Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Farawayx    06/05/2014    12 recensioni
Dianne e sua cugina Gwen partono insieme per il college intenzionate a lasciarsi tutto alle spalle. Dianne, però, è ancora fidanzata e non riesce a immaginare il suo mondo senza Austin. Bello quanto stupido, questo ragazzo l’ha condotta sul fondo, facendola diventare bulimica. Nessuno sa quello con cui Dianne deve convivere ogni giorno, nemmeno Gwen. Sarà Cam, un enigmatico quanto affascinante ragazzo, a risvegliare Dianne dal suo stato di catalessi interiore, facendola sentire viva e bellissima come non mai.
Un sentimento così forte e travolgente può portare Dianne solo sull’orlo di una scelta: rimanere bloccata fra il fango del passato o tuffarsi nelle acque incerte e tempestose del futuro?
« Gli occhi vengono definiti lo specchio dell’anima, allora mi chiedo, perché quando
incrocio i miei allo specchio riesco solo a pensare a quanto siano vuoti e
spenti? E’ questo che ho dentro? Sono un involucro vuoto nato in un giorno di
pioggia?
Ma chi mi crederebbe mai. Chi penserebbe che uno come me ha questi pensieri che
periodicamente gli girano in testa. Però ci sono e ho quasi il timore che
qualcuno li sgorga.
Cosa ne sarà di me? Di me.»
Genere: Drammatico, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Universitario
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo3








«Se solo potessi raccogliere un po’ di quelle briciole dell’anima,
forse potrei comporle in un mosaico completo e capirei finalmente qualcosa,

il principio che mi mantiene unito, non credi»
▪David Grossman▪






                           
                           ◊ CAPITOLO III ◊ Spectrum .





D
ianne chiuse leggermente gli occhi. I raggi del sole che attraversavano le foglie dei rami, creavano strane ombre sul suo viso, andando ad accecarla più volte.
Dopo aver terminato la prima, e lunghissima, lezione di storia medievale, aveva deciso di riposarsi distesa sotto uno degli enormi alberi, sparsi in quasi tutte le zone verdi del campo. Quel giorno, nonostante le basse aspettative, era trascorso nel modo più tranquillo, Austin non si era ancora fatto sentire e non aveva ancora intravisto né Gwen né Nives, entrambe finalmente impegnate in qualche lezione.
Mentre il suo iPod passava una delle ultime canzoni dei Coldplay, lei sfogliava, totalmente immersa, le pagine di un libro che aveva preso la mattina in biblioteca.
Quando aveva messo piede in quel posto, si era sentita subito a casa. Il silenzio, l’odore della carta, i vari tavoli illuminati da lampade verdi con disegni dorati. Tutto in quel posto sembrava così vecchio, perfino la collezione di microscopi che era esposta con orgoglio in una bacheca all’interno della biblioteca.
Aveva vagato davvero a lungo tra i vari scaffali alla ricerca di qualcosa che non fosse stato scritto da Matusalemme e alla fine aveva optato per un libro di David Grossman. Non sapeva il perché di quella scelta ma quando il suo sguardo si era posato sul titolo, una scossa l’aveva percorsa, creando un contatto tra lei e quel volume.
“Che tu sia per me il coltello”, Dianne lesse nuovamente il titolo di quel libro, mentre lasciava scorrere le dita sulla copertina, studiandola per l’ennesima volta. 
-E quando crolliamo, che crolliamo, crolliamo da soli dentro le stanze. E uno che viene da fuori non lo direbbe mai, a vederci, che teniamo su una compagnia di trenta persone e beviamo Lambrusco e diciamo cazzate, non lo direbbe mai che diamo i pugni al muro, quando torniamo a casa. - Lesse sottovoce, stringendo con forza le dita contro il libro.
Quella frase le sembrava una finestra aperta su se stessa, sul suo essere così nascosto e deteriorato.
Perché infondo era vero, tutti indossavamo delle maschere, questo era ovvio, ma pochi erano davvero costretti a recitarne la parte ventiquattro ore su ventiquattro. Era questa la cosa che l’angosciava maggiormente, non riuscire a essere davvero se stessa con qualcuno, non avere quella persona a cui potesse raccontare anche il suo più sporco segreto. Aveva paura di aprirsi. Paura di essere tradita, di turbare un equilibrio oppure che lo sguardo di quella persona sarebbe cambiato nei suoi confronti.

