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Autore: xCyanide    07/05/2014    4 recensioni
La prima volta che l’avevo visto, però, la ricordavo.
Ve l’ho detto, era semplicemente apparso, non lo conoscevo. Non lo avevo mai visto prima di allora.
E quindi come ha fatto uno sconosciuto a sembrarmi così familiare, proprio come se fosse casa mia? [dal primo capitolo]
-Ti stai innamorando di me, Frank? – chiese, con così tanta tranquillità e naturalezza che mi sembrò quasi strano sentir uscire quelle parole dalla sua bocca. [dal sesto capitolo]
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way, Mikey Way | Coppie: Frank/Gerard
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 21 - EPILOGO - Di momenti, svolte e francesi.

3 anni dopo.
Riguardando indietro nel passato mi resi conto di essere cresciuto esponenzialmente in quei tre anni, e il mio ragazzo non era sicuramente stato da meno. Eravamo due uomini in quel momento, anche se io ero appena entrato nel mondo degli adulti.
Avevo diciannove anni e avevo appena superato la prima estate da persona libera, con il diploma alle spalle e tutto il futuro davanti.
Ero spaventato, anche solo per il fatto che in un paese grande come l'America non c'erano possibilità per tutti di sfondare nella musica e in un qualche modo - nonostante quello che diceva Geràrd - ero una mezza calzetta con il canto. E la chitarra non andava meglio
Ci mettevo tantissima passione e tutto il cuore, questo era davvero appurato, ma ero giovanissimo e i discografici cercavano persone con una certa esperienza, persone che fossero realmente brave.
Dovevo solo rassegnarmi al fatto che forse quella non era la strada che dovevo percorrere, che forse solo l'amore mi avrebbe salvato da quel mondo cannibale, carnivoro, schifoso e opportunista.
Mentre psicologicamente i miei comportamenti non erano cambiati molto, fisicamente ero un'altra persona. Ero più alto, e sono sicuro che nemmeno ci crederete! Sempre troppo piccolo per essere nella norma ma perlomeno superavo quel metro e cinquantacinque che mi portavo avanti da anni. Ero arrivato quasi a aggiungere dieci centimetri di più, ero cresciuto di botto, e Geezie ancora mi prendeva in giro per quello. Sul mio viso cresceva un po' di barba, ma io mi premuravo di toglierla appena ne avevo l'occasione, non ero un tipo da barba e baffi. Le mie spalle si erano allargate e un po' di muscoli avevano fatto capolino sulle mie braccia ossute, dandomi qualche forma in più, rendendomi più uomo che ragazzino indifeso. Il mio petto era ampio e nonostante nel corso del tempo mi fossi reso conto di essere glabro mi sentivo molto virile. Era il posto preferito del mio ragazzo per nascondersi dalle cose che gli facevano male, dalle persone che ancora all'università lo prendevano in giro in qualche modo.
Lui non era cambiato molto, nonostante tutto quel tempo trascorso insieme. I suoi occhi continuavano ad essere un monumento alla bellissima gioia di vivere e il suo sorriso era più sbilenco che mai nella sua delicata dolcezza. Era ancora un fiore immacolato, quei ventidue anni di età non l'avevano alterato per niente.
Era maturato moralmente, era così determinato nelle mete che voleva raggiungere, passava ore e ore a dipingere, disegnare o semplicemente a schizzare colore sulle tele.
Il suo più grande sogno era di dipingere con il proprio sangue, facendosene togliere tutto il quantitativo necessario ovviamente nei limiti della sicurezza. Diceva sempre che la cosa più inquietante sarebbe stata conservarlo nel frigorifero, insieme a dell'olio. Ma "Frankie, il colore del sangue puro non ce l'ha nessun altro colore chimico", quindi come dargli torto?
Non era sicuramente la prima idea pazza che gli passava per la testa e non sarebbe stata nemmeno l'ultima.
Non troppo tempo prima, per esempio, in un impeto di coraggio si era fatto accompagnare dal parrucchiere e aveva deciso di tagliarsi i capelli. Sembrava in qualche modo una versione più moderna di Elvis, mischiato con la moglie di Frankenstein. Il mio uomo, infatti, aveva deciso di farsi tingere due ciocche per ogni lato del viso di bianco, sistemandole in modo zigzagato ogni mattina appena sveglio. Avevo riso per quella sua scelta, ma riuscii in un modo ancora misterioso a nascondergli quanto questa cosa mi eccitasse da morire.
Un'altra cosa che era cambiata tra noi era il sesso, appunto. Non eravamo più quelle due creaturine spaurite che perdevano la verginità insieme, eravamo più sicuri con il nostro corpo e con quello dell'altro, avevamo imparato a memoria i punti erogeni e tutte le piccole parole che dovevamo sussurrarci per assicurarci di raggiungere un grande e soddisfacente orgasmo. La prima regola tra tutte diceva che i nostri occhi per tutta la durata del rapporto non dovevano assolutamente staccarsi tra loro. Il modo in cui la pupilla di Geràrd si dilatava e stringeva a seconda dei nostri movimenti mi mandava in tilt. Tutte le altre regole disponevano solo delle piccole perversioni che ci eravamo lasciati scappare durante gli anni e delle quali in quel momento non volevamo fare a meno assolutamente.
Un punto a favore della nostra relazione era sicuramente il fatto che Geezie fosse riuscito, con l'aiuto dei genitori, a prendere in affitto un appartamento piccolino nel centro della nostra città, vicino l'università a cui andava per la facoltà di arte. Avevamo moltissima privacy, ero libero di girare nel salotto e nelle camere in boxer o direttamente nudo, come faceva spesso anche lui, senza la paura di fare incontri scomodi con i nostri parenti. Anche se avevano finalmente accettato quello che c'era tra noi, avremmo voluto evitare quei momenti di imbarazzo.
Mi trovavo talmente tanto bene a casa di Geràrd che spesso dormivo lì e avevo portato con me la metà del mio armadio in caso avessi bisogno del cambio, cosa che succedeva davvero spessissimo.
Probabilmente fu in quell'appartamento che la svolta più grande della nostra relazione divenne realtà.

