel mago, quel Voldemort, e le sue grandi idee, lo distrassero, non facendogli notare lo sguardo di Sirius, ancora fisso su di lui.

«Ehi, Sirius, ci sei?» la voce di James si intromise nei pensieri di Sirius, che si voltò verso di lui con aria persa.

«Cosa?» chiese perplesso, scuotendo piano la testa e stringendo gli occhi, come per snebbiare la mente.

James lo guardò con attenzione e poi gli mise una mano sulla spalla, sorridendogli rassicurante.

«Non farà niente di così stupido come appoggiare questa follia, Sirius.» mormorò Remus, che aveva colto anche lui i pensieri dell'amico.

«Oh, eccome se lo farà! Come se non avesse abbastanza esempi da seguire a casa!» sbottò acre Sirius, prima di ritrovare la sua solita aria sprezzante «Comunque non m'interessa. Di cosa stavate parlando?»

«Sirius....» tentò Remus, sporgendosi verso di lui, un po' preoccupato.

«No, Remus. Non mi metterò a preoccuparmi di questo. Non ho intenzione di preoccuparmi per lui.» tagliò corto Sirius, riprendendo la sua colazione.

Remus e James si lanciarono uno sguardo da sopra la sua testa, ma James scosse la testa e Remus sospirò. Non avrebbe mai parlato, e di sicuro non sarebbero riusciti ad avere con lui un discorso serio e profondo su Regulus, soprattutto non con tutte quelle persone attorno: continuare a provarci sarebbe stata una completa perdita di tempo.

Così Remus ficcò il giornale nella sua borsa e James cominciò a parlare a raffica di Quidditch, mentre Peter rinunciava all'ultima salsiccia sotto lo sguardo ammonitore di Sirius, che la rubò svelto.

Non voleva pensare a suo fratello, non voleva aver paura che andasse ancora di più sulla cattiva strada, ma non poteva impedirselo. Nonostante tutto, era ancora suo fratello e si preoccupava per lui.

«Non pensarci, andrà bene. E stasera abbiamo un impegno.» Sirius si girò verso James, che aveva abbassato improvvisamente la voce ad un sussurro, smettendo di parlare di Quidditch.

«Mi stai chiedendo un appuntamento, Potter?» chiese con un ghigno.

«Ovvio, caro. Passeggiare sotto alla luna quasi piena ti piace, no?» rispose James, sbattendo le ciglia esageratamente, ma nascondendo sotto al tono scherzoso una lieve preoccupazione.

«Non può essere già arrivato quel momento del mese.» si accigliò Sirius, lanciando un'occhiata a Remus, che sembrava effettivamente un po' pallido.

«La luna piena è domani. E stasera andiamo di nuovo nella Stanza che Appare e Scompare.» disse James, ritornando serio, mentre Sirius annuiva.

«Se non ce la facciamo in fretta ci rinuncio e mi do alla trasfigurazione umana.» sospirò Sirius, pur sapendo che non sarebbe stata per niente la stessa cosa. Però provare e riprovare senza quasi nessun risultato era dannatamente snervante! E ogni luna rendeva Remus più depresso.

«Oh, non siamo lontani. Hai sentito qualcosa l'altra volta, no?» lo incoraggiò James, ben deciso a non mollare.

«Sì, prurito al braccio, sai che grande miracolo!» si lamentò l'altro, strofinandoselo sovrappensiero.

«Per Remus.» gli ricordò James.

«Come sei dolce stamattina, Jamie. Che cosa c'era nel succo di zucca?» lo prese in giro Sirius, alzando di nuovo il tono di voce e sorridendo, lanciandogli però anche uno sguardo ammonitore, che James colse in tempo per non replicare in modo compromettente con Remus che era ritornato attento su di loro.

«Che avete da confabulare voi due?» chiese il ragazzo, sospettoso. Non era mai un buon segno quando quei due si mettevano a sussurrare così tra di loro: di solito finiva con un preciso Serpeverde ricoperto di schiuma o colpito da incantesimi strani, o con Corvonero urlanti o Tassorosso offesi, per non parlare dei Grifondoro furenti e degli insegnanti tremendamente seccati.

«Jamie mi stava confessando il suo amore. È così dolce che quasi mi dispiace dirgli che non è il mio tipo.» rispose Sirius, senza la minima incertezza.