-Cosa ci fai qui tutta sola?-
Una voce la costrinse a porre fine alle sue riflessioni e sollevò velocemente il viso, sbattendo più volte le palpebre per mettere al fuoco il volto del ragazzo che era in piedi difronte a lei.
–Ehi, Theo.- Gli rivolse un sorriso.
-Leggi?- Le chiese indicando con un cenno della testa il tomo che lei aveva appoggiato tra le ginocchia fasciate dai jeans.
Dianne annuì lentamente, tentando di nascondere con le proprie gambe il volume. Non che se ne vergognasse, però quando si ritrovava a scoprire un libro che le scavava così tanto dentro, si sentiva violata nel condividerlo con qualcuno.
-Già. - Disse con tono vago. –Tu invece, ti sei ripreso dall’altra sera?-.
Theo fece una piccola smorfia e si lasciò ricadere sul terriccio, sedendosi di fronte a lei. –Ho ancora mal di testa. - fece una pausa mente stringeva tra le dita alcuni ciuffetti d’erba. –Mi dispiace per aver importunato te e le tue amiche, non che me lo ricordi, però mi è stato riferito. -
Dianne accennò una risata, poggiandosi totalmente con la schiena contro il tronco dell’albero. –Tranquillo, non hai fatto niente di che. - sollevò lo sguardo verso di lui, diventando improvvisamente seria. –Theo, posso dirti una cosa?-
Lui sorpreso dal suo tono di voce, annuì confuso. –Cosa?-
Lei chinò il volto, arrivandogli vicino, come se stesse per sussurragli un segreto -Lo sai che Theobald è proprio un nome fantasticoso?- Disse seria per poi scoppiare a ridere.
-Fanculo.- Borbottò lui distendendo le labbra in un sorriso. –In mia difesa posso dire che non avevo mai bevuto così tanto. –Strinse le braccia al petto.
-Poverino. - Disse lei, continuando a ridacchiare.
Qualcosa oltre la spalla di Theo attirò gli occhi di Dianne, li sollevò lentamente e il suo sguardo finì immediatamente su di un ragazzo alto, con le spalle larghe, jeans scuri e una camicia blu che faceva risaltare maggiormente il colore dei suoi occhi.
Iniziava seriamente a preoccuparsi, sembrava aver il radar, ogni qualvolta una strana sensazione s’impadroniva di lei, bastava alzare lo sguardo per capire da cosa fosse provocata. Si sentiva sempre più sciocca, ben presto avrebbe ricevuto un ordine restrittivo per stalking da parte di qualche giudice.
Il ragazzo non andò nella loro direzione, si fermò non appena intercettò lo sguardo di Theo.
-Bene, il mio amichetto del cuore è finalmente arrivato. - Disse lui mentre si alzava in piedi. –Non so come faccia, però è sempre costantemente in ritardo. - Borbottò passandosi le mani sui pantaloni, ripulendoli dall’erba.  –A dopo Dianne. –
Theo le rivolse un sorriso gentile e si voltò, incamminandosi in direzione di Occhi blu- Ormai così soprannominato- che lo aspettava spazientito, lungo il viale.
Dianne rivolse un sorriso a Theo, seguendolo per alcuni istanti con lo sguardo. Occhi blu sembrava ascoltare annoiato qualcosa che Theo era intento a raccontare, gesticolando come un forsennato.
Lei abbassò lo sguardo, raccogliendo tutte le sue cose e rimettendole nello zaino, dando un’ultima occhiata ai due mentre si rimetteva in piedi. Nello stesso istante Occhi blu alzò gli occhi nella sua direzione e i loro sguardi s’incrociarono. Lui non lo distolse, anzi, alzò l’angolo delle labbra in un mezzo sorriso, lasciando trapelare nel suo sguardo una strana luce, come se tutto quello lo divertisse.
Dianne percepì un brivido risalirle lungo la spina dorsale e colta in flagrante, distolse immediatamente l’attenzione, fingendo di trovare super interessante un cartello che diceva “non calpestare le aiuole”.
Si morse nervosamente il labbro e si girò rapidamente dal lato opposto, muovendosi velocemente in direzione del viale principale, prima che qualcuno avesse potuto notare il rossore, che per la vergogna, le si era formato sulle gote.