Era il nostro terzo anniversario ed eravamo seduti sul divano ad angolo nel salone dell'appartamento di Geezie, le menti ancora intorpidite e gli animi davvero sollevati. Fare l'amore sul pavimento quando i riscaldamenti erano accesi era una goduria, i tubi sotto il parquet diventavano talmente tanto caldi che la schiena sudava e le unghie scivolavano meglio nella carne.
Finito, comunque, avevamo raccattato una coperta di pile davvero molto morbida e ci eravamo chiusi ermeticamente in quell'abbraccio soffice e dalla fantasia scozzese.
Aveva stretto le braccia attorno la mia vita magra e mi aveva attirato completamente verso di se, nascondendo docilmente il viso nell'incavo del mio collo, vicino la clavicola sporgente.
Aveva lasciato che i suoi occhi si mimetizzassero lentamente sotto le ciglia scure e lunghe e questo significava solo una cosa: doveva parlarmi di un fatto per lui molto importante.
Avevo imparato a memoria ogni suo movimento, modo di fare, di dire, di guardarsi intorno dato che era molto espressivo.
Quando si schiarì la voce, quindi, non ne rimasi sorpreso.
-Sai, ragazzino - aveva la fissa di chiamarmi così dal nostro primo anniversario, quando avevo ancora sedici anni e per un attimo avevo fatto i capricci credendo che non avesse ricordato che giorno era. -C'è qualcosa che sento di doverti chiedere, perché vorrei che tutto questo diventasse ufficiale in un modo informale.
La sua voce lasciava trasparire una fortissima emozione, tremava lentamente e il suo accento straniero era sempre più accentuato. Deglutì un paio di volte prima di decidersi a continuare con quelle parole così confuse. Sia dannato chi ha dato la parola agli artisti, non sanno esprimersi! E poi pretendono di essere capiti. Con una matita in mano, capire il ragazzo che in quel momento era così impacciato, sarebbe stato sicuramente molto più semplice e indolore.
Come per tranquillizzarlo e fargli capire che tutto andava bene, posai un dolce bacio sulla sua tempia ossuta e sporgente, poco vicino le due ciocche bianche in quel momento un po' scompigliate.
-Quindi mi chiedevo se... - si fermò nuovamente, prendendo un lungo e profondo respiro tremolante, davvero incerto per quello che stava dicendo. Diamine, nel mio stomaco si stava formando un buco nero dovuto dall'aspettativa, dalla paura della novità, dalla curiosità. E dalla confusione, soprattutto. -Se volessi in un qualche modo che questa casa diventasse la nostra casa, tutto qui. Se non è troppo per te, se te la senti. Ormai... ormai siamo grandi, ci amiamo da anni, stiamo bene insieme. Perché non cominciare a vivere serenamente e in tutti gli aspetti questa relazione?
Il mio cuore perse velocemente un battito a quella domanda che continuava a rimbombarmi in testa come un motivetto un po' incasinato, come se qualche nota stonasse.
Era la paura, che però subito fu eclissata dall'eccitazione di quel momento, dalla voglia di diventare una cosa sola con lui, una famiglia finalmente.
Pensai in un attimo alla routine, ad aspettarlo la mattina con il caffè in un mano e una carezza pronta nell'altra, un piccolo sorriso, un bacio. E poi pronti per la giornata, lui all'università, io al lavoro e una volta finiti gli studi avrebbe lavorato anche lui. E ci saremmo aspettati la sera a casa, sarebbe sempre stato come un pigiama party.
E i pigiama party sono una delle cose migliori del mondo.
Sarebbe stato come vivere con il proprio migliore amico.
Quindi, con gli occhi lucidi, non potei fare a meno di annuire velocemente, lasciando che qualche lacrima mi rigasse le guance fino ad arrivare al sorriso perenne che stava prendendo forma sul mio visino.