«Non sono il tuo tipo? Io sono il tipo di tutti!» protestò James, incrociando le braccia offeso.

«Ok, è abbastanza. Andiamo a lezione prima che questa conversazione degeneri.» sospirò Remus, alzandosi in piedi con una smorfia.

«Tutto ok?» si preoccupò Peter, seguendolo.

«Tutto ok, non preoccuparti.» lo tranquillizzò Remus.

Solo la luna che mi maledice ogni mese.

Sirius e James si lanciarono un serio sguardo di intesa alle sue spalle, per poi ritornare a discutere sulla “tipaggine” di James.

 

**

 

James si sentiva troppo nervoso per riuscire a stare seduto con Charlotte e quindi camminava avanti e indietro nell'aula, tamburellando con le dita sui banchi, sfiorandoli piano. La luna piena si prendeva gioco di lui spargendo argento sul pavimento. Era tradizione passare quelle serate insieme a Sirius e Peter, aspettando il momento giusto per sgattaiolare in Infermeria per stare con Remus, ma Peter si era addormentato e Sirius era di un umore tremendo e voleva anche vedere Charlotte e...e si era ritrovato lì, a innervosire l'altra con la sua agitazione.

«Puoi stare fermo, per favore? Mi fai salire l'ansia.» sbottò dopo un po' la ragazza, chiudendo gli occhi e appoggiando la testa al muro.

James fu tentato di risponderle male, ma alla fine fece un respiro profondo e si sedette accanto a lei, continuando a tamburellare le dita, ma questa volta sul pavimento.

«Che cazzo c'è che non va? Non ti va di stare qui? Vattene. Ma per favore, smettila.» scattò Charlotte, riaprendo gli occhi e guardandolo male.

«Non è questo.» ribatté immediatamente James, sforzandosi di stare fermo.

«E che cosa c'è allora? Non hai ancora sparato nessuna battuta idiota come al solito. Sei arrabbiato?» domandò ancora la ragazza.

Sembrava così piccola sotto quegli occhi duri e l'espressione impassibile!

James si sforzò di sorridere e si avvicinò di più a lei.

«Il mio amico Remus non sta bene, sono solo preoccupato, niente di che. Distraimi.» Charlotte alzò un sopracciglio a quelle parole e James si sforzò di non pensare a quello che stava pensando.

«Come?» domandò Charlotte, uno sguardo strano negli occhi, la tensione tra loro che quasi si poteva tagliare.

«Raccontami qualcosa.» rispose in un mormorio James, senza staccare gli occhi da quelli di lei.

«Cosa?» chiese la ragazza in un sussurro ancora più basso.

James non rispose subito, trattenendo quasi il respiro, abbassandosi impercettibilmente verso di lei, sforzandosi di tenere gli occhi fissi in quelli di lei per non guardare le sue labbra rosse, sperando che nessuno dei suoi pensieri si potesse intuire dall'esterno. Alla fine però sbatté le palpebre e distolse lo sguardo. La tensione si spezzò quasi con uno schiocco udibile. La Serpeverde riprese a respirare, emettendo un inudibile sospiro tremante.

James chiuse gli occhi per un secondo, cercando di cancellare il momento appena passato, poi si girò di nuovo verso di lei con un mezzo sorriso.

«Raccontami come mai venivi qui. Prima di avere me come ottimo motivo, ovviamente.» suggerì.

Charlotte rilassò le spalle e gli diede un colpo leggero sul braccio.

«Idiota.» borbottò. Tuttavia non sorrideva, ma sembrava guardare lontano, indecisa se parlare o no.

James la guardò per un attimo ancora, poi distolse lo sguardo e lo puntò sui fasci argentei di luce di luna. Non aveva intenzione di dirle qualcosa di sdolcinato come “solo se te la senti, non devi dirmelo, se non vuoi”, ma non voleva nemmeno metterle fretta. Se avesse parlato, bene, altrimenti avrebbe trovato un altro argomento. O sarebbe tornato dagli altri, aspettando l'alba.

«Volevo restare sola.» disse dopo un lungo momento di silenzio Charlotte.

«Questo lo potevo capire anche da solo, ma perchè non stare da sola al caldo, per quanto possa fare caldo lì, della Sala Comune?» chiese James, sempre senza guardarla.

«Ci sono troppe persone lì. É una Sala Comune hai presente? E poi mi piace stare qui.» spiegò la ragazza, sperando che in qualche modo lui decidesse di lasciare cadere il discorso.