Non ebbe nemmeno il tempo di fare un passo che il suo telefono squillò. Inizialmente fu una vera e propria impresa tirarlo fuori dalla borsa senza fondo che portava al collo, l’aveva riempita di talmente tante cose ed era anche consapevole che non le sarebbero nemmeno servite.
Osservò lo schermo e vide comparire il nome di Jude.
Jude era la sua migliore amica di sempre, la loro amicizia era iniziata quasi per caso anni prima. Sin da bambina Dianne era sempre stata una persona molto introversa, aveva difficoltà a stringere rapporti di amicizia e questo provocava in lei un forte senso di solitudine. Con Gwen era sempre stato facile, da una parte non aveva paura a mostrarsi per quello che era grazie al legame di parentela che le univa, alla fine quel legame non si sarebbe mai potuto spezzarlo.
Fu quando pensava di non poter mai avere un’amica come tutte le altre ragazzine che incontrò Jude. Lei era diversa dal resto, completamente. Era ingenua e cristallina, Dianne si fidava di lei ciecamente, quella ragazza era priva di ogni tipo di malizia, sembrava provenire da un altro posto.
Nonostante la sua natura introversa, però, Dianne era sempre stata una tipa protettiva, non le importava niente e non aveva difficoltà a imporsi a qualcuno, era “una timida non poi così timida” le diceva sempre Jude. E Dianne sentiva di doverla proteggere, più come sorella maggiore che come amica.
Ci mise pochi istanti per rispondere, portandosi il telefono in prossimità dell’orecchio.
-Non dirmi che ti sei già dimenticata di me!- La canzonò l’altra.
Dianne sorrise. –Ciao anche a te, Lolla. -
La sentì lamentarsi. –Non chiamarmi così, sembra il nome di una mucca. - borbottò l’altra.
Jude aveva la sua stessa età, però non aveva potuto diplomarsi con lei. Qualche anno prima era stata male, sveniva di continuo e non mangiava più, l’unica cosa di cui si cibava era l’adorato budino che le preparava sua madre. Dianne si era spaventata da morire quando le avevano detto che la sua amica era stata portata d’urgenza in ospedale, nessuno riusciva a capire la causa dei continui malori, fin quando, dopo mesi e mesi, un medico le aveva diagnosticato che una parte del suo cervello non funzionava al cento per cento come le altre, bruciava troppo in fretta gli zuccheri, provocandole quei malesseri.
Jude non aveva potuto frequentare la scuola per quasi due anni, quindi si era ritrovata fuori corso, però ora stava meglio e aveva ripreso a frequentare da dove si era fermata.
- Westfield è una noia senza di te.- Continuò Jude. –L’altro giorno ho visto Austin.-
-Sta bene?- Chiese istintivamente Dianne.
-Ni.- Rispose l’altra. –Cioè, non mi sembrava così a lutto.-
-Non ha motivo per esserlo, mica sono morta.- Storse il naso.
-Lo so, però un minimo di tristezza uno dovrebbe averla, non credi Dìdi?-
Dianne sospirò. –Mi manchi da morire, sì qui ho Gwen e la nostra coinquilina è stupenda, però se ci fossi tu, sarebbe tutto perfetto.-
-Non pensare che non verrò a trovarti!- Esclamò Jude. –Anche io vorrei essere lì con te, ma visto che ho il cervello deficiente devo stare ancora qua.-
Dianne sorrise, però avvertì qualcosa di strano nella voce di Jude, sembrava allegra, ovvio, però c’era qualcosa che non andava. –Jude, stai bene?-
L’altra si zittì per un solo istante. –Come fai?-
-A fare cosa?- Chiese lei confusa.
-A capirlo sempre.- Sussurrò Jude. –Mi sa che ho fatto un guaio.-
-Che hai combinato?- Chiese nuovamente Dianne, allarmata.
-Non a telefono, preferisco dirtelo di persona.- Mormorò. –E fidati, dovrò portarti una museruola per non farmi uccidere.-
-C’entra Austin?-
-Che????!!! Ma sei pazza.- Urlò Jude dall’altra parte. –Sarà anche un bel pezzo di ragazzo ma io non faccio mica ste cose.-
Dianne tirò un sospiro di sollievo. –Va bene, allora vedi di stare bene e venire a trovarmi presto.-
-Più presto di quanto immagini.- Sussurrò l’altra.



