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Autore: MyShadow19    07/05/2014    2 recensioni
Verba è un racconto dalle lievi tonalità fantasy di grande atmosfera. Narra di Kadas Luthfelt, protagonista tenebroso che avrebbe molte, troppe cose da raccontare... se solo la sua filosofia non glielo impedisse; ogni parola è l'evocazione di un concetto, il più grande veicolo delle idee, la struttura su cui si forma il pensiero e quindi la base del modus ponens degli esseri viventi. La filosofia di Kadas è così forte che quando lui pronuncia una parola tutto questo cessa di essere una convinzione e diventa una verità: la realtà attorno a lui cambia. Per questo pesa attentamente quello che dice. Una parola vale più di mille immagini.
Ogni capitolo è molto breve perché lo stile di scrittura è pesante; spero che apprezzerete. Buona lettura!
Genere: Dark, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  • Aurora, perdonami, ti supplico. Ho bisogno di essere accolto. Ho bisogno di un abbraccio forte, di un abbraccio che non trema, di un abbraccio che non sa di addio, di un abbraccio che non molla. Ho bisogno di essere accolto tra le braccia di una donna che nessuna forza superiore potrà mai portarmi via. Solo ora mi rendo conto di aver io stesso compiuto il delitto che ha portato allo stesso finale per cui così tanto ho sofferto allora. Perdonami, te lo chiedo in ginocchio, ed accoglimi tra le tue braccia. Ogni uomo, anche coloro che col tempo sono rimasti accecati dall’ira e dalla frustrazione come me, vuole soltanto essere accolto da una donna, per avere una famiglia, una vita oppure dei sentimenti da proteggere e custodire. Io chiedo invece soltanto un abbraccio… un abbraccio per quest’uomo distrutto il cui peggior nemico è soltanto se stesso.
 
Il leone accucciato sull’altare dell’Ara Verborum era un leone mansueto. Un leone mansueto ed affranto era accucciato sull’altare dell’Ara Verborum. Un piccolo gatto spaventato dalle proprie zanne e bisognoso di un abbraccio piangeva lamentandosi forte. Le più sincere ed amare lacrime, le lacrime del pentimento, pesanti come macigni e veloci come proiettili, cadevano sopra all’altare dell’Ara Verborum macchiandolo. Stringendo il grigio marmo nel tentativo di distruggerlo per sfogare la propria ira cercava di far defluire tutto ciò che custodiva dentro. Ormai aveva ceduto ogni orgoglio, relegandolo all’irraggiungibile passato. Ormai si era liberato dell’irraggiungibile passato che custodiva il suo orgoglio.
 
  • Non posso perdonarti, Marcus, poiché non ho nulla da recriminarti. Ho usato tutte le forze che mi rimanevano per aiutarti, poiché sapevo che se io non l’avessi fatto tu non avresti avuto abbastanza spirito per impedire a te stesso di renderti vittima. Non ho mai avuto alcun risentimento verso di te e coerentemente non ne avrò ora in punto di morte. Io ti ho accolto sin dal primo momento, amico mio, io mi sono concessa per salvare Kadas dalla morte, me stessa dal rimpianto e te dall’odio. Per questi motivi io, vedendo le tue lacrime, muoio felice, piena di gioia per essere riuscita a tirarti su dal baratro in cui stavi cadendo. Non sentirti colpevole, Marcus, ho dato la vita volentieri per te. Abbracciami adesso.
 
Mai più amore, altruismo, gioia e umanità fu messa in un abbraccio. Mai più saggezza, solidarietà, purezza e sincerità fu messa in un abbraccio. Mai più espressivo potrà essere, questo gesto di contatto umano, di quel momento in cui la comprensione del dolore ha permesso al perdono di guarire un uomo. L’aria circostante, divenuta timida ed impalpabile, sublima in piccole gocce di nebbia, solide ma microscopiche. Un profumo di felce permea lo sterile ambiente dell’Ara Verborum. L’indifferenza di quel tempio grigio, dove ogni parola viene congelata e distrutta, viene sconfitta una volta e per sempre da un gesto. Laddove nessuna parola può avere effetto è stato un gesto a portare il trionfo dell’empatia sull’indifferenza. L’empatia è la più semplice e potente forma di comunicazione a disposizione degli esseri umani; non fa uso di parole, fa uso solo di un abbraccio. L’empatia è quell’abbraccio; quell’abbraccio che congela il duro marmo rendendolo fragile e puro, quell’abbraccio che trasforma un perimetro di colonne decorate, tutte uguali e perfette, in un carosello di iceberg selvaggi ed imperfetti, quell’abbraccio che trasforma un impenetrabile altare di pietra in una trasparente bara di ghiaccio. Quell’abbraccio che trasforma l’Altare delle Parole nel Mausoleo dell’Empatia. Durante quell’abbraccio il passato se ne va, svanisce, e il futuro sorride; avviene un cambiamento, che si accetta grazie ad un gesto d’amore. Un cambiamento difficile che si accetta per via di un gesto d’amore porta il nome di crescita. La crescita serve per diventare persone migliori, persone empatiche, per le quali le parole sono un mezzo e non un fine.
 
  • Grazie Aurora. Avresti potuto odiarmi, avresti potuto punirmi, avresti potuto vendicarti, aggiungendo altro odio, altro rammarico ed altra disperazione a questo mondo. Avresti potuto farmi del male ed invece mi hai cambiato, perché hai saputo leggere nel mio cuore anziché giudicarmi. Io ti prometto che d’ora in avanti sarò una persona diversa: non sarò più il Marcus ossessionato dalla morte di Karula. Guarderò avanti.
 
L’angelo, in procinto di spegnersi, si accinse a baciare il suo uccisore sulla fronte, per portare affetto anche con le ultime forze in suo possesso. Le delicate labbra si posarono sul capo del leone come per battezzarlo; il suo quasi umido bacio si posò sulla fronte del leone come per battezzarlo; una goccia di sangue uscì dal punto esatto in cui si era posato un angelo… come per battezzarlo.
 
  • Promettimi solo una cosa: aiuterai Kadas ad avere la forza fisica per affrontare il tempo. Non riuscirà a superare la mia morte per molto tempo. Egli non si arrenderà mai: avrà sufficiente forza di spirito per avere la volontà di rialzarsi ancora e ancora, dieci, cento o forse mille volte. Aiutalo a rialzarsi quando i contraccolpi ed il tempo gli avranno giocato un brutto scherzo. Dagli uno schiaffo, aiutalo a superare il passato. Fino a che non ci sarà riuscito, custodisci tu il pendente. Fallo per me, ti prego.
 
Pace era nel cuore del leone mentre annuiva soddisfatto. Pace era nel suo cuore mentre vedeva morire l’angelo. Pace era nel suo cuore mentre sistemava le mani dell’angelo sul petto, non come quelle di un morto ma come quelle di chi aspetta, i capelli delicati sopra i seni, il corpo leggiadro dentro all’eterna bara. Non più esile il suo fiato ora di poco prima, non più turbato il suo viso ora di poco prima, non più spente le sue labbra ora di poco prima. Non era più morta, non era ancora morta, non sarebbe mai morta. Sarebbe morta solo quando sarebbe stata dimenticata.
Ma né Kadas, né Marcus, l’avrebbero mai dimenticata.
  
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