«Gran bel posto, davvero. Il molliccio di compagnia era un vero tocco di classe.» replicò invece sarcastico James.

«Quello non c'era prima. Ed è venuto fuori solo perchè ho sentito dei rumori nel cassetto e l'ho aperto.» puntualizzò piccata la Serpeverde.

«Certo, certo. Comunque non mi sembra un modo molto allegro per passare le serate. Farsi treccine a vicenda parlando di ragazzi non va più di moda?»

«Forse con i tuoi amici, Potter, ma io non ho mai fatto niente del genere.»

«Noiosa.» sbuffò con una mezza risata James.

«Comunque se avessi voluto una serata allegra non sarei venuta qui da sola, no?» fece notare Charlotte, dopo un altro lungo silenzio.

«Mi sembra giusto. Quindi sei stata fortunata che io sia arrivato a sollevarti il morale nelle tristi e solitarie ore notturne.» replicò James, guardandola con un sorriso malandrino sulle labbra.

«Oh sì, come farei senza di te?» chiese con sarcasmo la ragazza, lasciandosi sfuggire però un sorriso.

«Saresti persa, lo so.» rispose James.

Cadde di nuovo il silenzio. Nessuno dei due sembrava troppo propenso a spezzarlo, ma alla fine James parlò di nuovo, ponendo la domanda su cui aveva rimuginato per un po'.

«Vieni qui ancora per restare sola, per passare la serata in un modo non molto allegro?» domandò a bassa voce.

Charlotte esitò, non era sicura di voler dare una risposta a quella domanda. Né a sé stessa né a voce alta.

«Credi di essere così importante, Potter?» chiese, temporeggiando.

«Così e anche di più, ma non è questo il punto. Vuoi che me ne vada?» domandò di rimando lui, serio.

Charlotte ci pensò su. Normalmente la risposta sarebbe stata un fermo e secco “sì”, ma con James era diverso. Con lui non doveva fingere sorrisi.

«No.» rispose dopo un po', evitando il suo sguardo.

«Bene. Non me ne sarei andato comunque, sappilo. Ora è diventato il mio compito fare sì che tu non venga qui per sentirti triste e sola, no?»

«Questo è estremamente sdolcinato, Potter.» lo prese in giro Charlotte, spezzando la tensione.

«Io sono estremamente dolce, zuccherino.» ribatté civettuolo James, facendola ridere.

«Smettila o ti dovrò davvero cacciare.» lo minacciò scherzosamente lei.

«Allora forse dovrei corromperti con una cioccolata?» era un'offerta di pace quella: tu sei felice e io cambio discorso.

«Meglio per te, Potter.» Charlotte accettò la mano che il ragazzo le offriva per aiutarla ad alzarsi.

Già, un'offerta di pace. O qualcosa di più?

 

**

 

Peter trattenne il respiro, Sirius si sporse in avanti per vedere meglio e James sorrise con anticipazione.

Remus, con gesti esasperatamente esagerati e drammatici, aprì lentamente la pergamena che aveva appena estratto dalla sua borsa.

«Remus datti una mossa.» sbottò Sirius, ansioso.

Remus sorrise e poi, con un ultimo colpo secco, aprì completamente la pergamena di fronte agli occhi degli altri tre.

«Finita!» esclamò Peter, gli occhi spalancati.

«Ma quando?» chiese James, afferrandola e rigirandosela tra le mani.

«Ho trovato un ottimo incantesimo ieri in biblioteca e volevo farvi una sorpresa. Così quando siete sgattaiolati per andare nelle cucine senza di me...» spiegò Remus.

«Pensavamo dormissi!» si difese Peter, pensando alla sera prima e alla Stanza che Appare e Scopare.

«Sì certo, come se svegliarmi sia mai stato un problema.» ribatté Remus.

«Ehi, la luna era solo tre giorni fa, pensavamo volessi riposare.» intervenne Sirius a sostegno di Peter.

«Ma gente, state perdendo di vista il punto!» li richiamò James, gli occhi fissi sulla mappa, piena di punti che si spostavano, portandosi dietro il loro cartellino con su scritto il nome di ogni occupante della scuola.

«Il punto?» chiese confuso Peter.