Dianne riattaccò il telefono ancora perplessa e la sua camminata terminò in prossimità della mensa. Lo stomaco ruggiva come un leone e la testa le sembrava leggera, tutto questo portava solo a una cosa: calo di zuccheri imminente.
Si  sforzò di pensare che questa volta sarebbe stato diverso, infondo non mangiava un granché da molto, quindi un pasto completo non poteva essere così dannoso, no?
O sì? Ma nella sua mente riusciva a pensare solo al cibo, era un pensiero fisso e per quanto tentasse di distogliere la sua attenzione, concentrandosi su altro, quello le ritornava in mente come un uragano.
Stanca di questa lotta con se stessa, varcò le porte della mensa e si avvicinò agli espositori, studiando con lo sguardo ogni pietanza che offrivano quel giorno. Prese un piatto di pasta al sugo, delle melanzane ripiene e un po’ di insalata.
Non mangiò. Divorò ogni cosa.
Nonostante il suo stomaco chiedesse pietà, lei continuava a mangiare. Nonostante non assaporasse nulla di tutto quello, lei continuava a prendere altra roba dall’espositore.
-Ti piace proprio tanto quello che cuciniamo qua, eh?- commentò sorridendole una delle cuoche mentre le passava quello che era il suo terzo vassoio.
E fu in quell’istante, grazie a quelle parole, che tornò lucida.
Cosa diavolo aveva fatto? Tutti i sacrifici del giorno precedente era finiti nella spazzatura, tutto il tempo a non mangiare neanche una mollica di pane. Tutto era stato sprecato.
Con lo sguardo vuoto annuì appena e posò distrattamente il vassoio sul tavolo, lasciandolo lì.
Dianne era nel panico più totale, riusciva a pensare solo a una cosa. Doveva trovare un bagno.
Entrò in quelli della mensa, fortunatamente deserti, e si chiuse la porta alle spalle.
Quel posto era sudicio, il forte odore le provocava già dei conati, senza dover usufruire dell’ausilio delle due dita. Ci fu però un’instante.
Un solo momento.
Un momento in cui Dianne fissò la tazza di quel bagno chiedendosi, perché era arrivata a quel punto e soprattutto… come?
Represse le lacrime e con un movimento veloce portò l’indice e il medio all’interno della sua cavità orale lasciando che tutto scivolasse vita. Le lacrime e il senso di colpa.