Sapevamo che stavamo andando incontro a un futuro difficile e presto dovemmo trasferirci perché dei teppistelli della scuola davanti casa nostra avevano messo un cartone della birra in fiamme davanti al nostro porticato e Geràrd si era messo talmente tanta paura da piangere davanti agli agenti di polizia.
Adesso abbiamo trent'anni suonati e stiamo insieme da quindici anni. Siamo in Francia, in un piccolo appartamento un po' trasandato ma davvero carino nell'insieme.
Geràrd si sente davvero a suo agio e ha ritrovato tutti gli amici di infanzia che mi chiamano "lo straniero" nonostante ormai sia passato molto da quando ho lasciato la mia terra nativa. Il francese, per una persona americana come me, è davvero complicato ma in qualche modo ce la sto facendo e mi piace sapere tutte queste lingue.
Qui la vita è molto più tranquilla, l'Europa non è esigente come i cari vecchi States e in qualche modo possiamo rifarci una nomina lontani da tutti quegli insulti insistenti.
Abbiamo a mala pena i soldi per pagare il mutuo e le bollette. Geràrd nel weekend si reca sempre nella Butte de Montmartre per cercare di racimolare qualche soldo in più facendo ritratti ai passanti, mentre io ho trovato due lavori part time in un negozio di abbigliamento e in un pub la sera. Il mio sogno, quello della musica, comunque non è ancora messo da parte.
Nonostante tutto, quando vediamo l'altro, quando ci rendiamo conto di dove siamo arrivati, di quello che abbiamo superato insieme, chiudiamo i pugni e teniamo duro perché arrendersi ora non avrebbe senso.
Rimaniamo fedeli a noi stessi e ci teniamo la mano, consci delle difficoltà ma anche dei pregi nel condurre una vita "al momento", come mi piace chiamarla. Non si hanno certezze, arrivare alla fine della giornata soddisfatti di quello che si è fatto, sorridenti, insieme è l'unica cosa che conta. Esistere solo nel presente, i pensieri proiettati solo verso quello che sta succedendo e non verso quello che succederà... ecco, il trucco. Perché ammalarsi per qualcosa, arrabbiarsi, somatizzare, quando tutto si può affrontare al momento giusto, con calma?
Credo di aver deciso di rendere pubblica la mia storia per spiegare solo una semplicissima cosa.
Non si può trovare una soluzione ai problemi, alle situazioni o alla vita stessa. Si può solo decidere come vivere, se in pace con se stessi o meno.
Perché tutto vale la pena quando si è innamorati.
Quando si è completi.
Liberi.
Vivi.
Veri.

xCyanide's Corner
Okay ho appena spinto il tick sulla casella per indicare che la storia è completa e non pensavo potesse fare così male. Dico davvero, è probabilmente la storia a cui sono affezionata di più finora tanto più che il primo capitolo l'ho scritto nel 2012 e che quindi è un lavoro che va avanti da anni. Ce ne ho messo di tempo per decidermi a finirla e pubblicarla, dato che credevo di non essere all'altezza di spiegare quello che la vita è per me. Semplicemente, rimuginare su situazioni atroci, avvelenarsi per problemi futuri non ha senso. E l'amore! Beh, l'amore aiuta, che sia ricambiato o meno. 
Con questa storia ho riso, pianto e ho riflettuto e non posso negare che scrivendo le ultime parole qualche lacrima mi abbia rigato la guancia. 
Sono felice del successo che ha avuto, dei consigli che mi avete dato e dei complimenti che mi avete scritto. Siete la mia gioia, dico davvero! E spero che in qualche modo qualcosa di questa storia vi rimanga nel cuore o vi abbia aiutato in situazioni poco piacevoli. 
Sono quasi certa di tornare prestissimo con qualche nuova idea dato che sto facendo la scaletta di tutte quelle che mi vengono in mente ma vorrei come sempre trovare qualche argomento che ancora non è stato toccato da nessuno in questo fandom. E mi sa che ho anche trovato qualcosa.
Ringrazio davvero tutte le persone che l'hanno messa tra le seguite, ricordate o preferite - e siete davvero tantissimi!
Tutti quelli che l'hanno anche solamente letta.
Quelli che hanno recensito.
E le mie amiche che in un modo o nell'altro mi hanno aiutato e hanno ascoltato i miei scleri.
Siete tutti fantastici!
Continuate a splendere, 
alla prossima,
xCyanide

  
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