«Alexandra Marget e Miles Garrison sono in uno sgabuzzino insieme! Credete che il suo fidanzato lo sappia?» li informò James, mentre Sirius si sporgeva sopra la sua spalla per adocchiare i due.

«Povero Luke Powert.» ghignò dopo un attimo.

«Oh guarda, la Evans sta facendo i compiti in biblioteca con Mocciosus, che cari.» notò ancora James.

«Questo incantesimo è duraturo, Rem?» indagò Peter.

«Dovrebbe.» rispose quello, più soddisfatto che mai dalle loro espressioni felici.

«Ma non sono sicuro sia perfetto. Non credo mostri sempre la verità.» disse Sirius con un tono di voce strano.

«Sono più che sicuro che mostri la verità, Sirius.» ribatté piccato Remus.

«Allora perchè dice che Sunshine Moor è con Jared McCroy?» domandò Sirius con aria dubbiosa.

I Malandrini si scambiarono uno sguardo, poi Remus sbuffò.

«Ok, va bene, cercherò di sistemarla.»

 

**

 

La neve imbiancava i prati di Hogwarts, incappucciandone i tetti e accumulandosi sugli spalti del campo di Quidditch. Natale era ormai vicino, mancavano solo pochi giorni all'inizio delle vacanze e l'aria festosa si poteva respirare in tutto il castello, addobbato dalle solite magnifiche decorazioni.

Il buio calava presto e, mentre Alice si avviava verso la biblioteca, dove avrebbe dovuto incontrarsi per fare i compiti di Incantesimi con Frank, le torce si erano già accese da un po', illuminando i corridoi con la loro calda luce arancione.

«Ehi, Ali.» salutò Frank, mentre la ragazza si sedeva al suo tavolo. Lei sorrise, pensando a come fosse carino che lui arrivasse sempre prima di lei, le riservasse un posto e la aiutasse con i libri: era sempre così gentile.

«Ciao, Frank. Dobbiamo proprio farli questi due rotoli di pergamena?» si lamentò subito, cercando di fare quegli occhi dolci che a Sunshine venivano tanto bene.

«Temo di sì, Ali.» rise Frank, sperando di non arrossire. O almeno di non arrossire troppo.

Alice sbuffò, ma poi cominciò ad estrarre dalla borsa tutto il necessario per fare i compiti, anche se non ne aveva la minima voglia. Voleva sedersi di fronte al fuoco, mangiando cioccolata e chiacchierando con Frank o le sue amiche, non starsene seduta nella fredda biblioteca a faticare sui libri!

«Manca ancora tanto a Natale?» domandò con un lamento dopo mezz'ora di lavoro, facendo di nuovo ridere Frank.

«L'hai chiesto anche dieci minuti fa, Ali, e mancano sempre tre giorni.» rispose lui, guardandola di sottecchi mentre si scostava una ciocca di capelli dalla fronte, portandosela dietro all'orecchio.

Com'era bella.

«Mi disapproveresti tanto se copiassi la fine da Lily?» chiese dopo un altro quarto d'ora la ragazza, guardando con disperazione i venti centimetri che le mancavano ancora per finire.

«Abbastanza.» scherzò il ragazzo, a cui mancavano solo pochi centimetri.

«E se lo chiedessi a te?» domandò ancora Alice, sbattendo le ciglia e sentendosi immensamente stupida, ma divertita.

«Avanti Ali, finisco qui e poi ti do una mano, ok?» si arrese Frank, maledendo mentalmente i begli occhi di lei e la sua dolcezza.

«Grazie, sei un tesoro!» esultò Alice, sporgendosi per baciarlo sulla guancia, appoggiando la piuma sul tavolo e stiracchiandosi.

Frank non disse niente, abbassando di colpo la testa. Cos'era, un miracolo di Natale? Era il secondo bacio che riceveva da Alice quel giorno e non era sicuro che il suo cuore avrebbe retto. Né lo era di riuscire a non dirle quanto lei gli piaceva, se continuava così.

«Qualcosa non va, fiocco di neve?» domandò dopo un secondo Alice, sottovoce, accorgendosi dell'espressione strana dell'amico.

Frank sollevò lo sguardo, per un attimo confuso e combattuto, ma poi sorrise e scosse la testa.

«Assolutamente niente. Finiamo questo e poi andiamo a mangiare cioccorane davanti ad un camino, avanti.»

Alice sorrise ancora perchè lui era così dolce e gentile e carino.