§



Gwen quel giorno si sentiva un po’ una vagabonda, in primo luogo perché era stanchissima per via delle varie feste a cui prendeva parte da due giorni e anche perché l’apatia le era entrata nelle ossa.
Durante la prima lezione aveva preso appunti come una pazza, per poi rendersi conto che erano cose che non le sarebbero servite a niente e, imprecando, aveva gettato il pezzo di carta nel cestino.
Ora, invece, gironzolava all’interno del campus. Voleva esplorare.
Però quel suo esplorare, come previsto, era durato davvero molto poco. La pesante cartellina, che si trascinava dietro da quella mattina, le faceva pulsare la spalla, e si trovava a cambiarla di braccio ogni istante, provandole un lieve sollievo che durava poco più di tre secondi.
Il cielo ormai si era tinto di rosso e ogni cosa sembrava essere stata circondata da un alone che la rendeva magica, quasi s’incantò a osservare il paesaggio che le si mostrava davanti.
In quel momento di distrazione, però, qualcuno di corsa le urtò con violenza la spalla facendole cadere a terra la cartella, e riversando tutto il suo contenuto lungo l’asfalto.
-Ma guarda tu questo deficiente!- Quasi urlò quando notò che quello continuava a correre senza neanche preoccuparsi di averle quasi staccato un braccio. –No ma tranquillo! Continua la tua corsetta salutare, nessuno ha bisogno di aiuto!- Urlò e quando notò il ridacchiare delle persone che le passeggiavano accanto, chinò la testa imbarazzata, tentando di raccogliere le varie cose cadute a terra.
Era così arrabbiata e nervosa che si sarebbe messa correre per andare dietro a quel deficiente e rompergli la cartellina sulla testa. E probabilmente lo avrebbe fatto se non avesse notato un ragazzo chinarsi di fianco a lei per aiutarla.
Sollevò lo sguardo meravigliata e quando incrociò degli occhi scuri, allargò i suoi per la sorpresa.- Oddio, il molestatore ubriaco.- sussurrò.
Lui rise. –Buonasera anche a te, Ginevra.- Disse tranquillo sottolineando con la voce il suo nome, mentre prendeva alcune penne rimettendole all’interno della cartellina.
Gwen arrossì notando di aver pensato a voce alta. –Grazie, Theobald.- Mormorò sincera, raccogliendo alcuni fogli. –E comunque mi chiamo Gwen.- Aggiunse poco dopo.
-Gwen.- Ripeté lui come se stesse assaporando ogni lettera del suo nome. – Te l’ho già detto, chiamami Theo.- Aggiunse poi.
Gwen terminò di raccogliere gli ultimi fogli e si sollevò in piedi, massaggiandosi la schiena. – Comunque i tuoi sono stati proprio crudeli a chiamarti così. –Annuì convinta.
Theo scrollò le spalle. –A me piace come nome.- Si sollevò anche lui, passandole le ultime penne che erano rimaste a terra. –Nella mia famiglia è quasi un onore chiamarsi così.- la informò.
-Ouh…- Disse lei sorpresa.- Quindi non sono i tuoi genitori a essere crudeli, lo erano i tuoi antenati.-
Lui rise, di nuovo. – Vuoi farmi venire dei complessi?-
-Ma ti pare.- Replicò lei, alzando le mani. –E comunque…- Disse a voce bassa iniziando a muovere qualche passo.
-Comunque?- La incalzò Theo, girando il viso verso di lei.
-Non sei l’unico ad avere un nome imbarazzante. – Borbottò Gwen, guardandolo.
- Gwen è un nome normalissimo. – Constatò lui, camminando di fianco a lei.
-Gwen è il diminutivo di Gwendolyn.- Simulò un brivido. –Ho sempre pensato che mentre sceglievano il mio nome i miei genitori erano a un canna party.-
- Da persona che si chiama Theobald non posso giudicarti, Gwendolyn.- Annuì lui serio.
Lei inorridì. –Solo perché te l’ho detto non vuol dire che devi chiamarmi così!-
Theo accennò una risata. –Allora facciamo un patto.-
-Spara.-  Gwen si fermò, voltandosi completamente verso di lui.
-Tu mi chiamerai sempre e solo Theo ed io dimenticherò il tuo vero nome.- Le sorrise.
Lei finse di pensarci su qualche istante.- Però, per essere uno che ama follemente il suo nome sei strano, lo adori ma vuoi che nessuno ti chiami in quel modo.- Commentò per poi portare lo sguardo negli occhi di lui. –Ma comunque. –Allungò una mano verso la sua. –Affare fatto e spero tu sia uno che onora i patti.-
-Fidati di me, Ginevra.-  Annuì stringendole la mano.
Lei scosse la testa accennando un sorriso e riprese a camminare con Theo al suo fianco.


§


Nives aprì la porta della biblioteca, lasciando che si chiudesse da sola alle sue spalle. Non appena quella ritornò al suo posto, si chiuse con un tonfo. Quasi tutti i presenti alzarono lo sguardo nella sua direzione e la bibliotecaria la incenerì con gli occhi, indicandole il cartello che diceva “Mantenere il silenzio.”.
Lei arrossì violentemente, tentando di ignorare gli sguardi infastiditi che le lanciavano i vari presenti, così s’incamminò nel massimo silenzio lungo l’altra sala, cercando di scorgere con lo sguardo la testa bruna di Dianne.
Era convinta che fosse lì, ormai era sera, Gwen le aveva scritto un messaggio per avvertirla di essere già a casa, invece Dianne l’aveva praticamente ignorata per tutto il giorno. Non che lo avesse fatto con cattiveria o per qualche motivo, però, da quella mattina lei non l’aveva più vista.
Conosceva da molto poco quella ragazza , però una cosa aveva appreso, -dalla marea di libri che aveva passato una notte a riordinare in ordine di grandezza- lei amava leggere.
E quale posto migliore di una biblioteca per cercare una lettrice dispersa?
La cercò un po’ ovunque, quasi strisciando sul pavimento, visto che per ogni minimo urto riceveva sguardi glaciali e infastiditi.
-Dianne!- Esclamò istintivamente quando la vide con la testa china, intenta a leggere un piccolo libro.
Un coro di ‘shh’ si alzò da tutte le parti e Nives fece una smorfia, dirigendosi verso l’amica.
-Cosa ci fai qua?- Sussurrò Dianne, sinceramente sorpresa.
-Ti cercavo. Non ti ho vista per tutto il giorno e pensavo che potessimo tornare a casa insieme. –Rispose a voce bassa. –Gwen è già andata da un po’.-
Lei annuì lentamente, richiudendo il libro che aveva aperto davanti a se.
-Mi chiedo come tu faccia a leggere tanto, anche solo stare qui dentro mi fa diventare claustrofobica. – Commentò Nives.
Dianne scosse la testa, accennando un lieve sorriso. Quello era un tipico commento di chi non amasse leggere, loro non capivano cosa significasse perdersi del tutto in una storia, nel conoscerne i personaggi e provare affetto per loro. Sentirli tutti come se fossero amici, lei non poteva capire.  Spesso biasimava le persone così, perché non sapevano che in ogni piccolo involucro di carta, c’era un mondo.
I libri erano una delle poche cose meravigliose che gli uomini avessero fatto.
-Leggere mi fa evadere dalla vita reale.- Fu tutto quello che invece le rispose.
Nives scrollò le spalle annuendo incerta. –Io ci riesco grazie al mio amato Billie Joe.-
La mora inarcò un sopracciglio. -Billie Joe Armstrong, sai, il cantante dei Green Day.- Aggiunse lei vedendo la sua faccia.
Dianne si alzò dalla sedia, sistemandola lentamente sotto il tavolo. –So chi è, mica vivo con i dinosauri.- Borbottò. –Vado a posare questo.- Indicò il libro. –Tu aspettami nell’ingresso.-
Nives annuì e lei si voltò in direzione di uno degli scaffali. Quella biblioteca era un po’ strana, i libri non erano sistemati per categoria ma in ordine alfabetico.
Con la testa alta e lo sguardo totalmente fisso sui vari cartelli, si addentrò nel labirinto di scaffali, fin quando non si trovò vicino a quelli che iniziavano con la lettera “C”, sollevò il tomo e cercò il punto in cui andava inserito.
-Bel libro, vero?-
Dianne sobbalzò, colta di sorpresa e il volume le cadde dalle mani, creando un pesante tonfo al contatto con il pavimento. Sollevò lo sguardo sul proprietario di quella voce e le parole le morirono in gola.
L’ormai soprannominato Occhi Blu se ne stava davanti a lei, lo sguardo puntato sul suo viso e un mezzo sorriso sulle labbra. –Non volevo spaventarti.- aggiunse poi a voce bassa, rendendola ancora più roca e si chinò per raccogliere il libro, soffermandosi poi a leggere il titolo. Chiuse un secondo gli occhi e poi recitò a memoria. -Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.-
Dianne lo osservò affascinata, stendendo le labbra in un sorriso. –Lo hai letto anche tu?- Gli chiese mentre lui le ridava il libro.
Occhi Blu annuì. – E’ un libro che da molto a cui pensare.- Commentò.
-Già.- Sussurrò lei, abbassando per alcuni istanti lo sguardo sulle sue mani, quel libro era stato davvero un coltello, un coltello che le aveva fatto capire quante cose sbagliate ci fossero tra lei e Austin.
-Dianne, hai fatto la tenda qui dentro o sei stata risucchiata in qualche libro?- La voce di Nives arrivò così inaspettatamente che fece sobbalzare entrambi.
Lui si passò le dita tra i capelli, portando nuovamente lo sguardo su Dianne, rivolgendole questa volta un vero sorriso, non come quelli che gli aveva visto fare in precedenza. –Ti saluto, Dianne.- Le disse a voce bassa. –Ci vedremo presto.-  Mormorò per poi voltarsi, dandole le spalle e incamminandosi verso l’uscita.
Dianne sentì un brivido percorrerle il corpo e un moto di delusione formarsi nello stomaco, come avrebbe voluto parlare un altro po’ con lui.
-Mica ho interrotto qualcosa?- Chiese Nives seriamente dispiaciuta.
Dianne scosse la testa riportando l’attenzione sull’amica. –Figurati, non lo conosco nemmeno.-
-Eppure lo stai guardando come se fosse un bel pasticcino alla crema.- commentò l’altra.
-Ma cosa…- Strillò lei per poi abbassare subito la voce.
Ma chi era quel ragazzo? Perchè lo sentiva così affine? Infondo non ne conosceva nemmeno il nome.   