Ed era splendido, perchè lui sapeva sempre cosa lei voleva sentirsi dire.

 

**

 

Lily se ne stava seduta a leggere, rannicchiata sul davanzale di una finestra del primo piano. Avrebbe dovuto incontrarsi con Severus, ma lui si era ammalato e, dopo averle permesso di restare con lui per più di un'ora, Madama Chips l'aveva cacciata. Sunshine non si trovava (Lily rabbrividì al pensiero che molto probabilmente si trovava da qualche parte con McCroy), Alice era a studiare con Frank, Mary stava facendo i compiti con Emmeline e qualche Tassorosso in biblioteca e Marlene aveva da fare. Così lei si era ritrovata sola soletta nella Sala Comune troppo rumorosa e aveva deciso di trovarsi un bell'angolino silenzioso da qualche parte nel castello dove leggere in pace.

«Ehmm...ciao.» una voce la distrasse dalla lettura e Lily alzò gli occhi, leggermente infastidita, per trovarsi di fronte un ragazzo di Corvonero con cui aveva lavorato per un progetto di Difesa solo qualche giorno prima.

«Ehi, Aaron, come va?» salutò, raddrizzandosi in una posizione più composta, ma tenendo aperto il libro. Non aveva voglia di stare a parlare troppo a lungo.

«Bene, grazie. Tu?» e invece pareva proprio che lui volesse fare conversazione.

«Tutto bene. Posso aiutarti in qualche modo?» chiese Lily, cercando di essere gentile.

«Ecco, io volevo chiederti...non è che ti andrebbe di uscire con me ogni tanto?» domandò Aaron, sorridendo e arrossendo leggermente.

Lily spalancò gli occhi sorpresa. Quello non se lo aspettava.

Caspiterina, e adesso che doveva dire? Le dispiaceva rifiutare Aaron, dopotutto era carino, ma a dire la verità non era neanche poi così convinta di voler accettare.

Magari però conoscendolo...

«Certo, Aaron, mi farebbe davvero piacere.» rispose gentilmente, ricambiando il sorriso.

«Perfetto! Ti andrebbe di vederci domani? Potremmo fare un giro o magari trovare un posto in cui parlare o...» propose entusiasta lui, con un sorriso gigante un volto.

«Va benissimo, scegli pure tu.» lo fermò Lily, già dubbiosa della decisione appena presa.

«Perfetto!» ripeté il ragazzo, anche se ora c'era un lieve nota di incertezza nel suo entusiasmo «A domani, Lily!»

«A domani.»

Lily lo guardò andare via a passo svelto e lo salutò con la mano entrambe le volte in cui lui si girò a guardarla.

Che cosa era appena successo?

 

**

 

Sunshine giocherellava con la cravatta di Jared, mentre questo era impegnato nella lettura di un grosso libro.

O meglio, ci provava, ma la cosa non gli riusciva molto bene visto che Sunshine evidentemente non aveva voglia di studiare.

Jared alzò gli occhi al cielo e sbuffò piano, nascondendo un sorriso.

Sunshine alzò gli occhi e, accorgendosi della sua espressione, lasciò cadere la cravatta stropicciata sul petto dell'altro, allontanandosi.

«Non dovresti studiare anche tu?» domandò Jared, interiormente felice di poter fermare quella noiosissima lettura.

«Dovrei, ma domani è l'ultimo giorno!» si lagnò Sunshine, raccogliendo le ginocchia al petto e gettando un'occhiata sconsolata al libro di Trasfigurazione che se ne stava ben chiuso di fronte a lei.

«Come vuoi. Che hai voglia di fare, allora?» chiese Jared, chiudendo il libro e gettandolo via.

«Tu puoi continuare a leggere, se vuoi.» lo provocò la ragazza, arricciandosi una ciocca di capelli attorno all'indice.

Jared le lanciò uno sguardo sarcastico e la Grifondoro rise, alzandosi in piedi.

«Andiamo a fare un giro?» propose, già più felice.

«In giro?» le fece invece eco Jared, dubbioso. L'aula in cui si trovavano era vuota e tranquilla, ma in giro ci sarebbero state persone, sicuramente. Sunshine voleva davvero rischiare?

«Ok, capito. Che ne dici di andare fuori?» suggerì Sunshine, capendo i dubbi dell'amico.