§



-Gwen siamo a casa, quindi se sei nuda, vedi di coprirti- Urlò Dianne mentre apriva la porta con a seguito Nives che ridacchiava. Un forte odore di cucinato le travolse entrambe, era giunta la fine del mondo oppure davvero Gwen si era messa ai fornelli?
Entrambe avanzarono lentamente nella direzione della cucina, trovando la coinquilina intenta cucinare per un esercito, i capelli legati in una crocchia e il grembiule di Dianne che su aveva scritto “ La mia migliore amica è una gallina. Mangeresti mai la tua migliore amica?”
-Cosa stai facendo?- Disse lei lentamente, seguendo Gwen con lo sguardo.
-Mungo mucche.- Rispose Gwen sarcastica. –Sto cucinando, non è ovvio? E tranquilla, niente carne per te.-
-Beh, conoscendoti è più facile trovarti a mungere una mucca che a cucinare.- Commentò sincera Dianne.
-Ah ah ah, come sei divertente.- Borbottò l’altra mentre controllava la cottura della pasta.
-Scusa la domanda…- Azzardò Nives. -…ma ricordi che in questa casa siamo solo in tre? No perché, qui ci mangerebbero in dieci.-
Gwen sfoggiò un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
-Oh, no.- Disse allarmata Dianne.
-Cosa?- Chiese subito Nives.
-La sua mente malefica ha partorito qualcosa. – Si girò verso Nives. –E sapendo come cucina male io andrei a prendere una pizza.-
Gwen le lanciò un panino in testa e tutte tre scoppiarono a ridere.
-Allora…- Esordì Gwen schiarendosi la voce e iniziando a giocare con i bordi del suo grembiule. – Conoscete tutti Theo, vero?-
Dianne e Nives annuirono molto lentamente. – Continua.- Dissero insieme, confuse.
-Beh, una chiacchiera qui, un saluto lì, un caffè di là…-
-E il sesso qua?- Chiese Nives confusa. –OMMIODDIO, MICA SEI ANDATA IN CAMERA MIA?! O SULLA LAVATRICE?! –Urlò come una pazza. –Dianne prendi il disinfettate!-
 -Oddio, no!- Esclamò Gwen in sua difesa. – L’ho solo invitato a cena da noi.-
Nives si portò una mano al petto tirando un sospiro di sollievo. –Ma non lo consideravi un maniaco?- Chiese poi.
-Uffa.- Sbottò Gwen. –E’ solo un’idea carina per approfondire la nostra conoscenza, ci serve avere qualche amico qua, no?-
Le due annuirono. –Sì ma Theo è uno, tu hai apparecchiato per…cinque?-
Gwen alzò una mano come per dirle di non preoccuparsi. –A quanto pare porterà un amico.-
-Oddio no.- Scattò Dianne.
-Cosa? Pensavo che Theo ti fosse simpatico.- Lei la guardò confusa.
-Il problema non è Theo.- Sussurrò l’altra. – Oh mamma, se si porta dietro Occhi Blu?-
-Chi è Occhi Blu?-Chiese Gwen voltandosi verso Nives, che  inizialmente alzò le spalle confusa quanto lei per poi allargare gli occhi. –Ooooh, ho capito chi è Occhi Blu.- disse con un sorrisetto.
-Te l’ho detto, non lo conosco nemmeno!- Sbottò Dianne.
-E allora perché ti preoccupi?- Disse Gwen, sbattendo le ciglia. –Tanto tu sei super fedele al tuo adorato Austin.-
Dianne inclinò il viso, fulminandola con lo sguardo. - Crudelissima.-
-Sempre.- Rispose l’altra sorridendole. –Ora…- Alzò lo sguardo in direzione dell’orologio. - …Avete dieci minuti per preparavi o questo sarà il vostro aspetto.-