«Non vorrei fartelo notare, Sun, ma fuori non solo è buio, ma c'è anche un discreto metro di neve.» rifiutò ancora Jared con un mezzo sorriso.

«Uff. E tu, niente da suggerire?» si arrese la ragazza, ripiombando seduta.

«Un'idea ce l'avrei. Pensavo di aspettare fino a domani, ma se non abbiamo nient'altro da fare...» sorrise Jared.

«Cosa?» domandò curiosa Sunshine, già con un mezza idea ed un sorriso.

«Torno subito.» esclamò Jared, alzandosi e correndo via, seguito dall'espressione divertita di Sunshine, che si alzò a sua volta e andò via, seppur con più calma.

Quando Jared tornò, Sunshine era di nuovo seduta esattamente nello stesso punto di prima, ma questa volta aveva un pacchetto ben nascosto nella borsa.

«Buon Natale.» sorrise Jared, porgendole un pacchettino incartato con luccicante carta rossa e verde.

Sunshine lo prese, lo rigirò da una parte all'altra e lo scosse leggermente. Niente, nessun rumore, nessuna impressione.

«Avanti, aprilo che aspetti?» la incoraggiò il ragazzo, divertito dalla sua esitazione.

La ragazza però, prima di scartarlo, alzò lo sguardo e porse un morbido pacchetto avvolto in carta bianca e blu a Jared, che spalancò gli occhi sorpreso.

«Pensavi non avessi niente per te, eh? E invece no, ti becchi anche tu il tuo regalo.» lo prese in giro la Grifondoro, cominciando ad aprire il suo.

Jared la guardò, la bocca semiaperta e il pacchetto (che ci sarà stato dentro? Un maglione?) tra le mani. Non si aspettava davvero che lei gli avesse preso qualcosa, ma evidentemente Regulus aveva avuto, come sempre, ragione: bisognava aspettarselo da lei.

«Non avresti dovuto.» mormorò, quasi timoroso di aprirlo, ma divorato dalla curiosità.

«Nemmeno tu.» replicò lei, togliendo la carta e trovandosi di fronte un'altra scatola.

«Finirà con un fazzolettino e diecimila scatole, vero?» rise, dandosi da fare per aprire anche quella.

«No, non proprio. Ma non volevo indovinassi subito che cosa ci fosse dentro.» rispose Jared con una smorfia.

Il suo pacchetto era quasi aperto e un tremendo, orribile e spaventoso dubbio cominciò ad insinuarsi piano nei suoi pensieri.

La forma, la morbidezza, quello che cominciava ad intravedersi...vuoi vedere che...?

Sunshine aprì la scatola e Jared tolse con un unico gesto la carta. Entrambi si trovarono sulle ginocchia una sciarpa, lei rossa e lui verde.

Si guardarono negli occhi, increduli.

«Non è possibile.» esalò Sunshine.

«Non ci credo.» le fece eco Jared.

Restarono un momento in silenzio, guardando le loro sciarpe e poi Sunshine cominciò a ridere a crepapelle, trascinandosi dietro Jared, nascondendosi il viso tra le mani, imbarazzata e divertita insieme.

«Non ci posso credere!» ripeté la ragazza alla fine, asciugandosi gli occhi lucidi dal gran ridere.

«Non capisco se siamo assolutamente uguali o assolutamente banali.» ansimò Jared, cercando di smettere di ridere.

«La seconda, temo, la seconda.» sospirò Sunshine, avvolgendosi la sciarpa attorno al collo e affondando la faccia nella lana morbida.

«Qualunque sia, mi piaceva la tua sciarpa, quindi sono contento di averne una anche io.» scherzò Jared.

«Idiota. Oddio, siamo due idioti!» gemette con un ultima risata mista ad un sospiro la Grifondoro, passandosi una mano tra i capelli per darsi una sistemata.

Jared però era impegnato a ringraziare mentalmente Regulus, le sue insane idee romantiche e i suoi piani B per prestarle attenzione.

«Avanti, dimentichiamo quest'avventura imbarazzante e vieni con me.» esclamò il ragazzo, alzandosi in piedi e aiutando l'amica a fare altrettanto, mentre metteva con cura la sua nuova sciarpa nella borsa.

«Dove andiamo?» chiese curiosa Sunshine, tenendo ben stretta la sua mano e seguendolo con aria circospetta fuori dall'aula.