Dieci minuti dopo, tutto quelle che Dianne avesse fatto era stato sciacquarsi la faccia. I capelli scuri le ricadevano ordinatamente sulle spalle e indossava ancora i jeans stretti, la maglietta azzurra, il cardigan nero e le converse bianca che aveva dieci minuti prima. Non sentiva la necessità di mettersi in tiro, infondo era solo una cena tra amici.
Ma quando aprì la porta della cucina, si pentì di non essersi cambiata. Gwen indossava una gonna a vita alta a ruota color salmone, una cintura di cuoio le stringeva la vita e una canotta bianca, completava il tutto. Ai piedi aveva dei tacchi vertiginoso che risaltavano il suo punto vita e le gambe snelle.
Dianne si sentì una barbona come non mai. Tirò un sospiro di sollievo solo quanto vide Nives che, come lei, aveva addosso i stessi vestiti di prima e i capelli legati in una coda.
-Perché tu sembri uscita da una rivista di moda e noi due invece assomigliamo alle sorellastre brutte di Cenerentola?- Commentò lei.
-Io vi avevo detto di cambiarvi.- La canzonò Gwen.
-Ma è una semplice cena.- le ricordò Dianne.
- Come siete noiose.- Sbruffò l’altra sollevando gli occhi al cielo e sia Nives che Dianne, inarcarono un sopracciglio.
La conversazione fu interrotta dal suono del campanello. Gwen stava per precipitarsi alla porta ma Nives la precedette. –Resta qua che se corri su quei tacchi finisci per essere ricoverata a ortopedia.-
Dianne non riuscì a trattenere un sorriso mentre disponeva le posate sui fazzoletti che, in precedenza, Gwen aveva sistemati diligentemente.
La voce di Theo riempì la stanza, sembrava che stesse tornando a casa sua, per la nonchalance con cui entrò e si precipitò in cucina.
-Buonasera mie signorine.- Disse, rivolgendo un sorriso sia a Gwen che a Dianne.
-Perché ogni tanto non cambi repertorio?- Commentò una voce alle sue spalle e poco dopo comparì il viso di Occhi Blu.
Theo sbuffò, come colto sul fatto. –Comportati bene e non farmi pentire di averti portato.-
-Ma se mi hai trascinato qui di peso.- rispose l’altro e Theo lo fulminò con lo sguardo, per poi voltarsi verso Gwen. –Stai davvero benissimo.-
-Sì lei è fantasticosa e noi altre siamo le barbone con cui divide la casa.- Disse Nives, superando i due.
- Smettetela di dire tutti quella parola.- Piagnucolò Theo.
-Quale?- Chiese Dianne. –Fantasticoso? Ma come, è un termine così bello. –
-Perché siete così cattive con me? Cosa vi ho fatto?- Disse teatralmente l’altro, portandosi una mano sul petto.
-Dai mangiamo, che sto cucinando da un casino!- Disse Gwen gesticolando con una cucchiaia in mano.
Dianne si avvicinò ai due, prendendo sia la giacca di Theo che il giubbotto di pelle dell’altro.
Si morse appena l’interno della guancia mentre lui distrattamente se lo sfilava per poi passarglielo, non riuscendo più a trattenersi. –Scusami, penso che mi sia sfuggito il tuo nome.- gli disse, tentando di non guardarlo negli occhi, erano troppo azzurri e si sarebbe trovata a fissarli come una cretina.
Lui inclinò il viso, sollevando l’angolo delle labbra. – Infatti non te l’ho detto.- Le rispose mentre accennava sorrisetto.
Dianne pensò che quella era proprio una faccia da schiaffi, si sentiva prudere le mani davanti a quel ghigno che lui sfoggiava ventiquattro ore su ventiquattro.
-Cam! Vieni ad aiutarmi!- Strillò Theo dalla cucina.
Lui fece una smorfia. –Beh, fino ad ora.- commentò, per poi andare nella direzione dell’amico.
Cam. Ripeté Dianne nella sua mente, era quello il suo nome. Cam Carter.
 







 

 


 

 


NdA :
Buonasera a tutte!  Grazie per ogni recensione che mi lasciate, siete davvero stupende e dolcissime! <3
Questo capitolo l’ho dovuto dividere in due parti, era uscito troppo lungo, vi sareste addormentate a leggere venti pagine di word in una volta hahaha, fidatevi di me!
Allora, svelata l’identità di Occhi Blu, ben presto accadranno cose davvero elettrizzanti!
Qui resta con me e vediamo insieme cosa ne sarà di questa storia :)
Fatemi sapere cosa ne pensate <3



P.s. Per questo capitolo non ho potuto contare sulla mia beta, quindi, nel caso ci siano degli errori, non fate problemi a farmeli notare. :)
   
 
Leggi le 12 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Farawayx