«In Sala Grande a ballare sui tavoli.» rispose sarcastico Jared.

«Mi piacerebbe. Prima o poi lo facciamo.» replicò Sunshine, facendogli una linguaccia.

Jared le diede una spinta leggera e lei gli diede una gomitata, poi si affrettarono a fare le scale, prima che arrivasse qualcuno.

Corsero verso la Torre di Astronomia, ridendo e spingendosi, stando attenti ad evitare qualunque corridoio affollato, sfruttando tutte le scorciatoie e i passaggi nascosti conosciuti da Sunshine. Arrivati in cima, si misero a guardare fuori. La notte era fredda e limpida, solo qualche nuvola incupiva l'orizzonte e la neve brillava debolmente alla luce delle finestre.

«È tutto molto bello, ma che ci facciamo qui?» domandò Sunshine, rabbrividendo e stringendosi meglio al collo la sciarpa nuova.

Jared le sorrise e le porse il proprio mantello, che la ragazza accettò con gratitudine, poi appoggiò i gomiti sul davanzale, guardando il cielo.

«Sai la sciarpa non è stata certo la prima cosa che ho pensato di regalarti, per fortuna, ma era quella più semplice e quindi ho optato per quell'opzione. Forse avrei fatto meglio a non farlo, ma ormai è fatta.» mormorò piano.

Sunshine si appoggiò di fianco a lui, stringendosi al suo braccio.

«Non ci pensare, mi piace moltissimo.» lo consolò la ragazza con un sorriso.

«Ne sono felice.» disse il Serpeverde, che dopo un po' aggiunse «Sai, avrei voluto regalarti una stella.»

Sunshine spalancò gli occhi e lo guardò stupita.

«Una stella?» domandò, chiedendosi come ciò fosse possibile.

«Sì, ma poi ho cambiato idea. Anche perchè dopotutto un Raggio di Sole come te potrebbe solo farla scomparire, una stella.» continuò Jared.

«Esagerato.» ridacchiò Sunshine, arrossendo però al complimento, cercando di non fissarsi troppo sul nomignolo che le aveva dato prima suo padre e poi Sirius.

«Non sono mai esagerato quando parlo di te, Sun. Alla fine però, dato che non potevo regalarti una stella e nemmeno l'intero firmamento che meriteresti, ho deciso di portartene solo un pezzetto.» Jared si chinò per togliere una scatolina dalla borsa, che poi porse a Sunshine, che la aprì trattenendo il respiro.

All'interno c'era una collanina d'argento, con un pendente a forma di goccia il cui interno ospitava una pietra blu screziata, identica al cielo che stava sopra alle loro teste.

«Non dovevi, è troppo, io...» balbettò Sunshine, ammirandone la bellezza.

«Niente è mai troppo per te, ricordi? C'è un piccolo incantesimo sopra la pietra, se la strofini cambia.» la informò Jared, prendendole una mano tra le sue e facendole accarezzare un paio di volte la pietra, che un momento dopo non sembrava più un pezzo di firmamento ma un cielo azzurro d'estate, attraversato da un giallo raggio di sole.

«Il tuo firmamento e la tua luce, Sun, nelle tue mani.» concluse Jared.

Sunshine respirava appena, gli occhi spalancati e la bocca aperta a formare una piccola “o”.

«N-non so cosa dire. Io...grazie.» Sunshine abbracciò con forza Jared, commossa, lasciandogli un bacio sulla guancia.

«Buon Natale.» ripeté Jared al suo orecchio, aiutandola ad allacciare il ciondolo.

«Buon Natale anche a te.»

Sunshine lo lasciò andare e i due si appoggiarono di nuovo al davanzale. La ragazza appoggiò la testa sulla spalla del Serpeverde, guardando il cielo e tenendone al collo uno splendido angolo.

 

**

 

James era di buon'umore. In meno di due ore sarebbe stato un nuovo giorno, il che voleva dire che in meno di due ore sarebbe stato ufficialmente in vacanza, Sirius era riuscito a fare progressi nella trasformazione in Animagus (che animale poteva avere peli neri in tutto il corpo? Era stato molto più che divertente) e a lui erano spuntati due zoccoli e non solo erano riusciti a fare sparire tutto, ma ad un secondo tentativo erano riusciti a farli ricomparire di nuovo. E poi Natale lo rendeva sempre felice, con quell'aria di felicità che si spargeva, senza quasi che nessuno se ne accorgesse, per tutto il castello. E infine stava andando da Charlotte.

«Ciao.» salutò allegramente, sedendosi accanto alla ragazza, che lo aspettava dondolando le gambe seduta su un banco.

«Ciao. Come mai tutta questa allegria? Felice di non vedermi per qualche giorno?» chiese lei, facendogli spazio.

«Come no, Rosier. L'unico motivo per cui sono qui è poterti salutare con il pensiero di non vederti per un po'.» ribatté ironico James, stando attento a non sedersi sul pacchetto che teneva nascosto sotto al mantello.

«Lo sospettavo.» rise lei, con una punta di malinconia quasi inavvertibile nella voce.

«Guarda, ne sono così felice che ti ho anche portato un regalo d'addio.» disse James, estraendo con gesto teatrale il pacchetto.

Charlotte spalancò gli occhi, presa assolutamente alla sprovvista.

«Ma cosa...? I-io non..non ho...» balbettò, arrossendo e allontanandolo con una mano, quasi fosse pericoloso.

«Ehi. Non importa, anzi mi sarei arrabbiato se mi avessi preso qualcosa perchè sarei sembrato meno spettacoloso io.» la tranquillizzò James, mettendole il regalo in grembo.

«Ma no, non posso.» cercò di resistere la ragazza.

«Aprilo e capirai che puoi, te lo assicuro. Puoi.» la incoraggio James ridendo.

Esitando, Charlotte disfece il pacchetto, trovando un paio di guanti verdi, viola e gialli e scoppiando a ridere, nonostante l'imbarazzo che ancora la bloccava.

«Che c'è da ridere?» chiese, fingendosi offeso, James.

«Guanti, Potter? Davvero? E di questi colori?» lo prese in giro la ragazza, sventolandoglieli sotto al naso.

«Cosa c'è che non va in quei colori?» ribatté James, incrociando le braccia «E poi ti serve un paio di guanti: hai sempre le mani gelate quando te le tocco.»

«E quando me le toccheresti, scusa?» domandò Charlotte, tuttavia arrossendo di nuovo.

«Tu non te ne accorgi.» si impuntò James, felice di averle fatto dimenticare il fatto che lei non gli aveva preso niente.

«Sono le mie mani, come faccio a non accorgermene?» indagò la ragazza, infilandosi in guanti e ammirandoli, ridendo ancora.

James sorrise e prima di ribattere (come osava offendere i suoi guanti? E dire che non conosceva la temperatura delle sue mani, poi!) pensò ancora che sì, era davvero una sera felice.

 

-Fine Capitolo-

 

 

 

 

Spazio dell'Autrice

Salve :) sono un po' in ritardo, lo so, ma prima sono stata male (ç____ç) e poi queste settimane sono un incubo davvero con la scuola quindi non so neanche quando sono riuscita a trovare il tempo per scrivere e quando riuscirò a trovarlo ancora! Comunque...

  1. Lily ha scoperto di Jared ma le acque sembrano essersi calmate di nuovo. Che sia vero?

  2. Forse è un po' presto per fare cominciare gli attacchi dei Mangiamorte, ma trovo assurdo che a così pochi anni di distanza dall'effettivo inizio della guerra non ci siano quasi segni dell'esistenza di Voldemort e dei suoi compari quindi qualche accenno ogni tanto mi sembra dovuto...e poi è servito a mostrare quanto è cucciolo James quindi... ;)

  3. La Mappa è finita! Cioè non proprio finita finita come la conosciamo noi e come la conoscerà poi Harry, ma siamo già a un buon punto no? E Sun ha rischiato davvero questa volta!

  4. Non m'interessa se non li shippa quasi nessuno qui, Charlotte e James sono cari <3

  5. E anche Frank e Alice

  6. Sunshine e Jared invece sono la sdolcinatezza più zuccherosa dell'universo...voi ce ne pensate di loro?

  7. Un grazie e tanti abbracci alle splendide persone che hanno recensito lo scorso capitolo: bluelectra, Miss_Riddle Starkey, _tribute_, LisaJackson e la mia dolcissima marauder11. Giuro che vi rispondo appena trovo un minuto libero!!

  8. Un grazie speciale alle mia AleJackon perchè è lei e basta <3

Un bacio a tutti <3

*dD*

  
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